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Autore: Robin__and__Nami98    28/03/2014    2 recensioni
Un'avventura in un'isola misteriosa ambientata dopo Thriller Bark.
"Sanji non disse nulla, pose una mano sulla spalla di Robin, giocherellando con i suoi capelli neri e sfiorandole il collo."
"Zoro le contemplò ogni dettaglio del viso: gli occhi nocciola,le labbra rosa,il volto arrossato,la sua espressione sbigottita, assaporando e lasciandosi avvolgere da quel suo profumo."
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Robin e Sanji si trovarono davanti i grilli talpa schierati in assetto da guerra.
-Stai indietro!- disse Sanji -Me ne occupo io-
-Aspetta, voglio aiutarti!- replicò Robin.
Con un "Trienta fleur clutch"  l'archeologa spezzò i pungiglioni a tutti i grilli talpa.
-Fantastico, ora sarà molto più facile- ringraziò Sanji.
Poi il cuoco si scagliò contro i nemici dando calci con la sua solita agilità. Li intontì tutti, poi li finì con "Extra Hache". Gli insetti, feriti, cominciarono a saltare da tutte le parti come impazziti, sbattendo con forza contro le pareti di terra che in parte crollavano. Robin e Sanji si buttarono a terra, nella speranza di non essere colpiti. Dopo un po' i grilli smisero di saltare, spossati dalle ferite, e si accasciarono a terra. I pirati si rialzarono, quasi stupiti di essere ancora illesi.
-Ora pensiamo a uscire di qui- disse Sanji.
-Non sarà tanto facile, guarda, la terra caduta dal soffitto ha bloccato il tunnel da cui siamo entrati-
-Già, ci toccherà cercare un'altra uscita. Proviamo a prendere una delle gallerie che sono ancora aperte-
L'archeologa e il cuoco si incamminarono in silenzio per le vie sotterranee, senza avere idea della direzione da prendere, poi sentirono dei rumori sospetti provenienti da un tunnel e decisero di andare a vedere di che cosa si trattasse. Nella penombra di una galleria scorsero una figura scarlatta, proseguirono ancora un po' e si trovarono davanti una donna attraente, vestita di rosso e con i capelli ricci corvini. Sembrava vestita per ballare e portava vertiginosi tacchi a spillo. In mano teneva delle nacchere nere. Quando Robin la vide fece alcuni passi indietro, scioccata.
-Belinda?-
-Nico Robin!- la riconobbe l'altra, pronunciando il suo nome con sdegno e rancore.
-Voi due vi conoscete?- chiese Sanji che non aveva mai visto quella tizia.
-Si, lei è una cacciatrice di taglie, parecchi anni fai ha cercato di catturarmi per consegnarmi alla marina, ma sono riuscita a scappare-
La donna iniziò a battere un ritmo irritante con il piede destro.
-Già, nessuno mi è mai sfuggito! Me la pagherai per questo affronto!- disse facendo suonare le nacchere con stizza.
-Piuttosto, che ci fai qua?- chiese Robin.
-Sono venuta per riscuotere la taglia su Paciano, ma poi sono caduta in questa orribile tana-
-Allora anche tu stai cercando lui...- commentò Sanji
-Si, ha una bella taglia sulla testa, ma ora Paciano passa in secondo piano, devo prima risolvere il conto in sospeso che ho con te, Robin! E se non sbaglio sia tu che il tuo amico avete delle taglie sulla testa!-
-Non dirmi che mi hai riconosciuto guardando il manifesto?!-
-Certo, Sanji Gamba nera-
-In ogni caso, Robin, non è quel bamboccio a interessarmi, sei tu la mia avversaria-
-Bamboccio a chi!- esclamò il cuoco, ma le ragazze non ci fecero neanche caso.
-Come vuoi- rispose Robin decisa.
Si scagliò contro l'archeologa, saltando agilissima sui suoi rumorosi tacchi. Robin riuscì a immobilizzarla con "Doce fleur", ma Belinda si liberò con una giravolta e tornò a scagliarsi contro la piratessa. L'archeologa la costrinse a terra con "Ocho fleur clutch" e la cacciatrice di taglie si contorse cercando di liberarsi dalla morsa di Robin, ma così non fece che peggiorare la situazione e farsi ancora più male. Quando la piratessa mollò la presa, però, Belinda si riprese in fretta e ripartì alla carica. Saltò e colpì Robin con un velocissimo calcio, trafiggendole la spalla con un tacco appuntito. La ragazza urlò cadendo all'indietro. Un attimo dopo Belinda sbatté con forza contro la parete e ricadde a terra. Sanji l'aveva colpita con un calcio, repentino e potentissimo, al viso. Il ragazzo rimase immobile, con ancora la gamba alzata, non riuscendo a capacitarsi di ciò che aveva fatto.
Non aveva mai colpito una donna prima di allora.
Dopo alcuni secondi di immobilità fece alcuni passi indietro, gli occhi sbarrati, il passo incerto e l'incapacità di capire se avesse fatto bene o male.
-Sanji!- lo chiamò Robin con disperazione e affetto.
Il ragazzo non si mosse. L'archeologa si rialzò e si avvicinò all'amico, lo scosse finché non dimostrò di ascoltare le sue parole.
-Non avresti dovuto farlo- gli disse piano.
Per l'ennesima volta Sanji non rispose.
Robin decise di concentrarsi sulla sua avversaria che si stava rialzando, passò una mano sulla guancia di Sanji, come saluto e poi si volse verso la donna. Gli occhi di Robin fiammeggiavano di rabbia e le sopraciglia corrugate dimostravano quanto odiasse la sua avversaria.
-Il tuo amichetto gioca brutti scherzi, non è certo un cavaliere- disse la donna con disprezzo.
Sanji trasalì.
-Mi hai stufato, Belinda, Trienta fleur cluch!- urlò Robin.
La cacciatrice di taglie si contorse e poi ricadde a terra priva di sensi. Nico Robin decise di andarsene subito di lì, trascinò Sanji per una mano e si incamminò in una direzione casuale.
I due camminarono per un po', in silenzio, poi finalmente Sanji sembrò riprendersi. Si fermò improvvisamente. Robin gli mollò la mano e si voltò verso di lui, in attesa. Il ragazzo non disse nulla, pose una mano sulla spalla di Robin, giocherellando con i suoi capelli neri e sfiorandole il collo. Lei non distolse lo sguardo dal suo volto serio.
-Sai...a volte ci si accorge delle cose più importanti proprio quando non ce lo aspettiamo...- rifletté ad alta voce Sanji.
Sorrise e Robin ricambiò, poi gli stampò un bacio sulle labbra, leggero e veloce, ma dolce e profondo. Dopodiché si voltò e riprese il cammino.

Franky e Usop si ritrovarono, un po’ ammaccati, ai piedi di un albero.
-Ehy, ma dove siamo finiti?- domandò il cecchino rialzandosi.
-Non ne ho idea- rispose il cyborg, controllando di non aver perso qualche pezzo a causa del brusco atterraggio.
Si guardarono attorno, rendendosi conto che erano lontani da dove si trovavano i loro compagni. Qualche istante dopo, si accorsero però che poco più in la si intravedeva una gigantesca grotta dall’aria alquanto misteriosa.
-Guarda là! Chissà cosa c’è li dentro...- commentò Franky ad alta voce.
-Già, ma a noi non interessa saperlo, veeero?- si affrettò a chiarire Usop.
-Beh, visto che siamo qui, potremmo anche andarci a dare un’occhiata-
-Ma no! Può essere pericoloso, non bisogna fidarsi delle grotte! Ti ho mai raccontato di quella volta in cui mi sono ritrovato...- iniziò a blaterare Usop.
-Si, si...Io vado!- esclamò Franky incamminandosi.
-No, non lasciarmi qui tutto solo! Aspettami!- lo chiamò il cecchino.
Raggiunsero l’imboccatura della grotta e vi entrarono. La caverna doveva apparire enorme anche ad un visitatore proporzionato all’isola, ma per i due pirati si trattava davvero di un ambiente mastodontico. Dal soffitto pendevano inquietanti stalattiti corrisposte da altrettante stalagmiti. Tutta la roccia era violacea e un po’ striata, ricca di riflessi dati dalla luce che entrava da fuori, la quale si rifletteva anche in uno specchio d’acqua cristallina. 
I due rimasero estasiati, mentre si addentravano all’interno della grotta.
-Ma che posto è questo?- domandò quasi a se stesso il carpentiere.
-Senza dubbio un luogo molto inquietante!- rispose Usop nascondendosi dietro a Franky.
-È bellissimo...-
-Si, vero. Comunque ora lo abbiamo visto e possiamo anche andarcene. Arrivederci!- esclamò Usop e fece per uscire, cercando di trascinarsi dietro anche il cyborg.
-Aspetta- disse Franky, il quale non si era mosso di un millimetro nonostante i tentativi di Usop –Cos’è quella roba la?-
-Uh? Di che parli, scusa?- domandò il cecchino, non capendo a che cosa si riferisse il compagno.
-Vedi quella cosa luminosa? Laggiù in fondo...- rispose Franky.
Usop assottigliò lo sguardo, per vedere meglio.
-L’ho vista!- esclamò –Chissà di che si tratta...-
-Avviciniamoci...- propose il carpentiere.
I pirati avanzarono dentro la caverna e, arrivati a destinazione, rimasero a bocca aperta: davanti a loro, sulla parete, si trovava una strana sostanza vischiosa viola, luminescente.

Ormai era da più di un paio d’ore che Nami e Zoro si erano divisi dall’archeologa e dal cuoco e da tutto quel tempo vagavano senza meta in quella immensa foresta, nella speranza di trovare il covo di Paciano. Una speranza molto fioca, considerando che era come cercare un ago in un pagliaio.
Nami stava in testa e controllava in continuazione il Log Pose, ostinandosi a seguire un percorso logico, concentrandosi al massimo e sfruttando anche in quella difficile situazione le sue doti di navigatore, ma con scarsi risultati dato che in quel posto era impossibile orientarsi, il paesaggio era molto simile, ma lei non aveva intenzione di darsi per vinta. Non sapeva bene cosa avrebbero fatto se fossero riusciti effettivamente a trovare Paciano, l’unica cosa di cui era certa era che quello era un postaccio, che erano già stati attaccati troppe volte e che se fossero rimasti lì ancora a lungo sarebbe finita male.
Zoro invece era poco più indietro di lei e si limitava a seguirla, in quel caso era l’unica cosa che potesse fare. Non si erano parlati molto, al massimo giusto per litigare come al solito.
-Vuoi cercare di non rimanere indietro!? Ci manca solo che tu ti perda...- disse ad un certo punto la navigatrice, seccata.
-Ancora con questa storia!? Non è assolutamente vero!-
-Cooome nooo...Invece che negare l’evidenza raggiungimi!-
Zoro sbuffò infastidito affrettando il passo e l’affiancò.
-Non vuoi che mi perda perché hai paura di rimanere sola soletta nella foresta, vero?-le disse rivolgendole un ghigno.
-No- mentì Nami fulminandolo con lo sguardo – Il fatto è che se ti perdi chi ti ritrova più?-
In realtà non era assolutamente quello il motivo, la verità era che aveva una fifa assurda di quel posto e sarebbe stato un vero problema se si fosse imbattuta in qualche altro disgustoso insetto gigante.
-Certo, certo...-commentò lo spadaccino.
Continuarono a camminare per un po’, fino a quando Nami non inchiodò bruscamente. Le pareva come se tutto si fosse ghiacciato, il cuore le batteva a mille e stringeva spasmodicamente i pugni.
Zoro, non accorgendosi di nulla, proseguì, poi notando che Nami non era più vicino a lui, si voltò indietro e vide che era rimasta completamente immobile.
-Perché adesso ti sei fermata?- domandò confuso, raggiungendola.
-Il fiore...-mormorò la navigatrice come se fosse in trance.
- Eh? Di che fiore parli?- 
-QUEL fiore- rispose Nami quasi urlando, ribadendo il concetto e indicandogli col dito qualcosa sulla sinistra.
Lui spostò lo sguardo dove lei gli stava mostrando e vide che si trattava di un tulipano multicolore che ai loro occhi pareva altissimo.
Zoro tornò a guardare la navigatrice –Sì e quindi?-
-Io l’ho già visto! Il che vuol dire che siamo già passati di qui e che stiamo girando intorno e che non stiamo andando dritti!- farfugliò Nami, iniziando a camminare avanti e indietro.
-Ah. Davvero lo abbiamo già visto? Io non ci ho proprio fatto caso...-mormorò Zoro grattandosi la nuca.
-Perché non ti guardi mai attorno! Ecco perché poi ti perdi sempre!- urlò Nami, isterica.
-E basta! E poi tu ti guarderai anche intorno, ma comunque ci siamo persi lo stesso!-
Nami tremò di rabbia e rimase in silenzio. Era vero, nonostante lei si sforzasse si erano persi ugualmente. Altro che trovare Paciano e aiutare gli abitanti del villaggio, avrebbero vagato all’infinito in quella stramaledetta isola! E poi come se non bastasse era stanchissima, chissà da quante ore erano che camminava.
Zoro intanto la guardava con un ghigno vittorioso sul volto, era riuscito a farla stare zitta, ma il suo sorriso scomparve in fretta perché la navigatrice lo guardò in un modo che non preannunciava niente di buono.
-Comunque è davvero da un secolo che camminiamo...-esordì Nami con una strana voce.
-Si... abbastanza...- le rispose poco convinto e intuendo quello che stava per chiedergli.
-... e comincio davvero ad essere molto stanca...-continuò la navigatrice.
Zoro rimase in silenzio.
-...per cui, portami in braccio!- gli ordinò.
-Che cosa!? Ma scordatelo! Non ci penso proprio!- le rispose andando a sedersi contro una enorme palma.
-Cosa!? Perché no?-
-Perché no e basta- disse lo spadaccino mettendosi le mani dietro la testa e chiudendo gli occhi.
Anche lei si appoggiò contro l’albero, ma rimanendo in piedi.
-Uffa, sei insopportabile! Sanji di certo non avrebbe fatto tutte queste storie...- disse lei, sbuffando.
Al nome di Sanji, Zoro digrignò i denti.
-E adesso mi dici cosa c’entra il cuoco?-disse, geloso.
-Semplice, perché lui lo avrebbe fatto!- rispose Nami incrociando le braccia.
Zoro aprì un occhio e la squadrò innervosito.
-Tsk, allora è un vero peccato che non ti sia persa tu con lui nella foresta... così almeno avrebbe esaudito ogni tuo desiderio, no?-
Nami rimase spiazzata.
-Che!?-
-Mi hai sentito...-
La navigatrice si morse un morse un labbro. Si, forse avrebbe esaudito ogni sua richiesta, ma in realtà a Nami le cose andavano benissimo com’erano in quel momento. Ma poi che razza di discorsi erano!?
-Non è affatto vero- rispose lei. Poi aggiunse, con un sorriso malandrino - Scusa, ma anche se fosse a te che interessa?-
-C..come?- esclamò lo spadaccino, in imbarazzo.
-Mi hai sentito...-
-Guarda che era tanto per dire. Lascia perdere...-
Nami sgranò gli occhi ed esclamò –Va beh, lasciamo stare, è impossibile parlare con te! Persino con Rufy si riesce a conversare meglio!- borbottò rassegnata.
-Strega...- mormorò Zoro infastidito.
-Che hai detto, scusa!?-
-Niente...-
Rimasero per lungo tempo in silenzio, ognuno a pensare agli affari propri, quando Nami, completamente assorta nei suoi pensieri, sentì Zoro urlare il suo nome.
-ATTENTA NAMI!-
La navigatrice si voltò di scatto e in preda al panico, non capendo cosa accidenti stesse succedendo, poi si sentì afferrare per la vita e buttare di lato e udì un grande tonfo.
Si alzò una grossa nube di polvere, che la face tossire.
-Ohi, che botta- si lamentò.
 Aprì gli occhi per capire cosa fosse stato e vide che un’enorme noce di cocco, ora completamente spaccata a metà, era caduta nel punto in cui si trovava lei prima. Aveva davvero rischiato di lasciarci le penne, ma Zoro l’aveva salvata. Come sempre,del resto.
-Tutto bene?- le domandò lo spadaccino.
-Si...direi di si...- rispose guardandolo e rendendosi conto che si trovava sopra di lei. I loro volti erano vicinissimi, quasi si sfioravano. Entrambi arrossirono un po’ e rimasero immobili a guardarsi.
Zoro le contemplò ogni dettaglio del viso: gli occhi nocciola, le labbra rosa, il volto arrossato, la sua espressione sbigottita, assaporando e lasciandosi avvolgere da quel suo profumo che lo stava facendo letteralmente impazzire, non riuscendo a distogliere lo sguardo. Non era mai capitato di trovarsi così vicini...
Si riscosse, ma che gli stava succedendo? Doveva spostarsi da lì e subito.
Nami intanto non diceva una sola parola e fissava con gli occhi sgranati lo spadaccino, col cuore che batteva a mille.
C’era un silenzio innaturale e, anche se stavano passando pochi secondi, a loro parevano ore. Cosa stava succedendo?
-Scusa...- disse infine Zoro, alzandosi.
-No, va beh, non importa...- rispose Nami, alzandosi pure lei e cercando di ricomporsi un po’ -Comunque grazie per avermi salvata...- aggiunse.
-Si beh, di niente- le rispose lui guardando altrove.
Rimasero qualche istante fermi evitando di guardarsi, in silenzio.
-Penso che sia il caso di proseguire- disse poi Nami.
-Si credo anch’io- concordò Zoro e ripresero il cammino.











 
   
 
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