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Autore: Iris14    29/03/2014    0 recensioni
Tratto dalla storia:
Era un angolo impolverato della società, qualcosa che il mondo non aveva mai considerato, perché era ciò che quel perenne anonimo aveva sempre desiderato, rimanere sullo sfondo in qualsiasi scena.
Lui era tutti e nessuno, assumeva qualsiasi personalità, sempre e comunque.
Se ogni identità umana era considerata unica e rara, come un quadrifoglio in un prato di trifogli, lui era uno di quei trifogli, tanto evidente quanto invisibile e insignificante.
Questa è la storia di un uomo particolare, un uomo che ha bisogno di riscattarsi, ma non sa da dove cominciare.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un trifoglio speciale

 

Fissava la vetrina, come ipnotizzato da quei manichini candidi e scolpiti perfettamente. I passanti camminavano freneticamente, come se avessero la presunzione di superare la velocità massima consentita ad ognuno. Non volgevano neanche uno sguardo a quell’uomo vestito di nero.

Somigliava ad un’ombra o forse erano le ombre a somigliare a lui. Restava in piedi davanti a quella vetrina decorata che illuminava il marciapiede cupo.

L’uomo ne sembrava completamente preso, sbatteva a fatica le palpebre, ma non si avvicinava, né si allontanava da essa. Restava immobile con i piedi ben piantati a terra, mentre la gente gli camminava attorno, come se fosse un normale lampione.

Forse era solo ciò che sembrava, un lampione innocuo, ma lui non illuminava le notti prive di stelle, le lasciava solamente nella loro oscurità più assoluta.

Era sempre stato l’uomo sconosciuto, aveva rubato migliaia e migliaia di personalità differenti, ma nessuno sapeva veramente chi fosse.

Era un angolo impolverato della società, qualcosa che il mondo non aveva mai considerato, perché era ciò che quel perenne anonimo aveva sempre desiderato, rimanere sullo sfondo in qualsiasi scena.

Lui era tutti e nessuno, assumeva qualsiasi personalità, sempre e comunque.

Se ogni identità umana era considerata unica e rara, come un quadrifoglio in un prato di trifogli, lui era uno di quei trifogli, tanto evidente quanto invisibile e insignificante.

Passavano i minuti e lui non faceva cenno di riprendere la corsa “al più rapido” con quell’enorme quantità di passanti che sfocavano il paesaggio con il loro movimento sfrenato.

Niente è come sembra, nemmeno se si tengono gli occhi puntati su una vetrina che sembra non abbia nulla da raccontare.

Quell’uomo con il cappotto nero non stava fissando i manichini, ma solamente il riflesso che, inevitabilmente, il vetro aveva la capacità di proiettare, e quello che lui si era trovato ad osservare per la prima volta. Se stesso.

Era terrorizzato da quell’uomo immobile con il cappotto nero e il suo sguardo era a dir poco agghiacciante. Attendeva che l’immagine divenisse meno limpida, per poi svanire nel nulla, ma, niente, quell’uomo riflesso nella vetrina non muoveva un muscolo.

La verità affiorava ogni secondo di più ed era inutile negare l’evidenza, l’unica identità che non sapeva interpretare era la sua stessa persona, ormai diventata tanto invisibile da confondersi con il resto dell’umanità.

Viveva, respirava, dormiva, ma chi era quell’uomo senza nome dal cappotto nero e i modi garbati? Non riusciva a ricordarlo, l’ossessione e l’invidia verso gli altri avevano consumato i suoi ricordi e la sua anima era stata divorata da quella fissazione nel non volersi accettare.

Ora gli rimaneva solo quel corpo senza nome, quella mente vuota e quell’anima divisa in milioni e milioni di frammenti diversi.

“Mi scusi, si sente bene?”

La voce della ragazzina lo scosse da quel vortice di disperazione, riempiendo finalmente quel silenzio irreale.

Per la prima volta dopo minuti si mosse e si voltò verso la ragazzina dallo sguardo innocente.

“Ehm… si, credo di si” rispose un po’ incerto.

“Posso chiederle qual è il suo nome?” domandò la ragazzina accennando un ingenuo e dolcissimo sorriso.

All’uomo senza nome prese il panico, non avrebbe utilizzato un nome che non gli appartenesse, ma cosa gli apparteneva veramente?

“Io… mi… mi chiamo Nessuno” balbettò con l’insicurezza stampata nell’espressione del volto.

“Buon Natale Nessuno!” gridò la dolce ragazzina e, senza pensarci troppo, strinse forte Nessuno.

Lui non ricambiò l’abbraccio, rimanendo troppo stupito per potersi muovere, anche se ogni cellula del suo corpo gli avrebbe ordinato di gridare con tutta l’energia che possedeva.

La ragazzina lo guardò ancora una volta e bastò quello per fargli riaccendere la speranza di poter ancora recuperare la sua esistenza.

Fu così che quel trifoglio divenne qualcosa di unico e speciale.

All’improvviso candidi fiocchi di neve cominciarono a precipitare leggeri a terra. Nessuno sorrise, guardò ancora quella vetrina e si sentii libero per la prima volta. Non c’era più riflesso di sé che lo potesse bloccare ora, lui era ciò che era e non aveva bisogno d’altro. Non vedeva l’ora di dimostrare se stesso al mondo.

Prese a correre schivando tutti i passanti verso una meta non del tutto precisa, ma non gli importava.

Sarebbe bastato solo un po’ d’amore, perché l’amore non fa eccezioni e regala a tutti una seconda possibilità.

Note dell'autrice: Ciao a tutti, spero che questa piccola storia vi sia piaciuta e se vi va lasciate una piccola recensione per dirmi cosa ne pensate! Avevo scritto questa storia per un concorso, ma poi ho deciso di non parteciparvi, perché non ero molto convinta della qualità di quello che avevo prodotto... perciò sarei molto felice di ricevere un vostro parere! Alla prossima, Iris

  
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