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Autore: Nanek    29/03/2014    20 recensioni
Tratto dalla storia:
«Dovrei farti arrabbiare più spesso se il risultato finale è fare l’amore con te» le sussurra, facendola arrossire come non mai, mentre le bacia ancora le labbra, avvicinandosi a lei, avvolgendola in un abbraccio.
«Pensi davvero quello che hai detto?» le chiede ancora, alludendo a quella confessione: lei farebbe davvero l’impossibile per lui? Lei… vorrebbe davvero una famiglia? Con lui?
«Non mi piace dare aria alla bocca Cal, quello che dico lo penso davvero» dice decisa, baciandogli il petto.
«Pensi anche che io sia un cretino?» ridacchia lui, accarezzandole la schiena.
«Sì, a volte sì» confessa lei, stringendolo a sé «Soprattutto quando flirti con quelle tutte “tette e culo” e zero cervello» lui alza gli occhi al cielo.
~
*Questo è il sequel di “So Out Of Reach”, suggerisco la lettura di questa storia per poter capire i vari intrecci ;) La trovate nel mio profilo ;) Buona lettura ;) *
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=CZSa3Vz4yGg :)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

Beautiful Mistake

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You're impossible to resist 
But I wouldn't bet your heart on it 
It's like I'm finally awake 
And you're just a beautiful mistake 

 

«Per me Lune ha qualcuno» sbotta Luke, seduto in soggiorno con gli altri.
È quasi mezza notte, Lune è uscita da più di due ore, è stato l’argomento principale da quando Calum ha dovuto ammettere di non essere riuscito nel suo intento.
Quando il padre di lei, però, dice quella frase, provoca in lui un nervosismo estremo, ansia allo stato puro, vergogna perché sta nascondendo quel segreto, sente il rossore salirgli, sente di dover calmarsi e in fretta: non è proprio il momento di lasciarsi sfuggire quel segreto che gli pesa sul petto.
«Cosa te lo fa credere, Luke?» chiede Mike, volgendo lo sguardo verso di lui, che sorseggia un po’ di caffè.
«Esce sempre. Deve sempre andare a qualche festa, poi guarda come si veste: alle feste c’è qualcuno» si volta verso Calum. «Tu sei sicuro che dorme da te quando torna? Non le stai parando il culo?» e il moro si sente sotto accusa.
«Te lo giuro, Luke, viene da me a dormire» mette una mano sul petto, notando lo sguardo di Luke rilassarsi un po’, lo vede sbuffare, è un padre così geloso.
«Calum, se questa notte non rientra, avvisaci per favore» dice ancora, facendo spalancare gli occhi marroni dell’amico: Lune deve andare ancora da lui? Da quando? Chi l’ha deciso?
«Ha detto che se fa tardi si ferma da te» spiega June, guardandolo, mentre lui annuisce, cercando di respirare, cercando di non impazzire: no, non si aspettava che lei dovesse andare ancora da lui, non dopo quello che è successo la notte precedente, non dopo la mini discussione di poche ore fa, no, non se lo aspettava proprio per niente.
«Meglio che vada allora, di solito rientra su queste ore qui» dice come per congedarsi il più in fretta possibile, cercando di scappare da quella casa, per evitare domande che lo condurrebbero all’esplosione.

Ma di Lune, fuori casa Hood, non c’è traccia.
Non c’è traccia di lei neanche all’una, neanche alle due, neanche alle due e mezza di notte e Calum, non può negare di essere preoccupato, non può negare di essere preso da un attacco di panico, soprattutto quando il suo cellulare vibra l’arrivo di un messaggio da parte di Luke. 
“È da te, vero?” quindi Lune non è tornata a casa, quindi Lune è ancora in giro, a quella festa, la festa che si ricorda a malapena dove si trova; non ha tempo di mettere paura al suo amico, può andare lui a cercarla, può e deve trovarla, Luke si fida di lui, Luke è un padre così protettivo, non merita di morire d’angoscia.
“Tranquillo, dorme da un bel po’. Dormi, Hemmo” lo rassicura, per poi uscire di casa, deve trovare Lune, deve ad ogni costo.

E meno male che Calum ha una buona memoria, meno male che Calum l’ha sentita a cena, mentre parlava con Abby di questo nuovo locale, meno male che se lo ricorda e riesce ad arrivare a destinazione in appena dieci minuti.
Il posto ancora è pieno di gente, studenti, ragazzi, giovani, mentre lui si sente davvero un vecchio a confronto, lui che passa in mezzo a quella mandria, cercando con gli occhi di scorgere quella ragazza, cercando i suoi capelli biondi, cercando il suo vestito corto, cercandola con paura, cercandola con agitazione: dove sei Lune? Ti prego fatti vedere. Questi pensieri lo tartassano, si sente in colpa, si sente responsabile per tutto, si sente un idiota perché lei ha solo ragione.
Poteva decidere prima di fermarsi, poteva fare una scelta prima di commettere quell’errore, poteva fermarla, poteva e non l’ha fatto, non l’ha fatto perché in quel momento la voleva davvero con tutto se stesso, la voleva, la voleva sua soltanto, aveva bisogno di lei, aveva bisogno di sentire quel corpo a contatto con il suo, aveva bisogno di Lune e basta, lei e nessun’altra.
La voleva come la vuole ora, la vuole vedere, la vuole portare via, vuole proteggerla, vuole… oh, dannazione, vuole Lune con sé, la vuole salvare.
E gli occhi marroni di Calum, cadono sul punto giusto: al bancone vede Lune seduta su uno sgabello intenta a parlare con un ragazzo, un ragazzo che le accarezza la gamba nuda, che la sta toccando fin troppo, che la sta sfiorando fin troppo, che sta allungando le mani sotto il suo vestito fin troppo; lei, con il bicchiere in mano, sorseggia qualche volta: è ubriaca, ne è certo.
«Lune» la chiama quando è a un passo di distanza, richiamando l’attenzione di lei e del tipo, che non osa togliere la mano dalla sua gamba: sarà Calum ad afferrarlo per il polso, ad allontanare quella lurida mano, a minacciarlo solo con lo sguardo, a minacciarlo di passare delle gravi conseguenze se non si allontana.
Il ragazzo guarda Lune, non aggiunge altro, si allontana, scappa dai guai.
«Bel lavoro, Calum. Sei uno stronzo» dice lei, gettandogli addosso la bevanda che ha nel bicchiere, ridendo per quel gesto appena compiuto, alzandosi in piedi ed allontanandosi da lui; ma lui non ha tempo per sottostare alle sue resistenze, tanto che l’afferra per il polso, la tira vicino al suo petto e a denti stretti le dice di andare con lui, senza fare storie, senza osare fare la stupida. «Se Luke ti vedesse, non voglio neanche pensare a cosa ti farebbe» sussurra, mentre lei scoppia in una risatina. «Neanche io voglio pensare a cosa ti farebbe se sapesse cosa mi hai fatto ieri notte» ammicca, mentre lui la trascina lontana, la trascina in macchina, senza ascoltare le sue proteste o «Ho l’auto qua!» e, mettendo in moto, la priva nuovamente del suo sguardo, del suo sorriso, della parola e la porta verso casa sua, al sicuro, lontana da ogni tipo di pericolo.

Quando Calum crede di aver sistemato ogni cosa, mettendo Lune a dormire nella stanza degli ospiti, si dirige in camera sua, per togliersi quella camicia che lei ha pensato bene di rovinare con quello schifo che stava bevendo, la toglie e solo quando resta a petto nudo sente due braccia che lo avvolgono da dietro, due braccia che lo stringono forte, labbra che gli baciano la schiena, si sente arrossire, si sente in dovere di rimanere arrabbiato, per non dire incazzato nero: lo ha spaventato a morte, si è messa in pericolo, non merita neanche una parola da parte sua, non si merita niente, è solo una ventenne incosciente, stupida.
«Non volevo» la sente bisbigliare, ma non gli basta.
«Scusami, Cal» dice ancora lei, accarezzandogli l’ombelico, strusciando le sue guance sulla sua schiena, facendolo sospirare a fondo.
«Sei stata una sciocca» dice freddo, sentendo che le mani di lei lo lasciano, sentendo il calore del suo corpo allontanarsi, vedendola sedersi sul letto, con il viso imbronciato, le braccia intrecciate sul petto.
«E tu, invece? Credi di essere tanto figo? Sei uno stronzo, ecco cosa sei» lo insulta, mentre lui respira a fondo per non urlarle contro, per non urlarle in faccia tutta la preoccupazione provata quando suo padre l’ha contattato per avere novità su sua figlia, quando lei era ancora fuori, da sola, ubriaca, senza nessuno a darle una mano.
«Va bene, Hemmings: sono uno stronzo, okay? Non dovevo… fare sesso con te» e lei lo attacca ancora, vuole sapere perché lo ha fatto, vuole sapere perché si sta comportando come un autentico codardo, vuole delle risposte, le vuole ora, non lo capisce.
«Lune, ti sembra una situazione adatta questa? Ti sembra il caso? No. Ho trentotto anni, Luke è il mio migliore amico. Tu sei la bambina che tenevo tra le mie braccia e alla quale ho dato il biberon dannazione!» e Lune sbuffa, cominciando ad insultarlo nuovamente: uno stronzo, ecco cos’è, un approfittatore, bisognoso di sesso, uno che “basta che respiri”, uno che ha solo usato il suo corpo per puro piacere personale, un coglione, un gran bastardo.
E Calum non ce la fa più ad ascoltarla, non riesce proprio a sopportare tutti quegli insulti, lui non è così, non ha fatto sesso con lei per approfittarne, non perché era in astinenza, l’ha fatto perché lo voleva, lo voleva davvero e non era sesso, ne è sicuro, le vuole davvero troppo bene per parlare solo di sesso, le vuole davvero troppo bene ed è per questo che si sta tirando indietro.
«Non capisci che fuori c’è qualcuno pronto ad avere una storia con te? Non lo capisci che tra di noi non può funzionare?» si mette vicino a lei, lei che continua a dargli del bugiardo.
«Usa queste balle con altre delle tue “ragazze facili”, non con me. Sei un maledetto…» non la fa finire, non può permetterle di dire ancora qualcosa di brutto nei suoi confronti, non glielo permette, perché porta le sue labbra ad unirsi di nuovo alle sue, ad unirle come la notte precedente, sfiorando la lingua di lei con una passione tale da toglierle il fiato.
La fa distendere, continua a baciarla, continua ad accarezzarla, continua a peggiorare la sua situazione: ma sembra non importargli, perché è questo che sente quando le sue labbra sono su quelle di Lune, sente solo tanto amore, sente solo tanta perfezione, sente solo di essere in paradiso, sente di non desiderare altro, sente solo che i problemi che potrebbero nascere non gli appartengono, come se fossero lontani, come se non lo riguardassero.
«No, Calum. Non ti permetto di giocare con me» lo allontana Lune, portando le sue mani sul petto di lui, opponendo una lievissima resistenza che lui sovrasta baciandole il collo, succhiando quella pelle così morbida, così delicata, facendole sentire quei brividi lungo la schiena, quei brividi che lui sa di riuscire a provocare.
«Non gioco con te, Lune. Ti voglio troppo bene per potermi permettere il lusso di giocare con te. Non era sesso, Lune, ti volevo come non mai, ti ho amata in ogni piccolo gesto, mi sono preso cura di te come se fossi così fragile da poterti ferire con niente. E sì, sono uno stronzo, sono un gran bastardo, un codardo: ma solo perché so di non poterti dare quello che meriti, solo perché so che tutto questo è solo un grande, grandissimo casino» la guarda negli occhi, quegli occhi blu che tanto gli ricordano quelli di June, occhi increduli, occhi che la fanno stare zitta, senza parole. «Ma non dire che ti ho usata, mi odierei se è questa l’impressione che hai di me» le bacia la punta del naso.
«E allora perché scappi? Io sono qui. Io pensavo… oh, insomma!» esclama, facendolo sorridere, quell’espressione che si ritrova lo diverte, gli fa tenerezza.
«Se è vero tutto questo: diamoci una chance allora, non lo diremo a nessuno» e lui fissa quelle labbra con viso serio, come se quelle parole fossero lame, come se quel segreto pesasse già troppo.
«Calum… ti prego» la sente supplicare, mentre quelle mani magre gli prendono il viso, gli accarezzano le guance, tracciano il contorno dei suoi zigomi, delle sue labbra, delle sue sopracciglia, lo sta istigando con delle semplici carezze, lo rende vulnerabile con così poco, gli fa battere il cuore all’impazzata solo sfiorandolo.
«Sei proprio come tua madre: testarda come non so cosa» commenta lui, tornando a fissarla nuovamente, sorridendole appena, dicendo quelle parole con un po’ di paura, paura per quello che li aspetta, paura per il peso di tutti quei segreti che dovrà custodire: baci segreti, carezze segrete, appuntamenti segreti, parole sussurrate, parole proibite.
«Va bene, Lune. A due condizioni» le labbra di lei si aprono in un sorriso «Uno: ubriacati ancora e non so cosa ti faccio» lei ridacchia appena, giustificandosi dicendo che era arrabbiata con lui e che, comunque, era brilla, leggermente allegra, ma non ubriaca; la mano di Calum poi si sposta sul bacino di lei, scende ancora, scende sul suo interno coscia, l’accarezza, la fa rabbrividire, si avvicina a quel punto che la fa gemere a bassa voce, tanto che si morde il labbro.
«Due: non osare fare quei giochetti stupidi quando siamo a casa tua. Per due motivi: uno, sono inutili; due, mi fanno venire voglia di vendicarmi e, fidati, non vuoi davvero vedermi come Calum il vendicativo» si lascia scappare un ghigno in viso, un ghigno che, però, non sembra spaventare la giovane Hemmings, la quale prende il suo viso tra le mani per avvicinarlo al suo, per potergli baciare le labbra con delicatezza, per poterle sentire sulle sue, per poter essere felice così.
«Un consiglio, Cal» gli sussurra «Una sciarpa, i succhiotti non passeranno inosservati» ridacchia, mentre lui arrossisce, ricordandosi la figura orribile fatta con gli altri, andando a mordicchiarle il collo come per punirla, ricevendo da lei quella risata che gli scalda l’anima.
«Dai, Hood, fammi le coccole» si lamenta lei, lasciandolo quasi sorpreso da quella richiesta, mettendosi con lui sotto le coperte, lasciandolo spegnere la luce, lasciandolo fare.
Le mani di Calum si intrecciano con quelle di lei, poi si spostano e passano al suo viso, l’accarezza come quando era piccina, l’accarezza e le sussurra di dormire, traccia i contorni del suo viso, lascia baci sulle guance, sulle labbra, sulle fronte, lascia che quei piccoli gesti la facciano rabbrividire, la facciano poi rilassare, per poi farla addormentare piano, felice, tra le sue braccia.
Credo tu sia il mio bellissimo errore. Sorride, lasciandole un ultimo bacio sulle labbra.

 

 

Note di Nanek

Posso solo dirvi che sto correndo, sono appena tornata a casa dalle 9 di sta mattina, ho avuto Università fino alle 15:30, sono stata a fare “shopping” fino ad ora, e devo darmi una mossa se voglio essere pronta per uscire e non arrivare tardi.
Ciao a tutte insomma :D ecco qui il capitolo 3 ;) ma alloraaaa storia segreta qui ;) la storia si ripete? ;) qualcuno tira ad indovinare chi scopre questo casino? :D:D non parliamone dai.
Mi spiace non poter dire molto, ma vi giuro, sono stra in ritardo, devo darmi una mossa quindi, passo a voi e poi vi lascio IL TRAILER DI QUESTA STORIA *-* sì ho fatto un traileeeerrr siete felici?? spero di sì perché ci ho messo l'anima per farlo :D

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 Happinessforya_ Megan99 5 Seconds Of Direction Skarf muccaswag ROneD vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 Skarf irwinslaugh ROneD vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 hrtbreakgirl Smile_LWWY 5 Seconds Of Direction caleidoscopio Nerhs 1Derful_ fight_till_its_over luke_is_a_penguin TheBlueRose luce_ghiaccio She loves writing AbigailDarkness Marianne_13 Tomma_Ash DarkAngel1 melaniekay96 Mrs_Stypayhorlikson vi adoro <3

Qui trovate il link per il trailer ;) https://www.youtube.com/watch?v=CZSa3Vz4yGg

Sappiate che sono davvero felice, sono di corsa, ma sono felice: questa storia mi sta regalando troppi sorrisi, sono felice che vi piaccia, sono felice di non aver scritto/ideato una roba stupida, sono felice per ogni cosa, anche se non sono tra quelle 800 fortunelle: ma se voi ci siete a Milano, beh, sappiate che voglio fare festa con voi u.u
Detto questo scappo, ci vediamo il prossimo sabato ;)
Vi adoro tutte <3
Nanek

  
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