30/03/2014
0 recensioniAnno 1891
Erano le 6 di mattina, era una giornata grigia,fredda e piovosa. Cecilia ,come al solito, la notte non riusciva a chiudere occhio e rimaneva nel letto a fissare il soffitto per ore. Anche adesso. La sua giornata era monotona e priva di impegni, passava il suo tempo a casa, seduta a gambe incrociate, con la schiena appoggiata sulla porta e sempre un libro in mano, come se stesse aspettando notizie o semplicemente una visita da parte di qualcuno. Lei stava così, sempre, ogni giorno. E le poche volte che solo provava ad allontanarsi da casa, sentiva in sé un vuoto incolmabile e un immenso dolore. Non se lo spiegava, ma con il tempo capì.
Nel tempo Sissi cambiò. Il suo aspetto cambio quasi avesse dei sentimenti. Da una casa magnifica era diventata, esternamente, una catapecchia logora e umida, ma dentro, dentro conservava ancora la sua bellezza: la porta di ingresso, dopo un breve corridoio, si affacciava su un salone a pianta circolare immenso e regale, con un lampadario a sospensione di cristallo. Il pavimento era di marmo lucido e lavorato, le quali decorazioni riprendevano la forma circolare della stanza. Le pareti erano rivestite da una carta da parati color crema. In un lato del salone c’erano delle meravigliose tende di seta rossa che coprivano una scala a chiocciola anch’essa di marmo lucido. La scala conduceva a una porta che fungeva da ingresso alla camera di Cecilia. La stanza occupava tutto il piano superiore, era a pianta irregolare e quasi priva di oggetti personali decorativi. Di fronte alla porta c’era una finestra che pur avendo piccole dimensione riusciva ad illuminare gran parte della stanza. Sopra e ai lati di quest’ultima c’erano varia mensola stracolme di libri, ovviamente Cecilia li aveva letti tutti. Sotto alla finestra c’era una rientranza nella quale era incastrato un divano pieno di cuscini quadrati di colore rosso con decorazioni dorate. In un angolo della stanza c’era un piccolo letto spoglio con solo una coperta mentre nella parte opposta c’era una scrivania finemente decorata di un pallido oro che vagamente ricordava la decadenza della casa sulla quale, raramente, Cecilia si sedeva.