Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: ranyare    30/03/2014    1 recensioni
Aslan ha abbandonato Narnia da molti secoli e solo pochi, strenui abitanti di Narnia credono nel suo ritorno: fra loro, inaspettatamente, c'è anche il giovane condottiero che ha tradito Telmar per guidare i narniani alla rivolta.
La guerra si profila all'orizzonte ma Caspian, assieme agli Antichi Re ritornati dal passato, potrebbe non essere in grado di far fronte a questo scontro che promette di stroncare fin troppe vite.
Ma un potere antico, quasi dimenticato, è pronto a giungere in loro soccorso, col volto di quattro fanciulle nate dallo stesso sangue di Narnia.
[CORREZIONE CAPITOLI: 05/35]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Miraz, Peter Pevensie, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Narnia's ~R~'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
34 chap

Narnia's Rebirth
49th Chapter

Firelands - Tracey Hewat

.
.

._

._

_

Rasi e merletti invadevano la sala da ballo, illuminata a giorno da centinaia di lunghe candele candide, frusciando in un calzante contrappunto alla delicatezza della musica dei liuti, delle viole e delle arpe.
.
Gli abiti delle dame erano uno sfoggio di quell’opulenza talvolta pacchiana che Talia non aveva mai apprezzato; eppure, nascondendo un sorriso, si lasciò ipnotizzare dalle magnifiche coreografie di luci e intrecci del taffettà e dell’organza, lasciando vagare la sua attenzione sulle semplici sequenze di passi della basse danse.
.
Sul pavimento di fine marmo bianco risuonavano i tacchi delle ballerine, in un coro di cembali e di nacchere tanto armonioso da strapparle un sorriso.
.
Caspian aveva dato fondo ai tesori reali per quella festa, ne era certa: il buffet era il più glorioso che lei avesse mai visto – e lei era cresciuta dagli elfi, che avevano un concetto estremamente ricco della gestione di un evento mondano soddisfacente – e comprendeva molti tipi di verdure e cereali, che erano stati cucinati appositamente per le personalità non umane presenti al ballo; il castello telmarino era stato tirato a lucido e riarredato per l’occasione, e l’immenso lampadario d’argento che era stato fatto installare pochi giorni prima era talmente bello da far quasi male al cuore.
.
Da tutto il loro mondo erano giunti i più nobili e gli altolocati, ansiosi d’incontrare il Re del più grande dei regni e di guadagnarsi il suo favore – peccato che nessuno di loro avesse lunghi capelli rossi e profondi occhi blu, ridacchiò la mezz’elfa, lisciando inconsapevolmente fra le dita la sottile stoffa della sua svolazzante gonna del colore del Sole al tramonto.
.
Lasciò scorrere lo sguardo sugli astanti che non ballavano, riempiendosi la mente dei colori accesi delle tuniche calormeniane e dei bizzarri abiti di Archen, sospirando di piacere alle tonalità più delicate delle divise d’ordinanza dei dignitari di Ettins e di Narnia: era un commovente tripudio d’arcobaleni quello che le si stendeva dinanzi, ma lei era alla ricerca di un semplice fuoco corvino.
.
Scovò Siria esattamente dove aveva immaginato di trovarla: la sua amica si era rifugiata in un provvidenziale riparo momentaneo al di là del colonnato che divideva la pista da ballo vera e propria alla zona in cui i più ciarlieri potevano sedere e discorrere liberamente e, da come si stringeva le mani sulle braccia nude e tormentava il collarino di stoffa da cui si diramava il suo abito, sembrava in procinto di una combustione spontanea.
.
Talia ridacchiò, sorseggiando l’idromele che le era stato offerto con una grazia invidiabile.
.

.
Siria la guarda con l’aria sconsolata di chi sta andando al patibolo, ma Talia si limita a stringersi nelle spalle mentre Mirime, meno diplomatica di quanto si impegni a sembrare di solito, si abbandona ad una serie di imprecazioni che fanno inorridire lo smilzo garzone del sarto che sta presenziando alla prova della rossa.
.
-Oh, ma non è possibile!- sbotta infine la pleiade, ed i piccoli refoli che la sostengono a qualche centimetro da terra turbinano, oltraggiati. -Caspian è un idiota.- aggiunge, scoccando un’occhiata di rimprovero a Siria che, per tutta risposta, stringe le labbra per non mettersi a piangere dal nervoso.
.
-Mia lady, parlare così del Re non__- interviene il mastro sarto, oltraggiato; Mirime si volta di scatto, trucidandolo con i luminosi occhi color topazio.
.
-Taccia!- gli intima, e quello impallidisce quando i venti che spirano attorno alla pleaide si scuriscono minacciosamente.
.
La ninfa torna ad ignorarlo, riportando la propria attenzione sull’abito che Siria sta provando e che – Talia non può fare a meno di sogghignare – le va irrimediabilmente stretto sul seno.
.
-Oh, datemi ago e filo, ci penso io!-
.
Aysell, al fianco di Talia, non ce la fa: scoppia a ridere quando un paio di forbici appaiono in mano alla mora e si avvicinano pericolosamente alla pelle di Siria, che rimane stoicamente immobile sebbene sembri sul punto di darsela a gambe.
.
La mezz’elfa, a sua volta, si lascia sfuggire una risata che le fa guadagnare un’occhiata assassina da parte dell'amica – “tra un po’ le uscirà il fumo dalle orecchie”, si dice, e decide saggiamente di uscire prima che la tanto millantata Strega Rossa perda il controllo di se stessa e decida che, dopotutto, a corte non hanno bisogno di  una sartoria.
.
Quando si chiude alle spalle la porta della sala, trova Caspian che ridacchia quasi convulsamente appoggiato alla parete. Scuote la testa, esasperata.
.
-Non dirmi che hai dato le misure sbagliate ai sarti.-
.
Quel Re poco serio si limita ad annuire, sfoderando quel ghigno sardonico ed accattivante che fa capitolare Siria ogni singola volta, ma che lei si limita a trovare assolutamente esilarante.
.
-Le ho solo… moderate un poco.- si giustifica il giovane, e lei non può far altro che sgranare gli occhi davanti a quell’affermazione tutta matta.
.
-Ma perché?- sospira infine, cogliendo dall’espressione mefistofelica del ragazzo le sue vere intenzioni. -Dannazione, Caspian, sono sarti! L’avrebbero vista comunque, non è che puoi fare il modesto sulle misure della tua donna perché non vuoi che le guardino le__!-
È la risata del Re, piena e tonante, che copre il mirabile eloquio di Talia prima che possa causare un’accusa di oltraggio al buoncostume.
.

.
Stupido principino pervertito e geloso.
.
Per fortuna di Siria, Mirime aveva passato gli ultimi secoli a sferruzzare ininterrottamente per combattere la noia ed era stata in grado di rendere l’abito originale ancora più bello: i sarti avevano disegnato per lei un modello lungo e svasato, con un ardito spacco che lasciava intravedere il biancore del polpaccio snello. La gonna si apriva come una corolla scarlatta attorno alle sue caviglie, scurendosi nel risalire le forme della strega fino al nero più profondo; per ovviare ai danni di Caspian, Mirime aveva tagliato una piccola scollatura che lasciava intravedere il solco del seno, intrecciando poi la chiusura dell’abito sulla nuca dell’amica.
.
Era un bel vestito e le stava d’incanto, ma Siria sembrava comunque la creatura più infelice dell’universo.
.
Quante storie per uno stupido ballo di gala; si erano vestite a festa tutt’e quattro, non era un dramma!
.
Ridacchiò, vedendola sussultare e svicolare quando un paio di dame sembrarono volersi avvicinare per fare conversazione – ma la sua attenzione, in un istante, venne attirata dalla snella e altera figura dell’elfo che si stava dirigendo verso di lei.
.
-Padre!- esclamò, aprendosi nel primo sorriso sincero della serata e correndo ad abbracciare Galador che, sereno e bellissimo come sempre nel suo completo bianco, la strinse con dolcezza al proprio petto.
.
-Mo duinne, pensavo non ti fossi accorta di me.- le mormorò all’orecchio, facendola ridere: lei lo aveva visto ore prima – era arrivato assieme al Concilio Elfico al completo per presenziare alla festa –, ma aveva accuratamente evitato ogni contatto con gli elfi che lo circondavano.
.
Come lei, Galador vestiva alla foggia degli elfi: gli umani erano rimasti sconvolti dalla lunghezza scandalosa della gonna d’organza di lei, che le arrivava appena oltre il ginocchio, e ancor più dalla sfacciataggine del corsetto di broccato arancio che le fasciava il torso snello – la seta la avvolgeva interamente, e di seta erano anche i fiori della tiara che le tratteneva i capelli scuri e la stoffa che foderava le sue scarpine dal tacco alto.
.
Per gli elfi un abbigliamento del genere era decoroso, elegante e squisitamente fine: gli umani erano troppo pudici per i suoi gusti, aveva decretato – a parte certuni soggetti che, a suo parere, avrebbero dovuto imparare a tenere le mani al loro posto qualche volta di più.
.
-Una creatura come Talia renderebbe fiero qualsiasi genitore, Galador.-
.
Padre e figlia s’inchinarono con rispetto ad Aslan che, per quella sera, sembrava meno ingombrante del solito e aveva passeggiato fra gli invitati con un’imperturbabilità invidiabile, ignorando serenamente gli sguardi sbigottiti di chi lo aveva creduto solo una leggenda.
.
-Infatti lo sono sempre stato, mio signore.- annuì l’elfo, passando un braccio attorno alla vita della giovane. -Ma il mio mondo mi ha impedito di vederla diventare ciò che è ora, e lo rimpiangerò per tutto il resto della mia esistenza.- aggiunse, contrito.
.
Talia sospirò, appoggiando brevemente la fronte contro la sua spalla: non aveva mai fatto colpe a Galador per non averla protetta – sapeva che non avrebbe potuto farlo –, ma lui continuava a perseverare in quel rimorso che lo avrebbe perseguitato forse per sempre.
.
Aslan, cogliendo l’ombra di dispiacere nelle iridi della Figlia, sorrise.
.
-Forse non sarà necessario.- commentò, criptico come suo solito, prima di spostare lo sguardo alle spalle dei due. -Gwynnead, Dealtháir, quale onore: l’intero Concilio si è mosso da Elishebra-zahirah alla mia chiamata.- salutò, e Talia alzò di scatto la testa per rivolgergli un’occhiata stranita: quello era veramente sarcasmo?
.
Fu certa per un istante di vedere uno scintillio d’intesa nelle iridi bronzee del leone, ma non ebbe il tempo di recepirne il significato: ai due lati di Galador, con una mossa che sembrava fatta apposta per impedirle di svignaserla, erano apparsi due elfi biondi che s’inchinarono elegantemente al cospetto del Grande Leone, rivolgendo poi un’occhiata trionfante alla loro vittima di turno – lei.
.
-Ci muoveremo sempre in aiuto di Narnia, grande Aslan.- si profuse subito Dealtháir, che Talia ricordava come un leccapiedi di prim’ordine: era il cugino di Gwynnead e si assomigliavano come due gocce d’acqua – probabilmente anche in simpatia.
.
-Sì, ne sono certo.- fu il commento, un poco ironico, del leone, che le diede la conferma di quanto i sentimenti di entrambi i suoi padri coincidessero coi suoi nei confronti del Concilio Elfico. -A questo proposito… sarebbe opportuno trovare un canale di comunicazione più rapido ed efficace dei soliti, non trovi?- aggiunse il felino, inarcando un sopracciglio.
.
-Trovo assai! Il Concilio ha già in programma di__-
.
-Forse potremmo evitare una lunga e tediosa discussione, Gwynnead?- Aslan interruppe la bionda quasi subito, e Talia non poté fare a meno di ridacchiare fra sé nel vedere lei inghiottire sdegnosamente una protesta davanti al Signore di Narnia che aveva oltraggiato la sua filippica. -Non pensate, Onorabili, che sia opportuno far sì che la nostra riverita Maelfiachra__-
.
La mezz’elfa sgranò gli occhi, allibita: perché stava tirando in mezzo lei!?
.
-…papi!?- sibilò, ma inorridì quando Galador terminò la frase di Aslan proprio come se l’avessero provata un milione di volte – e chissà, magari era anche vero, dannazione!
.
-__debba avere la possibilità di essere più presente nella vita del suo beneamato popolo?- domandò, e lei vide chiaramente le espressioni dei due elfi illuminarsi di soddisfazione.
.
-Ma certo, Onorabile!- sbottò, sarcastica, ma Galador ignorò il tono un poco isterico della sua voce e si aprì in un sorriso entusiasta.
-Vedete? È d’accordo con noi!- esclamò, deliziato; la bruna gli scoccò un’occhiata assassina.
.
-Ma veramente io__- tentò di nuovo ma, ancora una volta, il padre la interruppe.
.
-Senza comunque trascurare le sue responsabilità di Custode, ovviamente.- “Ovviamente! Non ho altro da fare, io!” -Maelfiachra è la candidata ideale per divenire l’ambasciatrice che non abbiamo mai avuto, Onorabili.-
.
-Approvo la tua decisione, Onorabile.- annuì Aslan, soddisfatto, ignorando l’espressione terrificata che si era dipinta sul volto della sua Custode.
.
-Oh, ma andiamo!- sbottò la mezz’elfa, ma sapeva già che era troppo tardi per fermarli: le espressioni bramose di Gwynnead e Dealtháir non avrebbero lasciato spazio ad alcuna protesta da parte sua.
.
Prima che qualcosa in lei decidesse autonomamente di rinchiudere genitore biologico, padre ancestrale e condivisori di etnia in un qualche tumulo vita natural durante, decise saggiamente di svicolare dall’abbraccio di Galador e fiondarsi verso il punto in cui aveva visto Siria, decisa a mettere quanta più distanza possibile fra sé e quel manipolo di immortali deficienti.
.
La sua amica però si era defilata da qualche altra parte, e lei masticò un’imprecazione tanto colorita da far sussultare il giovane marchese a cui passò di fianco mentre decideva all’istante di servirsi un’altra generosa dose di idromele.
.
Fu lì che Caleb la trovò, dieci minuti più tardi, con gli zigomi arrossati dal liquore e le labbra che articolavano bestemmie a profusione.
.
-Tutto bene?- le domandò, attonito, avvicinandosi a lei con circospezione: Talia, in quelle situazioni, poteva essere più pericolosa di qualunque Strega Bianca fosse mai esistita a Narnia o in altri mondi.
.
-Non esattamente.- mugugnò lei, passando le dita sulla stoffa testa del corsetto ricamato e scuotendo la testa, sconsolata. -Credo che mi abbiano appena incastrata.-
.

.
Non si era mai vergognata tanto in vita sua.
.
Siria si torse nervosamente le mani, tentando inutilmente di confondersi il più possibile con gli affreschi delle pareti dell’immensa sala da ballo; si sentiva sotto accusa – si sentiva maledettamente osservata mentre cercava di mantenere un basso profilo e di non incrociare gli sguardi degli invitati al ballo indetto per festeggiare l’incoronazione di Caspian.
.
Cominciò nervosamente a torturare l’orlo dell’abito nero e scarlatto che fasciava delicatamente il suo corpo snello, i lunghi capelli raccolti in un’acconciatura elaborata che le inondava le spalle di infronzolati riccioli color mogano.
.
Si sentiva nuda e inerme senza la protezione della sua lunga zazzera e senza la sua adorata calzamaglia di pelle.
.
Non era abituata a quel tipo di abbigliamento: le scarpe dal tacco alto erano meravigliose, d’accordo, ma rischiava in continuazione di inciampare nell’orlo infuocato dello splendido vestito che tanto era stato difficile farle indossare – non che non le piacesse, anzi, era bellissimo… ma non era da lei.
.
Era una mercenaria, santo cielo!, una guerriera abituata a sangue e scontri e battaglie e gente che tentava di farla fuori ad ogni pie’ sospinto… non certo a cerimonie di gala in presenza di almeno un centinaio di persone fra dame e cavalieri!
.
Caspian gliel’avrebbe pagata.
.
Era tutta colpa del neo-Re di Narnia se si trovava in quella spinosa ed imbarazzante situazione: l’aveva guardata in un certo modo, sgranando gli occhioni nerissimi in una richiesta quasi implorante che lei… che lei non era riuscita a rifiutare.
.
Stupido ricciolino!
.
Essere guardata la metteva a disagio, le faceva desiderare di scomparire nel nulla entro poco più di un istante: sentiva addosso gli sguardi compiaciuti degli uomini presenti al ballo, quelli invidiosi e scettici delle dame e delle duchesse… quanto, quanto avrebbe desiderato essere sul campo di battaglia, in quel momento.
.
-Lady Siria, è un onore fare la sua conoscenza.-
.
Siria alzò di scatto gli occhi, allibita, sorprendendosi nel ritrovarsi un giovane lord calormeniano a poco più di un metro da lei. Il tarkaan era alto, dalla carnagione scura come tutti gli abitanti di Calormen; portava la barba corta e curata, gli occhi erano scuri e le spalle larghe, proporzionate.
.
Il suo aspetto era piacente, nulla di straordinario ma comunque affascinante; Siria distinse alcune gentildonne rivolgerle uno sguardo irritato, segno che avrebbero desiderato per sé l’attenzione che invece stava rivolgendo a lei.
.
-L’onore è mio… suppongo.- mormorò, a disagio, sorridendo di un sorriso incerto e poco convinto – dove diavolo era finito Caspian!?
.
Le mancava soltanto che il calormeniano sconosciuto le chiedesse di__
.
-Mi concede l’onore di un ballo, mia lady?- le chiese, infatti, senza darle nemmeno il tempo di finire di formulare quel pensiero.
.
Siria sgranò gli occhi, senza riuscire a mascherare la sincera paura che quella domanda le aveva appena provocato.
.
Ma perché tutta la gente che mi vuole ammazzare non c’è mai quando ne ho bisogno!?
.
Lei non sapeva ballare – o, per meglio dire, era in grado di ballare le danze del popolo, quelle che da bambina festeggiava con sua madre, Gwaine e suo fratello a Beltane, intorno ai falò… ma i balli di gala, nella fattispecie uno con uno sconosciuto cavaliere che avrebbe preferito mille volte sfidare a duello, erano tutta un’altra storia!
.
Sapeva, per quanto fosse poco esperta della vita di corte, che quello era un chiaro segno d’interesse da parte del tarkaan; da quello che aveva letto sui libri che aveva rubato nel corso degli anni il corteggiamento di una dama iniziava proprio in quel modo…
.
Roba da pazzi! Ma qualcuno scateni una guerra in questo momento, per favore!
.
Non aveva la minima intenzione di accettare quell’invito, poco ma sicuro: di certo non avrebbe permesso che quel ragazzo poco più che adulto la corteggiasse… anche perché sarebbe stato, per lui, assolutamente inutile e potenzialmente fatale.
.
-Io non…- iniziò, non sapendo bene come declinare l’invito senza scatenare una dichiarazione di guerra, maledicendo fra sé chiunque avesse inventato l’etichetta di corte.
.
-Lady Siria ha già promesso un ballo a me, mio tarkaan.-
.
L’irrequieta strega si voltò di scatto ed un sorriso, luminoso e sollevato, illuminò repentinamente il suo volto quando riconobbe il portamento fiero e regale di Peter nel giovane apparso quasi magicamente alle sue spalle.
.

.
-Mio Re, mio Generale.- saluta il ciambellano, inchinandosi a Caspian e a Siria che, come sempre, presenzia silenziosamente alle udienze del suo Re. Caspian gli rivolge un cenno amichevole, liquidando i convenevoli con un gesto della mano. -Sono giunti a corte i messi del drappello di lord Pevensie.- riferisce l’altro, obbediente, e subito Siria drizza le spalle e si pone in ascolto.
.
-Quali notizie recano?- domanda Caspian, inarcando un sopracciglio in direzione della sua compagna.
.
-Buone, mio Re. Lord Pevensie ha compiuto il suo dovere con la massima perizia.- Siria, alle spalle del bruno, si permette un breve sorriso: sa che non esiste guerra che Peter non possa vincere, se ci si mette d’impegno. -I messi hanno però comunicato che, sebbene nessuno scontro sia stato particolarmente sanguinoso, lord Pevensie è rimasto ferito durante una colluttazione.-
.
Il gelo che ghermisce Siria è talmente repentino e prepotente che anche Caspian, improvvisamente preoccupato, ne avverte la presenza.
.
-Con permesso.- la rossa s’inchina sbrigativamente e si ritira, scendendo dalla piattaforma del trono ad una velocità che ha dell’invidiabile.
.
-Siria!- la chiama indietro Caspian, ma lei è già corsa via verso le balconate che danno sul giardino esterno, col cuore che le martella orribilmente il petto.
.
“Peter è vivo”, continua a ripetersi, tentando di convincersene quando incespica sui gradini, rovinando a terra e scorticandosi le mani sulla nuda roccia del pavimento esterno – ma si costringe a balzare immediatamente in avanti, ignorando il bruciore ai palmi che ha teso per attutire la caduta.
.
Non può nemmeno pensarlo: Peter la odia, è forse l’unica persona a desiderarla morta più di quanto lei stessa abbia mai fatto… ma non può andarsene in un modo così stupido, senza significato.
.
“Non si lascerebbe mai ammazzare da qualcuno che non sia io…” si ritrova a pensare, disperata: le deve almeno questo, ed è convinta che lui lo sappia.
.
Eppure è con il cuore in gola che raggiunge, trafelata, la balaustra da cui sa di poter scorgere il battaglione in arrivo; è con l’angoscia negli occhi e nello spirito che scruta voracemente le fila dei soldati, alla ricerca di un qualsiasi segno che possa dar pace alla sua anima in pena.
.
Glozelle è in testa alle truppe, che lo seguono con l’adorazione cieca di un esercito dinanzi al più nobile dei condottieri; al suo fianco, vestito di una semplice tunica azzurra e con una spalla fasciata che occhieggia dal risvolto della stoffa, cavalca serenamente l’antico Re Supremo di Narnia.
.
Vivo.
.
Il sollievo è tale da farle tremare le gambe.
.
Torna a respirare, Siria, allentando la morsa delle dita sulla pietra della ringhiera e rivolgendo un esausto ringraziamento al cielo terso e limpido che splende sopra di lei.
.
Peter sta bene: questo è tutto ciò che le interessa.
.
Si lascia sfuggire un mezzo sorriso un poco triste, malinconico: le manca così tanto…
.
È improvviso, inaspettato, l’attimo in cui gli occhi celesti del maggiore dei Pevensie si alzano verso di lei, allargandosi di sorpresa quando riconoscono la sua inconfondibile sagoma nella penombra del porticato.
.
Sussulta, Siria, pugnalata dal gelo che vede annientare la serenità nello sguardo del giovane nel momento in cui la guarda – e non riesce a non distogliere lo sguardo, sconfitta, ritirandosi rapidamente nell’amorevole abbraccio del buio prima che quei turchesi affilati possano trafiggerla ancora una volta.
.

.
Era stato Caspian, pochi minuti dopo, a trovarla esattamente dove lei si era rifugiata: nella grande biblioteca del palazzo, apparentemente immersa nella lettura di un grosso tomo dall’aspetto noioso e con gli occhi arrossati e lucidi.
.
Siria scosse la testa, tornando bruscamente al presente e lanciando un’occhiata contrita a quello che, al momento, era il suo problema più fastidioso – scarpe escluse.
.
Il biondo indossava un abito non troppo sfarzoso, affascinante ma, allo stesso tempo, non eccessivamente appariscente; la tunica che fasciava il petto ampio era di un blu profondo, le rifiniture erano dorate e gli stivali alti racchiudevano i calzoni chiari che completavano il suo abbigliamento – quei colori erano quelli del suo regno, della Narnia che era stata ma che non era più.
.
In quelle vesti Peter pareva perfettamente a suo agio: gli occhi azzurri erano tranquilli, pacati, calmi come solo quelli di un Re potevano essere. L’espressione era affabile ma sempre attenta, i capelli biondi incorniciavano il suo viso con un’eleganza quasi distratta.
.
Il calormeniano si profuse immediatamente in una rapida scusa, defilandosi nella folla dopo nemmeno un istante; evidentemente, lo sguardo d’ammonimento del Re Supremo era bastato per intimidirlo.
.
Siria sospirò, sollevata, sentendo la morsa dell’imbarazzo sciogliersi dal suo petto.
.
-Grazie.- mormorò a mezza voce, alzando timidamente lo sguardo sul volto di quello che una volta era stato il suo amico; ma l’espressione di Peter era impenetrabile, le iridi azzurri erano fisse in un punto non precisato sulla sua sinistra, le labbra soltanto lievemente contratte.
.
Siria sentì qualcosa di spiacevole contorcersi dentro di lei a quella vista: Peter pareva tollerare appena la sua presenza… eppure era intervenuto, vedendola in difficoltà si era subito mosso per aiutarla – perché, perché continuava a comportarsi così?
.
Non c’era più motivo di provare tanto astio nei suoi confronti: le sembrava di avergli chiaramente dimostrato quanto fosse pentita di quelle bugie, di avergli nascosto la verità su ciò che lei era e sarebbe sempre stata.
.
-Non mi piacciono i calormeniani.- commentò, distante, già pentito di essersi intromesso in quella questione; non avrebbe dovuto avvicinarsi tanto a Siria, avrebbe fatto soltanto del male tanto a lei quanto a se stesso… -E poi vorrei evitare una dichiarazione di guerra perché quel tizio ti ha guardato un po’ troppo… Caspian è un po’ esagerato in queste cose.- aggiunse, senza riuscire ad evitarselo: e, suo malgrado, un mezzo sorriso increspò per un attimo le sue labbra nel sentire l’accenno di risata della ragazza accanto a lui.
.
-Probabilmente è vero.- Siria annuì debolmente, un minuscolo calore che sembrava accendersi dentro di lei: per una frazione di secondo aveva intravisto il suo amico in quel viso alieno, il Peter a cui aveva imparato a voler bene…
.
-Dovrai accettare un ballo, però. Sei la compagna del Re, ci si aspetta che tu sia affabile con gli ospiti.- per poco Siria non rischiò seriamente di cadere da quei dannati trampoli che portava al posto degli stivali quando Peter si espresse in quel commento capace di farla sobbalzare violentemente.
.
-Io non so ballare.- esclamò, arrossendo, abbassando lo sguardo verso l’orlo del suo vestito; avrebbe soltanto fatto una figuraccia se avesse anche solo provato a ballare con uno qualsiasi dei presenti…
.
Peter si decise finalmente a guardarla, sorpreso.
.
Siria era a disagio in quel luogo, in mezzo a quel tipo di persone; poteva capirla: era cresciuta in mezzo alle foreste e aveva passato gli ultimi sei anni a catturare delinquenti per conto di Miraz…
.
Era tenera, in quel momento, con gli occhi blu lucidi d’imbarazzo e le guance color porpora. Non sembrava nemmeno la guerriera dallo sguardo tagliente che aveva imparato ad apprezzare, non sembrava nemmeno la strega che gli aveva nascosto di essere…
.
Non riusciva più ad essere se stesso, con lei: il rancore era ancora troppo grande – forse non sarebbe mai sparito, forse il loro legame era andato perduto per sempre… non riusciva a farsene una ragione, Peter, Siria gli aveva mentito ed era una strega, una strega esattamente com’era stata Jadis…
.
Ma non poteva lasciarla lì, spaesata e confusa in un mondo che non le apparteneva e che sapeva essere forse anche più crudele di quello che Siria conosceva già, non quando avrebbe potuto fare qualcosa per aiutarla.
.
Sospirò, ben sapendo che se ne sarebbe presto pentito.
.
-Non è difficile. Vieni.- disse, piano, porgendole il braccio dopo solo un istante d’esitazione.
.
Siria rimase allibita da quel gesto, da quell’offerta che non si sarebbe di sicuro aspettata.
.
Finalmente riusciva a guardarlo negli occhi, finalmente poteva osservare il viso che aveva imparato a leggere e a conoscere tanto bene: le sembrava che Peter stesse facendo uno sforzo immenso per fare ciò che stava facendo, per tentare di mettere da parte il rancore, per aiutarla a muovere qualche passo in quella realtà che le era del tutto sconosciuta.
.
Sentiva uno strano desiderio crescere nel petto, Siria: aveva voglia di piangere, di urlargli in faccia quanto si stesse comportando da idiota, quanto gli volesse bene, quanto avesse bisogno che lui tornasse ad essere il Peter a cui lei era tanto affezionata; avrebbe voluto prenderlo a pugni, costringerlo ad arrabbiarsi e a sfogare finalmente quell’astio che non spariva mai quando la guardavam
.
Ma riuscì soltanto ad annuire, lo sguardo perso ed un poco implorante, posando una mano stranamente curata sul braccio di Peter.
.
Quella situazione era surreale, del tutto fuori da ogni logica.
.
Intravide Caleb rivolgerle uno sguardo sorpreso, ma sollevato, quando il biondo la condusse in un angolo non troppo in vista della parte della sala destinata al ballo – Caleb sapeva bene quanto Peter non fosse esattamente bendisposto nei confronti di Siria e quanto la raminga ne soffrisse: gli strilli isterici della rossa erano giunti più volte alle sue orecchie, in quei giorni, quando persino Talia si era stufata di ascoltarla inveire contro quello stupido di un Supremo Imbecille.
.
La giovane strega si sentì arrossire furiosamente quando Peter posò una mano sul suo fianco e prese l’altra nella sua – gesti misurati, calmi, ma più vicini e amichevoli di quanto non fosse stato, con lei, negli ultimi tempi.
.
-Sei rigida come un pezzo di legno. Non ti faccio niente, su.- lo sentì commentare – l’orribile cicatrice sul braccio di lei, celata dalla magia, bruciò indignata a quell’affermazione –; tuttavia lo udì soltanto, poiché i suoi occhioni blu erano inchiodati decisamente verso il basso, molto interessati ai ricami sulla tunica di lui.
.
Suo malgrado, Peter dovette ammettere con se stesso di sentirsi abbastanza a suo agio. Siria era incredibilmente carina in quel momento, più di quanto avesse potuto immaginare: le guance rosse, lo sguardo basso, le mani che tremavano nelle sue… sembrava una bambina spaurita più che l’indomita guerriera che Aslan aveva proclamato sua diletta e Generale di Narnia – figlia della stessa magia che Aslan aveva annientato senza requie.
.
La guidò in qualche passo senza troppo impegno, sentendola sciogliersi appena e seguirlo, un po’ più sicura.
.
-Ecco, hai visto? Non è una cosa impossibile.- lo sguardo sarcastico che la ragazza gli rivolse gli strappò un sorriso – un sorriso breve, effimero, che scomparve con una rapidità disarmante.
.
Accostò il viso ai suoi capelli, sfiorandole la fronte con le labbra. Siria era tesa, lo sentiva, la capiva… ma non riusciva ad essere comprensivo com’era stato una volta, con lei, non riusciva a consolarla come avrebbe voluto fare.
.
Il peso della verità aleggiava ancora fra loro, tenendolo più lontano da lei di quanto in realtà avrebbe voluto essere – le voleva bene, la adorava, gli mancava da morire…
.
…ma non riusciva più ad essere se stesso con quella donna che gli ricordava dolorosamente il più terrificante dei suoi incubi. C’era ancora Jadis, fra loro, a separarli con quel velo di ghiaccio che Peter poteva percepire adagiato sulla propria anima.
.
-Non ti senti a tuo agio, vero?- le chiese, piano.
.
Siria scosse vigorosamente la testa mentre le dita si stringevano sulla spalla del giovane Re; sentiva che avrebbe desiderato restare accanto a lui ancora un poco, cullandosi nell’illusione che tutto fosse tornato al proprio posto…
.
-Per niente. Voglio una guerra, adesso.- borbottò, piano, scorgendo le labbra di Peter piegarsi in un altro lievissimo sorriso – erano sempre stati rari i sorrisi di Peter, quelli veri.
.
Forse… forse avrebbe dovuto dirgli chiaramente quanto si sentisse in colpa per tutto ciò che gli aveva nascosto. Dopotutto Peter non era proprio un genio con quel tipo di cose: era un bravo guerriero ma il suo intuito spariva improvvisamente ogni volta che si trovava a confronto con le persone…
.
-Peter, mi__- lo sguardo improvvisamente ammonitorio e freddo di Peter la zittì immediatamente, gelandola dentro: gli occhi azzurri dell’Alto Re erano inchiodati nei suoi, lontani e tormentati come li aveva visti soltanto poche volte, le mani che si irrigidivano contro di lei mentre continuavano a ballare.
.
Durò soltanto un attimo, nulla più di un battito di ciglia: l’istante più tardi, il volto di Peter era tornato ad accostarsi ai suoi capelli rossi, un sussurro lieve che le solleticava la fronte.
.
-Stai zitta. Per favore.- le chiese, piano, soffiando un bacio su quei crini scarlatti prima di allontanarsi delicatamente da lei, avvertendo la musica interrompersi per qualche attimo.
.
Fuggire, stavolta, era più semplice che restare per morire di nostalgia.
.
Siria rimase immobile, guardandolo allontanarsi e stringendosi le braccia intorno al torso; provava di nuovo quell’insano desiderio di piangere, di sfogarsi in qualche modo che comprendesse un’arma di qualche tipo – e Peter, possibilmente, a cui frantumare in testa il suo dannatissimo orgoglio ferito.
.
Stava seriamente cominciando a detestare quella festa.
.
Avrebbe soltanto voluto ritirarsi nel buio fragrante e familiare della foresta, lontano da tutto e da tutti, avvolta soltanto dal profumo vivo delle fronde e dei tronchi e accolta nel grembo di quella madre da cui non riusciva a separarsi.
.
Avrebbe preferito trovarsi ancora alla Casa di Aslan, braccata dai telmarini, pur di non sentirsi tanto a disagio in un luogo che non le apparteneva minimamente.
.
Un odore piacevole e conosciuto la colpì improvvisamente, facendole socchiudere gli occhi e disegnando subito un lieve sorriso sollevato sulle sue labbra.
.
-Non lo capisco più.- mormorò, avvertendo il calore di una persona in particolare alle proprie spalle, mentre la sua presenza faceva vibrare corde ben precise nel suo cuore e nella sua mente.
.
-Dagli tempo. È un idiota, non pretendere troppo.- la voce di Aaron riuscì a strapparle una risata, con quel commento ironico e pieno di qualcosa molto simile all’esasperazione.
.
Si voltò verso suo fratello, grata, la malinconia e il disagio che si dissolvevano alla sua presenza come foschia notturna dinanzi al Sole.
.
Era bello, Aaron, quella sera. Suo fratello era sempre stato splendido ai suoi occhi, ma in quel momento emanava un’aura di pacatezza e galanteria che non aveva mai avuto occasione di scorgere in lui; la tunica scura contrastava magnificamente con i folti ed elegantemente arruffati capelli del colore del fuoco, gli stessi di Siria, che scendevano ad approfondire il taglio profondo di quei magnetici occhi color del ghiaccio.
.
-Questo è vero.- la ragazza sorrise, rivolgendogli un’occhiata riconoscente che celava un’inquietudine ben più che radicata.
.
Poi lo scrutò per qualche istante, perplessa: lo sguardo di Aaron era tagliente e lei non faticò ad accorgersene, sebbene il giovane stesse tentando di mantenere un certo contegno…
.
-Ma è una mia impressione o hai la tua solita espressione da fratello maggiore mordace?- gli chiese, ironica, inarcando un sopracciglio quando lui le rivolse un’occhiata chiaramente esasperata.
.
-Ho tutte le ragioni, sai? Ti stanno guardando un po’ troppo, per i miei gusti.- commentò.
.
Siria arrossì furiosamente, abbassando lo sguardo e sentendo le guance andare a fuoco: ecco, voleva di nuovo sparire, trovare un caminetto e ficcarcisi tutta intera…
.
-Ma non c’è niente da guardare, che la smettano!- borbottò, torturando nuovamente quelle mani che Aysell e Susan si erano tanto impegnate per rimettere in sesto.
.
Aaron la squadrò, allibito da quella frase, per un istante dimentico degli sguardi ammirati dei troppi lord presenti quella sera.
.
-Siria, ti sei vista?- le domandò, sinceramente sconvolto dall’abissale ingenuità che sua sorella stava dimostrando di possedere – eppure era sempre stata una donna sveglia e attenta, come poteva essere tanto sciocca da non capire quanto fosse attraente in quel momento?
.
Lei scosse la testa, facendo ondeggiare i boccoli scarlatti sulla pelle d’avorio. -Veramente no, non mi hanno messa davanti a uno specchio, ma non__-
.
Aaron, spazientito, la zittì con uno sguardo e la prese bruscamente sottobraccio, trascinandosela appresso fino alla grande specchiera che troneggiava al centro della parete laterale della sala, circondata da arazzi e dipinti: la spinse con poca grazia davanti al proprio riflesso, ignorando le proteste di lei.
.
-Ecco, guardati.- le intimò, esasperato, cercando disperatamente Susan con lo sguardo e trovandola, a poca distanza, sorridente e divertita dall’espressione che si era appena dipinta sul volto della sorella del suo amato.
.
-Oh.- esalò infatti la rossa, ed Aaron ridacchiò nel vederla inarcare un sopracciglio in direzione della dama elegante e sensuale che vedeva dipinta sull’antico vetro dello specchio. -Sono una donna.- aggiunse, passandosi distrattamente le mani sui fianchi e sentendo il profilo del bacino delinearsi sotto le dita, disegnato con una maestria incredibile dalla stoffa delicata del vestito e dal corsetto interno – da quando aveva un punto vita?
.
-Esatto.- annuì lui, sollevato, sottraendola all’analisi corrucciata che stava facendo di se stessa e prendendola, stavolta più gentilmente, a braccetto. -Una bellissima donna per cui il tuo adorato Caspian sta smaniando, al momento.- aggiunse, accennando al Re che – “finalmente, ecco dov’era!” –, impegnato com’era con quelli che sembravano degli alti dignitari del suo paese d’origine, era costretto a limitarsi a lunghe occhiate preoccupate ed inequivocabilmente gelose nei confronti della sua compagna.
.
Lei gli scoccò uno sguardo assassino, strappandogli un sorriso, prima di sollevare nuovamente gli occhi sul fratellastro che, misericordiosamente, la stava conducendo verso l’angolo meno affollato  dell’intero salone.
.
-Sto diventando matta, questa storia è del tutto assurda. Io non sono una donna di palazzo, Aaron!- sbottò, esasperata, ringraziando la provvidenziale colonna che troneggiava in quell’angolo per appoggiarsi un istante e massaggiarsi i polpacci indolenziti; si sollevò nuovamente un istante più tardi, rivolgendo uno sguardo profondamente angosciato al fratello.
.
Il giovane guerriero sospirò, comprensivo, prendendola per mano e tirandola a sé; e Siria, grata, si abbandonò contro al suo petto e si permise un unico, breve sospiro strozzato, serrando le dita sulla stoffa della veste di lui e nascondendo il viso in quell’accogliente oscurità.
.
Per la prima volta, quella sera, sentì la morsa che l’affliggeva sciogliersi un poco.
.
-Prendi fiato.- le consigliò Aaron, accarezzandole delicatamente i capelli. Lei negò, affranta.
.
-È inutile, non ce la faccio.- sussurrò, sentendosi più colpevole di quanto avrebbe avuto ragione d’essere: lei non apparteneva a quel genere di situazioni e nessuno con un minimo di sale in zucca – nemmeno Peter, santo cielo! – avrebbe avuto l’ardire di sostenere il contrario o di biasimarla per questo, eppure… eppure era rimorso ciò che lei sentiva agitarsi dentro di sé. -Voglio darmela a gambe.- aggiunse, sconsolata.
.
-Fuggiamo, allora. Solo facciamo presto, prima che qualche arpia di Ettins provi di nuovo a darmi in moglie una qualche sua nipote di sedicesimo grado.-
.
Aaron scoppiò a ridere quando Siria, sussultando, abbandonò la sua stretta per voltarsi e scoccare al sopraggiunto ex-principe di Telmar uno sguardo che avrebbe ridotto a più miti consigli persino una dragonessa inferocita.
.
-Ecco, giusto te.- sbottò, avanzando a passo marziale verso di lui e picchiettandogli nervosamente l’indice sul petto. -Mi hai abbandonata in mezzo a gente sconosciuta che mi chiede di ballare e che mi guarda come se fossi una cortigiana pronta a dispensare i suoi servizi al miglior offerente!-
.
Caspian inarcò un sopracciglio e ridacchiò divertito, rivolgendole quell’espressione intensa ed ironica che – “dannato lui!” – riusciva sempre a rabbonirla; per tutta risposta lei sbuffò, indispettita, tentando di ignorare la sensazione di sollievo che la colmò nell’attimo stesso in cui Caspian le cinse la vita e la trasse a sé.
.
Scosse la testa, arrendendosi al tepore familiare e seducente di quella stretta e abbandonando delicatamente la testa sulla spalla del giovane, lasciandosi cullare dal ritmo cadenzato e regolare del suo respiro: le era mancato così tanto…
.
-La prossima volta mi presento in armatura, sappilo.- mugugnò, inarcando impercettibilmente il collo sotto la tenue – impudica – lusinga che il tocco di Caspian stava disegnando nel sensibile incavo della sua spalla.
.
-Sarebbe uno spettacolo fantastico.- le sussurrò, seguendo con lo sguardo la carezza che, scivolando in punta di nocche lungo il profilo tonico del suo braccio, scese ad intrecciarsi gentilmente alle dita di lei. -Vieni.- la invitò soltanto, e lei – stregata – si lasciò docilmente rapire dalla confusione di quel luogo, sperduta com’era in quegli ammalianti occhi neri.
.
La condusse via, lontano dal chiasso e dai colori troppo vividi della festa, sentendola sospirare di sollievo nel momento in cui il buio fragrante della notte li avvolse nella quiete del porticato meravigliosamente deserto, distante dalla musica e dal brusio ininterrotto delle chiacchiere.
.
Siria ebbe, tuttavia, il tempo soltanto per riempirsi i polmoni dell’aria fresca della sera – perché il suo esistere, ogni fibra del suo essere, furono attratti e travolti in una stretta che la coinvolse in un bacio intriso di passione.
.
Il freddo della roccia sulla schiena nuda le trasmise un delizioso brivido che, mescolandosi all’ardore del corpo tonico e dolorosamente agognato che l’aveva intrappolata in quella morsa contrastante di gelo e di passione, annientò ogni bruttura dai suoi pensieri, lasciandovi solamente lui a regnarvi – incontrastato e dominante, Re del regno come lo era del suo corpo, del suo animo, di ogni particella del suo amore.
.
Assaporare quel bacio fu come tornare a respirare: troppi erano stati i giorni di carezze forzatamente limitate, di sorrisi e di strette fugaci nelle ombre dei corridoi mai del tutto deserti, di distanze imposte dalla situazione e dalle esigenze… Siria si lasciò sfuggire un gemito, figlio del sollievo e della sofferenza, infilando le dita fra i soffici capelli scuri del giovane uomo e avvicinandolo spasmodicamente a sé.
.
Il tempo perse ogni significato in quell’abbraccio, in quell’incendio mai sopito che ribolliva persino nelle ossa; prendere fiato, tornare al presente – il chiasso lontano della festa feriva l’udito, l’aria fresca si rincorreva nei brividi sulla pelle nuda delle braccia – fu, per Siria, un bisogno malvoluto ed inaccettabile.
.
Voleva annegare lì, anima e corpo, vittima sacrificale e compiacente del carnefice più dolce.
.
Caspian accennò un sorriso, accarezzandole con una delicatezza inimmaginabile il profilo dello zigomo e seguendo distrattamente l’immaginario disegno che le lentiggini parevano intrecciare. -Perdonami per tutto questo. Se avessi potuto evitartelo lo avrei fatto.- mormorò e, per la prima volta, Siria vide incrinarsi lo sguardo sempre controllato di lui: era stanco, Caspian, e qualcosa le suggerì che anche lui desiderasse ardentemente fuggire da quell’evento tanto grandioso quanto detestato.
.
-Presumo che essere una Figlia di Aslan comprenda anche il dovere di presenziare ai balli del Re.- lo rassicurò, giocherellando con uno dei riccioli scuri che le si era intrecciato alle dita e ostentando una serenità che non lo convinse nemmeno per un istante; in risposta alla sua espressione scettica lei sospirò, sconfitta, chinando la testa e posando la fronte sulla spalla nodosa del ragazzo. -Dimmi che mi porti via davvero.-
.
-Non chiedermelo due volte.- fu la risposta rapida e tormentata che il giovane le rivolse, sorprendendola. Alzò lo sguardo, stupita, e seppe per certo che la sua intuizione non avrebbe mai potuto essere più giusta: aveva imparato a cogliere ogni sfumatura sul volto di Caspian, ogni ruga d’espressione per lei aveva un significato ben preciso – ed era stanco, il suo Re, stanco e a disagio esattamente come lei.
.
Il bruno socchiuse gli occhi, accostando le labbra ai soffici boccoli in cui i capelli di Siria erano stati acconciati – ma lui avrebbe voluto scioglierli, annodarli in quei crini scompigliati che gli solleticavano il petto quando lei si muoveva nella piccola alcova di paglia, parca, distante milioni di miglia dalla gabbia dorata di quel castello pieno di sguardi.
.
La giovane sospirò, rilassandosi un poco nell’incavo delle braccia di lui: vivere ai limiti della sua vita, costringendosi a sfiorare appena quell’uomo con cui aveva condiviso tutto per così tanto tempo, era stata una tortura a cui non si era aspettata di reagire tanto male. Serrò i polpastrelli sulla stoffa scura degli abiti di Caspian, imponendosi di respirare a fondo per non perdere il controllo sulla frustrazione che le palpitava sottopelle ormai da giorni.
.
-C’è un’ultima incombenza che dobbiamo risolvere…- fu il sussurro che la strappò ai suoi pensieri, e lei non poté che reprimere l’imprecazione istantanea che la consapevolezza di ciò a cui si riferiva Caspian le presentò alla mente; lui, conscio di quanto la irritasse anche solo il pensiero, sorrise di nuovo e riportò le iridi scure nelle sue, sollevandole appena il viso in punta d’indice. -…poi nessuno dovrà avere l’ardire di disturbarci, almeno per una notte.-
.

.

.
Siria doveva imparare a contenersi, senza alcun dubbio.
.
Peter non poté che reprimere un mezzo sorriso quando, nervosamente, si portò fra le prime file degli avventori che si erano lentamente assiepati attorno alla piattaforma sopraelevata del trono quando il ciambellano li aveva invitati a raggiungere il Re.
.
Lasciò scorrere lo sguardo sulle ragazze che, alle spalle di Caspian, cercavano di mostrarsi per quelle guerriere potenti e stimate che in tanti avevano già cominciato a mitizzare in canti e ballate più o meno fedeli alla realtà – se i cantori le avessero viste ora, però, di certo avrebbero ridimensionato le immagini fantasiose che le loro parole dipingevano su quei volti troppo giovani –: Talia cercava di non abbandonarsi alle risate, ostentando una serietà tutt’altro che convincente dinanzi all’espressione rabbuiata di Siria che, a sua volta, fissava Caspian come se avesse voluto mangiarselo tutto intero; Mirime invece, curiosamente serena in volto – come avrebbe dovuto mostrarsi ogni semidivinità pronta a scatenare piaghe infernali fra i mortali, insomma –, teneva una mano sulla spalla di un’Aysell più infuriata che mai, che tormentava la stoffa del proprio abito e sembrava pronta ad annegare lo sventurato che avesse provato a rivolgerle anche solo mezza parola.
.
Altro che potenti guerriere, rifletté Peter fra sé: quelle erano quattro psicopatiche senza un minimo di ritegno!
.
Caspian, in piedi davanti alla platea che si era riunita nella grande sala del trono, scoccò alle Figlie di Aslan un’occhiata sconsolata subito mascherata dall’affabile sorriso con cui, in un cambiamento tanto repentino quanto ammirevole, si rivolse al suo pubblico.
.
-Miei graditi ospiti.- declamò, alzando il calice di cristallo che reggeva fra le dita in un gradevole gesto di benevolenza che fu accolto da un borbottio di approvazione da parte degli astanti.
.
Il Re attese che il silenzio calasse di nuovo prima di parlare ancora, alzando la voce per permettere a tutti quegli ospiti di sentire ognuna delle sue parole, a lungo studiate. -È per me un immenso piacere presentare alla mia corte e a coloro che sono qui, questa sera, una delle personalità che accompagnerà d’ora in avanti il cammino dei regnanti di Narnia.-
.
Un educato applauso seguì l’inchino galante con cui Caspian invitò Shaylee, sorpresa ma sorridente, ad affiancarlo – e tutto smise di esistere nello stesso attimo in cui lei, bellissima e altera come la più perfetta delle regine, apparve dinanzi al suo sguardo impaziente.
.
Peter si impose di mantenere l’espressione neutra e affabile, sebbene il tumulto che lei causava nel suo animo – solamente esistendo – fosse quasi ingestibile tant’era la forza con cui si ribellava alle maglie in cui lo aveva rigorosamente imbrigliato.
.
Era più bella che mai, quella sera.
.
I delicati fiorellini candidi che ornavano l’elaborata acconciatura della Sovrana ondeggiarono quando Shaylee rivolse una perfetta riverenza al pubblico che, avidamente, la osservava; solo Peter, che di lei conosceva ogni più recondita sfumatura, fu in grado di distinguere gli inequivocabili tratti del nervosismo e della tensione nel volto di porcellana della ninfa – eppure era solamente un’ombra impercettibile, un luccichio particolare nelle iridi d’oro liquido.
.
-Shaylee, Sovrana delle Naiadi, ha combattuto valorosamente per liberare nostro regno dalla tirannide e con altrettanta forza d’animo entrambi sosterremo le nostre genti nel futuro di pace che ci aspetta.-
.
L’applauso che seguì fu sincero ed entusiasta: le grandi personalità di quell’era si aprirono in sorrisi ed ovazioni quando Caspian innalzò il calice in direzione di Shaylee, inchinandosi davanti all’amica – ora alleata – in uno svolazzo del mantello reale che aveva indossato in occasione di quel discorso.
.
Fu solo un istante, un incrociarsi di sguardi: Shaylee spostò l’attenzione da Caspian sulla folla e lì incontrò quei familiari occhi azzurri che si era imposta di non cercare, conscia di quanto fossero in grado di destabilizzarla e di strapparle di dosso tutte le maschere che il suo ruolo le imponeva d’indossare.
.
Accennò un sorriso, la Sovrana, sentendo le gote riscaldarsi quando Peter chinò la testa per rivolgerle una celata riverenza, portatrice di un sentimento di rispetto e di ammirazione molto diversi da ciò che avrebbe mai potuto esprimere chiunque altro.
.
La festante accoglienza di quella nuova alleanza, che sanciva indissolubilmente la pace fra narniani ed esseri umani dopo secoli e secoli di violenze e soprusi, si protrasse per diversi minuti: Caspian, da ottimo affabulatore quale era, attese pazientemente che la gioia per quella ritrovata serenità scemasse in un educato mormorio pieno d’eccitazione mentre Peter, dal canto suo, si ritrovò ad ammirare l’ineccepibile tecnica che il Re sembrava aver messo a punto per mantenere viva e presente l’attenzione dei propri ospiti, ritrovandosi poi a sorridere fra sé quando riconobbe, in quella grandiosa opera di persuasione, il tocco inconfondibile di suo fratello Edmund.
.
Era un gioco di teatro, di palcoscenico, orchestrato alla perfezione affinché tutto potesse magnificare lo splendore di quella Narnia in sboccio.
.
-Però, amici miei, questa era noi siamo qui perché è un onore ed un onere rendere omaggio alle quattro meravigliose donne che hanno combattuto al nostro fianco e hanno permesso a Narnia di ritrovare la pace.-
.
Le prime parole del giovane Re riportarono definitivamente il silenzio in quella piccola moltitudine variopinta, ed anche Peter si fece più attento: un sottile fremito aveva appena attraversato le quattro fanciulle alle spalle del moro, e l’espressione di Siria si era fatta improvvisamente più imbarazzata e nervosa di quanto il biondo non l’avesse mai vista.
.
Gli era inevitabile, e Peter si odiava per questo: lei era la sua bussola, il volto che istintivamente cercava per avere conferme e risposte – quelle risposte che erano mancate nel momento cruciale.
.
Distolse lo sguardo, a disagio, appena in tempo per vedere Caspian inchinarsi di nuovo – questa volta, tuttavia, in direzione delle fanciulle che, sentendosi tirate in causa, si ricomposero davanti alla moltitudine di sguardi che si raccolsero avidamente sulle loro figure.
.
-Nemmeno fra le mie più irreali speranze avrei potuto immaginare che sareste state voi a restituire la giustizia a Narnia.- mormorò il Re e tutti, in quella grande sala, poterono avvertire il sentimento e l’emozione riempire per qualche attimo la voce altrimenti controllata del bruno.
.
Le Figlie avevano riportato la pace in quel regno dilaniato dalla guerra e nessuno, mai, sarebbe stato loro grato quanto l’uomo che ne era stato posto a capo: Caspian doveva la propria corona e la propria rivalsa personale alle guerriere di Aslan e, come Re, non avrebbe mai potuto dimenticare quanto fossero state cruciali per la riuscita di quell’impresa titanica.
.
Eppure c’era di più: Caspian era un idealista, rifletté Peter, e la consapevolezza che proprio quattro creature appartenenti alle più diverse stirpi di Narnia avessero contribuito alla disfatta della tirannide di Miraz doveva essere, per lui, la più grande di tutte le vittorie che aveva ottenuto.
.
Riscuotendolo dal proprio attimo di riflessione, il Re tornò a rivolgersi alla platea.
.
-Apparteniamo a razze diverse, a mondi diversi, ma uno solo è il destino che ha portato tutti noi ad incrociare le nostre strade. È quindi con gioia che questa sera, dinanzi ad amici e alleati, dichiaro ufficiali i ben meritati ruoli che queste giovani, splendide donne meritano più di chiunque altro.-
.
Caspian si spostò, facendo cenno alle Figlie di Aslan di affiancarlo in modo che tutti potessero ascoltarlo e riconoscere, in ognuna, il ruolo studiato apposta per loro. -Rendiamo dunque omaggio ad Aysell, Guardiana dell’Acqua; a Mirime, Ancella dell’Aria e consigliera del Re di Narnia; a Talia, Custode della Terra ed ambasciatrice fra gli elfi; a Siria, Paladina del Fuoco e Generale delle Truppe Regie!- declamò, alzando il calice per ognuna delle ragazze e tutti, in sala, lo imitarono, inchinandosi al cospetto di coloro che avevano portato a compimento il proprio destino e donato ad un’intera terra una nuova speranza.
.
-Alle Figlie di Aslan.-
.
Anche Peter brindò, incrociando per un istante lo sguardo imbarazzato di Siria e annuendo appena in risposta al suo tremulo sorriso di ringraziamento; tutt’e quattro s’inchinarono con eleganza quando la folla le applaudì, segnando il termine del discorso di Caspian e permettendo così al biondo di avvicinarsi alla piattaforma dove Shaylee era rimasta a vegliare, serena ed imperscrutabile, la presentazione ufficiale della sorella.
.
-Mi concede l’onore di un ballo, mia signora?- le domandò, sorridendo quando vide le sue spalle sottili sussultare per la sorpresa di sentire la sua voce; la naiade si volse, gioiosa, e lui poté chiaramente vedere la cortina di tensione e insicurezza dipanarsi nelle sue familiari iridi dorate.
.
-Questo e anche molto di più, mio Re.- rispose Shaylee, scoprendosi tremante e bisognosa come poche altre volte si era sentita: lei e Peter si erano separati solamente per la rapida campagna militare di lui, ma il tempo che avevano passato assieme le era sembrato così terribilmente breve… bramava soltanto la pace del Regno delle Naiadi, il quieto zampillare delle fonti all’interno della corte, la morbidezza dell’erba nella sala principale – sognava tutto questo, e di viverlo con lui per il resto dell’esistenza.
.
Si lasciò condurre al centro della pista da ballo, ignorando gli sguardi invidiosi delle dame e delle cortigiane – senza nemmeno vederle, in realtà, perché il suo universo convergeva in quegli amati capelli biondi e nella dolcezza infinita che riempiva quei begli occhi azzurri.
.
Toccarlo, lasciarsi cingere dalle sue mani familiari e calde, fu la più dolce delle torture; socchiuse le lunghe ciglia castane sugli occhi, costringendosi a reprimere la commozione e la felicità che provava lì, fra le braccia di Peter, cullata dalla musica e dal frusciare della seta.
.
Volteggiarono fra i danzatori come se nulla esistesse salvo loro, come se il mondo all’infuori dei loro sguardi fosse avvolto da un’opalescente cortina d’inconsapevolezza; si sentiva ebbra, Shaylee, e non avrebbe rinunciato a quella sensazione per niente al mondo.
.
Peter era lì, era suo, niente più avrebbe potuto portarle via quell’uomo che era diventato il centro della sua serenità, il suo equilibrio; e, quando lui si chinò per sfiorarle la guancia con un bacio, rabbrividì e si sentì arrossire come una ragazzina, aggrappandosi alle sue spalle forti – timorosa di annegare, di perdersi in quell’incredibile beatitudine.
.
-Devo dirti una cosa.-
.

.

.
Sul marmo delle statue le gocce d’acqua scivolavano, placide, raccogliendosi negli incavi come miriadi di perline opalescenti.
.
Aysell, annoiata, allungò una mano per seguirne la scia in punta di dita – era più interessante stare lì, inerpicata sulla fontana, piuttosto che farsi prendere in giro dagli alti dignitari stranieri.
.
A quel pensiero, la naiade digrignò i denti: ragazzina a lei? Aveva nove secoli di vita alle spalle, come osavano quegli stupidi damerini darle della ragazzina!?
.
Sbuffò, stirandosi pigramente sul dorso del cavallo rampante che si ergeva, maestoso, al centro della piattaforma rialzata circondata dai giochi d’acqua che, in un momento di indolenza, lei aveva richiamato a sé.
.
Ragazzina.
.
-Ma per piacere.- mugugnò, scostando bruscamente la treccia scarmigliata dalla spalla.
.
Quella dannatissima festa era stata una pessima idea e, di certo, si sarebbe premurata di far pervenire al Re e al suo caro compare Edmund tutte le sue rimostranze – avrebbero almeno potuto dire in giro che lei non aveva quindici anni, maledizione!
.
Nessuno si era degnato di invitarla a ballare, nessuno le aveva rivolto una riverenza... non le avevano nemmeno offerto da bere!
.
L’avevano forse scambiata per una paggetta!?
.
Aveva passato la serata in disparte, chiacchierando con le altrettanto annoiate Tara e Lucy; Edmund, a onor del vero, aveva provato a rabbonirla un poco e ad offrirle un giro di danze, ma l’espressione offesissima di Tara l’aveva scoraggiata dall’accettare.
.

-Non ti preoccupare, Tara, ne basta uno di Pevensie in famiglia!-
.

Tara, sorpresa, non aveva fatto in tempo a replicare a quel borbottio divertito che la Guardiana le aveva sussurrato all’orecchio: Edmund l’aveva presa per mano e se l’era praticamente trascinata via, lasciando un’esilarata Lucy a ridacchiare sommessamente in compagnia della naiade.
.
Sospirò.
.
Lucy aveva lasciato la festa poco dopo il discorso di Caspian, adducendo come scusa una stanchezza molto poco convincente; anche Mirime, che non amava le occasioni mondane, l’aveva abbandonata in balia di quegli odiosi invitati che non sapevano far altro che rivolgerle sorrisetti accondiscendenti e sguardi inteneriti – insomma, gli stessi che avrebbero potuto dedicare a un gattino domestico.
.
Nessuno si era accorto di lei quando, spazientita, aveva abbandonato la sala: Siria era tutta impegnata a cercare di non pestare i piedi a Caspian mentre ballavano, Talia cercava di nascondersi dagli elfi e Aslan, beato lui, era scomparso di nuovo – e, stavolta, non poteva nemmeno dargli tutti i torti.
.
Il silenzio confortante di quello specchio d’acqua l’aveva accolta, comprensivo, avvolgendola nella quiete del giardino deserto; si era arrampicata sulla statua del cavallo ed aveva giocato per un po’ con gli zampilli, lasciando poi che il loro mormorio allegro la cullasse e lenisse un poco l’onta dell’offesa che aveva subito.
.
Evidentemente, però, non esisteva un solo posto in quel castello che potesse considerarsi davvero silenzioso.
.
-Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo…-
.
Aysell inarcò un sopracciglio, sbirciando da dietro la criniera per capire chi fosse venuto a rompere le scatole nel suo angolino di serenità; di certo non si sarebbe aspettata di riconoscere la figura minuta di sua sorella Shaylee nella penombra, occupata a camminare avanti e indietro come un’anima in pena.
.
La bionda inclinò la testa, accigliata, scrutando l’altra con curiosità ed un pizzico di apprensione. Che cosa era successo per innervosire tanto Shay?
.
-Cos’è che sapevi?- le domandò, sollevandosi dal suo confortevole nascondiglio e lanciandole un’occhiata obliqua.
.
Shaylee sobbalzò, colta di sorpresa, soffocando uno strillo fra le mani curate e rischiando d’incespicare sui ciottoli; il suono improvviso spaventò i giochi d’acqua che, timorosi quanto la loro Guardiana, si ritirarono di scatto nel letto della fontana.
.
-Aysell, mi hai quasi fatto venire un accidente!- sbottò la castana, irritata, premendo una mano sul petto con un certo atteggiamento teatrale che la sorellina, già esasperata, non mancò di notare.
.
-Se non ti è venuto vedendo Peter appena sveglia, dubito che potrei mai causartelo io.- commentò, acida, mentre s’ingegnava per scendere dal cavallo senza capitolare – e senza strapparsi il vestito.
.
Comprese però che qualcosa non andava quando, invece di rimproverarla come al solito, Shaylee s’incupì ed abbassò lo sguardo, tornando a torcersi nervosamente le mani. -Che cosa succede?- le domandò, quindi, una volta raggiuntala.
.
Shaylee, che sembrava non aspettare altro che quella domanda, si abbandonò ad un sospiro affranto e si sedette, con squisito abbandono, sul muretto. -Se ne andranno.- sussurrò, celando il tormento fra le dita che, misericordiose, salirono a raccogliere il dolore di quella giovane Sovrana.
.
Aysell, per tutta risposta, si limitò ad inarcare un sopracciglio: chi se ne sarebbe andato, esattamente?
.
La sorella continuò, imperterrita, senza nemmeno notare l’espressione interrogativa dell’altra. -I Pevensie. Aslan ha detto loro che è giunto il tempo di tornare nel loro mondo.-
.
Fu uno sforzo titanico, per la Guardiana, impedirsi di alzare gli occhi al cielo.
.
Mancava soltanto questa! E adesso chi la tiene più Shay!?
.
-I-Io sapevo che sarebbe successo, lo sapevo sin dall’inizio!- proseguì, infatti, Shaylee. -Tutto questo è completamente sbagliato, non avrei mai dovuto permettere che succedesse!- la maggiore si alzò in piedi, ricominciando il suo angosciato andirivieni ed ignorando completamente il plateale sbigottimento dipintosi sul volto di Aysell.
.
Ma siamo sicuri che sia davvero una brutta cosa, questa? Non è che Peter sia molto utile, al momento… non che lo sia mai stato, a dire il vero.” pensava intanto la piccola, ignorando a sua volta i brontolii della sorella.
.
-Mi sono fidata di lui… mi sono innamorata di lui, e adesso…- Shaylee, sconsolata, si fermò, volgendo lo sguardo velato di pianto al ritratto riflesso sulla superficie dell’acqua.
.
Okay, forse è il caso di dirle qualcosa.
.
-Shay_- cominciò Aysell, ora sinceramente preoccupata.
.
-Io devo tornare al mio Regno.- la interruppe subito la castana, drizzandosi di scatto e rassettandosi la già impeccabile treccia sulla spalla.
.
Cosa?
.
-Cosa?- ripeté, stavolta a voce alta, la più giovane.
.
Shaylee scosse la testa. -Non voglio essere qui quando partiranno, domani. Non sono in grado di sopportarlo, mi spiace.- mormorò, rivolta più a se stessa che all’altra, spazzolando la veste col dorso di una mano e dandole le spalle.
.
-Shay…- Aysell tentò di richiamare la sua attenzione, ottenendo però solamente un testardo silenzio in risposta.
.
La Sovrana delle Naiadi, in quel momento più simile ad una ragazzina spaventata che ad una grande regina, cominciò ad avviarsi lungo il sentiero; la Guardiana la seguì, maledicendo mentalmente Peter e tutta la sua futura e sciagurata progenie.
.
-Porgi i miei saluti a Caspian, mi terrò in contatto finché non_-
.
-Shaylee, ora basta!-
.
Lo strillo di Aysell echeggiò nel grande giardino con una violenza stupefacente, raggelando Shaylee quando le dita fredde della piccola le si strinsero fermamente attorno al gomito.
.
Si costrinse a voltarsi e, stupita, si accorse di quanto sembrasse furiosa la sua sorellina in quel momento: in quegli occhi grigi, per la prima volta, Shaylee scorse turbamento e rimpianto – un ricordo lontano, forse, ma che Aysell non aveva mai condiviso con nessuno.
.
-Lasciami… Aysell, lasciami andare.- tentò di convincerla, ma la bionda la strattonò per impedirle di allontanarsi.
.
-No!- sbottò la Guardiana, stringendo con una forza impressionante il braccio dell’altra. -Che cosa vuoi fare, lasciarlo andare via così?-
.
L’espressione di Shaylee, in risposta a quelle domande, fu estremamente eloquente.
.
-Ma sei impazzita?- soffiò, ostile, Aysell. -Vuoi vivere sapendo che non potrai vederlo mai più, che non saprai mai se starà bene, se gli mancherai? Vuoi sapere che morirà lontano da te, vuoi vivere sapendo di non avergli nemmeno detto addio?- snocciolò, odiando il fremito che avvertì incrinare le proprie parole.
.
Come si poteva essere tanto crudeli ed egoisti da desiderare un destino simile per sé?
.
-Non puoi fare una cosa del genere!- strillò, tirando indietro la sorella e fissandola con una rabbia tale che Shaylee, per un istante, non riuscì a riconoscerla.
.
-Smettila!- protestò, riuscendo finalmente a liberarsi dalla morsa di quelle dita improvvisamente sgradevoli e congelate. -Io__-
.
-NO!- l’acqua della fontana, alle spalle della Guardiana, s’intorbidì. -Smettila tu!-
.
La coscienza di Aysell fremette quando, al suono disperato della sua voce, i pensieri delle tre sorelle conversero istantaneamente su di lei; le scacciò, più bruscamente di quanto non avrebbe voluto, tirando su col naso e costringendosi ad inghiottire il groppo di dolore e di frustrazione che le si era annodato in gola.
.
Si strinse le mani attorno alle spalle, avvertendo un freddo sin troppo familiare strisciarle dentro come un tarlo dispettoso e maligno; Shaylee, accortasi del repentino cambiare del suo atteggiamento, provò ad avvicinarla.
.
-Aysell…- mormorò, conciliante; ma, quando si allungò per abbracciare la sorellina, quella si ritrasse.
.
-Rimani.- sibilò, perentoria, la bionda, scoccandole un’occhiata tanto fredda e furiosa da sedare immediatamente ogni possibile replica. -Rimani per dirgli addio.-

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.
My Space:
.
Purtroppo ho POCHISSIMO tempo per scrivere le note dell'autrice, ma ci tenevo a pubblicare il capitolo!
Non ho ancora la connessione internet a casa (mi sono trasferita di recente), per questo ho tardato tanto con l'aggiornamento e non riuscirò, per un po', a rispondere alle recensioni e a scrivere delle note decenti. Però ecco qua il penultimo capitolo di Rebirth, spero che non ci siano erroracci perché DreamWanderer ed io abbiamo finito un po' in fretta fra la stesura e la correzione e quindi potrebbe essere scappato qualcosa ^^'

.
.
Nota dell'Autrice:
Seven Gods è stata rimossa da EFP per via di alcune controversie relative al copyright, ma sto continuando a scriverla appassionatamente e potrete averne notizia nel gruppo FB "Uno sguardo su... Seven Gods"; potrete trovare tante curiosità e spoiler sulla pagina dedicata alla saga di Rebirth, Narnia's ~R~ e curiosità e pensieri sulla mia pagina personale, Ray; voglio ringraziare immensamente la mia beta DreamWanderer, che trovate sia su EFP che su Facebook, che mi sta aiutando con la correzione di tutte le mie storie e non è facile ^^' specialmente perché, nel frattempo, sopporta me U_U
Vi ringrazio per aver letto e seguito Narnia's Rebirth sino a qui: ci risentiamo al prossimo capitolo!
Big hugs,
B.
..
.

.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: ranyare