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Autore: Calenzano    30/03/2014    1 recensioni
Keana, intellettuale del distretto 5, introversa e inquieta. Con tanta passione per i grandi ideali quanta sfiducia in sé stessa. E con il tacito desiderio di una sorella minore. Non certo il tributo ideale per i Giochi. Ma quando Capitol City va a colpire nel profondo, non può più permettersi di restare a guardare.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede!”

(Pirandello, "Così è (se vi pare)")

 

 

 

Siamo giunti all'atto finale, l'intervista con Caesar Flickerman, il più celebre giornalista di Capitol City. Tutta Panem ci vedrà; se non altro, stavolta in abiti normali. Ebes ha avuto comunque di che sbizzarrirsi anche qui, è da stamattina che è in fibrillazione, e trilla acutissima imperversando qua e là tra il suo staff. Con mio grande gaudio, si fa per dire, abbiamo dovuto sottoporci a una seduta estetica completa: parrucchiere, manicure e trucco, e ora siamo pronte per le telecamere. Codrina è davvero graziosa. Questo inverno si è fatta crescere i capelli, che adesso sono lunghi fin quasi a metà schiena, sciolti in morbide onde color grano sulle spalle e trattenuti da una treccia a cerchietto. Indossa un abito di stile greco color turchese, che le fa risaltare gli occhi, e sandali alla schiava bassi. Per me invece è tutta un'altra musica. Mi sento terribilmente a disagio, persino peggio che con il vestito luminoso della parata. Questa roba è leziosa, bislacca, pacchiana, insomma, non c'entra proprio nulla con me. Oltretutto, mi sta da cani. Sulla gruccia poteva ancora essere sfiziosa, anche se non è il mio genere, ma addosso a me fa davvero pietà. Si tratta di un vestito di organza con spalline arricciate, corpetto aderente e gonna al ginocchio con orlo anch'esso arricciato. A completare l'obbrobrio, è di un improbabile rosa peonia, così come le tacco 10 abbinate. Mi vedo già distesa a pelle di leone sul palco davanti a Flickerman. Non sono capace di muovermi su questi trampoli, tanto più a passi ampi come sono abituata.
“Ebes, io detesto il rosa, non ci sarebbe qualcosa di nero...?” Avevo provato a chiedere, ben sapendo che era inutile.

Infatti avevo rimediato uno scandalizzatissimo “Ma cara!!! Nero, che cosa maaaacabraa! Nella vita ci vogliono i colori! Quel rosa è delizioso con i tuoi capelli scuri, e ti ravviva un po' quel visuccio pallido....”

“Pallido per lo studio. E il nero invece è serio, sobrio, e sfina.” Avevo ribattuto, più per puntiglio che altro.

“Come se ne avessi bisogno....” Aveva commentato Janus, alludendo alla mia magrezza. Insomma, non c'era stato verso.

 

Prima di uscire, fermiamo Elder. “Come ci comportiamo?” Le domanda Codrina. Io annuisco, agitata.

“Siate naturali.” Risponde lei con calma.

“Elder...” Dico a disagio. “Te ne sarai accorta, io non do il meglio a prima vista. E non so arruffianarmi la gente.”

“E neppure devi cercare di farlo. Semmai suscitate curiosità, fate intuire che avete risorse nascoste. Non avrai certo problemi. Nemmeno tu, Codrina. Va bene l'aria timida ed educata, ma non farti tirar fuori le parole con le pinze. Soprattutto, puntate sulle “sorelle”, fate vedere quanto siete legate. Insomma, dite la verità, senza esagerare.”

 

 

Ora mi trovo, agghindata come una bomboniera, nella grande sala dietro le quinte degli studi TV di Capitol City. Come per la valutazione, saremo chiamati uno ad uno per essere intervistati, tre minuti ciascuno. Lo studio è ovviamente strapieno, e quando Caesar Flickerman, giacca splendente di lustrini e sorriso ancor più abbagliante, ha fatto il suo ingresso, l'applauso è arrivato perfettamente udibile fin qui. Devo dire che Caesar ha un savoir faire tutto particolare: sa entusiasmare il suo pubblico, tenerlo in sospeso, farlo sentire complice, tutt'altra cosa rispetto a Janus. Già, Janus. Poco prima di andare a prendere posto in platea, mi ha preso in disparte. “Lo vuoi un consiglio?” Mi ha fatto a bruciapelo.

Sorpresa da questo inaspettato interessamento, ho fatto segno di sì, certo che lo voglio. “Qui la gente vive di finzione. Respira il niente dal momento in cui si alza fino a quando va a dormire, e forse pure nei sogni. Non c'è niente di più rivoluzionario a Capitol City della verità. E voi due avete in mano qualcosa di dannatamente vero. Forse non immagini neanche l'effetto che può avere un'amicizia come la vostra. Usalo, ma con attenzione.”

Ha fatto un cenno di intesa, e per un momento il suo volto mezzo blu non mi è parso più tanto stravagante. Mi ha dato una pacca sulla spalla, ed è sparito tra gli spettatori.

La voce di Flickerman sta esclamando: “Li avete visti sfilare alla parata, ora è arrivato il momento di conoscerli personalmente da vicino. Signore e signori, i tributi della quarantaquattresima edizione degli Hunger Games!” Parte la musica, e viene chiamato il junior del distretto 1. Mi viene in mente quanto sia fuori luogo il termine “personalmente”. Adesso siamo delle persone? Non si mandano delle persone a morire per divertimento, i tributi non sono persone. Mi riscuoto, meglio prestare attenzione. C'è un ampio schermo sulla parete della nostra sala per permetterci di seguire le interviste, in attesa del nostro turno. Il ragazzotto fa lo spaccone, come immaginavo. Dei quattro Favoriti è quello che mi spaventa di meno, è indubbiamente abile con le armi e aggressivo, ma a ben guardare non è che sembri troppo sveglio. A meno che non sia una tattica, ma ne dubito. Il suo compare di distretto Wolwerine, strizzato in uno smoking scuro, non si atteggia molto diversamente, ma all'esibizione dei muscoli sa unire presenza di spirito e una fredda intelligenza. Caesar gli chiede una dimostrazione con un punching ball che viene subito portato in scena. Lui non si fa pregare, suscitando urletti e applausi ammirati dal pubblico.

Quindi tocca al junior del 2. E' del tutto diverso dai primi due, il papillon gli dona un'aria sbarazzina, e recita la parte del bravo ragazzo. Quando Flickerman gli chiede chi occupi un posto speciale nel suo cuore, forse qualche bella ragazzina? lui lascia tutti di stucco.

“In realtà, la persona a cui sono più affezionato... E' qui con me. Io voglio molto bene a Retia, e le ho promesso che vinceremo insieme.”

Il pubblico applaude, in sala c'è un certo moto di sorpresa, e io salto su, incredula, trattenendomi a fatica dall'urlare: ma che bugiardo! Questa l'hanno creata a tavolino, chiaro come il sole, in risposta alla nostra immagine delle “sorelle”.

“Ma se fino a ieri lei lo guardava a malapena!“ Mi bisbiglia Codrina, indignata. Sarà stata un'idea loro? Che facce di bronzo... Guardo di traverso la sua senior, che però ha un'espressione strana. Anzi, stringe le labbra, anche se per il resto rimane impassibile. Il tempo di Hebi sta per scadere, e lei si alza. E' splendida in un elegantissimo abito stile impero, con una raffinata cintura a ricami d'argento e turchesi, che drappeggia esaltandole le forme slanciate. Ha già recuperato tutta la sua arroganza, e incrociando il mio sguardo mi lancia un'occhiata sprezzante. D'impulso, prima che esca dalla stanza le sbarro la strada, e le faccio, a muso duro: “Ma chi pensate di prendere in giro?!? Non siete poi tanto Favoriti se dovete ricorrere a questi mezzucci...”

Il suo sguardo omicida mi gela e mi toglie ogni ardire. D'istinto mi verrebbe da indietreggiare e scansarmi, ma mi impongo di non muovermi.

“Non so di che parli.” Sibila, e mi urta intenzionalmente passandomi accanto. Sento le guance infiammarsi. Per un attimo la stizza è più forte della paura, vorrei trovare qualcosa di sarcastico che le faccia abbassare la cresta. Ma chi diamine crede di essere? “La Favorita con il punteggio più alto, seducente come una pantera e letale come un cobra. E lo è.” Grazie, vocina. La verità è che riesce a farmi sentire una povera sciocca imbranata e insignificante, una nullità con la ridicolissima pretesa di competere con una tanto superiore come lei. Sullo schermo Flickerman le sta domandando se si sente pronta.

“Assolutamente sì, fin dal momento in cui mi sono offerta volontaria.” La voce è tranquilla e sicura, la voce di una vincitrice.

“Hebi ha detto che vincerete insieme, anche tu prevedi un ritorno trionfale al distretto?”

“Non ho dubbi che sarà così.”

Mi viene in mente la vecchia battuta: solo i cretini non hanno dubbi. Ne sei sicuro? Senza dubbio; e la sussurro all'orecchio di Codrina, suscitando una sua risatina. I tributi scorrono, e arriva il suo momento.

“Molti di voi ne hanno già sentito parlare come le “sorelle di sangue” del distretto 5: queste due ragazze, una giovanissima e una giovane, sono arrivate insieme legate dall'affetto, e insieme scenderanno nell'arena, per tornare insieme a casa.... Signori, dal 5, Codrina!” La vedo entrare timida in un turbinio di applausi, aspetta persino il permesso del conduttore per sedersi. Il suo sorriso dolce, le sue risposte un po' esitanti e persino un tentativo di spiritosaggine conquistano subito il pubblico, e anche Caesar. Ma è quando le chiede del nostro rapporto che dice qualcosa che non scorderò facilmente. “Keana mi ha insegnato tante cose... Non solo a scuola, ma anche nella vita.... E so che se ho un dubbio – o paura di qualcosa- posso sempre chiedere a lei. Di lei mi posso fidare, sempre.”

Per un attimo mi viene la sgradevole paura che l'abbia detto tanto per dare retta alle raccomandazioni di Elder. Ma dentro di me so che non è così, e devo guardare altrove per dominare l'emozione. Caesar la ringrazia, e nel congedarla le accarezza le testa come una bambina. Ci siamo, sento le mani sudate per la tensione, e non so come tenerle. Un addetto mi sospinge fino ad arrivare alla quinta di entrata sul palco, sento annunciare:“E adesso la maggiore delle due “sorelle”: Keana!” Camminando con cautela sui tacchi traballanti, le spalle rigide, entro. Le luci, fortissime, mi abbagliano, mentre esplode una fragorosa acclamazione. Lo studio è incredibilmente ampio, molto più di quanto non sembrasse sullo schermo, e un mare di facce e look variopinti si estende a perdita d'occhio. Caesar, seduto a gambe accavallate sulla sua poltrona mi rivolge un largo sorriso, e mi invita a sedergli di fronte. Lo faccio, ma mi rendo conto di essere rigida come un palo, e cerco di rilassare un po' la postura. “Allora, Keana, parlaci un po' di te. Sei la prima volontaria del distretto 5. Come è stato prendere questa decisione?”

Ho un attimo di spaesamento, e stupidamente domando: “Chi, io?”, suscitando un'ondata di ilarità nel pubblico. Mi sento arrossire, e tento di recuperare: “E' stato un po' come se qualcosa mi spingesse... Non è stata una decisione meditata, voglio dire. Ho immaginato Codrina nell'arena.... E l'ho fatto.”

Caesar annuisce. “Una decisione del cuore, dunque... Sei una che segue il cuore, Keana?

Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.” Mi esce senza pensare.

“Certo, naturalmente...” Se è spiazzato, si riprende subito. “Devi volere davvero un gran bene a Codrina.” Avverto una punta di irritazione. Perchè tutti continuano a dirlo? Non è abbastanza ovvio? Non qui, rifletto, ricordandomi delle parole di Janus, e decido di cogliere il momento.

“Sì, ecco...” Devo farmi violenza per tirare fuori cose così personali di fronte a un estraneo, figuriamoci poi di fronte a mezza Capitol City. Ma so che mi devo sforzare, è troppo importante. “Io non ho fratelli, e ne ho sempre desiderato uno. Poi ho conosciuto lei, l'ho vista crescere, e diventare quella ragazzina meravigliosa che è ora. Non avrei potuto sopportare di perderla.” Il pubblico si scioglie in sospiri di struggimento. “Quindi ho intenzione di fare in modo che nessuno le faccia del male.” Soggiungo, che sia chiaro anche ai Favoriti.

“E in modo pensi di proteggerla, vuoi rivelarcelo?” Chiede Caesar in tono confidenziale. In effetti vorrei saperlo anch'io, ma non mi pare esattamente la cosa migliore da dire.

“Preferirei mostrarlo sul campo.” Rispondo, sperando di apparire enigmatica. Cercando di non farmi notare, tiro verso il basso l'orlo della gonna, tentando di guadagnare qualche centimetro di copertura in più.

“E i tuoi? Cosa hanno detto?”

Ahia, argomento pericoloso. Mi sforzo di mantenere un tono neutro, e per non rischiare fisso un punto dietro al conduttore. “Credo non sia stato facile.” L'eufemismo dell'anno. “Ma sono stati loro a trasmettermi una visione del mondo fondata su valori precisi, tra cui quello di pensare agli altri prima che a sé stessi. Io non ho fatto altro che andare fino in fondo. Quindi spero che capiranno.” Lo spero, davvero. Mi sento spossata, quanto manca alla fine dell'intervista?

Caesar annuisce grave. “Capisco.” Poi riprende un tono brioso. “Bene, per concludere dicci un po' come hai trovato Capitol City! Che ne pensi, risponde alla tua visione del mondo?”

Non posso crederci, davvero me lo sta chiedendo? Non ci penso due volte. “Una splendida, perfetta confutazione dell'”Apologia” socratica, che si dipana all'interno di una scenografia beckettiana impazzita. Davvero interessante.”

Stavolta Flickerman è davvero spiazzato. Il suo sorriso si congela leggermente, lo vedo inumidirsi le labbra più di una volta. “Interessante, quindi...” Mormora suscitando applausi.

“Assolutamente.” Affermo sicura. “Chi non vorrebbe vivere in un limerick carrolliano anetico appena sortito dalla porta d'avorio? Decisamente affascinante...”

Il pubblico, che non deve aver capito una parola al di fuori di “affascinante”, strilla entusiasta tra i battimani. Caesar, da parte sua, è in crisi acuta, ridacchia nervosamente guardando smarrito qua e là, e per un attimo mi fa compassione. Per sua fortuna il tempo è scaduto, e posso quasi vedere il suo sollievo mentre mi congeda, augurandomi buona fortuna.

  
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