30/03/2014
3 recensioniDedica: /
Parole: 670 (Word). Sì, lo so, sfora di 170 parole (?).
Note: a fine capitolo.
#20 – Koala.
La prima volta che la maestra gli consegnò una scheda piena di addizioni e sottrazioni aveva sei anni e i suoi ragionamenti divennero un insieme non meglio identificato di qualcosa che non aveva per nulla senso. Così prese quel foglio e iniziò a piegarlo, facendo un aeroplanino, giusto per distrarsi da quei numeri.
Fu circa in quel momento che iniziò a fare origami, che poi erano una cosa che facevano tutti i bambini, per divertimento. Però lui più che divertirsi a farli si rilassava, era quel momento in cui poteva concentrarsi su qualcosa che poteva anche richiedere l’utilizzo di ottanta e più moduli, ma lo distraeva dai problemi ed era proprio per quello che Chisaku piegava la carta invece di fare gli esercizi di aritmetica.
Dopo quel passatempo iniziò a servire anche quando gli venivano in mente altre cose a cui non voleva pensare, come ad esempio i suoi genitori e nessuno poteva distrarlo da quello che stava creando piega dopo piega. E ad ogni piega un pezzo di mondo spariva e non tornava indietro a tormentarlo fino a quando l’origami non era completato.
Chisaku era riuscito a trovare qualcosa che gli permettesse di non vedere o sentire ciò che non voleva minimamente percepire.
Poi un giorno arrivò un nuovo bambino. Chisaku alzò lo sguardo dalla complicata opera d’arte che stava completando e osservò il ragazzino: aveva i capelli viola, grandi occhi dello stesso colore e un’espressione così seria in volto che persino lui che stava sorridendo, intento a terminare il suo lavoro, divenne serio.
Però pensò che non fosse proprio quello il termine. Pensò che quel ragazzino – che probabilmente doveva avere un paio di anni più di lui o giù di lì – fosse semplicemente triste. Beh, non che qualcuno fosse mai arrivato all’orfanotrofio felice.
Il punto era che, anche con il passare del tempo, Hikaru – aveva scoperto da Ame che si chiamava così e il cognome iniziava per O, ma non lo ricordava – non accennava a sorridere. Sembrava un koala imbronciato, si ritrovò a pensare Chisaku alla soglia del Natale e si disse che, essendo tutti a Natale più buoni, poteva sforzarsi di fare un regalo a quel bambino, giusto per vederlo sorridere.
Provò a fare dei biscotti, ma non ne era capace. Provò un disegno, ma evidentemente o lui era negato a tracciare linee che formassero un’immagine decente, o i pastelli con cui lavorava non erano alla sua altezza.
Sicuramente erano i pastelli.
Alla fine un regalo l’aveva trovato, e la sera del cenone di Natale trovò Hikaru in salotto seduto sulla poltrona mentre leggeva un libro. Entrò verso la stanza e andò in silenzio verso di lui, ma all’ultimo inciampò in un festone dorato e rischiò di cadergli addosso.
Il ragazzino alzò gli occhi dal libro e lo osservò. Chisaku gli allungò un sacchetto argento con un fiocco lilla, distogliendo lo sguardo per evitare di incontrare quello serio dell’altro.
« Stai sempre per i fatti tuoi e sembri un koala imbronciato ».
« Un koala ... imbronciato? » domandò l’altro.
Chisaku si voltò verso di lui « Sì ».
Il maggiore aprì il sacchetto senza parlare e tirò fuori un piccolo origami viola a forma di koala. Hikaru se lo rigirò tra le mani, poi sorrise.
Allora anche lui fa espressioni del genere, si disse Chisaku.
Gamma attraversò il corridoio e si fermò davanti ad una stanza con la porta aperta.
« Hikaru, sei lento come una tartaruga. » borbottò il ragazzo osservando il fidanzato che sistemava dei libri in una borsa.
« Guarda che la casa non scappa da nessuna parte. » ribatté lui voltandosi e Chisaku borbottò qualcosa riguardo al fatto che voleva uscire dall’orfanotrofio e trasferirsi nella loro casa il prima possibile, dopo di che uscì dalla camera.
Qualche istante dopo, Alpha lo raggiunse in corridoio.
« Preso tutto? » chiese Gamma, appoggiato al muro a braccia conserte.
Il ragazzo fece per annuire, ma all’ultimo tornò in camera e afferrò un ultimo oggetto dalla mensola, dopo di che tornò da Chisaku.
« Allora? Preso tutto? »
« Yes. » rispose, sistemando un piccolo koala origami in tasca.
Parole: 670 (Word). Sì, lo so, sfora di 170 parole (?).
Note: a fine capitolo.
#20 – Koala.
La prima volta che la maestra gli consegnò una scheda piena di addizioni e sottrazioni aveva sei anni e i suoi ragionamenti divennero un insieme non meglio identificato di qualcosa che non aveva per nulla senso. Così prese quel foglio e iniziò a piegarlo, facendo un aeroplanino, giusto per distrarsi da quei numeri.
Fu circa in quel momento che iniziò a fare origami, che poi erano una cosa che facevano tutti i bambini, per divertimento. Però lui più che divertirsi a farli si rilassava, era quel momento in cui poteva concentrarsi su qualcosa che poteva anche richiedere l’utilizzo di ottanta e più moduli, ma lo distraeva dai problemi ed era proprio per quello che Chisaku piegava la carta invece di fare gli esercizi di aritmetica.
Dopo quel passatempo iniziò a servire anche quando gli venivano in mente altre cose a cui non voleva pensare, come ad esempio i suoi genitori e nessuno poteva distrarlo da quello che stava creando piega dopo piega. E ad ogni piega un pezzo di mondo spariva e non tornava indietro a tormentarlo fino a quando l’origami non era completato.
Chisaku era riuscito a trovare qualcosa che gli permettesse di non vedere o sentire ciò che non voleva minimamente percepire.
Poi un giorno arrivò un nuovo bambino. Chisaku alzò lo sguardo dalla complicata opera d’arte che stava completando e osservò il ragazzino: aveva i capelli viola, grandi occhi dello stesso colore e un’espressione così seria in volto che persino lui che stava sorridendo, intento a terminare il suo lavoro, divenne serio.
Però pensò che non fosse proprio quello il termine. Pensò che quel ragazzino – che probabilmente doveva avere un paio di anni più di lui o giù di lì – fosse semplicemente triste. Beh, non che qualcuno fosse mai arrivato all’orfanotrofio felice.
Il punto era che, anche con il passare del tempo, Hikaru – aveva scoperto da Ame che si chiamava così e il cognome iniziava per O, ma non lo ricordava – non accennava a sorridere. Sembrava un koala imbronciato, si ritrovò a pensare Chisaku alla soglia del Natale e si disse che, essendo tutti a Natale più buoni, poteva sforzarsi di fare un regalo a quel bambino, giusto per vederlo sorridere.
Provò a fare dei biscotti, ma non ne era capace. Provò un disegno, ma evidentemente o lui era negato a tracciare linee che formassero un’immagine decente, o i pastelli con cui lavorava non erano alla sua altezza.
Sicuramente erano i pastelli.
Alla fine un regalo l’aveva trovato, e la sera del cenone di Natale trovò Hikaru in salotto seduto sulla poltrona mentre leggeva un libro. Entrò verso la stanza e andò in silenzio verso di lui, ma all’ultimo inciampò in un festone dorato e rischiò di cadergli addosso.
Il ragazzino alzò gli occhi dal libro e lo osservò. Chisaku gli allungò un sacchetto argento con un fiocco lilla, distogliendo lo sguardo per evitare di incontrare quello serio dell’altro.
« Stai sempre per i fatti tuoi e sembri un koala imbronciato ».
« Un koala ... imbronciato? » domandò l’altro.
Chisaku si voltò verso di lui « Sì ».
Il maggiore aprì il sacchetto senza parlare e tirò fuori un piccolo origami viola a forma di koala. Hikaru se lo rigirò tra le mani, poi sorrise.
Allora anche lui fa espressioni del genere, si disse Chisaku.
Gamma attraversò il corridoio e si fermò davanti ad una stanza con la porta aperta.
« Hikaru, sei lento come una tartaruga. » borbottò il ragazzo osservando il fidanzato che sistemava dei libri in una borsa.
« Guarda che la casa non scappa da nessuna parte. » ribatté lui voltandosi e Chisaku borbottò qualcosa riguardo al fatto che voleva uscire dall’orfanotrofio e trasferirsi nella loro casa il prima possibile, dopo di che uscì dalla camera.
Qualche istante dopo, Alpha lo raggiunse in corridoio.
« Preso tutto? » chiese Gamma, appoggiato al muro a braccia conserte.
Il ragazzo fece per annuire, ma all’ultimo tornò in camera e afferrò un ultimo oggetto dalla mensola, dopo di che tornò da Chisaku.
« Allora? Preso tutto? »
« Yes. » rispose, sistemando un piccolo koala origami in tasca.
/Note/
È finita. Finalmente, aggiungerei, perché non ne potevo più di aprire word e lasciare la pagina bianca perché non avevo ispirazione, tempo o peggio, voglia.
Di fatto alla fine sono giunta alla conclusione che il fandom di IE non mi entusiasma più come una volta, forse sarà il periodo o non so che altro.
Senza contare che ormai mi pare di scrivere per me stessa e tre/quattro persone (e sto esagerando), quindi mi sembra addirittura inutile pubblicare le fic. Farei prima a inviare le cose a chi interessa leggerle e ricevere un parere, perché sono sinceramente stanca di vedere quelle ottocento e passa visualizzazioni per capitolo e poi trovarmi con una recensione.
Cambierò aria per un po’ (?), dal momento che anche scrivere con i personaggi di IE inizia a starmi quasi … “stretto” (?) e già da tempo avevo intenzione di prendere delle long che ho iniziato nel fandom e modificarle rendendole originali, perché di fatto quando le avevo concepite all’inizio erano tali (?). Poi non è di fatto detto che non ricompaia random con qualche shot, ma sinceramente non so.
L’ho scritto perché non volevo essere una di quelle che scompare a caso senza motivi apparenti, poi di fatto voi potete anche fregarvene.
È stato un piacere.
Alicchan ~