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Autore: KuromiAkira    30/03/2014    3 recensioni
Il ragazzo annuì mentre la ragazzina si avvicinava, ammirata. - È ciò che hanno usato anche quelle persone? - chiese, sottolineando le ultime due parole con un tono disgustato.
L'uomo rise. - È molto di più, Kyoka. È molto di più. Con questo potrete fare quello che volete. Ma saremo soli, ve la sentite lo stesso? -
- Ma certo! - rispose lei, sorridendo. - Non abbiamo nessun dubbio, vero fratellino? - domandò poi, rivolgendosi all'altro.
- Nessuno - confermò il fratello, avvicinandosi a sua volta e chinandosi appena verso il contenuto della valigia.
- Ora, finalmente, potremo avere la nostra vendetta - mormorò.
Entrambi i ragazzini sogghignarono e il buio della stanza rendeva le loro espressioni estremamente sinistre.
[Sun Garden/Aliea Academy + Original Characters]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midorikawa Ryuuji, after Reize and the Aliea Academy'
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Il centro della città era ormai ridotto ad un grande e unico cumulo di macerie. La zona era già in parte stata sgomberata dai civili, con l'eccezione dei malcapitati rimasti intrappolati o feriti. I poliziotti stavano cercando di soccorrerli e, allo stesso tempo, di gestire quella strana situazione.
Minoru camminava indisturbato, poiché nessun agente sapeva come comportarsi. Minacce, parole e successivamente fatti, non erano serviti a nulla.
Come ultima alternativa, gli avevano anche sparato, inutilmente. Kirishima sembrava protetto da una specie di barriera invisibile.
Onigawara non osava affacciarsi e osservare la situazione, preferendo al momento nascondersi dietro ciò che rimaneva di un muro di un abitazione, reggendo con entrambe le mani la pistola.
Non era mai stato un codardo, e non aveva paura di perdere la vita. Ma era consapevole che affrontare quel ragazzo avrebbe comportato perdite inutili. Era disposto a morire, se necessario, ma rifiutava di farlo inutilmente.
Inoltre, non era certo che aggredire Minoru fosse l'opzione migliore.
Per quanto pericoloso, era pur sempre un ragazzino, che tra l'altro non sembrava più nemmeno in sé.
Non voleva dargli modo di pensare che tutti gli fossero ostili; avrebbe preferito, piuttosto, parlargli e cercare di farlo ragionare.
Minoru sembrava essere completamente disinteressato agli altri. Non sembrava godere del dolore che stava causando. Onigawara si chiedeva, quindi, cosa lo spingesse a comportarsi in quel modo.
Pur perso tra questi pensieri, l'uomo percepì qualcuno avvicinarsi e, con cautela, si spostò verso la propria destra per controllare.
Kira Seijirou, seguito alcuni dei suoi figli, cercò di raggiungerlo senza fare troppo rumore.
Kirishima era a molti metri da loro, e si avvicinava lentamente ma inesorabilmente; ben presto si sarebbe accorto della loro presenza, ma per il momento voleva parlare col detective.
- Mpf, sapevo sareste venuti - esalò l'agente.
Seijirou si accostò a lui, apparentemente calmo come al suo solito.
- Gli edifici sono stati evacuati? - chiese solamente, e la voce suonò cupa.
Onigawara tornò a volgere lo sguardo verso la strada, dove a breve si sarebbe trovato a passare Minoru.
- Sì. Il ragazzo sta puntando l'ospedale, ma immagino lo fermerete prima. Avete qualche piano? -
Il proprietario del Sun Garden scosse la testa. - Nulla di certo. Non ci resta che rischiare, come Ryuuji ha fatto con Kyoka - dichiarò, preoccupato.
Sapeva che Midorikawa, da cui si era separato poco prima, avrebbe affrontato quel ragazzo, col rischio che questo reagisse senza dargli ascolto.
Ma lui si era avvicinato per potersi mettere in mezzo in caso di pericolo, per poter proteggere i suoi figli.
Onigawara stava ancora attendendo, quando la palla viola che Minoru portava con sé sfrecciò per l'ennesima volta verso un edificio, distruggendolo.
Seijirou osservò in silenzio le macerie crollare, chiedendosi il senso di quelle azioni.
Fino a quel momento né Kyoka né Minoru si erano lasciati andare ad una così cieca rabbia indiscriminata, preferendo concentrarsi sui suoi figli che seminare distruzione.
Non avevano motivo, in ogni caso, di colpire persone innocenti alla faccenda.
Perché, quel giorno, improvvisamente, il giovane Kirishima si era messo a seminare terrore in città?
L'ipotesi che non fosse definitivamente più in sé, e che Kenzaki avesse fatto qualcosa, si insinuò nella sua mente.

Relativamente poco distante, anche Midorikawa, seguito da alcuni dei suoi fratelli, si stava nascondendo, riflettendo sulla situazione attuale.
Minoru, pur con la solita calma, si stava comportando in modo strano, secondo lui.
Dietro di lui, Kurando commentò che era ormai impazzito come sua sorella, ma a Ryuuji non sembrava fosse così.
Azzardò ad affacciarsi, osservando le strade deserte ormai circondate dalla polvere.
"È vero, sta distruggendo tutto, ma se avesse perso la ragione sarebbe venuto direttamente all'ospedale e avrebbe puntato me senza esitazione, no?" pensò, scrutando i dintorni. "O è davvero impazzito tanto da scordarsi il vero motivo della sua vendetta? Non mi piace questa storia. Tutto questo," riprese tra sé, voltando la testa e fissando le macerie, "tutto questo mi è fin troppo familiare. È come se..."
- Avete finito di giocare a nascondino? - proruppe Minoru, interrompendo la riflessione di Midorikawa.
Lui e gli altri sollevarono la testa, ritrovandosi il ragazzo in piedi, sopra un edificio ormai privo di tetto, con la solita palla viola sottobraccio.
L'avversario fece scorrere lo sguardo su di loro, con fredda calma e senza apparentemente alcuna traccia della rabbia, ma anzi, addirittura con disinteresse.
L'espressione di sufficienza con cui li osservava innervosì molti di loro, ma Midorikawa fu attraversato da uno strano brivido.
Minoru non aggiunse altro e, con un movimento tanto veloce da risultare invisibile, calciò nuovamente la palla, che sfrecciò sopra le loro teste e frantumò la parete di una casa dall'altra parte della strada, a pochi metri da loro.
Gli orfani del Sun Garden capirono cos'era successo solo quando sentirono il rumore delle macerie e si voltarono per avere una conferma visiva dell'accaduto.
Sotto i loro occhi, il pallone si sollevò da terra, brillando, e sprigionò un visibile campo di energia, che sollevò un vento tanto forte da spingere all'indietro tutti loro, e abbattendo quello che rimaneva degli edifici immediatamente vicini.
Minoru saltò proprio un istante prima che il muro sotto di lui crollasse, e scelse di atterrare proprio accanto a Midorikawa.
Lo fissò per tutta la durata del salto e solo per un secondo apparve indecisione nel suo sguardo.
"No! Devi ucciderli!" gridò però una vocina dentro la sua testa; una voce infantile simile a quella aveva sentito dentro l'oscurità, ma più fredda. Il volto del ragazzino tornò neutro.
- Vi distruggerò, proprio come questa città - sussurrò, provocando a Midorikawa un secondo brivido. Ma quando si voltò verso di lui, Minoru si era già allontanato di qualche metro e aveva recuperato il pallone.
- Che diavolo hai intenzione di fare? - gridò Saginuma, avanzando di qualche passo, con evidente ira.
Kirishima non gli rispose, ma le labbra si piegarono in un ghigno crudele.
Ci fu una folata di vento, questa volta più leggera, seppur fosse bastata per sollevare per qualche istante la lunga coda di Midorikawa. Quest'ultimo rimase immobile, con gli occhi fissi su Minoru, quasi attendendo che egli rispondesse al quesito di Osamu, e solo quando sentì dei gemiti dietro di sé si accorse che la palla era sparita dai piedi del ragazzo.
- Ti ricordi? - domandò Minoru, prima che l'altro facesse in tempo a voltarsi, con tono lievemente divertito. - Ti dissi che meritavi di vedere i tuoi fratelli morire - gli rammentò.
Ryuuji, allarmato, si voltò all'indietro e ciò che vide gli raggelò il sangue nelle vene: il pallone viola giaceva placidamente in mezzo ai suoi fratelli a terra, tremanti e doloranti.
- È ora di punirti come meriti, Midorikawa Ryuuji - soffiò.
L'aria attorno era pesante, insostenibile e opprimente. Era come se gli penetrasse dentro il corpo e si depositasse sul petto, impedendogli di respirare.
Ryuuji osservò la scena con orrore e non riuscì ad impedirsi di aprire la bocca per ispirare aria, azione che gli risultò complicata, mentre una goccia di sudore gli attraversava la tempia e scendeva verso la guancia.
Studiò i suoi fratelli, senza riuscire a capire quanto gravemente fossero feriti, o se fossero in pericolo di vita.
Tornò a guardare Minoru, sentendosi inerme, totalmente incapace di opporsi. Lo fissò per lunghi istanti, cercando di mantenere la calma e ragionare, ma nessun pensiero gli attraversò la mente offuscata dal terrore.
Minoru rimase quasi in attesa, godendo dell'aspetto miserabile che sembrava avere l'assassino del fratello. Nessuna traccia d’indecisione o pietà attraversava più il suo sguardo ora freddo, quasi vuoto. Nonostante il ghigno che gli increspava le labbra, gli occhi sembravano totalmente indifferenti.
"Conosco quello sguardo" pensò dolorosamente Midorikawa.
Nonostante la paura, nonostante la consapevolezza che gli altri stavano rischiando davvero la vita, ciò che gli attraversò la mente in quel momento gli procurò una fitta al petto, e sentì ancor più crudele quella punizione.
- Perché? - domandò improvvisamente Ryuuji, indietreggiando di un passo. - Perché ti comporti così? -
Kirishima sembrò stupito da quelle parole.
"Il suo comportamento, lo sguardo vuoto come se in fondo non gli importasse nulla di quello che sta accadendo, l'aura che lo circonda... io conosco tutto questo. L'ho vissuto due anni fa!" si disse, stringendo i pugni.
- Ti stai comportando proprio come Reize, te ne rendi conto? - gridò, arrabbiato.
Sin da quando aveva visto tutte quelle macerie, Midorikawa aveva pensato che ciò che stava facendo Minoru, alla fine, era esattamente quello che aveva fatto lui due anni prima.
Sembrava come se quel ragazzo stesse cercando di vendicarsi comportandosi come lui, come per fargli capire cosa, esattamente, avevano provato gli studenti delle scuole che lui distrusse ai tempi della Aliea Academy.
E, per quanto avesse pensato, e in parte ancora pensasse, di meritare qualche tipo di vendetta, sapere che quel ragazzo aveva assunto il suo stesso atteggiamento lo ferì.
A quell'accusa, però, d'un tratto il volto di Minoru si contorse in una smorfia di disgusto.
- Come osi?! - esclamò, offeso.
- Che senso ha cercare vendetta diventando esattamente come me? Hai cercato di fermare Kyoka, tu comprendi la gravità di un'azione del genere, tu non volevi davvero uccidere! Allora perché ti stai comportando in questo modo? - domandò, tra la disperazione e la sincera confusione.
A sentire il nome della gemella, Minoru fece una smorfia.
- Taci! - tuonò. La pietra nel petto del ragazzo iniziò a brillare intensamente, tanto da essere ben visibile sotto la stoffa scura della tuta. Ormai aveva perso l'apparenza distaccata.
- Farai il gioco di Kenzaki, in questo modo! - provò a dirgli Ryuuji, sperando di convincerlo in qualche modo.
- Ho detto di tacere! - urlò nuovamente Kirishima, con tutta la voce che poté mettere in quelle parole.
Il secondo dopo Midorikawa si ritrovò a terra, sentì la sua guancia bruciare.
Non riuscì nemmeno a capire di aver ricevuto un pugno che Minoru gli si buttò addosso.
- Io non sono come te! - gridò quest'ultimo, colpendolo allo stomaco, provocandogli un sofferto attacco di tosse.
Lo sguardo del ragazzino somigliava, in quel momento, a quello che aveva Kyoka la notte del loro scontro diretto al cimitero: folle, orribilmente contorto dalla rabbia e privo della più minima lucidità. - Tu hai ucciso mio fratello, una persona innocente che non ti aveva fatto niente! Io ho tutto il diritto di comportarmi così! Io ho sofferto per due anni, mentre tu sei tornato a vivere spensierato come se nulla fosse. Sei un assassino! Sei un bastardo e devi morire! - urlava, continuando a colpirlo, ora sul volto, ora sullo stomaco.
Il ragazzo dai capelli verdi non riusciva nemmeno a muoversi. Non a causa del dolore, che percepiva praticamente dimezzato grazie all'influenza del meteorite, ma per la velocità e la violenza con la quale i colpi venivano inferti. Non riusciva a gemere o a gridare, perché i colpi gli mozzavano il fiato, quasi impedendogli persino di respirare.
- Uno come te non dovrebbe girare impunito nel Paese! - riprese Minoru. - Perché dovrei sentirmi colpevole e temere una punizione, se sto solo facendo ciò che tu hai fatto a me? -
Si bloccò improvvisamente, osservando il volto ormai livido e dolorante del nemico voltato verso sinistra a causa dell'ennesimo pugno e della spossatezza. I colpi erano stati così numerosi e forti che avevano finito per spaccargli la pelle all'altezza dello zigomo, delle guance, della fronte; sottili rivoli di sangue macchiavano la pelle originariamente ambrata.
Non ne provò pietà, ma lo infastidì non riuscire comunque a provare soddisfazione.
La vocina infantile tornò a riecheggiare nella sua testa. "Uccidi" ripeteva.
Una nuova determinazione attraversò lo sguardo del ragazzo dagli occhi viola, che riacquistò la compostezza di prima.
Lo afferrò per la mandibola, costringendolo a guardarlo. - Hai paura? - sibilò, tremando per la rabbia. - Hai paura, non è vero? - ripeté, col tono di chi desidera disperatamente una risposta affermativa. - Tu non puoi fare nulla contro di me. Ti stai chiedendo come stanno i tuoi adorati fratelli? - lo sfotté poi, lanciando una veloce occhiata ai corpi riversi a terra, ancora immobili. - Hai idea di quanto pesi quel pallone? - gli disse, ghignando.
A quelle parole gli occhi neri di Ryuuji si spalancarono leggermente, come se solo in quel momento si fosse effettivamente ricordato degli altri e tornasse a temere seriamente per le loro vite.
Minoru rise. Si alzò, ma sollevò Midorikawa trattenendolo ancora per la mascella.
- Sai di non poter fare nulla per salvarli. Tu eri pronto a sacrificarti, ma non pensi che questa sia una punizione più giusta? Non devo accanirmi su di te. Non è questo il mio scopo. Ammazzarti non avrebbe senso. Tu devi soffrire. Devi sentirti in colpa. Devi provare ciò che ho provato io per due lunghi anni - continuò.
Midorikawa non riuscì a ribattere nulla, poté solo osservarlo, spaventato. Nonostante la sua resistenza fosse ancora sopra la media, il dolore per i colpi subiti era ora troppo forte e si sentiva come paralizzato. Non poteva fare nulla. Il ragionamento di Minoru era corretto. Il ragazzino non solo voleva vendicare la morte del fratello, ma anche se stesso. Morire sarebbe stato troppo semplice, per Midorikawa.
"Occhio per occhio, dente per dente" pensò cupamente l'ex-capitano della Gemini Storm. "Alle mie accuse sembrava aver perso il controllo e, come avevo ipotizzato, si è accanito contro di me. Ma ora quella sua strana calma è tornata" ragionò, rassegnato a dover vivere quell'orrore.
Da qualche parte nella sua mente percepiva una sorta di stonatura, nelle parole di Minoru, ma non era nelle condizioni di dare importanza a questa sensazione.
"Quindi è la fine?" pensò solamente.
- Ryuuji! - gridò Seijirou in quel momento, arrivando di corsa insieme agli altri suoi figli e ad Onigawara.
Si bloccò, di fronte alla scena straziante che gli si presentò.
Quasi la metà dei suoi adorati bambini era a terra, chissà in quali condizioni. Midorikawa era in balia della furia di Kirishima, ormai senza forze.
Per un po' nessuno ebbe il coraggio di parlare, inorriditi dalle conclusioni che poteva portare una scena del genere.
Minoru spezzò quel silenzio opprimente. - Mi avete risparmiato la fatica di venirvi a cercare! - affermò, mentre la palla, ancora in mezzo agli orfani rimasti vittime del suo primo attacco, si sollevò pericolosamente a terra. - Ora farete la stessa fine! -
Il pallone brillò e schizzò verso Seijirou.
L'uomo sapeva che era inutile cercare di scappare e, proprio come il figlio adottivo, sembrò perdere ogni speranza. Ma allargò le braccia come per proteggere i ragazzini dietro di lui. Che lo colpisse e lo uccidesse, a Kira non importava. Ma desiderava che i suoi figli venissero risparmiati.
"Ci serve un miracolo" pensò, senza distogliere lo sguardo. "E qualcuno che lo compia, come la Raimon due anni fa."
- Smettila, fratellino! - gridò in quel momento Kyoka, correndo velocemente verso di loro e afferrando senza alcuna difficoltà il pallone proprio quando stava per colpire il gruppo di orfani.
Seguì un silenzio interrotto solo dai lontani brusii di una città ormai disastrata. Innumerevoli paia di occhi erano fissi sulla ragazzina dai capelli ricci, osservandola con meraviglia.
- K-Kyoka... - sussurrò il gemello, interdetto dal suo intervento.
Midorikawa volse con difficoltà il volto e la guardò. - Kyoka...?! - mormorò. Era stupito di vederla, anche se, andando incontro a Minoru, aveva pensato che la ragazzina non gli avrebbe dato retta. D'altronde non sembrava affatto una persona che dava ascolto agli altri. Ma le era grato per averli aiutati, segno che, ormai, era definitivamente dalla loro parte.
Kyoka osservò con orrore i ragazzini che giacevano a terra e Midorikawa ancora sollevato a terra da Minoru. La scena le ricordò ciò che lei aveva fatto proprio a Ryuuji. Tremò al pensiero e temette che il gemello, al contrario di lei, non potesse fermarsi.
Doveva fare assolutamente qualcosa. Se fosse intervenuta, se gli avesse fatto capire che ormai non voleva più cercare vendetta, forse il gemello si sarebbe convinto.
- Minoru, adesso basta! - esclamò quindi con forza, e con una sicurezza che non credeva nemmeno più di possedere.
Il gemello la fissò per lunghi secondi. Sembrò ponderare quelle parole, ma infine il suo volto tornò serio.
- Come osi mostrarti davanti a me? - disse con freddezza, lasciando andare la presa su Midorikawa, che si accasciò a terra con un sordo tonfo.
Kyoka s’irrigidì, vacillando.
- Minoru... -
- Traditrice! - gridò lui, perdendo per la seconda volta quella strana calma. - Tu sei mia sorella, saresti dovuta rimanere dalla mia parte! -
Kyoka sentì subito le lacrime offuscarle la vista, ma si fece forza. Questa volta era lei a dover sostenere il fratello.
Lasciò la presa alla palla e lasciò che le rotolasse ai piedi. - Minoru, ti prego! Non devi più fare del male a queste persone - provò a convincerlo lei, pur timorosa. Quelle parole continuavano a suonarle ipocrite, dette da lei. Ma era convinta di star facendo la cosa giusta, per una volta. - Loro non meritano di morire, anche se hanno fatto degli errori. Anche noi abbiamo sbagliato, non ha senso fare i loro stessi sbagli. Diventeremmo come loro e, se loro meritano davvero la morte, allora la meriteremmo anche noi! Nostro fratello non avrebbe mai voluto tutto questo! -
Ma più Kyoka parlava, più l'ira cresceva in Minoru. E, quando sentì il nome del fratello maggiore, percepì un improvviso risentimento verso la gemella.
- Non nominare Hiroki! - urlò, tendendo il braccio destro e puntandola con l'indice. La pietra incastonata nel suo petto tornò a brillare intensamente. - Alleandoti con i suoi assassini stai tradendo lui e la sua memoria! -
- Q-questo non è vero! - esclamò lei, offesa per le insinuazioni. Era strano che Minoru ragionasse in quel modo. Fu lui il primo ad avere dubbi, dopotutto. Non capiva se quelli erano i suoi pensieri più intimi o se Kenzaki gli avesse fatto qualcosa.
- Sei stato tu il primo a capire che uccidere non porterà a nulla, hai tentato di farmi cambiare idea. Ora ho capito anche io, quindi, ti prego, ora basta! -
- E tu eri quella che desiderava la vendetta a tutti costi. Non mi hai mai ascoltato, e improvvisamente hai cambiato idea! E ora, dopo avermi abbandonato, pretendi che io ti segua e lasci le cose come stanno? -
Kyoka sussultò, venne scossa da leggeri tremiti. Le loro posizioni si erano invertite completamente rispetto a qualche tempo prima.
- M-mi dispiace... - sussurrò, sentendosi colpevole. In una cosa Minoru aveva ragione: se lo avesse ascoltato subito, forse tutto questo non sarebbe mai accaduto. - Avevi ragione tu. Ero accecata dall'odio e non sentivo altro che il mio dolore - ammise. Si fece triste e abbassò lo sguardo. - E ignoravo anche te - aggiunse, con un tono di voce più basso, quasi non volesse sentire nemmeno lei quella frase. - Però, - continuò, con rinnovata decisione, rialzando lo sguardo, - adesso sei tu quello che non riesce a vedere nulla oltre la vendetta! Se sai che stavamo sbagliando, se ricordi di aver tentato di fermarmi, perché adesso ti stai comportando in questo modo? -
Ma il ragazzo non sembrò nemmeno ascoltarla. Nella sua mente riecheggiarono ancora le parole che udì quando si ritrovò dentro l'oscurità.
"Sono triste. Sono solo e sono triste."
- Ho sempre fatto tutto per te, che sei così egoista da non vedere oltre il tuo naso. Hai sempre fatto quello che volevi ignorando i sentimenti degli altri! Pur capendo i nostri errori, ti sono rimasto accanto per evitare che affrontassi le conseguenze da sola, perché sei mia sorella. Tu, invece, non hai esitato a lasciarmi solo! -
- Minoru... - sussurrò la ragazzina, ormai in lacrime. Quelle parole le facevano male, ma probabilmente erano solo la verità. Lui aveva ragione, era stata stupida ed egoista. Non c'era da stupirsi se, nel suo animo, lui le serbasse rancore.
- Kyoka non ti ha abbandonato! Lei voleva tornare da te - gridò improvvisamente Seijirou, dispiaciuto per la ragazzina. - Dovevamo toglierle il frammento di meteorite e se fosse tornata da te, Kenzaki l'avrebbe costretta a rimanere! -
- Non intrometterti! - gridò Kirishima, voltandosi di scatto verso l'uomo. - È anche colpa tua, ucciderò anche te, adesso! - affermò.
- No, Minoru! - gridò ancora Kyoka, consapevole che quello era stato il pensiero che l'aveva guidata, pochi giorni prima, da Midorikawa. - Ho rivisto Asako e Saburo, loro vogliono solo che torniamo da loro. Insieme possiamo superare il dolore. Non è ancora troppo tardi! - lo informò, sperando che il pensiero dei genitori adottivi lo facesse tornare in sé.
- Ma quando te l'ho detto io, non mi hai dato ascolto - mormorò lui, pieno di risentimento. - Nonostante i miei sforzi per sostituire Hiroki, non sono mai stato abbastanza per te! Ora che hai superato tutto, non ti servo più, no? Per questo mi hai abbandonato! - la accusò. - Vuoi riportarmi indietro solo per pulirti la coscienza! -
- N-non è vero! - gridò lei, ferita da quelle accuse. Era stata stupida, pazza ed egoista; ma mai avrebbe abbandonato suo fratello. Voleva che lui fosse felice, voleva che stesse bene. - Io... - provò a spiegarsi, ma lui la interruppe con una risata.
- Va bene così, Kyoka - disse lui, in un tono improvvisamente più calmo e rassegnato. - Nel momento in cui sono rimasto solo, ho fatto finalmente chiarezza nel mio cuore. Per far cessare il mio dolore non mi rimane altro che far finire tutto questo e uccidervi tutti quanti! - disse di nuovo, con un ghigno di puro sadismo. - E, se ti ostinerai ad aiutarli, Kyoka, allora considererò anche te una mia nemica, e non avrò riguardi - affermò, con decisione e rinnovata indifferenza.
La ragazzina sussultò nuovamente, incredula. Non avrebbe mai pensato che Minoru sarebbe arrivato a tanto. Si era illusa che, col suo intervento, il gemello si sarebbe calmato.
Midorikawa levò gli occhi sul ragazzino e, finalmente, comprese cosa tanto l'aveva insospettivo della sfuriata di prima: Minoru, nei suoi discorsi, aveva continuato a parlare della propria sofferenza, senza mai nominare Kyoka, come se ora fosse solo lui a soffrire.
- Come osi dirle certe cose? È tua sorella! - gridò Reina, dietro al padre.
Kirishima non rispose e continuò a fissare Kyoka.
La ragazzina piangeva, ma continuava a fissarlo tristemente, ferita dalle sue parole. E questo a lui, anche se non voleva ammetterlo, faceva male.
- Io ti voglio bene, Minoru! - gridò, in tono disperato. - E mi fido di te, so che non vuoi davvero farmi del male! -
Kyoka, con decisione, iniziò ad avanzare lentamente verso di lui, superando con attenzione i ragazzi che giacevano a terra.
Alcuni di loro, proprio in quel momento, ripresero conoscenza e aprirono gli occhi.
La ragazzina dai capelli ricci camminava in silenzio; piangeva, ma non distoglieva lo sguardo dal gemello.
"Quella volta mi sono messa in mezzo io" pensò lei, ricordando la sera al cimitero. "Ma adesso non mi colpirà. Ne sono certa."
Minoru la osservava, dapprima indifferente; ma, ad ogni passo di lei, il suo sguardo prendeva una sfumatura preoccupata.
- Kyoka... - sussurrò.
Dentro di lui il dolore aumentava, e quel dolore accresceva l'ira, accresceva la solitudine.
La vocina riecheggiò nuovamente nella sua testa.
"È lei a farti soffrire. È una nemica! Uccidila."
- No! - gridò Kirishima, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa come per scacciare quel pensiero. Ma il suo corpo si era già mosso e il pallone colpì la ragazzina. Quando Minoru se ne rese conto il suo volto si contorse in un'espressione di terrore.
Il pallone era condizionato dai suoi desideri più profondi, e sembrava obbedire a quella vocina, che aveva iniziato a sentire in quel posto buio.
Kyoka cadde a terra, a un paio di metri di distanza, e lì rimase, sotto gli sguardi sconcertati dei presenti.
Seijirou la fissò. Il corpo della ragazzina doveva essere ancora influenzato dal meteorite alieno, eppure Kyoka rimase lì, riversa a terra.
E, in effetti, la ragazzina non aveva risentito del colpo, non fisicamente almeno.
"Allora mi odia davvero" pensò lei, tornando a piangere silenziosamente, senza aver la forza di rialzarsi. "Non posso fare nulla per lui, né per gli altri. Se ci provo, ucciderà anche me."
Minoru la fissò con sconcerto. Ma velocemente il suo sguardo mutò e divenne pieno di terrore.
- Kyoka - sussurrò, come se non avesse il coraggio di chiamarla.
Sollevò il braccio, come se stesse per correre da lei, ma non si mosse. Iniziò a tremare. Poi gridò, inarcando la schiena all'indietro e mettendosi le mani tra i capelli.
Era un grido lungo, pieno di disperazione. Il meteorite nel suo petto continuava a brillare e la vocina lo intimava ancora di finirli tutti e mettere fine al suo dolore.
Sia Kyoka che Midorikawa cercarono di sollevarsi con le braccia, storditi tanto quanto gli altri.
- Midorikawa! - lo chiamò Rei, ex-Frost della Diamond Dust, a terra a pochi metri da lui.
Il ragazzo dai capelli verdi si voltò incredulo verso di fratello adottivo, quasi dubitando che almeno lui stesse bene. Ma, approfittando della scarsa attenzione che Minoru, dopo la comparsa della gemella, stava prestando a loro, gli orfani illesi erano andati silenziosamente a soccorrere i loro fratelli e nessuno di loro aveva più l'espressione allarmata di poco prima.
- Noi siamo vivi! - continuò intanto Mikoori. Altri orfani cercarono di alzarsi, o almeno di dare segni di vita. - Siamo solo stati sbalzati via, il pallone non era pesante! -
Ryuuji lo osservò qualche istante, poi fece scorrere lo sguardo su tutti i suoi amici, come per controllare che Frost stesse dicendo il vero.
- Ma allora perché...? - mormorò, ancora scosso.
Tornò a guardare Minoru.
Il ragazzo urlava, le sue mani si erano spostate all'altezza del petto, dove la pietra brillava ancora intensamente. "Sembrava davvero deciso a ucciderli. Lui mi ha chiesto se avessi idea di quanto pensasse il pallone; ma ricordo che, il giorno in cui Nagumo fu rapito, non aveva distrutto l'edificio. Forse Minoru può cambiare il peso della palla a piacimento? Ma anche così... perché ora li ha lasciati vivi?" ragionò, cercando anche di trovare una ragione.
Ma, sapendo che anche questa volta non era successo nulla di irreparabile, cercò di riprendersi e di mantenere la promessa che aveva fatto a sé stesso e a Kyoka. Cercò di alzarsi. "Conoscendo quel bastardo di Kenzaki, è molto probabile che l'abbia ricattato. Forse ha minacciato di fare qualcosa a Kyoka. Ma prima sembrava davvero avercela con lei" continuò, mentre si voltava verso la ragazza, che fissava il gemello senza aver il coraggio di rimettersi in piedi.
Tornò a guardare Minoru. Lui si stringeva il petto, proprio come se volesse stapparsi via il frammento dal corpo ormai scosso da spasmi.
"Io non voglio questo!" pensava intanto Kirishima, disperatamente.
"Io voglio questo" ripeté però la vocina infantile dentro la sua testa. "Io la odio"
- Sono arrabbiato con lei, ma non potrei mai odiarla. Smettila! - gridò, non accorgendosi nemmeno di aver espresso quel pensiero a voce.
Ryuuji sussultò, e lo stesso fecero gli altri.
"Con chi sta parlando?" fu il pensiero comune.
"È come se ci fossero due persone, dentro di lui" intuì. "Come un'altra personalità."
E, nel pensarlo, sussultò. Poi si fece triste e abbassò lo sguardo.
"Allora non lo faceva per punirmi. Non si comportava come Reize per rendermi le cose più dolorose. Lui, esattamente come me, si stava solo sforzando e, sentendosi costretto a fare del male, si è creato un'altra personalità" si disse, tornando a guardarlo. "Forse, inconsciamente, si è davvero ispirato a Reize, perchè è l'unico 'malvagio' che riesce a concepire. Ma, certamente, non l'ha fatto apposta. Ora capisco..."
In quel momento Midorikawa provava compassione per Minoru. Avendo intuito in che condizioni versava quel ragazzo, prese nuovamente la decisione di salvarlo.
Sì alzò e, camminando con lentezza, cercò di avvicinarsi al padre.
- Ryuuji! - esclamò l'uomo, poggiandogli le mani sulle braccia, guardandolo con attenzione come per accertarsi che stesse bene.
- Padre, - ansimò il ragazzino dai capelli verdi, affaticato, - ti prego, dammi la pietra bianca per Minoru. -
L'uomo gli rivolse un'occhiata stupita, ma Midorikawa sembrava sapere cosa fare. Così annuì e frugò nella tasca, porgendogli poi il ciondolo.
Senza dire nulla, ma ringraziandolo con lo sguardo, il centrocampista barcollò fino a Kyoka, e si inginocchiò vicino a lei.
- Kyoka, vieni con me. Dobbiamo fare qualcosa per aiutarlo - sussurrò dolcemente.
La ragazzina non rispose, ma roteò gli occhi per osservare Ryuuji con espressione disillusa. Nonostante l'aspetto malmesso, lo sguardo del ragazzo non era cambiato dai giorni scorsi. Lui era ancora convinto che si potesse fare qualcosa.
"Lui vuole uccidervi, te ne rendi conto?" pensò, senza avere il coraggio di dare voce alle sue riflessioni. "Ce l'ha con te tanto quanto ce l'ha con me."
- E se ci colpisse? - bisbigliò debolmente.
- Dato che siamo ancora condizionati dal meteorite, non ci ucciderà. Proprio per questo dobbiamo essere noi due a fare qualcosa. Ora Minoru sta combattendo contro l'oscurità del proprio cuore. È molto simile a me due anni fa. E solo tu puoi salvarlo - la informò, pacatamente. - Lasciami fare da esca, tu limitati ad avvicinarti senza far rumore. -
Colpita dal tono di voce del ragazzo, Kyoka lo fissò interrogativamente. Ryuuji annuì e le porse il ciondolo.
- Andiamo, Kyoka. Non arrenderti per così poco! Non può ucciderti, non vuole farlo. Forse farà male, ma non devi fermarti - le intimò.
La ragazzina lo guardò in silenzio, con gli occhi lucidi. Si mise a piangere, ma cercò subito di asciugarsi le lacrime col dorso della mano.
Afferrò il ciondolo e si alzò, barcollando solo leggermente.
Seppur in lacrime, seppur disperata, Kyoka tentò di fare come le era stato detto: iniziò a camminare verso Minoru, concentrandosi sulla sua figura piegata dal peso che portava dentro, forse qualcosa che a lei era persino sconosciuto.
Dopo qualche passo Minoru alzò la testa verso di lei; le mani andarono alla testa e scivolarono lentamente verso le guance, tirandole leggermente verso il basso e deformando ulteriormente il volto fino a quel momento elegante.
La fissò come se non la riconoscesse, come se ne avesse paura.
Kyoka gli sorrise dolcemente, per rassicurarlo.
- No! - gridò lui. - Vai via! - aggiunse, mentre il pallone, illuminandosi, iniziò a colpirla velocemente ignorando Midorikawa; rimbalzava a terra e la colpiva di nuovo.
"Fa male. Ma non è nulla in confronto al dolore che abbiamo dentro. Non è vero che finirà solo se loro muoiono. A me basta che Minoru torni da me. E insieme torneremo a casa" pensò, seppur iniziasse a risentire delle botte, e non si fermò e continuò ad avanzare. Il volto era ormai arrossato, essendo stato colpito varie volte, ma lei, lentamente, avanzava, un passo dopo l'altro e continuava a sorridergli.
"Devono morire tutti! Tutti!" continuava la vocina dentro Minoru, incessantemente, e il pallone deviò e colpì Karon al braccio.
Poi, ormai incontrollato, iniziò a rimbalzare in direzioni casuali.
- No! No! - gridò lui, prendendosi di nuovo la testa tra le mani e scuotendola - Sta zitto! Chi sei? Stai zitto! - gridava, sotto lo sguardo sconcertato dei presenti, che non capivano cosa stesse succedendo.
"Io sono solo. Sono solo e sono triste. Tutto per colpa loro. Meritano di morire. Uccidili."
Minoru iniziò a piangere.
- Non voglio tutto questo. - disse infine, singhiozzando. - Non voglio tutto questo! - gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, sollevando di scatto la testa.
Kyoka gli arrivò finalmente vicino e, vedendolo in lacrime, corse verso di lui.
- Minoru! - lo chiamò, buttandogli le braccia al collo.
Lui, a quel contatto, si lasciò cadere in ginocchio, esausto.
La ragazzina si affrettò a mettergli il ciondolo al collo. La pietra bianca brillò, e più intensa si faceva la sua candida luce, più quella del meteorite si affievoliva.
Quando la pietra aliena si spense del tutto Minoru riaprì gli occhi.
- K-Kyo... ka? - bisbigliò debolmente, sentendo le braccia della sorella stringerlo a sé.
La vocina continuava ad incitarlo, sopratutto contro la sorella, ma lui si sentiva troppo debole per muoversi.
Kyoka singhiozzò.
- Fratellino - disse lei, in lacrime. - Mi dispiace. Mi dispiace tanto. -
Lui rimase in silenzio qualche istante; poi, lentamente, ricambiò l'abbraccio e, finalmente, si rilassò.
- Sono sempre stata viziata e immatura. Ma ti prometto che cambierò e ti proteggerò. Così, se vorrai piangere, potrò sostenerti come tu hai sempre sostenuto me. -
- Piangere? - sussurrò lui. Era normale voler piangere, pensò in quel momento. Avevano sofferto molto, loro due.
Eppure, lui a un certo punto aveva smesso di versare lacrime. L'aveva fatto per essere forte e proteggere sua sorella.
Improvvisamente, fu come se la visione che aveva avuto quando era immerso nell'oscurità, durante gli ultimi esperimenti di Kenzaki su di lui, si fosse fatta più nitida.
Era lui che piangeva. Era il se stesso bambino che voleva sfogarsi, voleva piangere, aveva disperatamente bisogno di qualcuno. Se ce l'aveva tanto con Kyoka, era perché infantilmente la incolpava di averlo spinto a tenersi tutto dentro. Ma la colpa non era della sorella. Era lui che aveva preso da sé quella decisione. Se Kyoka era cresciuta viziata era anche colpa sua, che si addossava le responsabilità anche per lei.
In quel momento, prendendone atto, la vocina smise improvvisamente di farsi sentire, e Minoru provò uno strano sollievo all'altezza del cuore.
Ora Kyoka, nonostante stesse di nuovo piangendo come in passato, era pronta a sostenerlo, finalmente. Non aveva più bisogno di fingersi forte.
La strinse a sé e affondo il viso sulla sua spalla, coperta dai lunghi ricci scuri, sciogliendosi finalmente in lacrime.
- Sorellina - bisbigliò stancamente contro la stoffa del vestito. - Che stupido sono stato. Mi dispiace. -
Ma Kyoka si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo in faccia, e sorrise, nonostante le lacrime che continuavano a rigargli il volto ormai livido. Nel guardarla, Minoru si sentì tremendamente in colpa per quello che era successo.
- Cosa ho fatto... - mormorò, accarezzandogli la guancia. - Sono impazzito del tutto - ammise.
Seijirou, con cautela, si avvicinò a loro. - È stato Kenzaki? - domandò. sapeva che fare domande in quel momento poteva sembrare maleducato, ma non avevano molto tempo.
Minoru si irrigidì, sentendosi a disagio, ma comprese di non poter evitare di dare spiegazioni. Annuì e si staccò dalla sorella.
- Ha accresciuto il potere del meteorite - spiegò, abbassando lo sguardo e posandosi la mano sul petto. - Non riuscivo a contenere il potere. Dovevo... distruggere. Dovevo sfogarmi in qualche modo. E poi quella voce... -
- Quale voce? - domandò Kyoka.
Il fratello la fissò, ponderando bene se confessarglielo o meno. Poi si disse che ormai lei era abbastanza forte.
- La mia. Il me stesso stufo di tenersi tutto dentro e badare a tutto senza mostrare debolezze - rispose, notando come l'espressione della sorella si fosse rapidamente fatta colpevole. - Non ho diritto di lamentarmi, io per primo cercavo di tenerti dentro una campana di vetro. Sapevo di sbagliare, ma ho sempre pensato che fosse Hiroki l'unico a saper fare sempre la cosa giusta. Riusciva a calmarci entrambi. Non sapevo più cosa fare e mi sentivo inferiore - si sfogò.
Ma Kyoka scosse la testa, sorrise amaramente. - Per me era così naturale che non mi sono mai resa conto di quanto fosse difficile per te. Grazie per avermi protetta per tutto questo tempo, ma ora cercherò di diventare più forte - assicurò. - Hiroki non c'è più, ma andremo avanti lo stesso. Andrà tutto bene, fratellino! Te lo prometto - sussurrò lei.
- Davvero, piccola Kyoka? E su che basi affermi una cosa del genere? - chiese qualcuno, la cui voce, per i presenti, era facilmente riconoscibile.
Kyoka sollevò la testa di scatto; Kenzaki Ryuuichi stava avanzando verso di loro lentamente, come se si stesse godendo il panorama quasi apocalittico che li circondava. Il lascivo ghigno palesava tutta la sua malvagità e mancanza di rimorsi per ciò che aveva fatto e, anzi, guardava i propri oppositori con meschina pietà.
- Kenzaki! - gridò Seijirou, furibondo.
Ma l'uomo lo ignorò e, guardandosi attorno, rise.
- Davvero un bel lavoro. Peccato sia tutto fumo e niente arrosto - sentenziò, posando poi lo sguardo su Minoru. - Peccato. Questa volta ero certo che avresti ubbidito. Evidentemente sei troppo pusillanime. -
- Come ti permetti? - gridò Kyoka, piena di rabbia, attirandosi lo sguardo spaventato di Minoru. - Sei un bastardo! È tutta colpa tua! -
- K-Kyoka, basta! - disse il fratello, seppur senza forze.
Midorikawa si alzò finalmente e si avvicinò ai gemelli, affiancandosi a Kyoka.
- Hai perso anche l'ultimo dei tuoi complici. Hai perso - affermò.
- Davvero? Prima di affermare questo, Reize, - iniziò, con una tranquillità che rendeva gli altri furiosi, - ti consiglio di guardarti attorno. -
A quelle parole sia lui che gli altri orfani iniziarono a voltare la testa a destra e a sinistra. Intorno a loro, degli uomini si stavano avvicinando, dirigendosi come zombie verso di loro.
Tutti, nello stesso momento, puntarono la pistola verso di loro, osservandoli con occhi vitrei.
- Sono gli agenti che avevamo mandato alla base! - esclamò Onigawara, capendo che erano stati usati come cavie da Kenzaki.
Ryuuichi sogghignò. - Sarete voi a morire, bambini - dichiarò, mentre gli agenti, ormai ridotti a corpi senza volontà, premevano il grilletto.






Note finali: Oh! T_T Il solo pubblicare questo capitolo mi commuove! È il capitolo maledetto! Non capite quanti problemi mi ha dato! Non riuscivo a scriverlo come volevo, l'ho cancellato e riscritto tre volte!
So quel'è il motivo: la verità è che, considerando la storia e i personaggi, Minoru e Kyoka avrebbero già ucciso tutti quanti! Ma non volevo che lo facessero, e siccome qui il calcio non c'entra e le cose non si risolvono con una partita, dovevo fare in modo che sopravvivessero tutti. Cosa non facile: volendo, i due gemelli avrebbero potuto uccidere tutti col pallone, bastava colpirli in testa XD
Per questo, cercando di trovare modi per non uccidere nessuno, cercavo di pensare a cosa stava succedendo, ma non ero mai soddisfatta. Nella mia testa ci sono sempre state delle scene, e volevo inserirle. Alla fine ce l'ho fatta! Non voglio leggere mai più questa capitolo! çOç
Nel prossimo ci sarà la lotta contro Kenzaki, e il 25 sarà l'ultimo capitolo. Yep, ho finito di scrivere Revenge!
Ho cercato fino all'ultimo di non farlo, ma temo che modificherà il rating, alzandolo.
Non so quanto decente sia questa capitolo, spero piaccia...
Alla prossima!
  
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