Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: AskMeToBelieve    30/03/2014    4 recensioni
Lui e lei a Parigi, ad amarsi davvero. Per fuggire da quella realtà troppo opprimente per loro, che li ostacolava soltanto e che li costringeva a nascondersi.
Lui è il suo VERO amore, quello che la fa sentire viva, come mai era successo.
Lei il suo UNICO amore, quello tanto atteso e cercato, che lo ama davvero e non solo perché è una famosa popstar.
Lui le da un ciondolo come simbolo del sentimento che li lega, come una promessa che sfida il tempo.
Non potrebbero essere piu felici di così.
Poi... un incidente, che indietreggia il tempo e li fa ritornare all'inizio di tutto. Dove ancora niente era scritto, o forse si?
Lei in Italia e lui a Londra. Lui non ricorda nulla, lei si, e ha soltanto quel ciondolo come prova del loro amore surreale.
Nessuno dei due può permettersi di perdere tutto questo, eppure la sfida contro il tempo, per il ricongiungimento del loro destino, può concluderla solo lei.
Un amore senza tempo da rimettere insieme, due ragazzi che si amano, ma il tempo, si prende ancora gioco di loro.
Riuscirà lei con un semplice ciondolo a far ritornare tutto come l'ultima volta?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                   


Cinque giorni dopo.
 

Ero distesa sul letto a fissare il soffitto confusamente. Avevo lo sguardo perso nel vuoto e pensavo e ripensavo a quei cinque giorni trascorsi a far nulla. A poltrire in queste quattro mura pensando a questa dannata situazione. Cinque giorni in cui sono scomparsa dal mondo definitivamente, dato che pian piano il mio passato che ritornava nel presente, finiva col far scomparire alcune parti di me. Una ad una. Ripensavo a quel messaggio di mia madre, alla mia vita in Italia, alle mie amiche che avevo lasciato lì senza poter impedirlo… e nonostante ci sentissimo tutti i giorni, mi mancavano maledettamente; a tutta la rabbia, la sofferenza e il senso di smarrimento che avevo provato per tutto quel tempo. Ripensavo alla mia fuga, alla mia prima settimana in Inghilterra, ai miei sogni, ad Harry. Si… Harry. Ogni fine giornata tutto si riconduceva a lui, e a quel pomeriggio destinato a restare impresso nel cuore per sempre. Quel pomeriggio in cui io e lui avevamo abbattuto il muro invisibile che ci separava, in cui avevamo fatto un solo grande passo per raggiungerci, in cui ci prendemmo per mano, e affidammo noi stessi l’uno nell’altro. Affidandoci le nostre debolezze, e aumentando la nostra ancora irreale fiducia.
Ancora non potevo credere dell’immediata intesa che ebbi con Harry dal primo giorno che lo vidi in quel bar. Da quel giorno la mia vita cambiò. Era soltanto una salita verso la cima, verso la mia destinazione dove c’era lui ad aspettarmi. Ero fiera di quel nostro legame, perché era uno di quei legami che nascono per caso, ma durano per tutta la vita. Uno di quelli che partono dal nulla, ma sono più intensi che mai. Uno di quelli che il per sempre non lo sfidano, lo raggiungono, ed io volevo maledettamente raggiungerlo con lui. Era tutto così surreale, possibile che stava accadendo davvero a me? Ero su di giri, ma tutto improvvisamente scomparve quando mi resi conto che il mio destino crudele mi aveva seguito fin qui. Da quando ricevetti quel messaggio "allerta" da mia madre, ero rimasta chiusa in camera mia per ben cinque interi giorni. Isolandomi dal mondo, da tutto e tutti. Anche da lui. E non so quale delle due cose faceva più male.
Uscivo solo per andare a scuola, per andare a fare la spesa e per comprare il materiale per il progetto a cui stavo lavorando, o meglio, a cui stavo aggiustando gli ultimi dettagli e che avrei inviato il prima possibile. Ebbene si, la fatidica settimana era giunta al termine, e la mia permanenza all’Old Hannings con Harry e tutti gli altri, era ufficialmente finita. Mi dispiaceva davvero tanto tutto questo. Avevo il cuore straziato, volevo soltanto piangere ancora di più.
Anzicchè trascorrere al meglio i miei ultimi giorni con loro, avevo preferito rinchiudermi in una scatola quadrata di pareti bianche a deprimermi. E a trovare mille modi per salvarmi di nuovo. A scappare di nuovo da quella parte della mia vita che avrei potuto dimenticare per sempre. Se solo ne avessi avuto il modo. Il mio piano per entrare a far parte della vita di Harry, per conquistarlo, era solo all’inizio, eppure avevo dovuto concluderlo senza ancora aver fatto nulla davvero. Mi sentivo vuota, senza nemmeno più godere di una mia libertà, di vivere la vita che volevo. La mia era finita esattamente nel momento in cui ricevetti quel messaggio. E tutto sembrò scomparire poco a poco.
Non appena rincasai da quel meraviglioso pomeriggio con Harry, chiamai mia madre come mi aveva chiesto e facemmo una lunga chiacchierata riguardo quello che stava succedendo. Al mio pericolo, al mio passato, alla mia fuga che credevo interrotta, ma che evidentemente avrei dovuto iniziare da capo. E solo il pensiero mi dava il voltastomaco. Avevo ancora la conversazione tra me e mia madre in testa e non credo me la sarei tolta facilmente:
 

*** " Sono preoccupata per te tesoro. Non penso sappiano del tuo soggiorno in Inghilterra e cercherò di nasconderlo in tutti i modi, ma sai come sono i giornalisti Soph, tu lo sai meglio di me, ti pedineranno fino alle calcagna e non si rassegneranno finchè non otterranno quello che vogliono purtroppo." Mi disse rassegnata.

" E cos’è che vogliono ancora mamma? Cosa?" dissi con voce rotta dal pianto. Anche se conoscevo già la risposta.

"Te tesoro lo sai. Vogliono te, vogliono scoprire chi sei davvero e dove sei. Tu sei il caso da un milione di euro, tu sei lo scoop che tutte le copertine cercano. Il tuo caso era stato archiviato un anno fa e adesso lo hanno riaperto. Lo hanno detto anche qui al telegiornale".

Improvvisamente la mia mente si riempì i una raffica di flashback dolorosi che ancora stentavo a sbiadire. Tutto ciò che avevo accantonato in un angolo remoto del mio cuore, dal nulla, esplose di nuovo davanti ai miei occhi… e ovunque guardassi vedevo soltanto questo. Il fottuto passato da cui cercavo di scappare, ma ero in un vicolo cieco. Mi venne un nodo allo stomaco.

"Ancora? Ma quando mi lasceranno in pace insomma! Sono stanca mamma, sono stanca di fuggire, di cambiare continuamente la mia vita, di nascondermi. Voglio essere chi sono senza segreti, senza essere ricercata, chiedo troppo?" la mia voce arrabbiata tremava copiosamente. "Voglio solo essere felice mamma" continuai sussurrando.

A quella mia ultima frase, mia madre singhiozzò violentemente. Era consapevole di non essere riuscita a proteggermi come voleva e vedermi così era peggio che ricevere una pugnalata al cuore. Avrebbe voluto abbracciarmi in quel momento, e ammetto che avrei voluto farlo anche io. Volevo che un suo abbraccio facesse passare l tempesta, che rischiarasse il cielo. Volevo solo essere una ragazza come tante. Perché dovevo condurre una vita così? Perché proprio io?

"Sono stanca di essere il caso di un milione di euro, non voglio abbandonare tutto di nuovo. Non qui che ho trovato la mia felicità. E’ ad un passo da me e posso raggiungerla cazzo, non voglio allontanarmici." Esclamai riferendomi ad Harry. Lui era tutto quello che cercavo, tutto quello che desideravo. Lo avrei fatto diventare parte della mia vita e non mi sarei arresa. Non volevo.

"E non lo farai Soph. Tu devi vivere la tua vita al meglio."continuò tirando su con il naso.

Sorrisi amaramente "Stai dicendo eresie mamma. Io non potrò mai avere una vita al meglio. Perché se adesso è un incubo, immagina quando scopriranno chi sono… non avrò più neanche la mia libertà. Sarò circondata, mi seguiranno ovunque io vada. Non vedo niente che possa salvarmi mamma, niente!" pensai alla vita di Harry, quella che mi confessò quello stesso pomeriggio, e mi resi conto di quanto fosse incredibilmente simile alla mia. Di quanto riuscivo a capirlo maledettamente. Avrei voluto soltanto poterlo chiamare e chiacchierare di nuovo con lui. Conoscere come era riuscito ad affrontare tutto questo, come aveva fatto a non perdere mai la forza per tutto questo tempo. Avevo bisogno di lui.

" No Sophia, hai una vita fantastica davanti e ti giuro su me stessa che lotterò con tutte le mie armi per permettertelo. Non devi, non dobbiamo permettere al passato di rovinarci il futuro. Abbiamo il presente per combattere e so che è sufficientemente lungo per permetterci di riuscirci. Non ho intenzione di vederti soffrire ancora e ti prometto che ti terrò aggiornata su tutto. Non rinunciare alla tua esperienza lì, non lasciar andare la tua felicità… lo hai già fatto tempo fa e non te lo permetterò di nuovo. Non fare più sacrifici per me, io sto bene, sei tu che devi salvarti, e non è rinunciando a tutto che ci riuscirai. Devi fare ciò che ami, vivere la vita come meglio puoi. Questa è la tua unica salvezza." Mi consolò compassionevolmente. " Adesso quella felicità perduta puoi riaverla in un altro modo e non esitare un minuto di più. Se sai dov’è, allora corri, vai lì e prenditela subito. Nessuno è più forte di tutto questo al punto da distruggerci ancora. Ne usciremo vincenti, te lo prometto tesoro." Disse tra le lacrime biascicando qualche parola, ma io capii tutto perfettamente, ed iniziai a sentirmi decisamente meglio.

Sorrisi debolmente e ringraziai silenziosamente di avere una mamma come lei. Senza di lei sarei persa, in tutto e per tutto.

"Me lo prometti?" chiese mia madre attirando la mia attenzione.

"Cosa?" chiesi sospirando.

" Che noi saremo più forti di queste incertezze. Che saremo più forti di tutto".

Esitai prima di risponderle. Ma ripensavo alle sue parole piene di speranza e qualcosa dentro di me si accese, illuminando il buio.

"Si, te lo prometto" le riposi infine, pregando con tutta me stessa di riuscirci davvero. ***
 

Parlare con mia madre mi aveva aiutato tanto. Mi sentivo più leggera, come se il macigno sul cuore si fosse alleggerito, perché sapevo che metà di esso lo sorreggeva lei assieme a me. Mi mancavano quelle chiacchierate, quelle che facevo con lei di notte quando avevo un problema che mi preoccupava, quando avevo l’ansia al punto che mi attanagliava lo stomaco, quando non riuscivo a prendere sonno, quando volevo semplicemente sentire le parole di mia madre per tirarmi un po’ su. E questo, era stato uno di quei momenti. Riuscì a tirarmi su il morale da subito, ma non appena riattaccò il telefono, ecco che l’angoscia venne a riprendermi di nuovo, e mentre io lottavo per liberarmene, lei cercava di trascinarmi con sé.
Provai a svagarmi in tutti modi per non pensarci: ascoltai della musica ad un volume così alto che mi meravigliai del fatto che gi altri studenti non vennero a protestare fuori la porta, scrissi un po’ sul mio quadernino, lavorai al progetto e messaggiai un po’ con le mie amiche. Cercavo di tenermi occupata tutto il tempo, come se essere piena di impegni mi aiutasse a cancellare l’inferno là fuori. Sapevo che era impossibile, ma preferivo vederla così.
Adesso ero distesa sul letto a far nulla, appunto, e mi guardavo intorno nella speranza mi venisse qualcosa da fare. Presi il telefono vicino a me e scorsi nella casella dei messaggi ricevuti, sperando di ammazzare il tempo. Tra tanti, trovai quello di mia madre che mi inviò non appena finimmo la mia conversazione:

"Mi dispiace che tu debba subire tutto questo tesoro. Per quanto cerchi di aiutarti, non è me che vogliono, ma te. E questo rende tutto più difficile. Purtroppo non sono le mie dichiarazioni a far cambiare idea ai giornalisti. Non la smetteranno finchè non ti avranno trovato e svelato la tua identità. E tu che pratichi il loro mestiere lo sai meglio di me. Non voglio allarmarti sia chiaro, ma soltanto metterti in guardia. Sei lontana da me ed io non so che far. Mi dispiace che tutto questo sia diventato il tuo incubo. Vorrei essere lì a combattere questa battaglia con te. Ma paradossalmente lo sto già facendo, qui, dall’altra parte del mondo. Non sei sola tesoro, io sono con te. E vedrai che finirà tutto e manterremo la nostra promessa. Ti aspetto sempre, e trova sempre un modo per sorridere. Tienimi aggiornata anche tu mi raccomando. Ti voglio bene."

Sorrisi pensando a lei, e credo proprio che ripenserò a quel che ci siamo dette molto più spesso. Continuai a scorrere tra i messaggi quando arrivai a quelli di Harry. Da quando ci eravamo scambiati i numeri non avevamo mai messaggiato, ma da quando iniziai ad assentarmi senza dare spiegazioni, iniziò a tempestarmi di sms:

"Hei Sophia sono Harry. Oggi il signor Hampton ci ha detto che ti sei presa due giorni di malattia, e volevo soltanto accertarmi che non avessi nulla di grave. Tutto bene?"
 

"Sono passati quattro giorni, e ancora niente. Ripenso alla passeggiata che facemmo e non riesco a credere che da allora non ti ho più rivisto. Non sei qui con noi all’auditorium a farci compagnia. Non sei qui a far sorridere tutti con la tua risate. Non sei qui con me… e sono preoccupato. Sicura di stare bene? Qui siamo tutti in pensiero. Rispondimi ti prego."
 

"Non mi lasciare solo Sophia. In questo momento vorrei solo poter riandare al parco con te. Anche solo per parlare del nulla. Vorrei riabbracciarti almeno una volta e raccontarti di come sto mantenendo al mia promessa. I ragazzi sono felici adesso, anche io in realtà, ma senza di te non è lo stesso. Dove sei? Che ti è successo? Sono seriamente preoccupato… e triste. Non ho tue notizie da giorni e mi sento impazzire. Stavolta posso aiutarti io nella tua fuga… se stai male per questo… ricordi cosa mi dicesti? Permettimi di aiutarti."
 

Rilessi quest’ultimo messaggio, e tra tutti quelli che mi aveva mandato in questi giorni, era il mio preferito. Aveva mantenuto la mia promessa ed ero felice che le cose a lui andassero decisamente meglio. Sentiva la mia mancanza e solo leggere quelle parole mi fece volare le farfalle nello stomaco vorticosamente. Era così dolce… ed ero felice di averlo aiutato a disfarsi della sua copertura… o meglio di avergliela fatta riporre verso chi meritava davvero. Avrei tanto voluto mantenere la mia di promessa, di vederlo spesso di non lasciarlo solo… ma avevo preferito stramene chiusa in camera per fuggire da un’ostacolo insormontabile. Ero una completa stupida!
Avevo anche io un disperato bisogno di vederlo. Di vederlo sorridere rischiarando il mondo, di quella sua mano tra i capelli quando pensa o quando si concentra, dei suoi occhi verdi che diventano un po’ più intensi quando canta, assorbendo ogni nota che emette. Mi mancava lui ed i suoi abbracci, lui e le sue parole, lui e la sua voce, il suo modo di guardarmi e di volermi bene.
Non avevo dato una risposta in cinque giorno. Solo un misero "Si tutto bene, grazie mille Harry", ero ridicola.
Perché era accaduto tutto questo? Perché?
Improvvisamente, i miei monologhi interiori furono interrotti dal bussare della porta. Confusa mi alzai e la aprii e quando vidi Jennifer e Charlotte lì davanti a me, iniziai a credere che parte delle mie preghiere furono miracolosamente ascoltate.

"Sophia!" urlarono entrambe in coro abbracciandomi con forza e facendomi perdere l’equilibrio.
"Ragazze!" le strinsi più forte. "C-che ci fate qui?" dissi con un sorriso da ebete mentre ci staccammo. Ero incredula, mi sentivo fuori dal mondo.
"Ci hai detto che saremmo potute venire a trovarti quando volevamo un giorno, no?" ammiccò Jennifer. "Ebbene, quel giorno è oggi!" esultò Charlie abbracciandomi di nuovo.

Allargai l’altro braccio per permettere anche a Jennifer di unirsi di nuovo in quel caldo abbraccio di gruppo e avevo le lacrime agli occhi. Avevo proprio bisogno di loro in questo momento.

"Ma è passata solo una settimana!" esclamai ridendo.
" Bhè tu non te n’eri nemmeno andata e già sentivo la tua mancanza! Abbiamo sopportato fin troppo!" Rispose Charlie esultando.
"E poi credevi che te la saresti spassata qui a Londra tutta soletta?" continuò Jen "Niente affatto signorina, tu non ti diverti senza di noi… nella nostra città da sogno poi!" escalmò con occhi sognanti.
Risi di gusto "Hai ragione" le diedi merito. "Aaah sono così contenta di vedervi ragazze!" le abbracciai di nuovo.
"Woho quanti abbracci!" scherzò Jen
"Sentite, anche io ho sofferto al vostra mancanza, devo recuperare!" scherzai.

Ci separammo e non persi tempo nel sistemare i loro bagagli vicino al comodino. Intanto le mie amiche si guardavano intorno meravigliate.

"Caspita Soph questo appartamento è bellissimo!" esclamò Charlie meravigliata guardandosi attorno. "Un tipico appartamento universitario… oh-mio-Dio non ci credo!"enfatizzò scandendo per bene le ultime parole.

Sorrisi divertita. Anche io reagì allo stesso modo quando lo vidi per la prima volta, mi sentivo come in un film. Era tutto maledettamente perfetto. Non biasimavo il suo stupore.

"Già… lo adoro anche io!" risposi nel suo stesso tono.
"Cazzo la vista da qui è meravigliosa!" urlò Jen dal balcone non contenendo l’entusiasmo. "Si vede tutto il quartiere!"

Io e Charlie la raggiungemmo e contemplammo tutte e tre insieme la splendida vista. Era tutto mozzafiato, come darle torto? Ogni volta che mi appoggiavo alla ringhiera, mi perdevo in quella perfetta città da cartolina.

" Cavolo Soph avevi tutto questo ben di Dio e volevi tenercelo nascosto eh?" scherzò Charlie "adesso dobbiamo iniziare da capo tutte e tre insieme!"
"Non vedevo l’ora!" enfatizzai con dolcezza. "Per quanto vi fermerete?"

Entrambe si voltarono e si sedettero sul letto, mentre io le seguii con lo sguardo e mi appoggiai vicino al vetro della finestra.

"Bhè non abbiamo una data di scadenza. Possiamo restare fin quanto vogliamo" rispose Jen
"O finchè mia nonna non ci manderà a calci via" continuò Charlie ridendo mentre io la guardai confusa. "Resteremo da mia nonna. Mi ha dato il permesso di soggiornare da lei per tutto il tempo che vorremo, a condizione di rispettare determinati orari di coprifuoco, sai ad una certa ora per loro è difficile sopportare il nostro casino" ammiccò.
"In effetti… siete due rompiscatole! Mi meraviglio di come faccio a sopportarvi io!" tirai fuori la lingua mentre loro mi prendevano in giro sarcastiche con altre battutine a tono.

Charlotte era di origini inglesi. Sua madre veniva dal Ceshire ma si trasferì in Italia da giovane, più o meno alla mia età, ma i suoi nonni erano rimasti qui nella loro terra e veniva a trovarli spesso in estate. Dimenticavo che avesse quest’opportunità di soggiornare gratuitamente, mi sorpresi di non averci pensato prima. In effetti, restando dalla nonna, poteva stare qui a Londra quando voleva.
Jennifer invece era italiana a tutti gli effetti, ma suo padre era un appassionato di nomi stranieri. Da giovane viaggiò moltissimo e la meta della maggior parte dei suoi viaggi era l’America e fu qui che acquisì la sua particolare passione e Jen ne era un esempio vivente. Ricordo ancora quando partì per uno dei suoi viaggi di famiglia e ci riempiva di messaggi per tenerle compagnia. Ad ogni rientro ci faceva vedere migliaia di foto sulle città più attraenti che aveva visitato o sui monumenti più belli che aveva visto e ad ogni immagine giurava che prima o poi l’avremmo rivisitata insieme.
E poi c’ero io che non ero mai andata da nessuna parte a causa dei miei continui studi universitari. Ero sempre rimasta entro le quattro mura della mia stanza, a guardare il soffitto pensando alla mia vita altrove, ai miei sogni... ad Harry. Dedicavo il mio tempo a scrivere di lui sul mio quadernino, a leggere, a studiare e a stare con le mie amiche che fortunatamente, riuscivano a trovare sempre un modo per farmi sorridere e non farmi pesare il mio passato fin troppo 'presente'.
Con loro avevo tanti progetti chiusi in un cassetto fin troppo stretto, che premevano per poter uscire fuori e poter brillare della loro luce. Ma per uno strano motivo, restavano sempre chiusi lì dentro, non creandosi mai occasione per poterli liberare. Ma sapevo che un giorno li avremmo realizzati tutti quei progetti. Che attendevano solo noi. Ed io aspettavo quel giorno con tanta ansia.

"Sono felice di poter stare qui con voi ragazze! E vi dirò di più... finchè non mi sarà assegnata una coinquilina potete restare voi qui." affermai raggiante. "Anzi, voglio che stiate qui è diverso!" scherzai.
"Davvero?" esclamarono entrambe con occhi luminosi.
"Certo, non credo ci siano problemi. Questa era una stanza in più dato che due studenti dell'anno scorso sono andati in vacanza dalla famiglia. Torneranno tra sei mesi, esattamente quando poi dovrò andarmene io. E dato che per ora non ho nessuno con cui condividerla... perchè non con voi?" proposi con fare soddisfatto. "Male che vada c'è la nonna di Charlie che vi ospita, ma fino ad allora staremo qui tutte e tre... ci state?"

Jen e Charlie si guardarono per un secondo... probabilmente per cercare di scegliere in quale modo esultare o urlare. Mi guardarono estasiate e avevano due sorrisi che andavano da una parte all'altra del volto. Si alzarono dal letto di scatto e con un solo balzo, mi saltarono letteralmente addosso mentre cercavo a stento di mantenere l'equilibrio mentre nella loro stretta sentìì dei gridolini ovattati. Immagino che la loro reazione equivalesse ad un 'si'.
Sorrisi cercando di smorzare la loro gioia, una stretta in più e saremmo cadute tutte e tre a terra. Le allontanai delicatamente e le guardai fisso negli occhi nella speranza si ricomponessero e dicessero qualcosa di sensato. Anche se ne dubitavo sinceramente. In un momento come quello nemmeno io sari riuscita a scandire qualcosa.

"Allora è un si?" interruppi il gioco di sguardi.
"Ovvio che si Soph! Grazie grazie grazie!" rispose Charlie quasi con gli occhi lucidi.
"Ci divertiremo da matte! Ho sempre sognato vivere con le mie due migliori amiche... oh merda che meraviglia!"
"Jennifer!" l'ammonì per il suo entusiamo fin troppo colorito, cercando di trattenere un sorriso a stento.
"Scusa, ma sono troppo su di giri!"
"Me ne sono accorta!" affermai non trattenendomi più e scoppiai a ridere.
"E' surreale cavolo. Avevamo sempre voluto fare un viaggio a Londra, vivere insieme e vivere il nostro miglior momento di sempre... ed ora eccoci qui! Nulla rovinerà questa avventura!" continuò con occhi sognanti.

Improvvisamente mi venne un groppo in gola. A quel suo entusiasmo avrei dovuto sorridere e condividere con lei il suo stato d'animo, ma quello che riuscì a fare fu solo incupirmi e sudare freddo. Ripensai a ciò che mi era successo cinque giorni, alla conversazione con mamma, alla mia taciuta fuga in questi quattro giorni di cui nemmeno loro ne erano a conoscienza. Pensai al fatto che avrei dovuto continuare con tutto questo ancora per molto e che sicuramente avrei finito col coinvolgere anche loro, impedendole di vivere il loro sogno, perchè il mio si era frammentato esattamente pochi giorni fa. Iniziai a deglutire con fatica e in quella stanza iniziava a fare decisamente molto più caldo.

"Gia... nulla la rovinerà, nulla" dissi tra me e me apatica enfatizzando sarcasticamente il 'nulla'.

Mi andai a sedere sul letto con lo sguardo perso nel vuoto, mentre le mie amiche intuirono il mio repentino cambio d'umore.

"Sophia tutto bene?"
"Aha... si" mugulai confusa.
"Si certo, ed io sono ricca, famosa e sposata con un principe azzurro". disse sarcastica Jen avvicinandosi. Charlie la seguì.

Aveva capito perfettamente che qualcosa non andava. Con lei non riuscivo a fingere, capiva qualcosa prima ancora che lo capissi io. E lo stesso valeva per Charlotte che trovava un modo per consolarmi ancor prima che mi rendessi conto del mio problema.

"Vuoi dirmi che succede?"
"Niente davvero" affermai cercando di fingere un sorriso falso. Non volevo coinvolgere anche loro in quel mio casino. Non volevo rovinare la loro vacanza qui.
"Non siamo stupide Soph. Ci siamo accorte che hai qualcosa. All'improvviso hai cambiato umore, sei triste e vorremmo sapere il perchè. Noi possiamo aiutarti" mi rincuorò Charlie.
"No, non potete, nessuno può".
"Non è vero." ribadì Charlie stavolta più decisa.
"Si, invece" risposi rassegnata.
"E' per la questione di tua madre non è vero?" s'intromise poi Jen.
"Cosa?" guardai Jennifer in cagnesco.

Che c'entrava mia madre adesso? Che era successo?

"Ti riferisci alla conversazione che abbiamo avuto giorni fa io e lei sul messaggio che mi ha inviato?" domandai timorosa.

Dì di si ti prego, dì di si ti prego.

"No non è questo... mi riferivo alla sua intervista" affermò confusa. Come se anche lei si fosse resa conto che stavamo parlando di due argomenti diversi.
"Q-quale intervista?" chiesi paurosa della risposta.
"Quella che ha fatto tua madre due giorni fa. Non lo sapevi?" mi chiese sorpresa.
"No" sussurrai guardando basso e cercando di regolarizzare il respiro affannoso.

Jennifer e Charlotte si guardarono negli occhi compassionevoli, come se convincersi se continuare a parlare o no.
E per la prima volta, quella loro intesa segreta mi faceva paura.

"Ragazze ditemi cosa sta succedendo" le dissi guardandole dritte negli occhi, ma loro esitavano. "Ora!" alzai la voce tremante.
"Sophia i giornalisti hanno circondato casa tua per giorni. Cioè quella in Italia... cercavano te, ma non ti hanno trovata." affermò Jen sospirando triste.

Il mio respiro cessò definitivamente, ero in apnea. Mi sentivo come se un masso di piombo mi fosse caduto sul petto violentemente. Come se la terra iniziasse a tremare. No, non era possibile.

"Hanno, però, trovato tua madre... che era uscita di scena per un pò e quindi hanno iniziato a tenere in ostaggio lei, cercando di farle rilasciare qualcosa." continuò abbassando lo sguardo mortificata.

No... mia madre, no. Tutti i miei sacrifici in questi anni per difenderla, per tirarla fuori da tutto questo casino erano stati mandati all'aria nel momento stesso in cui i giornalisti circondarono casa mia. No, non era possinile. Perchè non mi aveva detto niente cazzo? Perchè? Avrei potuto aiutarla.
Contiuavo a restare in silenzio. Non avevo la forza di proferire neanche una sola parola, così le mie amiche continuarono il discorso.

"Dopo due giorni estenuanti tua madre ha deciso di rilasciare un'intervista a nome suo, a te non ti ha proprio nominata. E'riuscita a sdeviare il discorso su di te non facendo alludere ad una tua fuga al'estero, ma non credo che i giornalisti si accontenteranno di questa poco esauriente dichiarazione" disse poi Charlie porgendomi un giornale italiano.

Restai a fissarlo quasi impaurita e solo dopo aver preso un bel respiro profondo riuscì a prenderlo e leggere la prima pagina.

" Riaperto il caso italiano da un milione di euro archiviato esattamente un anno fa. Scoperti nuovi indizi: la ragazza misteriosa ha un nome: Sophia. Ma questo per i paparazzi non basta, la ricerca è solo all'inizio."

Le mani tremavano e i miei occhi si riempirono di lacrime. Il panico iniziò ad attanagliarmi lo stomaco. Continuai a leggere, ed ogni singola parola era una pugnalata dritta al cuore.

"Setacciato ogni angolo della città, ma di lei nessuna traccia. Dopo l'intervista della madre, Celine Burton, il mistero che avvolge questa ragazza si è infittito ancora di più, diventato un caso giornalistico senza precedenti. Possibile alzamento di posta per il suo ritrovamento."

Solo leggere quelle parole mi portava una terribile sensazione di disgusto. Avrei soltanto voluto andare lì e urlare al mondo chi ero, di lasciamri in pace, di tenersi i loro fottuti soldi. Io non volevo nulla, volevo la mia vita, la mia libertà. Ma ero diventata un'oggetto in balìa dei giornalisti.
Le mie amiche mi guardavano peroccupate, e questo non fece che innervosirmi di più.

" Come sanno il mio nome?" chiesi acida.
"Thomas ha rilasciato una dichiarazione su di te. E' stato molto vago, ma l'unica cosa specifica che ha detto è stato il tuo nome. Forse lo ha fatto per levarsi i paparazzi di torno credendo di dargli una notizia utile ma..."
" ma mi ha messo ancora di più nella merda". Dissi con sguardo maleficamente perso. "Stronzo..." ghignai piena di rabbia.
" Con questo nome hanno ricercato sull'archivio comunale tutte le Sophia appartenenti nel tuo quartiere... e con una serie di notizie già acquisite hnno fatto una selezione per poi arrivare a te, cioè a casa tua." mi confessò Jen.
"Come sapete tutte queste cose?"
"Ce le ha dette tua madre." disse sospirando. " E lo abbiamo saputo sentendo notiziari vari"
" Vi ha mandato lei qui non è vero?" feci un sorriso rassegnato.
"No siamo volute venire noi spontaneamente. Un pò per sapere comestavi e un pò per stare insieme." Si giustificò Charlotte. "Appena ha saputo che siamo venute da te si è solo raccomandata di dirti che lei sta bene e che per ora il tuo segreto è al sicuro, che devi pensare a te stessa adesso."

A quella frase i miei nervi schizzarono alle stelle.

" Come faccio a pensare a me stessa e a stare bene se mia mamma sta vivendo un inferno per proteggere me? Come faccio eh?" sputai furiosa. " Il suo inferno lo ha concluso anni fa, questa è la mia battaglia adesso, non volgio che lei ne faccia parte... deve stare bene lei non io."

Le mie amiche mi guardarono preoccupate per quella mia eccessiva reaziosa rabbiosa.

" Basta, devo tornare in Italia!" esclamai alzandomi dal letto e prendendo la valigia da sotto al letto.

Le mie amiche balzarono in piedi e gridarono all'unisono un sonoro 'no'.

"Non puoi andare in Italia adesso Sophia, si ragionevole!" mi pregò Charlie.
" Io sono ragionevole. Ho fuggito abbastanza, adesso devo agire anche per mia madre"
"No cazzo, stai delirando. Se torneresti in Italia aumenteresti l'occhio del ciclone e non saresti in grado di uscirne. Lì tutti ti cercano, il paese sa tutto. I notiziari e i quotidiani sono zeppi di notizie che riguardano te, sai che cosa succederebbe se tu tornassi? Prolungheresti quest'incubo a tua madre e a te stessa. E se soffrite insieme, cadrete entrambe. E nessuna delle due è in grado di permettersi una cosa del genere. " mi bloccò Jen afferrandomi per il polso. "Capico che sei preoccupata, che in questo momento vorresti affrontare tutto e tutti, ma la tua battaglia deve essere lottata in un altro momento. Qui ci siamo noi che possiamo aiutarti. Non potremmo guarire tutto il tuo dolore, ma potremmo cercare di affievolirlo." mi rassicurò con uno sguardo sicuro.
" Non voglio coinvolgermi nei miei problemi. La vostra non sarebbe una vacanza altrimenti. Se vi permetto di entrare in questo ciclone, non ne uscirete illese nemmeno voi." dissi sospirando.
"Ascoltami, siamo state una vita al tuo fianco. Abbiamo superato tanti momenti difficili, credi che questo possa spaventarci?"
"Già e poi se non ti siamo vicine ora quando dovremmo esserci? Noi ti aiuteremo sempre. E se non vuoi permetterci tu questo, allora lo faremo noi a modo nostro" continuò Charlie.

Le guardai gratificata e le abbracciai, lasciando che le lacrime mi rigassero le guance, mentre la loro stretta si faceva sempre più forte ed io sussurrai un felbile ma forte 'grazie'.

"Vorrei soltanto sapere perchè mia madre non me l'ha detto." pensai afflitta ad alta voce.
"Per evitare che tu reagissi come hai reagito con noi. Voleva cercare di proteggerti... è il suo modo di starti vicina adesso. Per gli abbracci ci pensiamo noi ora come ora. Ma almeno questo permettiglielo."

Annuii acconsensendo a ciò che mi avevano detto e speravo davvero con tutto il cuore che quella mia fiducia di risoluzione in tutto questo, non fosse sbagliata. Era davvero una fortuna che le mie amiche erano lì a sostenermi. Probabilmente a quest'ora, se non fosse per loro sarei sul primo aereo per l'Italia a fare due grandi sciocchezze: rimettermi in gioco in un passato ancora troppo grande da smaltire, coinvolgendo tutti, e abbandonare Harry... anche se in fondo, seppur sofferta, non era una cattiva idea. Dovevo salvare almeno lui. E mi ero sempre ripromessa di farlo e non mi tirerò indietro, anche se vuol dire lasciarlo andare via.
In quel preciso momento ricevetti un suo messaggio, me ne accorsi dal suo nome sullo schermo, quando mi vibrò il telefono sul comodino. Le mie amiche si voltarono nella sua direzione e mi guardarono istintivamente. Io le fissai a mia volta e lo presi titubante.

"Chi è?" mi chiesero scherzando.
" Harry" risposi facendo un sorriso e leggendo l'sms.

"Sarà il millesimo messaggio che ti mando, ma non mi importa. Sono cinque giorni che sei completamente sparita, e non so cosa mi blocca dal venire lì e sfondare la porta. Credo di aver capito abbastanza di te quel giorno, al punto di avere la certezza del fatto che stai male, che ti è successo qualcosa. E sto impazzendo tanto che ci rifletto su. Ho perso anche la voglia di continuare le prove con i ragazzi, se non ci sei tu a supportarmi in silenzio, se non ci sei tu che mi aspetti inconsciamenti in quel bar. Sei importante per me… non mi lasciare solo. Non sto affatto bene nemmeno io ora. Ho bisogno di te. Io ti aspetto sempre, ma non tardare troppo".

Quando lo lessi il mio sorriso svanì all'istante e il groppo in gola ritornò più velocemente di quanto mi aspettassi.

"Oh no perchè così maledettamente dolce cazzo? Perchè?" dissi sdraiandomi e portando un cuscino sul mio viso.

Sentì una mano prendermi il telefono e solo quando sentì i loro gridolini sdolcinati mi resi conto che avevo sbirciato il contenuto dell' sms.

"Aaaaw" è sempre più dolce questo ragazzo, meglio di come ce l'hai descritto!" disse Charlie.
" Concordo, devi assolutamente farcelo conoscere!" continuò Jen. " Oh no che c'è adesso Soph?"

Mi misi seduta sul letto, spostando il cuscino e assumendo il mio solito broncio triste.

"Ahia aria di tristezza!" scherzò Charlie vedendo la mia espressione a loro molto nota.
"Già..." acconsentì.
"Cosa ti affligge adesso?"
"Lui" sospirai.
"Lui?" mi fissarono come se fossi impazzita.
"Si lui. La sua estrema bontà ed il mio troppo amore per lui mi rendono sempre più difficile portare a termine le mie intenzioni".
"Quali intenzioni?" mi chiesero sorprese.
"Quelle di allontanarmi da lui e di lasciarlo andare".

Le mie amiche mi guardarono come se avessi detto un'eresia, anche se forse lo avevo fatto davvero.

"Perchè vuoi lasciarlo andare? Sei impazzita?" esclamò Charlie.
" No, lo sto solo facendo per il suo bene"
" In che senso Soph? Lui ci tiene a te non vedi? Perchè credi che andare via sia utile al suo bene?"
"Perchè io sono la ragazza sbagliata per lui e mi costa tanto ammetterlo." dissi trattenendo le lacrime.
" Ma perchè dici così?" mi domandò poi Jen.
"Perchè io sono una giornalista, ed entrambe le nostre storie hanno avuto a che fare con questo mestiere, e a nessuno dei due ha mai portato nulla di buono. Pensa se scoprisse tutto... lui non mi abbandonerebbe, mi aiuterebbe esattamente come voi ed involontariamente lo costringerei a rivivere di nuovo l'incubo da cui sta cercando di liberarsi, e non sarò io a farcelo rimanere incastrato per la seconda volta. Come vi ho già detto, questa è la mia battaglia, non la sua. E devo farlo da sola, se non volgio che anche lui rimanga ferito. Io sono venuta qui per averlo con me, per conquistarlo, per salvarlo... ma se per farlo devo lasciarlo andare e permettergli di fare una vita divers con qualcun'altro, allora è così che farò, anche se mi piange il cuore. Lui vuole solo essere felice, ed io non posso dargli la felicità che cerca, non con il casino di vita che mi ritrovo." affermai tutto d'un fiato cercando di non piangere molto.
" E' un gesto molto altruista Soph. Tu sei sempre stato un tipo che rinuncia a tutto pur di salvare gli altri, ma ti sei privata di molte cose, non puoi farlo anche con questa. Potrebbere essere anche la tua salvezza non ci pensi?"
" Si che ci penso, ogni fottuta volta"
" E allora perchè permetti a te stessa di distruggere il tuo bene, invece?" mi chiese schietta.

Ci guardammo intensamente come se entrambe aspettassimo che l'altra proseguisse il discorso, ma nessuna delle due cedeva. Jennifer aveva ragione, esattamente come mia madre. Harry era l'unica ancora a cui potevo aggrapparmi per avere un pò più di stabilità e non potevo permettermi di perderlo. Ma avevo così tremendamente paura che il mio tornado trascinasse con se anche lui.
Non volevo metterlo in difficoltà, non volevo coinvolgere anche lui. Però, forse, dovevo davvero pensare al mio bene per una volta e non lasciarmelo scappare.

" Rilfettici su Soph. Se per una volta non pensi alle conseguenze, ma ti vivi il momento, vedrai che ti godrei le cose molto più serenamente." Concluse Charlie. " Harry è un ragazzo d'oro ed ciò che meriti, non farlo andare via." mi toccò un braccio rassicurante ed io annuii.

***

" Che faccio vado?"
" Si! Forza premi invio su!" mi esortarono Charlie e Jen.

Ero seduta davanti al pc da circa un'ora a controllare tutti i dettagli del progetto che in questo momento stavo per inviare. Una parte di me non voleva premere quel tasto, farlo significherebbe concludere definitivamente la mia settimana con i ragazzi, con Harry e non volevo che accadesse. Non volevo che con qual progetto, anche le mie esperienze con loro se ne andassero per sempre, ma dovevo farlo purtroppo, non potevo attendere ancora. Erano giorni che lo tenenvo in sospeso nella cartella.

" Vado?"
" Si avanti Soph, manco ad un'appuntamento eri così agitata, su!"
" E se non va bene? E se fa schifo?"
" Oh madonna Soph non fare la secchiona antipatica!" Scherzò Jen. " Se non va bene lo rifarai meglio di prima, ma adesso sbrigati che ho sonno!"

Quando avevamo finito la nostra conversazione su Harry ore fa, io mi ero dedicata alla terminazione del progetto, mentre loro sistemavano le loro cose nel poco spazio che una camera doppia, adibita a tripla poteva offrire. Ora era sera, e le mie amiche stanche già di un volo, volevano andare a dormire. Ma non avevano intenzione di farlo senza di me. Ormai dovevo abituarmi a quei nuovi ritmi.

" Ok va bene, va bene ora invio" dissi di fretta, mentre chiudendo gli occhi premetti il tasto. " Ecco, 'invio riuscito' " ce l'ho fatta!"
"Brava! Adesso andiamo a dormire?" disse stropicciandosi gli occhi"
Sorrisi " Va bene, andiamo a letto. Spero solo mi diano l'esito in fretta"
"Certo che lo faranno. Anche perchè se così non fosse vado da loro e li obbligo con la forza. Chi ti regge tanti giorni se ti lamenti in continuazione?" mi prese in giro mentre la colpì giocosamente sulla spalla.
" Ehi voi due avete intenzione di venire a dormire o devo lanciarvi un cuscino in faccia?" ci richiamò Charlie dall'altra parte della stanza.
Ridemmo di gusto " Arriviamo!" urlammo all'unisono.

Raggiungemmo Charlie che dopo un 'finalmente' si lasciò cadere nel mondo di Morfeo. Io e Jen restammo sveglie ancora per un pò a chiacchierare sui nostri programmi nei giorni a venire e sulla nostra permanenza a Londra, ma dopo pochi minuti non riuscivamo più a trattenere il sonno.

" Non vedo l'ora che sia domani, ho in mente tante cose da fare!"
" Anche io! Sono felice che siate qui con me."
" La cosa è reciproca." mi sorrise poggiando la testa sulla spalla. " Adesso scusami ma la stanchezza si fa sentire" disse imbarazzata.
" Non ti preoccupare, buonanotte Jen"
" Notte Soph" e cadde in un sonno profondo.

Prima che potessi addormentarmi un altro messaggio fece vibrare il mio telefono. Lo presi di scatto domandandomi chi poteva essere a quell'ora.
 

" Domani voglio vederti entrare da quella porta ok? Non ho intenzione di stare un altro giorno senza avere tue notizie. Buonanotte xx

Harry ( il rompiscatole)."
 

Sorrisi come una stupida a quella sua ultima frase e se solo sapesse quanto amavo il suo essere rompiscatole, correrebbe qui nel cuore della notte e non mi lascerebbe più andare, forse mi tempesterebbe di domande, ma non mi importerebbe, basta venga qui. Domani sarei andata da lui perchè anche io non resistevo più senza sue notizie. Quel suo messaggio era la carezza che aspettavo per sentirmi meglio e tutte le preoccupazioni svanirono. Spensi il telefono, ripoggiandolo sul comodino, mentre aspettavo che Morfeo venisse a prendermi, ed io ripensavo al suo viso e ai suoi meravigliosi messaggi che mi avevano fatto sentire meno sola.

" Ti amo tanto rompiscatole, non immagini quanto" dissi tra me e me, e con quest parole mi abbandonai al mondo dei sogni.


Writer's Pov:
Eccomi quiiiii. Scusate l'attesa ma tra poco compirò 18 anni e potete solo immaginare quanto sia impegnata con l'organizzazione e tutto il resto. Poi tra l'altro ho sempre molti impegni e non riesco a trovare nemmeno un pò di tempo per me. Come se non bastasse ho preso anche l'influenza e per vostra fortuna sono riuscita a finire il capitolo! Come ben vedete questo capitolo è incentrato solo sul Sophia's Pov ma perchè ho preferito chiarire un pò la sua situazione e dare un pò di importanza a lei e al suo passato. Qui ci sono molti scoop e molti interrogativi che probabilmente vi lasceranno ancora più dubbi. Iniziamo da sophia... cosa sarà mai questo passato da cui scappa? Perchè lei è definita il caso da un milione di euro? Chi è questo Thomas che ha fatto il suo nome ai giornalisti?
E la madre? Perchè era ricercata anche lei? E con Harry? Riuscirà davvero a lasciarlo andare via? Bhè nel prossimo capitolo ci saranno ancora più intrecci, soprattutto con le sua amiche: Charlotte e Jennifer. Che ve ne pare di loro? Hanno portato un pò di allegria al momento massimo di tensione del capitolo e nel prossimo capitolo avranno a che fare con gli mici di Harry... vi lascio immaginare! :')
Bhè spero vi sia piaciuto, aspetto delle recensioni! Grazie a coloro che mi supportano e mi leggono ancora.
Un bacio!
- Alex.


P.S: Posso chiedervi un favore? Già che ci siete, se vi va, passate a dare un'occhiata a questa ff, la sta scrivendo una mia amica: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2274429

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: AskMeToBelieve