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Autore: Kirara    07/07/2008    2 recensioni
[...]“Io lo vendicherò Ino, lo vendicherò…te lo giuro!” queste erano state le sue parole. Il suo migliore amico era andato a vendicare il loro amato Maestro Asuma. Anche lui, così come Sasuke e Naruto, ora cercava vendetta, una vendetta che sarebbe finita solo con la morte di una delle due parti. Non ci sarebbero stati compromessi, giri di parole o perdono. No. No, solo morte.[...] la paura e la solitudine di Ino, mentre aspetta il ritorno di Shikamaru, dalla missione per vendicare Asuma. E' una rivisitazione personale.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FUMO

Fumo…

 

 

Era stesa sul letto della sua stanza, con una mano appoggiata in fronte, e l’altra lasciata ciondolare a terra.

Silenzio, tutto attorno aleggiava un gran silenzio quasi soffocante.

Sarebbe dovuta andare al negozio di fiori quella mattina, ma la voglia era pari a zero, dover mettere le mani fra spine e togliere i piccoli insetti dai petali delle rose, iniziava ad essere una gran Seccatura.

Esatto, proprio così, una Seccatura.

L’aggettivo che Shikamaru utilizzava per descrivere qualsiasi cosa non gli andasse a genio.

Ino iniziava a ragionare proprio come il suo compagno di squadra.

Patetica forse? Può darsi, male veniva tutto automatico.

L’abbaio di due cani risuonò in lontananza, riportandola alla realtà

Gli abbai aumentavano.

Ino cominciava a spazientirsi.

Perché diavolo Izumo e Kotetsu non si decidevano a far star zitti i loro cani?

Si alzò distrattamente dal letto e con passo lento, andò ad aprire le tende.

“Dannato sole pomeridiano…” pensò coprendosi gli occhi.

I cani non accennavano a volersi quietare; convogliò tutta l’aria che possedeva nei polmoni, pronta a tirare uno dei suoi soliti urli assordanti.

Quegli urli che le avevano fatto guadagnare, da parte di Shikamaru ovviamente, l’appellativo di “Pazza isterica”.

Piegò il busto sul davanzale, pronta a strillare, ma nello stesso momento in cui i suoi occhi riuscirono ad abituarsi alla luce circostante, vide il Quinto Hokage correre come una furia verso le porte del villaggio.

Il cuore le si fermò.

Se la stessa Tsunade si era scomodata dal suo ufficio per accorrere fuori, significava che qualcosa di serio, stava accadendo.

Pettinò velocemente in capelli, fregandosene altamente di legarli, scese di fretta le scale e giunse in strada.

Vide Sakura spingere con forza una barella sulla quale giaceva qualcuno, ma i corpi degli infermieri le coprivano la visuale.

“Sakura!” chiamò Ino.

La giovane non rispose, scosse il capo e scomparve all’interno dell’ospedale.

Subito dopo fu superata dal Maestro Kakashi, seguito a ruota da Kurenai.

“Kurenai Sensei!” gridò, sperando di essere ascoltata.

Ma niente, nessuno sembrava essere interessato a lei.

Tutti erano troppo occupati a correre verso le porte di Konoha.

“Stupida Ino, che diavolo aspetti muoverti?” si rimproverò.

Così anche lei, come spinta da una strana forza, iniziò a dirigersi verso le porte.

Qui trovò Tsunade, impegnata nel discutere animatamente con Kakashi, mentre Kurenai, leggeva con attenzione dei fogli.

Dallo stemma che vi era sopra, capì all’istante che si trattava del rapporto di una qualche missione.

“Dobbiamo sbrigarci o rischiamo che questa situazione, già pressoché assurda, finisca male!” affermò Tsunade.

“I ragazzi sono già stati avvisati?” domandò Kakashi.

“Credi sia giusto dirglielo? Del resto non si tratta di una cosa semplice da spiegare…”

“Lo capisco, ma alcuni di loro sapevano bene cosa Shikamaru era intenzionato a fare.”

 

“Shikamaru..” quel nome risuonò nella sua testa come un tamburo.

 

Si avvicinò con titubanza.

“Qu-Quinto Hokage…loro…loro…sono…”

“Non ora Ino!” esclamò confusamente la donna.

Prese dalle mani di Kurenai il rapporto e si avviò velocemente nel suo ufficio.

“Voglio sapere come sta Shikamaru!!!” gridò a pieni polmoni.

Tutti si bloccarono, Tsunade compresa.

Osservarono Ino con attenzione; i suoi enormi occhi azzurri si stavano lentamente arrossando e dalla forza con cui stringeva i pugni, puntati verso terra, era palese che stava cercando con tutte le sue forze di non scoppiare a piangere.

“Rispondetemi! Come mai nessuno vuole starmi ad ascoltare? –gridò una seconda volta- Ditemi dov’è Shikamaru!”

Il Quinto Hokage sospirò.

“Se quello che ti interessa sapere è se sono tornati dalla missione…beh, la mia risposta è Si. Altro non posso dirti per il momento.” e così dicendo proseguì verso il palazzo.

Si rassegnò all’idea di essere in qualche modo presa in considerazione dagli altri Jonin.

Nessuno pareva volesse calcolarla minimamente, erano tutti troppo presi per i loro affari, tutti troppo occupati ad “analizzare” l’esito di quella maledetta missione.

Si, era solo una maledetta missione.

Una missione che forse le aveva già portato via il Suo Migliore Amico.

Strinse i pugni ancora più forte.

Prese a correre velocemente fra le vie di Konoha finchè non raggiunse l’ingresso dell’ospedale.

Deglutì ed infine entrò.

Chiese immediatamente ad un infermiera di passaggio, se i Ninja della missione fossero stati tutti ricoverati, ma la donna si rifiutò di rispondere in quanto l’Hokage ancora non aveva dato alcun tipo di disposizione, sulla divulgazione delle informazioni.

“Assurdo –pensò lasciandosi andare su una sedia nella sala d’aspetto- assolutamente assurdo, lui è qui da qualche parte e nessuno vuole farmi vedere come sta…”

Una lacrima le rigò il viso. Se fosse accaduto il peggio, quella sarebbe solamente stata la prima di una lunga serie, ma essere forte, in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri.

Improvvisamente la spia rossa sul bordo di una porta prese ad illuminarsi, subito dopo, un sibilo simile a quello di un allarme iniziò a risuonare attorno.

“Presto! Fate presto, si sta aggravando, c’è stata un’emorragia!” esclamò un medico facendo capolino con la testa, oltre la porta.

Dal lato opposto del corridoio apparve la figura di Sakura che si catapultò all’interno della stanza, non curandosi della figura di Ino che con insistenza aveva chiamato il suo nome.

Ino rimase immobile, paralizzata dallo sgomento, ad osservare la porta e le ombre che si intravedevano al di là del vetro.

Parole sconnesse fra loro arrivarono alle sue orecchie.

Parole lontane che dicevano di fare presto, di portare la maschera con l’ossigeno, altrimenti sarebbe stato troppo tardi.

Era come ipnotizzata da quella situazione.

 

Ormai aveva perso ogni speranza.

 

Si rannicchiò sulla sedia, raccogliendo le gambe fra le braccia e piano piano iniziò a dondolare avanti e indietro. Stava cullando sé stessa, come per auto-tranquillizzarsi.

L’unica persona che in quel momento sarebbe stata in grado di infonderle coraggio, era proprio quella che forse l’aveva già lasciata.

 

Assurdo. Ancora.

 

Qualcuno le passò davanti, per poi sedersi nel posto accanto, ma Ino non se ne curò.

Continuava imperterrita a dondolarsi lentamente su quella piccola sedia beige e verde, che ogni tanto scricchiolava.

“Dovresti calmarti…” bisbigliò quella persona.

Scosse il capo.

“Non sono affari tuoi!” rispose secca lei.

“Sicura?” insistette.

In quel momento uno sgradevole odore di fumo si intrufolò nell’aria, facendola starnutire.

Ino si fermò, smise di ciondolare.

Spostò lentamente lo sguardo verso la persona che, con così poca delicatezza, le aveva rivolto la parola.

 

E lo vide.

 

Con un rarissimo sorriso in volto, la sigaretta, normalmente vietata in un ospedale, sul lato della bocca.

Lo sguardo visibilmente stanco, ma sereno.

 

Era lui. Era vivo. Era tornato.

 

Fu tutto automatico. Gli si gettò addosso, nascondendo il visto sotto al giubbotto verde. Un singhiozzo, un altro e un altro ancora.

Appoggiò la testa sul suo petto, ascoltando il battito regolare del cuore.

Sorrise, fra le lacrime riuscì a trovare la forza di sorridere.

Shikamaru l’avvolse in un abbraccio, l’unico e sporadico gesto d’affetto che le avesse mai direttamente mostrato prima.

“Davvero credevi che sarei stato così stupido da lasciarti sola?” le sussurrò all’orecchio.

“M-ma…quella persona…nella stanza…”

“Un Anbu colto alle spalle. Sono ossi duri da mettere al tappeto, ma in quel momento non eravamo pronti. Mi sono distratto e non ho valutato la situazione attentamente…però se la caverà…”

“Ho avuto paura che tu non…”

Shikamaru la strinse più forte, facendole sentire il calore del suo corpo, quasi a voler mostrare che quello non era un sogno, lui era davvero lì davanti a lei.

“Ho mantenuto la promessa Ino. Asuma è stato vendicato…adesso è in pace, per sempre.”

Si sentì finalmente liberata da un peso immondo, che per tutto quel tempo aveva gravato sul suo cuore, opprimendole la mente, tramutando i sogni in incubi.

Era tutto finito.

“La cosa più grande che potessi fare, era quella di ritornare qua sulle sue gambe…e l’hai fatto…”

“Te l’ho detto. Lasciarti sola non faceva parte del piano.”

Ino sorrise.

“Grazie, Shikamaru…”

Il giovane Ninja le schioccò un tenero bacio in fronte. Gesti a dir poco rari per uno come lui, ma che in quel momento, venivano naturali.

“Adesso non ti lascerò mai più sola…”

 

I've been so lost since you've gone
Why not me before you?
Why did fate deceive me?
Everything turned out so wrong
Why did you leave me in silence?



 

 

***   ***   ***

Ecco qua la fine di questa mini-fic. Era un po’ che non scrivevo, causa esami di maturità.

Senza contare che oggi, terminano definitivamente i Filler di Naruto…in giro c’è scritto che italia uno trasmetterà la serie Shippuuden ad ottobre di quest anno…mah, staremo a vedere cosa combina.

Ringrazio per i commenti al capitolo precedente, siete state carinissime! GRAZIE!!!

In ogni caso, spero che la fic sia piaciuta!

Baci

Aly!

   
 
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