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Autore: Non ti scordar di me    31/03/2014    3 recensioni
Bonnie,ha16 anni, frequenta il terzo anno delle superiori con le sue amiche, Elena e Meredith.
Come descriverla? Dolce, disponibile e ingenua, così ingenua che a voltala gente se ne approfitta.
Ma con il nuovo anno ci sono anche delle sorprese, tra cui, l'arrivo di un ex-studente: il figo Damon Salvatore. Damon Salvatore, 19 anni, ripetente, bello, fa parte di un brutto giro, un giro che ti risucchia completamente negli abissi più profondi della solitudine. La sua gang è poco raccomandabile, infatti trafficano droga e marijuana.
I due sembrano - apparentemente - agli antipodi, come nascerà la loro 'unica' storia d'amore? Per merito dell'amica Elena. Lei decide di voler conquistare Damon, da lì inizia tutto e coinvolge le sue amiche in tutto ciò.
Damon sembra essere interessato al piccolo Pettirosso. Bonnie, invece, vede del buono in tutti; ma in lui non trova nemmeno un briciolo di sentimento.
Bonnie rimarrà affascinata da lui o rimarrà disgustata da ciò che fa? Con questa storia impareremo che tutti possono riscattarsi dal proprio passato.
Ringrazio Angie94, Pagy94 e Puffetta2001 che mi sopportano sempre. La storia la dedico alle mie amiche Sery, Marzy e Simo.
Recensite in tanti ;)
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Love me, I just love you

Capitolo 10: L’allegra brigata in vacanza
Bonnie’s Pov
 
Non andava affatto bene. La mia vita non andava affatto bene. Stava peggiorando man mano che i giorni passavano, lasciandomi triste e con l’amaro in bocca.

Ogni giorno incontravo Damon con i suoi occhi neri e il suo volto serio, troppo serio. Mi faceva così male vederlo che mi sentivo mancare i piedi da terra.

Ignorarlo era difficile, soprattutto con quello che stava facendo per me in questi tempi. Ogni giorno, me lo ritrovavo sotto casa e se ne stava minuti, ore e secondi. Non riuscivo a farlo smuovere da sotto casa. Rimaneva sotto l’albero e fissava verso la mia finestra.

Fissando i suoi occhi neri come la notte era quasi impossibile piangere. Scorgevo così tanto nei suoi occhi, che il mio dolore in confronto al suo era niente. Dentro il suo cuore teneva tutti i suoi segreti e non riuscivo ad aiutarlo, perché io non volevo aiutarlo.

Lo odiavo, ma non riuscivo ad odiarlo. Non potevo odiarlo. Non provavo risentimento, perché nei suoi occhi non si leggeva niente. Non si leggeva che era colpevole. Si leggeva soltanto che aveva avuto un dramma drastico nella sua vita e che era venuto qui per riparare ai suoi errori.

Aprii gli occhi e mi stiracchiai. Avevo la schiena indolenzita e avevo il torcicollo. Dov’ero? Mi guardai attorno e constatai che ero in camera mia.

Il letto era del tutto intatto. I miei vestiti era posati sul letto con sopra il libro di storia. Era esattamente come la sera precedente.
Sbadigliai. Avevo dormito lì, ancora una volta. Era da quasi un mese che dormivo appoggiata alla finestra.

La finestra era molto grande e riuscivo quasi sempre a scorgere Damon. Passavo tutte le notti così, finché la mattina non mi svegliavo e lui non c’era.

Se ne andava verso l’alba. Lo avevo capito, circa una settimana fa, quando avevo passato in bianco un’intera nottata per sapere se rimaneva tutta la nottata ad osservarmi.

Mi stiracchiai e mi avviai verso l’armadio. Ora iniziava a fare freddo. L’inverno era arrivato molto più velocemente di quanto potessi immaginare e il primo quadrimestre stava finendo.

Presi un jeans a sigaretta, un maglioncino celeste e delle Converse. Un semplice outfits. Niente di particolare. Legai i capelli in un’alta coda di cavallo e corsi a lavarmi.

M’infilai sotto la doccia e avviai il getto d’acqua calda. Mi piaceva stare ore sotto la doccia, era molto rilassante. L’acqua scivolava sul corpo, ma l’acqua non cancellava i problemi da cui scappavo ogni giorno. Un giorno Damon si sarebbe stancato di farmi da baby-sitter, ma quel giorno sembrava che non arrivasse mai.

Questa storia stava andando avanti da un mese e più e lui non cambiava idea. Persino quando faceva freddo, si presentava sotto casa.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi in un asciugamano. Indossai i vestiti e mi truccai leggermente. Mi fissai allo specchio e vidi il mio viso solcato da grandi occhiaie.

Non mi faceva bene dormire appoggiata alla finestra. Questo era uno dei risultati! Oltre alla mia debolezza mentale! In questo momento ero di una debolezza indescrivibile e me lo ripetevano tutti. Oltre a Damon, anche i miei amici e persino la mia famiglia!
Stesi una passata di fondotinta e il risultato era magico. Perfettamente truccata e senza occhiaie.

Non sembravo neanche io. I miracoli del trucco.

Afferrai la borsa e mi diressi verso la cucina. Salutai i miei genitori con un bacio sulla guancia e bevvi un sorso del latte.
« Buongiorno, anche te tesoro! » mi salutò papà, leggermente sorpreso. Io gli accennai un sorriso, cosa che sorpresa ancor di più mamma.

« Di buon umore? » chiese. Annuii semplicemente. Meglio non dire niente. « Perché non mangi qualcosa, è da settimane che mangiucchi stuzzichini? » insistette mamma. Sbuffai. I genitori erano sempre assillanti. Troppo assillanti. Quando vedono un miglioramento nel comportamento, tendono a insistere per farti migliorare ancora di più.

Feci finta di non ascoltarli e presi una mela. Mia madre continuò a leggere il giornale. Stavo per andarmene, ma mio padre catturò la mia attenzione.

« Bon, potrei sapere perché quel tuo amico sta tutto il giorno sotto casa? » chiese serio. Lo guardai in un primo momento allibita, poi facendo mente locale capii che si riferiva a Damon. Cosa gli rispondevo? Sai papà, lui era la causa del mio malessere visto che ha ucciso la mia migliore amica e ora sta cercando di alleviare i sensi di colpa.

Bella risposta, eh? Avrei voluto dire la verità. Dirgli che ero stanca. Che loro dovevano darmi i miei spazi, magari denunciare Damon e così ricominciare da zero quest’anno. Eppure non ne avevo il coraggio. Non riuscivo a denunciarlo, c’era qualcosa che mi bloccava.
Forse ti piace?, intervenne la mia coscienza. Respirai a fondo e ignorai la coscienza.

« Ehm…Chi? » chiesi facendo la finta tonta. Lui mi rivolse un’occhiata seria. Forse era meglio optare per la verità.

« Come chi? Quel tipo che se ne sta tutto il giorno sotto casa a fissare la tua finestra. » mise in chiaro papà. E ora? Di certo non potevo mettere su una scusa qualsiasi. Papà era stato molto chiaro.

« E’ un suo ammiratore! » trillò mamma, precedendomi. Sospirai sollevata. Mamma finalmente aveva riaperto bocca per dire qualcosa di sensato e per salvarmi la pelle.

Papà mi guardò scettico. Dopo di ché notò l’orario e si affrettò a salutare sia me che la mamma e ad uscire da casa.
« BONNIE! » tuonò mia madre. Chiusi di scatto gli occhi. Cosa voleva ora? Sfuggita a un interrogatorio e ne iniziava un altro?

« Non so bene cosa ti stai succedendo, ma spero che non riguardi con quel ragazzo. » disse fissandomi negli occhi. « E’ molto grande per te. Stai attenta, ti chiedo solo questo. » continuò con tono più dolce.

« Si, mamma. » risposi lasciandole un bacio sulla guancia. Indossai il cappotto e la sciarpa e uscii di casa. Sarebbe stato così tutte le mattine da ora in poi?

Iniziai a incamminarmi verso la scuola e a sfregarmi le mani per riscaldarmi. Oggi, faceva piuttosto freddo.

« Bonnie! Aspettaci! » urlò qualcuno. Mi girai e vide le mie amiche venire verso di me tutte affannate. Elena aveva i capelli sciolti che svolazzavano al vento, perfettamente truccata e vestita in modo impeccabile. Un bel cappotto beige con una sciarpa dello stesso colore. Abbinati dei pantaloni scuri e delle zeppe.

Come faceva ad essere così…così lei!? Era sempre così. In qualsiasi occasione.

Meredith era la più sportiva tra noi tre. I capelli bruni legati in un alto codino, ai piedi aveva delle Air Forks Bianche, un normale jeans e sopra un giubbotto pesante.

Le salutai e le aspettai. Elena appena mi vide mi abbracciò di slancio e Meredith mi diedi un bacio sulla guancia. Le migliori amiche che una ragazza potesse avere.

« Va meglio? » chiese Meredith con un grande sorriso. Voleva sapere la verità? NO. Non stavo affatto meglio. Damon mi complicava la vita ogni singolo minuto della mia esistenza e non ce la facevo più.

« Si. Molto meglio. » risposi cercando di sembrare il più convincente possibile. Meredith ed Elena si scambiarono un’occhiata e scoppiarono a ridere. Cosa c’era di divertente?

« Vuoi darla a bere a noi? E’ da un secolo che non ci parli e che eviti tutti. » mi fece notare la bionda. Non aveva tutti i torti.
« No, Ele…Veramente…Non faccio più incubi la notte. » la rassicurai. Lei mi fissò sbalordita, mentre Meredith mi osservava.

« Bonnie, ma quanti chili di fondotinta di sei messa? » chiese Mere. Pensavo che se ne accorgesse Elena, sinceramente.
« Molto. Dormo scomoda. » risposi normale. Elena mi guardò scettica.

« Ma non hai detto che non fai più incubi? » s’intromise Ele, con la sua solita delicatezza. E ora cosa le dicevo?
Sono le tue amiche. Dì loro la verità. Mi consigliò la mia coscienza. Quella volta fu la prima che le diedi ascolto.

« Ora vi racconto. » sbuffai sedendomi sulla panchina vicino a scuola. Le due rizzarono immediatamente le orecchie e si sedettero accanto a me interessate. Adoravano spettegolare sulla vita delle altre persone.

Raccontai nei minimi dettaglio quello che era successo in questo mese. Avevo raccontato la scena del cimitero e anche le altre discussioni.

Tutto tornava e non mi avevano fatto domande. Elena aveva gli occhi a cuoricino e chissà cosa stava fantasticando, mentre Meredith stava rimuginando sulle mie parole.

« E’ cosa c’entra Damon con il fatto che dormi scomoda? » chiese saggiamente Meredith. Soltanto lei riusciva a ritornare alla domanda principale. Avevo provato a rigirare la situazione per evitare di dare reali spiegazioni, ma dopotutto loro erano le mie amiche. Le mie migliori amiche.

« Si apposta sotto casa mia da circa un mese…» sussurrai a bassa voce. Mi fecero cenno di continuare. « E ci stiamo i pomeriggi a fissarci, senza nessun contatto, né ci parliamo né ci tocchiamo. Io lo fisso e lui fissa me. » spiegai a bassa voce. Non volevo far sapere a mezza scuola i miei problemi personali.

« E quindi ti addormenti appoggiata alla finestra? » Annuii.
« E sai verso che ora se ne va a casa sua? » Annuii. « Verso che ora? » continuò curiosa Elena.

« Verso l’alba. » sospirai. Le due si fissarono e scoppiarono in piccoli risolini isterici.
Cos’era successo? Mi ero persa un passaggio? Sicuramente.

« Fammi un po’ capire…Lui rimane fino all’alba a fissarti? » chiese Elena con la sua espressione da detective.
« Si. » risposi normale. Fin’ora stavano contando le pecorelle? Certo, che le mie amiche quando volevano sapevano essere, anche, un po’ sceme.

« GLI PIACI! » urlarono entrambe con voce ovvia. Gli piacevo? Questo lo avevo capito. Perché loro facevano finta di niente? Perché loro non erano distrutte alla notizia che lui era il responsabile della morte di Katherine?

« A voi…non importa? Ha ucciso Kat. » dissi io, con voce tremante. Perché sembrava che solo io mi ricordassi di quanto volevamo bene a Katherine? Perché sembrava che stessi soffrendo solo io?

Elena alla mia domanda strabuzzò gli occhi e Meredith assunse un espressione piuttosto tesa.
« Klaus ha complottato contro di te dall’inizio di quest’anno. Ha provato a darti fuoco, ti ha fatto fuori metà casa e ti ha allontanata da Damon. » mi fece notare Elena.

Ci riflettei un minuto…Dopotutto io mi ero fidata di lui. Ero così ingenua, così stupida? E semplice da ferire? 
« Lui ha affermato di averla uccisa…» sibilai a denti stretti. Elena si alzò dalla panchina e iniziò a urlare frasi sconnesse.

« Non lo capisci? Lo ha affermato, ma non gli hai permesso di spiegare come è andata. Non vedi che era questo l’obbiettivo di Klaus? Farlo soffrire. Non vi rendete conto che questa lontananza non fa bene a nessuno? » sbottò alzando la voce.

Come si permetteva di farmi certi discorsi? Lei era la prima che non faceva parlare le persone, partendo in quarta in qualsiasi cosa facesse.

« A nessuno? » Questa era la domanda più stupida che potessi fare. C’erano tante di quelle domande che potevo fare e io me ne uscivo con una stronzata del genere!

« Non fa bene alla nostra amicizia. Non fa bene ai suoi giri. Non fa bene alla tua sanità mentale e anche alla nostra. Non fa bene alla sua sanità mentale. » disse ovvia.

« Non fa bene né a te, né a lui. Questa lontananza non fa bene, a VOI, in prima persona. » concluse infervorata. Mi fece un semplice cenno e si avviò verso l’entrata della scuola.

Come avevo fatto ad essere così cieca? Mi ero fatta abbindolare da Klaus. Era riuscito a deviare le mie sicurezze, puntando sui sentimenti…Puntando sul mio punto debole. Sapendo che colpendo quel punto debole, non colpiva solo me, ma anche i miei amici e Damon.

Drin. Drin. Drin.

La campanella. Dovevo entrare. Sbattei un paio di volte le palpebre e mi ridestai dai miei pensieri.
« Vai a parlargli. Ti copro io. » disse Meredith, correndo verso l’entrata. Dovevo andare a parlargli? Tanto…La situazione era statica. Deglutii. In pochi secondi tutti gli studenti erano già entrati. Non c’era più nessuno.

Dovevo pensare. Dove poteva stare un tipo come lui? A lezione? NO. Esclusa la scuola. Poteva svolgere qualche losco affare? SI. Credo di andarmi a cacciare in un altro guaio. Tanto con tutti i guai che stavo avendo quest’anno…la situazione non poteva peggiorare.

Mi guardai attorno. C’era la sua Volvo. Quindi doveva stare tra le mura scolastiche. Almeno il campo era ristretto. Dove poteva svolgere qualche losco affare?

C’era solo un posto in tutta la scuola. Il capannone.

Mi avviai verso il capannone. Attraversai l’intero cortile. Ormai non c’era più nessuno. Dovevo cercare solo di non farmi vedere dai professori, altrimenti lì sarei finita nelle mani della giustizia, ovvero i miei genitori.

Dietro la scuola, c’era la sporcizia più totale. Mozziconi di sigaretta a terra, anche qualche canna intera o spezzata. C’era un odore pesante e tetro.

Da lontano scorsi una chioma nera. Era lui. Ne ero sicura. Dovevo solo scusarmi per essere stata troppo prevenuta nei suoi confronti e magari sentire la sua versione nei fatti per poi chiudere il capitolo ‘Damon’ per sempre, nella mia vita.

Era solo. Con una sigaretta. Stava fumando. Fumava marijuana? E da quando? Io non lo sapevo? Come potevo saperlo, se lui evitava di parlarmi di sé.

Era seduto a terra e aveva lo sguardo perso. Mi avvicinai di poco e incontrai i suoi occhi. Quegli occhi neri mi misero un senso di inquietudine.

« Damon…Io volevo…scusarmi…per averti evitato questi mesi….» gli dissi veramente dispiaciuta.

Lui alzò lo sguardo e mi fissò sorpreso. Mi fece cenno di sedersi accanto a lui. Senza pensarci due volte mi sedetti vicino a lui, ma mantenendo le distanze.

« Com’è andata quella notte? » chiesi prendendo il coraggio. Lui mi guardò e nel suo sguardo vidi di tutto, ma nemmeno un briciolo di sentimento. Tristezza, odio, ribrezzo, freddezza…ma non affetto, niente di niente…

Neanche un briciolo d’amore? Niente. Meno di zero. Cos’era successo?

« L’ho fatta ubriacare e lei non ha reagito molto bene all’alcool. » si bloccò di getto. Nella sua voce non c’era un briciolo di commozione, aveva una maschera di freddezza che ti poteva spaventare.

« Era astemia. » continuai io al posto suo. Annuì semplicemente e fece un’altra tirata. Gelai sul posto.
« Eravamo ad una festa, lei era ormai ubriaca. E ha provato a baciarmi. » Katherine ha provato a baciare Damon. Mi venne quasi un colpo al cuore a pensare a loro due, in atteggiamenti intimi.

« L’ho scansata. » Sospirai. Tra loro, non era successo niente. Niente di niente. Era stato solo un momento di debolezza da parte di Kat e Damon aveva rifiutato.

« Iniziò a delirare…A dire frasi senza senso e a inveire contro di me. A quel punto anche io, iniziai a innervosirmi e la spinsi. » concluse la frase con tanta di quella freddezza che metteva la pelle d’oca.

« Sbatté la testa, morì sul colpo. » Capii tutto. Lei era caduta, morì sul colpo e dovettero inscenare una morte plausibile. La verità mi aveva investito come una doccia fredda…Ed era sconcertante…Iniziai a singhiozzare.

« Pettirosso…Io non volevo…» mi disse abbracciandomi. Lo sapevo. Lo avevo capito. Ma in fondo al mio cuore sentivo delle fitte, farsi più forti. Perché abbracciata a lui, mi sentivo così? Mi sentivo diversa. Migliore.

« Non ti incolpo della sua morte…» singhiozzai a bassa voce. Lui mi strinse più a sé. Sapeva di fumo e menta. Una combinazione perfetta e deliziosa.

« Forse è meglio se noi…» la sua voce era incrinata dal dolore. Se noi…? Cosa cercava di dirmi? Lo interruppi subito.

« Era tua madre? » chiesi io. Mi guardò bloccato, come paralizzato. Quella donna era bellissima e assomigliava a lui in un certo modo. Aveva un aspetto che, però, Damon non aveva: gli occhi. Occhi verdi smeraldo. Lucidi e brillanti. Mai visti di così…Forse solo…Ma non aveva niente a che fare con Damon.

« Si. » rispose monosillabico. Non voleva parlare della sua famiglia, ma se non ne voleva parlare come potevo imparare a conoscerlo…Non mi arrendevo. Ormai avevo saltato le prime ore, mi sarei presentata solo alla mensa.

« E tuo padre? » chiesi insistendo. Si staccò da me e iniziò a fissare un punto con occhi tetri. Domanda sbagliata. Si alzò da terra e buttò a terra il mozzicone di sigaretta.

« Dove vai? » chiesi io, alzandomi da terra. Mi stava prendendo in giro? Si girò verso di me e mi guardò con i suoi occhi di ghiaccio.
« Non ne voglio parlare. » mi rispose secco. Perché faceva così? Ora volevo sapere qualcosa di lui. Volevo sapere il minimo indispensabile, ma lui neanche quello voleva dirmi.

« Posso ascoltarti. » gli urlai, visto che se ne stava andando. « Posso comprenderti! » gli urlai fuori di me. A quelle due parole si girò verso di me, mi guardò furioso e si avvicinò a passo svelto verso di me.

Cosa voleva fare? Mi prese per i polsi, mi trasse a sé e poggiò le sue labbra sulle mie. No! NO! Cosa stava succedendo? Mi stava baciando?

E io non dicevo niente. Non stavo facendo niente, se non quello di assecondarlo. Quando provò ad approfondire il bacio trovai la forza per staccarmi e dargli uno schiaffo.

Io. Bonnie McCollough. Mi ero segnata il giorno della mia morte.
Avevo schiaffeggiato Damon Salvatore.

« Ma hai problemi? » chiese alzando la voce e afferrandomi per i polsi. Maledetto stronzo! Maledetto il giorno in cui l’avevo conosciuto! Maledetto il giorno in cui era entrato nella mia vita!

« Tu! Mi hai baciato! » sbraitai. Perché mi aveva baciato? Ero l’unica che non aveva aggiunto alla lista? Giusto per togliersi lo sfizio?
« Vuoi sapere di me, giusto? Non sei nessuno per me. Solo una ragazza. Non mi hai dimostrato di essere diversa.

Sei la solita ragazzina che fa venire il volta stomaco. » disse con crudeltà Damon. Quelle parole ferirono più di quanto potessi immaginare.

« Io…Io…Hai…ra-ragione…Io…n-non sono ne-ssuno…» risposi singhiozzando. Lui addolcì i tratti e cercò di avvicinarsi a me.
« Ho causato la morte di tante persone. Non voglio che tu sia in quella lista. » sibilò serio. Lo guardavo spaventata.

« Pettirosso…La tua vita con me, non sarebbe vita. Io sono qui con un obbiettivo, dopo averlo raggiunto me ne andrò. Non ti affezionare troppo. » ghignò con espressione strafottente.

Annuii scombussolata. Afferrai la borsa e corsi verso l’entrata di scuola. Non dovevo affezionarmi a lui. Non dovevo affezionarmi a lui. E cos’era successo? L’esatto contrario.

Iniziai a piangere. Lui non ci sarebbe stato più per me. Dovevo ricominciare a vivere, vivere veramente.
Ero stata così stupida da illudermi che dopo la verità tra noi poteva aggiustarsi tutto. Ero stata egoista, fredda, cattiva e anche, calcolatrice…L’avevo ignorato per mesi e ora lui non era più disponibile per me.

Aveva ragione, ma cosa poteva essere successo per farlo arrabbiare così? Era una stupida. Era arrivato il momento di andare avanti, dimenticarsi di lui e fare finta di niente.

Ero seduta a terra contro il portone della scuola. Tra poco dovevo andare a mensa. Avevo il mal di testa e il naso chiuso.
Oggi non era giorno. Non era un buon giorno. Me lo sentivo. Se ne andasse a quel paese Damon! Si fottessero tutti quanti, uno ad uno e che mi lasciassero vivere in pace!

« Bon? » mi chiamò una voce. Ci mancava solo lui. Era Stefan. Di sicuro con uno dei suoi discorsi saggi, ma non volevo più ascoltarlo.

« Che ti è successo? » chiese allarmato, vedendo che non rispondevo. Alzai lo sguardo e già dalla mia espressione capì tutto. Sospirò profondamente. E mi fece alzare.

« Aiutami, per favore. Per favore. Non riesco a dimenticarlo. Non dovevo affezionarmi a lui e vedi come mi sono ridotta. » lo implorai, abbracciandolo. Lui rimase quasi paralizzato da quelle parole. Da dove mi uscivano certe parole? E da dove prendevo il coraggio? Suonò nuovamente la campanella.

Era ora di pranzo. Mi asciugai le lacrime e fissai Stefan che aveva ancora in volto un espressione sconcertata.
« Ho un’idea. » disse Stef con gli occhi che brillavano. Aveva avuto un’idea? Be’…Le idee di Stefan avevano sempre una buone fine, quindi potevo fidarmi…Apparentemente.

Mi prese per la mano e mi trascinò in mensa. Gli studenti erano tutti sgusciati via dalle proprie aule e si erano già diretti verso la mensa. Probabilmente anche le mie amiche erano già in mensa.

Si erano appartati in un tavolo poco più isolato rispetto agli altri e parlavano normalmente.
« Com’è andata? » mi chiese immediatamente Meredith. Elena mi guardava interessata, quindi Mere le aveva già raccontato tutto. Mi bastò fissarle che non mi chiesero più niente, probabilmente capendo che non era andata granché bene.

« Che ne dite se passiamo le vacanze natalizie nella mia casa in montagna? » chiese Stef con un sorriso. Era questa la sua idea? Be’…Forse una vacanza in compagnia di amici potrebbe aiutarmi e avermi risollevato il morale.

« Che bell’idea! » trillò Elena contenta come non mai. Era ufficiale. Sarei andata in vacanza con i miei amici. Se Elena aveva approvato l’idea, ora più nessuno l’avrebbe distolta da essa.

Solo io e Meredith non eravamo entusiaste all’idea di partire. Io non ero entusiasta per una lunga serie di problemi che non stavo, nuovamente, ad elencare. E lei?
« Mere…» la chiamai. Lei si voltò verso di me e mi guardò con aria da Alice nel Paese delle Meraviglie, mentre Elena la fissava sorpresa. Maredith con espressione da pesce lesso?

Notammo che stava fissando in direzione di un ragazzo. Eh che ragazzo! Abbastanza alto, muscoli scolpito, capelli biondi scuri scalati dietro e con ciuffo più lungo avanti. Indossava dei pantaloni beige e una camicia con sopra un giubbino.

La salutava con un sorriso da…Innamorato? Innamorato!? Eravamo seri? Meredith aveva gli occhi a cuoricino e un pallore improvviso. Elena a malapena tratteneva le risate anche a me, veniva da ridere. Nessuna di noi aveva visto così Meredith.

« Mere! » la salutò con un cenno del capo. « Ciao, anche a voi…» continuò un po’ più distaccato. Stefan lo invitò a sedersi. Invito che pensavo rifiutasse, ma che invece accettò volentieri.

Si sedette tra Elena e Meredith e circondò le spalle di quest’ultima in un grande abbraccio. Credo che per un momento avevo smesso di respirare. Anzi sicuramente.

« Credo sia arrivato il momento delle presentazioni…Alaric, le mie amiche e o miei amici. » disse elencando tutti i nostri nomi. Quando arrivò il mio turno non riuscii a dire niente, se non a mugugnare un ‘ciao’. Lui mi squadrò sospettoso e appena sentito il mio nome, ebbi l’impressione che si sorprese e non poco.

« Ragazzi, lui è Alaric…il mio fidanzato. » annunciò baciandolo appassionatamente. Io mi strozzai quasi con l’acqua. Elena sputò il boccone che aveva in bocca, iniziando a tossire furiosamente. Matt aveva la bocca aperta e Stefan aiutava Elena a respirare.

« Non sapevo foste fidanzati…» osservò Matt. Meredith fece spallucce. Si schiarì la voce e rivolse un’espressione dolce a Stef, troppo dolce.

« Lui…potrebbe venire con noi? » chiese sbattendo gli occhi. Ora capivo tutte queste moine! Voleva passare il Natale con lui…che cosa tenera! Magari potessi passare io, il Natale con…

Con Damon? Coscienza di cazzo. Non la sopportavo. Feci un profondo respiro.

Sembrava un tipo apposto. Anche se un paio di volte, lo avevo visto con Damon…E se fossero amici? No, non era possibile.
« Ci mancherebbe! Alaric, se non sbaglio ci sono due posti letto…Se vuoi portare qualcuno. » disse Stefan con la sua solita diplomazia.

Questo Natale sarebbe stato indimenticabile, me lo sentivo dentro. Dovevo solo convincere i miei genitori a lasciarmi partire. Mary a sedici anni già usciva tutte le sere e poteva fare anche tardi la sera, ora potevo rivendicare quelle piccole soddisfazioni.

« C’è un mio amico che passerà il Natale da solo a casa…posso invitarlo? » chiese con un sorriso che non prometteva niente di buono.

Stefan ci pensò su. Che male poteva starci a invitare qualcun altro? Almeno il Natale sarebbe risultato più divertente.
Eravamo tre ragazze e quattro ragazzi, compreso il misterioso amico di Alaric. Forse solo, Meredith sapeva chi era questo misterioso amico visto che sorrideva compiaciuta.

« Perché no. » rispose cortese Stef, masticando il polpettone che tutto sembrava, tranne che cibo commestibile.

Forse, avrei dimenticato Damon. Troppo presto per parlare. La porta della mensa si era spalancata. Stava entrando Damon, seguito dalla sua gang. Quanto lo odiavo…

« Tosto il ragazzo, eh? » mi sussurrò Elena. Ho un’amica popolare, gentile e con una mente perversa. Benissimo! Meglio di così non poteva andare.

Sbuffai leggermente, portandomi alla bocca un boccone di pasta offerta gentilmente da Matt. Masticavo il boccone non distogliendo lo sguardo da Damon. Si era seduto al tavolo delle cheerleader? Stava facendo il cretino con una delle cheerleader? Per la precisione…con Caroline Forbes. Acida fino al midollo!

Il mondo smise di girare, quando vide lei che si strusciava completamente su di lui. Damon non distoglievo lo sguardo da me e sorrideva compiaciuto. Se era un modo per farmela pagare, aveva colto nel segno.

Sentii il mio cuore lacerarsi. Aveva ragione lui. Non mi dovevo affezionare a lui. Avevo sbagliato. Avevo commesso uno dei miei più grandi errori.

Rimanere affascinata di Damon Salvatore, quello era stato il mio primo sbaglio.
 
“Sorridi sempre,
è l’arma più forte per combattere il nemico”
 
Angolo della pazza: Sono qui a scocciarvi. Come sempre! In ritardo di un giorno, ma almeno il capitolo è consistente e pieno di colpi di scena. A me piace molto ^-^
Bonnie sta cedendo! *Alza bandiera bianca* Contente? *rumore di grilli*
Elena per la prima volta mi è simpatica con i suoi discorsi. E chi sarà il misterioso amico di cui ci parla Alaric? IHIHIHIHI Io lo so già. Vorrei spoilerarvi un po’ il capitolo successivo, ma non voglio rovinarlo.
Siamo nel periodo di Natale nella storia, chissà che non diventi più buona con i miei personaggi….Ma non credo. Che dire…Vi ringrazio. A TUTTI. In particolare Pagy_94 e Puffetta2001. E anche tutti colore che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Spero che la storia vi intrighi ancora e che vi piaccia, come sta piacendo a me.
Un commentino non mi dispiacerebbe, poi fate un po’ voi ^-^
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa 
  
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