Era giunto il quinto compleanno del piccolo Teddy. Quella mattina nella casa della nonna materna c’era una capocchia castana che scorrazzava a destra e manca. La felicità si vedeva chiaramente sul volto del bambino: sapeva benissimo che di lì a poco sarebbero arrivati Harry e Ginny!
Andromeda era presa dalle pentole sui fuochi in cucina, quando il campanello suonò e Teddy lanciò un urlo di gioia correndo verso la porta d’ingresso.
L’uomo che si fece largo in casa prese con energia il piccolo e lo fece volare a un metro da terra. Ripeté l’azione più volte, finendo poi per abbracciare Teddy forte a sé.
« Tantissimi auguri, piccolo! » Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, che la sua attenzione si diresse verso una voce conosciuta.
« Harry! Lascialo salutare anche a me! » Una chioma rossa spuntò da dietro le spalle dell’uomo.
« Auguri Teddy! » Si chinò verso il bambino poggiando le labbra sulla sua fronte.
« Grazie! Sono felice! » Teddy era in visibilio. Era molto contento di avere quegli ospiti.
« La nonna è in cucina? » gli chiese sorridendo la donna.
« Ginny, conoscendola sarà presa dalle sue leccornie. » Harry sorrise, immaginando la signora Tonks impegnata ai fornelli, come suo solito.
« Tutti dalla nonna! » Teddy prese per mano entrambi trascinandoli verso la cucina.
Lo scenario a cui i tre si trovarono davanti era piacevole: un profumo delizioso invadeva la cucina e una signora dal sorriso smagliante diede il benvenuto agli ospiti.
« Harry, Ginny! Che piacere rivedervi! » Si lanciò nella direzione dei due riempiendoli di baci ed abbracci.
Era da mesi che i Potter non facevano visita a Teddy e la nonna. Non perché non lo volessero: Harry era impegnato con la direzione dell’ufficio Auror al Ministero, Ginny con le Holyhead Harpies - una nota squadra di Quidditch femminile.
Ogni volta che facevano questi pranzi di famiglia, perché viste le tristi vicende era come se lo fossero, ognuno di loro provava delle forti emozioni; Andromeda poteva rivivere cosa significasse avere in casa un figlio ormai grande, indipendente ma comunque legato alla sua famiglia; Harry aveva trovato in Andromeda una seconda madre, come era accaduto con poche altre donne adulte conosciute; Ginny poteva vedere delle persone care essere felici ed il piccolo Teddy poteva avere una parvenza di famiglia. Essendo ancora così piccolo non era completamente consapevole della sua situazione, del suo passato.
« Harry, vai in soggiorno con Teddy mentre scambio qualche chiacchiera con Andromeda! Mostra al piccolo cosa gli abbiamo portato… » dicendo questo, Ginny diede dei colpetti delicati sulla spalla del marito, come per invogliarlo a spostarsi nella stanza accanto.
Appena le due donne si avviarono verso il bancone della cucina inoltrate già in un dialogo sereno e divertito, Harry accarezzò i capelli del figlioccio - poiché per volere di Remus, Harry divenne il padrino di Teddy - avviandosi così nel salotto.
Il bimbo saltellante si sedette sul divano che stava esattamente in mezzo alla sala. Felice più che mai, guardò il padrino mentre gli porgeva un pacchetto fatto alla bell’e meglio, basso e abbastanza lungo.
Il piccolo non stava più nella pelle, così si tuffò sul regalo riducendo la carta a brandelli.
Con suo grande stupore, all’interno vi era una piccola scopa giocattolo.
Il bambino rimase a bocca spalancata, quando Ginny entrò nel salotto con aria divertita. « Impara a volare, così poi ti alleneremo per diventare un bravo giocatore! » Scompigliò i capelli del bambino e sorrise guardando Harry, che sembrava incantato, sorridente.
Sua moglie sapeva benissimo che lui stava rivivendo il suo passato, conosciuto solo tramite una foto ed una lettera di sua madre. Il marito aveva affrontato un grande percorso di crescita, era diventato un uomo.
Era suo dovere aiutare Teddy e stargli vicino, permettendogli di essere felice nel mondo in cui era nato - il mondo magico.
Harry aveva questo tipo di ordine morale: non voleva che qualcun altro potesse vivere una crescita censurata come la sua, in un maledetto sottoscala nella casa degli zii. Ma quelli erano tempi lontani, ormai passati.
Mentre Teddy cavalcava divertito la scopa giocattolo, cominciando a svolazzare in ogni dove, Ginny si occupò di mettere in salvo tutti gli oggetti fragili del salotto.
I due adulti ridevano divertiti guardando quanto fosse impacciato inizialmente il bambino; poi finirono a guardarsi con espressioni beate.
Avevano un piccolo desiderio sul quale stavano lavorando… volevano avere un figlio loro, che sicuramente avrebbe considerato Teddy come un fratello maggiore.
Il piccolo Lupin volava a venti centimetri da terra ed aveva imparato ben presto come controllare una scopa, seppur giocattolo.
« Guarda Ginny, potrebbe diventare anche migliore di noi! » Harry rise in direzione della moglie.
« Migliore di me, in caso. Ti ricordo chi era il capitano dei Grifondoro dopo che il Prescelto se n’è andato altrove? Ti ricordo chi ha fatto vincere più partite nella storia del campionato ad Hogwarts ai Grifondoro? » Ginny lanciò un’occhiata di sfida verso il consorte.
« Non serve ricordarmelo, ce l’ho sempre accanto o davanti! » Con uno sbuffo, l’uomo si abbandonò al divano, che aveva accolto le sue forme.
La signora Potter rimase in piedi ancora un po’ con le braccia conserte, studiando l’andamento di Teddy; immaginandosi il piccolo qualche anno dopo, magari membro di una squadra di quidditch di Hogwarts.
« Ha la stoffa del cacciatore, o del cercatore. Chi lo sa! »
Una volta sedutasi sul divano, Harry le passò il braccio attorno alle spalle. I due si rilassarono con il bimbo che svolazzava divertito. Era come se fossero in una seconda casa, da parenti stretti.
Andromeda sbucò dal grande arco che separava la cucina e il salotto e in tono gentile attirò l’attenzione. « Forza, spostatevi tutti in cucina. E’ pronto il pranzo! »