Fairytales Gone Bad
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Cambiamenti -
Draco correva a più non posso e per poco non travolse un uomo che
passeggiava per il sentiero «Scusatemi!» gli urlò da dietro. L'uomo aveva il
cappuccio sulla testa a nascondere gli occhi e un arco sulla schiena.
«Dove siete diretto così di corsa, ragazzo?»
«Avete visto un... lupo da queste parti? È scappato!» aggiunse con
sorriso innocente
«Anche io sto cercando qualcuno. Il vostro lupo com'era?»
«Bianco» rispose immediatamente Draco
«Ho visto qualcosa di bianco andare da quella parte» gli disse l'uomo
«Ma non sono sicuro sia il vostro lupo.»
«Grazie» rispose Draco «Voi cosa state cercando?»
L'uomo sembrò pensarci su e poi rispose «Una ragazza dai capelli corvini
e le labbra rosso sangue.»
«Non l'ho vista» si affrettò a dire.
«Spero abbiate fortuna nella vostra ricerca.»
«Sapete dove si trovano le tre grosse querce?» domandò ancora
impaziente.
«Di là.» indicò a Draco un sentiero «C'è anche una scorciatoia passante
per il bosco ma non ve la consiglio, non con l'imbrunire.» Draco annuì,
ringraziò l'uomo e corse via.
Intanto, nella casetta, Hermione aspettava l'arrivo del Cacciatore, che
non tardò ad arrivare. Entrò nella stanza e lei fece finta di dormire.
L'uomo si abbassò il cappuccio sulle spalle, spostò l'arco dalla schiena
e afferrò un coltello. Si avvicinò ad Hermione e le tagliò in due la pancia, da
dove uscirono immediatamente Cappuccetto Rosso e la Nonna.
Dopo prese il corpo del Lupo e lo buttò in una buca lì vicino. Contento
di aver liberato le due donne, festeggiò con loro nella casetta sotto le tre
grosse querce a lume di candela e raccontandosi storie a vicenda.
A sera inoltrata, Draco arrivò in prossimità della casetta e ci guardò
dentro, scorgendo Cappuccetto Rosso e la Nonna sedute al tavolo in cucina con
una terza figura che riconobbe. Era l'uomo a cui aveva chiesto indicazioni, era
il Cacciatore. Doveva aver preso la scorciatoia arrivando prima di lui e
liberando le due donne. Ma allora, dov'era Hermione?
Perlustrò il giardino finché non cadde in una buca, sopra a qualcosa di
morbido e sporco di sangue.
«Mezzosangue!» tirò fuori il lupo dalla buca e lo trascinò lontano da
occhi indiscreti.
Le ferite erano gravi e per curarle, Draco fece tornare Hermione
normale.
La ragazza era pallida come un cencio e aveva due grossi tagli
sull'addome, il battito era lento e il respiro debole.
«Non temere!» le disse «Adesso ti curo...» prese la bacchetta e gliela
puntò addosso «Ferula!» candide bende le avvolsero l'addome e lui si
tirò indietro un ciuffo di capelli caduto sulla fronte «Se sopravvivi, stupida
Mezzosangue, ti uccido io!» le urlò mentre la copriva con un fiore trasfigurato
in una coperta, per coprire le sue nudità.
Afferrò il corpo e si smaterializzò alla grotta e vi si nascose dentro.
Accese un fuoco e mise Hermione al caldo accanto al fuoco e tra le sue braccia.
«Si può sapere cosa ti è saltato in mente?! Mi hai mentito! Stavi
rischiando la vita!» lei emise un flebile lamento e lui si zittì di colpo.
Passavano le ore e Draco era sempre più stanco. Si addormentò su una
delle pareti della grotta e si risvegliò nella sua camera ad Hogwarts, con
Hermione fra le braccia.
Le ferite andavano meglio, ma decise comunque di portarla in infermeria,
dove Madama Chips avrebbe saputo curarla.
«Come è successo?» chiese l'infermiera al giovane
«L'ho trovata così al limitare della foresta, non so cosa l'abbia
aggredita.»
«A giudicare dai tagli sembra un artiglio...» la fece distendere su uno
dei lettini e poi invitò Malfoy ad andarsene.
Nel corridoio incontrò Ginny che gli fece un cenno, poi vedendolo così
turbato e, cosa più importante, solo, tornò indietro e gli si mise davanti.
«Dov'è Hermione?» gli chiese
«Di là.» rispose lui indicando l'infermeria.
«In infermeria? Cosa è successo?» Draco era troppo scosso per parlare e
non fece altro che accrescere l'ansia di Ginny, che gli puntò la bacchetta la
collo «Cosa è successo?» gli chiese di nuovo
«L'hanno quasi uccisa, va bene?»
«Come?» Draco le raccontò tutto e poi la guardò inginocchiarsi a terra
in lacrime.
Singhiozzava come una bambina e lui non sapeva cosa fare. Stufo di
rimanersene con le mani in mano, iniziò a camminare avanti e indietro.
Lesse quel libro quasi ogni giorno dopo quell'accaduto, per essere
sempre preparato e aspettava in ansia che Hermione si svegliasse, per parlarle,
o avadakedavrizzarla a seconda delle sue emozioni.
Il giorno in cui Hermione si svegliò, Ginny era al suo capezzale con la
sua mano stretta tra le sue e le lacrime sulle gote arrossate.
«Hermione!» la ragazza chiamata aprì gli occhi e cercò di mettere a
fuoco ciò che aveva davanti «Come stai, tesoro?»
La ragazza, appena vide Ginny, scoppiò in lacrime e le strinse
maggiormente la mano e entrambe si misero a singhiozzare.
«Ginny... che bello vederti...»
«Sono contenta che tu stia bene! Ero così in pensiero!»
«Dov'è... dov'è Draco?» Ginny si ritirò all'improvviso e le lasciò la
mano.
«Cosa? Vuoi sapere dove si trova? Non è neanche mai venuto qui!» sbottò
Ginny alzandosi dalla sedia su cui era stata seduta per tutta la settimana in
cui Hermione era rimasta priva di coscienza «Siamo stati noi, i tuoi amici, a
stare al tuo fianco mentre eri svenuta!»
«Ginny... io...»
«Non dire niente!» e fuggì via senza mai voltarsi.
Hermione si mise a sedere e si asciugò una lacrime. In quel momento
entrò la Professoressa McGranitt con il suo abito svolazzante.
«Signorina Granger, come sta quest'oggi?» si fermò accanto al suo letto
e le sorrise dolcemente.
«Sono sveglia.» rispose un po' dolorante
«Bene, ne sono felice. Ora vuole spiegarmi cosa è successo?» in un
secondo riacquistò il suo cipiglio da severa insegnante.
«Beh... un Dissennatore mi ha artigliato la pancia... nella foresta
proibita.» la McGranitt non era molto convinta e la guardò sollevando un
sopracciglio.
«E cosa ci facevi nella foresta proibita, signorina Granger?» incrociò
le braccia.
«Io e il signor Malfoy stavamo... indagando sulla pozione che ha
ingerito.»
«Vedete di non farlo mai più, altrimenti le conseguenze saranno
inevitabili.» la professoressa le rivolse un ultimo sguardo carico di
apprensione e poi lasciò la stanza rivolgendole solo un ultimo cenno.
Hermione si sorprese con quanta facilità era riuscita a mentire alla sua
insegnante preferita. Stava decisamente frequentando troppo Malfoy.
Si sentiva maledettamente in colpa per come aveva trattato Ginny,
l'aveva davvero ferita pronunciando quelle parole e anche se ne era
consapevole, parlare con Draco era di vitale importanza.
Si alzò dal letto fuggendo alla vista di Madama Chips e si diresse verso
i Sotterranei.
Si incamminò cercando di nascondersi alla vista di eventuali Serpeverde
che passeggiavano per la zona.
Aprì la porta della sua stanza con la formula e vi sbirciò dentro. La
stanza era silenziosa, solo alcuni versi indistinti le giungevano alle
orecchie. Indecisa se entrare o meno, Hermione si fermò sulla porta e quel che
vide le raggelò il sangue. Una figura, ovviamente Draco, che le dava le spalle
era coperto solo da un lenzuolo e ondeggiava a ritmo sopra un'altra figura che
Hermione riconobbe come Daphne Greengrass. Draco stava facendo sesso con
un'altra.
Hermione odiava usare quella parola, “sesso”, ma non le veniva in mente
altro termine per definire quello che stava accadendo.
Tese le orecchie e i gemiti di Daphne risuonarono per tutta la stanza,
bucandole il petto. Non che le importasse, ma qualcosa la infastidiva. Lei
sembrava divertirsi e lui sembrava stesse giocando a carte, da solo.
Hermione, con le lacrime agli occhi, richiuse la porta sbattendole alle
sue spalle.
Corse a perdifiato verso l'infermeria, non curante di chi urtava né di
chi la vedeva.
Si risvegliò in lacrime stesa su un prato accanto ad una bellissima
ragazza dai capelli lunghissimi intrecciati con migliaia di fiorellini
colorati. Ad un analisi più attenta, Hermione vide che era proprio lei, quella
ragazza.
«Aurora...» mormorò a se stessa.
«Mezzosangue...» la voce di Draco risuonò stanca mentre si avvicinava
alla ragazza con indosso solo un paio di pantaloni e una maglietta grigia.
Hermione si alzò e si allontanò. Lui la seguì a ruota e la afferrò per
un braccio «Granger! Che hai?» le chiese brusco
«Nulla. Cosa dovrei avere?» rispose lei alquanto ironica.
«Non lo so, dimmelo tu!»
«Lasciami Malfoy!» gridò lei «Vattene via!»
«Non so se lo sai ma non posso! Vorrei, ma non posso.» sembrò affranto
«Come stai?» le domandò dopo qualche istante di silenzio imbarazzato.
«Bene, ma non grazie a te!»
«NO?! Io ti ho salvato la vita! Tu eri solo un lupo sanguinante!»
«Ho dovuto farlo!» riprese lei
«No! Avremmo trovato un altro modo! Mi hai mentito, mi hai ingannato!»
«Non eri obbligato a salvarmi!»
«L'ho fatto perché non volevo rimanere qui, per sempre!»
«Avresti trovato il modo di uscirne...» rispose dolce
«No, questo è il tuo mondo, non posso andarmene senza di te.» i
suoi tratti erano rigidi, segno che era altamente furioso e cercava invano di
controllare la sua rabbia.
«Non posso credere che tu l'abbia fatto sul serio...» riprese lui
passandosi una mano sul viso.
Hermione spalancò le braccia fissandolo con un groppo alla gola mentre
lui non riusciva a restituirle il contatto «Cosa avrei dovuto fare? Era mio
dovere...»
«Questa cosa sta diventando seriamente pericolosa. Deve smettere.» era
ancora adirato ma la sua voce era mutata in qualcosa di più dolce.
«Lo so. Vorrei con tutta me stessa che la Storia finisse, veramente.
Così saresti libero di passare il tuo tempo a fare ciò che ti riesce meglio...»
ora era lei quella che si stava arrabbiando. I gemiti di Daphne le riempirono
nuovamente le orecchie.
«E sarebbe?» lui si voltò livido in volto e le puntò addosso due occhi
taglienti come diamanti e intensi come argento fuso.
«Portarti a letto ragazze di ogni Casa che sappiano respirare, anche se
credo che non disdegneresti Mirtilla Malcontenta dato che ti accontenti di
tutto!» lui la fissò ancora più insistentemente e sembrò che emozioni
contrastanti gli attraversassero il volto facendolo apparire più... umano.
«Tu non capisci niente... non hai mai capito niente di me» riprese la ragazza
sull'orlo di un pianto. Anzi, stava letteralmente piangendo anche se lottava
con tutte le sue forze per respingerle indietro. «Non apprezzi il valore delle
cose perché tu puoi avere tutto. Non sai riconoscere i tuoi errori perché tanto
sai che ci sarà sempre paparino a sistemare tutto, come ha fatto poco tempo fa,
vendendo il suo unico figlio ad un pazzo nevrotico presuntuoso; scommettendo
sulla vita di un fannullone e vigliacco che dovrebbe essere l'erede della
nobile casata dei Malfoy, colui che passerà alla storia!» la voce si Hermione
si incrinò ed ebbe un sussulto.
Draco se ne stava immobile con le braccia incrociate ad osservare la
ragazza senza battere ciglio davanti a niente.
«Mi fai schifo!» terminò lei arrossata per il pianto e con le mani strette
a pugni.
Solo in quel momento Draco diede un segno di vita, si stagliò di fronte
a lei in tutta la sua altezza e la sovrastò senza mai abbassare il capo, in
segno di superiorità «Sono stato venduto come carne da macello ad un pazzo
nevrotico e presuntuoso, come lo chiami tu; la mia famiglia sta cadendo a pezzi
e i nostri possedimenti non serviranno a salvarci il culo quando saremo morti;
in più, io so apprezzare il valore delle cose. E non disdegnerei nemmeno
Mirtilla Malcontenta se riuscisse ad amarmi. Forse hai ragione, mi porto a
letto un gran numero di ragazze ma nessuna riesce a provare qualcosa di più
intenso di una scopata, e sai cosa ti dico inoltre? Credo che tu sia così tanto
arrabbiata perché l'unica che non mi sono ancora portato a letto sei tu. E dato
che vuoi primeggiare in tutto, questo ferisce il tuo nobile e coraggioso
spirito Grifondoro. Però, quello che voglio realmente sapere è: come mai ti
interessi tanto della mia vita sessuale?» Hermione boccheggiò e aggrottò le
sopracciglia, incapace di proferire parola. «Perfetto. Vedo che sono riuscito a
farti tacere per una buona volta...» le diede le spalle.
Nei successivi minuti che passarono solo il canto degli uccellini e lo
scroscio di un ruscello facevano da sfondo alla situazione, mentre i due
ragazzi se ne stavano in silenzio il più lontano possibile.
Fu Hermione la prima ad alzarsi, si avvicinò pericolosamente a lui – che
la guardò incuriosito e stupito – e gli diede uno schiaffo. Uno schiaffo che
risuonò in tutta la valle tanta era la forza e la rabbia espressa.
«Vedo che la storia si ripete, Mezzosangue.» proferì lui attutendo il
colpo da gran signore.
«Non verrei a letto con te neanche se fosse l'unica possibilità di
distruggere Voldemort. Non verrei a letto con te neanche se fossi l'unico in
grado di salvarmi... proverei solo disgusto e ribrezzo...» la guancia di Malfoy
iniziò ad arrossarsi ma lui mantenne una posa austera per tutto il tempo.
«Torna pure da Lenticchia... lui saprà darti ciò che vuoi.» terminò lui,
chiudendo la conversazione.
Hermione si svegliò di soprassalto nel suo soffice letto nel dormitorio
Grifondoro. Era tutta sudata e bagnata di lacrime.
Si mise a sedere e ricominciò a piangere. Non aveva mai pianto tanto in
vita sua come da quando era iniziato tutto. Ed era stato sempre per colpa sua.
Nel dormitorio Serpeverde, invece, un letto aveva un posto vacante.
Malfoy si era rintanato in un bagno deserto nel cuore della notte per
sfuggire a tutto. Si appoggiò al lavabo e iniziò a togliersi gli abiti
macchiati di sangue, scoppiando in un pianto stanco.
Le lacrime scorrevano sul suo volto pallido e dentro il lavandino
sudicio. Draco singhiozzò e deglutì; poi, con un gran brivido, guardò lo
specchio incrinato e vide Harry che lo fissava al di sopra della sua spalla.
Si voltò di scatto ed estrasse la bacchetta. D'istinto Harry fece lo
stesso. La maledizione di Malfoy lo mancò di pochi centimetri, mandando in
pezzi la lampada sulla parete accanto a lui; Harry si gettò di lato, pensò Levicorpus!
E agitò la bacchetta, ma Malfoy bloccò la fattura e si preparò a scagliarne
un'altra...
Mirtilla Malcontenta cercò di fermarli ma entrambi non la degnarono di
attenzione.
Si udì una sonora esplosione e il bidone dietro Harry scoppiò; Harry
tentò un incantesimo delle Pastoie che rimbalzò sulla parete dietro l'orecchio
di Malfoy e fracassò la cassetta sotto Mirtilla Malcontenta, che strillò ancora
più forte; l'acqua si riversò dappertutto e Harry svicolò a terra mentre
Malfoy, il volto deformato dalla rabbia urlava: «Cruci...»
«Sectumsempra!» gridò Harry dal pavimento, agitando furiosamente
la bacchetta.
Il sangue schizzò dal volto e dal petto di Malfoy come se fosse stato
colpito da una spada invisibile. Barcollò all'indietro, lasciò cadere la
bacchetta dalla mano afflosciata e piombò sul pavimento allagato, sollevando un
enorme spruzzo.
«No...» ansimò Harry, senza fiato
Scivolando e barcollando, si rialzò e si lanciò verso Malfoy, che aveva
il viso lucido e rosso; le sue mani bianche raspavano il petto zuppo di sangue.
«No... io non...» Harry non sapeva cosa stava dicendo; cadde in
ginocchio accanto a Malfoy, che tremava in maniera incontrollabile, in una
pozza di sangue.
La porta si spalancò dietro Harry, che alzò lo sguardo, terrorizzato;
Piton si era precipitato nella stanza, livido in volto.
Spinse via Harry, si chinò su Malfoy, estrasse la bacchetta e la passò
sopra le profonde ferite provocate dalla maledizione, borbottando un
incantesimo che sembrava quasi una canzone. Il flusso di sangue parve
rallentare; Piton asciugò quello che restava del volto di Malfoy e ripeté la
formula. Le ferite parvero ricucirsi.
Non lo portò in infermeria. Avrebbe dovuto dare molte spiegazioni e non
era certamente ciò che era disposto a fare. Si fece aiutare da Harry a portare
Malfoy via da quel bagno, fino ad una stanza vuota. Lo distesero su una
cattedra e cercarono di alleviare il dolore che scuoteva il corpo in
convulsioni orrende.
«Potter» risuonò la voce di Piton, facendo spaventare il povero Harry
che già di per sé era abbastanza scosso «Và a prendere dell'acqua calda, delle
bende e una coperta.» Harry annuì e poi si precipitò fuori dalla stanza ma
venne fermato ancora dalla voce dell'insegnante «Potter» lo riprese con meno
rabbia «Non proferire parola con nessuno. Se qualcuno ti chiede, dì che sono io
che necessito di queste cose e che tu, per punizione, sei obbligato ad
aiutarmi.» Harry accusò il colpo e varcò la soglia della porta.
Corse a perdifiato senza la minima idea di dove andare; non poteva
andare in infermeria perché altrimenti Madama Chips lo avrebbe scoperto... ma
forse la scusa di Piton era così buona da poter darla a bere pure
all'infermiera. Non poteva perdere tempo, era colpa sua! Tutta colpa sua.
Senza accorgersi si ritrovò davanti alla porta dell'infermeria e vi entrò
come una furia. Raccattò bende e coperte e un secchio vuoto e poi sollevato si
voltò pronto a tornare da Piton.
Quasi prese un infarto trovandosi l'infermiera ad un palmo dal naso con
le mani sui fianchi e un'espressione alquanto severa in volto «Cosa stai
facendo Potter?» gli chiese indicando con lo sguardo tutto il carico che aveva
appresso.
«Il professor Piton necessita di alcune cose urgenti per rifornire il
suo laboratorio.» disse il tutto senza neanche fermarsi per respirare e poi si
ritrovò senza fiato, boccheggiando in cerca d'aria.
«Perché stai aiutando il professor Piton?» chiese l'anziana donna ancora
poco convinta.
«Sono in punizione...» esclamò con aria fintamente affranta. La donna
sembrava consapevole della bugia, ma, con molta sorpresa di Harry, lo lasciò
procedere. Camminò velocemente fino alla porta, la richiuse dietro di sé e poi
ricominciò la terribile corsa a perdifiato verso l'aula in disuso.
Malfoy era ancora privo di senso e Piton era chino su di lui e mormorare
qualche incantesimo oscuro ad Harry.
«Ben tornato, Potter. Credevo ti fossi buttato dalla Torre di
Astronomia.» lo puntellò Piton con tono monocorde.
«Ecco quello che mi ha chiesto, professore.» Harry sistemò il secchio a
terra e prese la bacchetta «Aguamenti!» e lo riempì d'acqua calda.
Dopodiché, Piton lo spinse via dalla stanza e gli chiuse la porta in
faccia. Ad Harry non rimase altro che andarsene a letto.
Nella sua stanza trovò Hermione seduta sul suo letto con un'aria
sbattuta e profonde occhiaie grigiastre sotto gli occhi «Hermione!» sussurrò
per richiamare la sua attenzione «Cosa ci fa qui?» la ragazza corse verso di
lui e lo abbracciò
«Ho bisogno di un favore Harry, ho bisogno del tuo Mantello
dell'Invisibilità.»
«Ora?» chiese sorpreso Harry
«Sì, ora. Sono venuta a chiedertelo ma tu non c'eri... perché non
c'eri?» riprese Hermione calma.
«Piton mi ha chiesto di aiutarlo a sistemare il suo laboratorio, per
punizione.» questa volta si ricordò di fare una pausa e gli parve di essere
stato abbastanza convincente, ma l'espressione dell'amica gli fece capire che
non era affatto così.
«Cosa è successo Harry?» gli domandò sedendosi sul letto.
«Ecco io... insomma... non l'ho fatto apposta ma...»
«Santo cielo Harry!» lo interruppe Hermione alzando un po' troppo la
voce «Cosa è successo?» sussurrò cercando di mantenere la calma.
«Ho ferito gravemente – molto gravemente – Malfoy nel bagno dei ragazzi
mezz'ora fa. E Piton è corso a salvarlo port...» ma l'amica già era schizzata
fuori dal dormitorio, correndo a più non posso verso un luogo che neanche lei
sapeva dove fosse. Si perse nei corridoi, sbirciò dentro ad ogni aula fino a
che non trovò un corpo su una cattedra. Era solo.
Entrò nella stanza e corse al suo capezzale.
«Malfoy!» gli prese una mano e la sentì gelata e inerme tra le sue. Non
voleva piangere ancora, credeva di non averne più, di lacrime da piangere, ma
invece queste scivolarono lente sulle sue gote fino ad infrangersi sul petto
del giovane che si alzava a fatica.
Stava piangendo ancora. E ancora una volta era colpa sua.
Rimase minuti a stringergli la mano fino a quando la porta non si
spalancò e vi entrò Piton che si immobilizzò trovando la ragazza china sul suo
pupillo.
«Granger!» la richiamò e lei lo vide per la prima volta. Piton strabuzzò
gli occhi: la ragazza era un disastro; gli occhi arrossati e gonfi, il viso
scarno e pallido, i capelli in disordine e scomposti. Tutto in lei gridava
aiuto. E quando vide la sua mano stringere quella del Serpeverde, un lampo gli
attraversò lo sguardo. Consapevolezza.
«Granger, cosa ci fai qui?» disse mentre si avvicinava a Malfoy
«Harry mi ha detto tutto. Cosa è successo prima?» la sua voce era roca
ed impastata e doveva costarle uno sforzo immane usarla con tanta fermezza.
«Il giovane Potter ancora deve imparare a non andare in cerca di guai, e
soprattutto a non cercarli dove lui non centra alcunché.» Piton alzò gli occhi
sulla ragazza «E lei dovrebbe essere a letto.»
«Credo che sia stata colpa mia. Ha bevuto la mia pozione!» esclamò in
lacrime la ragazza
«A meno che lei sotto a quella gonnellina non nasconda un mantello nero
e una malignità poco comune, la colpa non è sua.»
«Ma... vuole dire che...»
«Il Signore Oscuro gli ha affidato un compito ben preciso e ora lui è un
suo seguace...» disse guardando il braccio sinistro dove si ergeva minaccioso
il Marchio Nero.
«Vorrei aiutarlo...» disse Hermione incapace di distogliere lo sguardo
dal ragazzo.
«Torni a letto. Non può fare altro per lui...» la ragazza si alzò e lo
guardò un'ultima volta «Parleremo domani della sua punizione per essere
sgattaiolata fuori dai dormitori senza alcun permesso...» viscido fino alla
fine Piton la congedò. Hermione tornò a letto con un peso sul cuore.
Perché ultimamente non riusciva a lasciarsi scivolare addosso ogni cosa
riguardante lui? Perché non riusciva ad ignorarlo e si arrabbiava perché si
portava a letto nuove puttanelle? Lei non era mai stata così, per Merlino!
Ciao! Scusate il ritardo ma ero a Madrid con la scuola e sono tornata da
poco. Questo è un po' più lungo degli altri capitoli, spero non vi dispiaccia.
Alla prossima!