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Autore: RoloChan105    31/03/2014    7 recensioni
-Magnifiche-Mormorò riempiendosi nuovamente il bicchiere-Splendide donne, dai lunghi capelli e dal carnato chiaro, come statue d' alabastro...- Si avvicinò il bicchiere alle labbra secche, rimanendo in attesa.-Sono scaltre, hanno una voce meravigliosa e sono dei mostri.- Si concesse di bere un goccio.
-Mostri?-Ripetè il verde sconcertato. Non aveva appena detto che erano meravigliose? Perchè adesso li definiva così?
-Oh, ragazzo mio, sono delle vere cagne quelle.-Prese un bicchiere e lo adagiò davanti a Zoro.- Sembrano donne splendide che solo nella fantasia si è in grado di trovare, ma le ho viste con i miei occhi.-Strizzò i bulbi oculari riempiendo il bicchiere al mozzo.- Le ho viste distruggere una nave...-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Turn Loose the Mermaids




Brano 6


L'umida aria del mattino riempì i suoi polmoni ormai stanchi e provati. Con difficoltà, aprì un occhio, solo per accorgersi che il sole aveva riempito buona parte della prigione. Dolorante, smosse le spalle intorpidite e un mugugno dolorante, uscì dalle sue labbra. La schiena bruciava, così come la gola e gli arti. Quei bastardi non si erano fatti scrupoli a punirlo. Ma cosa pretendeva da uomini senza morale come quelli?

Più volte, nel corso dei giorni, aveva sentito la voce di Kidd che gli parlava. Lo faceva però, solo ad orari in cui era completamente solo e sicuro di non essere osservato. Mangiava isolato dagli altri e quando poteva, dalla stretta feritoia cercava di passargli del cibo e da bere.

La sua presenza lo confortava ed era l'unico a bordo, goloso di informazioni su quello che gli era capitato. Parlando della sirena dai capelli rosa, più volte si era come interessato, quasi affezionato e geloso di quel fugace bacio.

Ma il rosso non aveva di che preoccuparsi: i pensieri di Zoro, erano tutti rivolti a quella sirena dalla chioma rossa. Non sapeva il suo nome, non sapeva niente di lei se non i tratti del volto che fin dal primo momento, si era stampato a fuoco nella mente.

Era ossessionato dalla sua bellezza, dai crini rossastri, dalle labbra piene e dagli occhi color cioccolato.

Voleva rivederla.

Che Dio l'aiutasse, ma voleva rivederla sul serio.

Con dolore, digrignò i denti, cercando come nei giorni precedenti, la forza per andare avanti.

Era passata quasi una settimana da quando era stato catturato e ancora, la nave non si era smossa da quel piccolo isolotto. Il capitano Teach era senza dubbio caparbio, ma nessuna sirena, dopo il suo avvertimento, sarebbe mai uscita allo scoperto. Sorrise amaramente chiudendo debolmente gli occhi.

Sarebbe marcito per sempre in quella prigione? Sarebbe caduto per mano delle fruste? Che accadesse quel che accadesse; lui però, voleva rivedere quella sirena prima di morire.



Aveva perso la nozione del tempo.

Non ricordava esattamente quante volte quel giorno fosse svenuto. Per mano dello stesso Teach, aveva subito una doppia scarica di frustrate.

Non ci era andato leggero come i suoi uomini, ma pesante e lesto. Le cento frustrate, si erano tramutate in duecento per volta e la schiena era un mare di sangue.

L'unica cosa che doveva ringraziare, era il suo corpo. Solo all'inizio il dolore si faceva sentire e dopo, come spesso gli accadeva, si lasciava scivolare in quella nuvola di tepore e intorpidimento che sentiva ogni qual volta perdeva conoscenza.

L'unica spiegazione per quel trattamento poteva attribuirsi alle speranze di Teach ormai in frantumi.

Non nutriva in verità speranze di sopravvivenza, al contrario.

Più volte si era domandato che cosa ne sarebbe stato di lui una volta terminato il viaggio e dopo molto tempo passato con se stesso, era giunto alla conclusione che l'impiccagione sarebbe stata la sua fine.

Una fine miserevole, dolorosa e sfibrante.

Nessuno si sarebbe ricordato di lui se non per essere il figlio di un mascalzone.

Nessuno avrebbe gridato all'innocente con lui e nessuno avrebbe mai osannato le sue imprese.

Forse Kidd avrebbe pianto per lui, come Kobi, gli unici a sapere la sua triste verità.

Con immenso dolore, alzò gli occhi alla grata del soffitto, trovando la luce della luna quella sera, semplicemente stupenda. Non si sentiva nessun rumore e nessun bisbiglio a bordo e chissà forse erano usciti per attuare l'ultima bravata di Teach.

Poco gli importava del resto.

Sarebbe morto ma almeno avrebbe vinto e trionfato su di lui.

Non si sarebbe arricchito nello smercio delle sirene e quelle creature così dolci e fantastiche sarebbero state salve.

Lento, lasciò cadere il volto verso il basso mentre lo stomaco protestava per la fame.

La gola sembrava bruciare da quanto era il bisogno di bere. Kidd non poteva soddisfare nessuno dei suoi bisogni.

Emise un doloroso gemito provando a smuovere le spalle e subito se ne pentì.

Le ferite bruciavano tanto che non osava immaginare la sua schiena.

Sentiva solo caldo, un infernale calore.

Diavolo, forse aveva la febbre e chissà, magari non avrebbe raggiunto il patibolo in quelle condizioni.

Immediatamente, fermò il flusso dei suoi pensieri non appena il silenzio che poco prima riempiva la nave terminò.

Una voce, melodiosa e dolce aleggiava nell'aria.

Non era una voce comune tanto era bella e per un momento, la scambiò per una stupida invenzione della sua mente. Iniziava a giocargli brutti scherzi? Stava già perdendo il senno?

Con uno scossone del volto, cercò di captarla meglio e rabbrividì nel sentire i meravigliosi toni alti di quella melodia.

Chi era che cantava? E perchè alle sue orecchie il tono sembrava così triste?

Le note durarono ancora pochi secondi per poi terminare.

Non appena il silenzio riempì le pareti della nave, per poco non impazzì. Doveva sentirla di nuovo, doveva ancora una volta ascoltare quella dolce canzone.

Con tutte le sue forze, tentò di non scivolare ancora una volta nel sonno causato dalle sue precarie condizioni, ma senza energia, si abbandonò ad esso.



Il giorno seguente, nessuno venne a frustrarlo.

Forse si erano stancati di lui o molto probabilmente, dimenticati di quell'appuntamento quotidiano.

Kidd non arrivò in suo aiuto nemmeno quella sera e di nuovo, il silenzio assordante lo rintronò.

La leggiadra voce, come atteso, tornò a cantare quella canzone, rendendo la sua agonia più sopportabile del previsto. Troppo presto però la canzone arrivò alla fine, ma si sentì contento di essere riuscito ad ascoltarne le parole.

Era la sua lingua, una canzone che tra l'altro, aveva già udito nelle peggiori bettole di città. Una canzone sporca, piena di speranza e di amori corrotti, di vani sogni e di aspettative.

Come poteva una voce così meravigliosa essere conosciuta e cantata tranquillamente?

Era una canzone da marinai ma più probabilmente da pirati, inventata da vecchi uomini che avevano sperato nella ricchezza e che avevano perso di vista i veri valori.

Ma la questione passò in secondo piano non appena, come la sera passata, la melodia si interruppe.

Con dolore, chiuse gli occhi e nuovamente, lasciò che un altro giorno morisse per dare il benvenuto a quello nuovo.





   
 
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