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Autore: Lilith82    01/04/2014    5 recensioni

Diciannovesimo giorno.
Quanti sono diciannove giorni?
Non lo so.
Sembrava fosse venuto a mancare persino il tempo in quei giorni.
Di sicuro dopo diciannove giorni non c’era più Renesmee, ormai.
Né Nessie, né la signora Black.
Tutto ciò che sapevo di me, tutto ciò che avevo saputo di me fino a meno di venti giorni prima, si era...
Non cancellato ma...
Staccato!
Allontanato, sospeso...
Sospeso in un limbo.
Come me!
Come il mio cuore...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Intact world'
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Riprovo ad abbattere la maledizione del corsivo... se va bene pian piano correggo tutti i capitoli!
Nonostante tutti i casini, nei prox tre mesi ho un tirocinio, porterò con me il mio chiodo fisso: la scrittura.
E non mi dimentico di voi, voi non vi dimenticate di me, vero? =P
Bacini : *
L <3 


CAPITOLO 20: Rimani 
 
 
Un minuscolo bagliore... appena percepibile...
Come deve essere lo scintillio di una stella cadente ai margini del campo visivo di un essere umano.
Un minuscolo bagliore... appena percepibile...
Un luccichio smeraldino. 
appena percepibile
Ed una fitta... dalle dita della mano lungo tutto il braccio... fino al cuore...
E riaprii gli occhi... sul mondo.
Dove sono?!
Dov’ero?!
 Dov’ero stata?!
Le domande rimbalzarono dalla pancia alla testa.
E poi… di nuovo giù... e poi sù...
E poi...
Vomitai. 
Voltandomi e tenendomi la pancia.
Succhi gastrici. Solo quelli.
Non avevo mangiato. Quel giorno.
Da quanto tempo non mangiavo?!
 
“Renesmee!” 
La voce e le braccia arrivarono a cingermi quasi contemporaneamente.
Il profumo mi colpì solo un istante dopo.
E con esso la consapevolezza dolce di essere al sicuro.
Nell’abbraccio della...
“Mamma”
“Tesoro mio”
Tenerezza e conforto
“Principessa” Edward mi strinse a sua volta “che è successo?!”
Già...
Cos’era successo?!
Dov’ero?! 
Dov’ero stata?! 
Per... per quasi tutto il giorno, a giudicare dalla luce che aveva appena cominciato ad attenuarsi.
“Io...” non lo sapevo!
“Io... dove siamo?!” domandai loro.
Tutta la famiglia Cullen era radunata intorno a me.
C’erano anche Leah e Seth.
Mio padre mi carezzò una guancia, spostandomi qualche ricciolo dietro l’orecchio.
“Renesmee, siamo a pochi chilometri a nord di Rio, ai margini della foresta di Tijuca”
“Ma voi come...?!”
“Alice ci ha visti venire qui e trovare...” si sospese.
“E trovare Nahuel!” completai, per me.
E, come in un nastro che si riavvolge al contrario, la mia mente ripercorse quelle ultime ore.
A partire da...
“Il sogno” mormorò Edward concentrato.
“L’ho sognato di nuovo” ammisi, mentre leggeva tra i miei pensieri.
La sua voce. Come le altre volte. La sua voce che mi richiamava.
“T’invocava” parafrasò, inappuntabile, il vampiro.
“Sì” emisi, flebile “ e poi è arrivava la luce” ...rossa e sinistra... “che s’ingrandiva e s’ingrandiva e poi...”
“Il cuore... un cuore di rubino...”
“Cui manca un frammento”
E il cuore aveva cominciato a vorticare e a vorticare e a sollevarsi in alto, sempre di più.
In spirali strette ed ipnotiche.
“Il cuore ti ha condotto da lui”
Annuii, a capo chino.
“L’ho visto librarsi sopra la nostra isola e poi, in direzione del continente e lì... la città e più a nord fino a...”
Fino ad inoltrarsi nella giungla, tra la vegetazione lussureggiante e le ombre veloci dei suoi abitanti.
“E l’ho visto! Lui era...” strizzai gli occhi e mi portai un pugno al petto.
“In catene...” completò Edward.
“E... ferito... e... sanguinante... e...”
Troppo... troppo sangue!
E fu la volta della nausea, ancora.
 
Mi ero svegliata, di soprassalto, all’alba.
Jacob si era, infine, addormentato.
Lo avevo guardato per minuti. Forse ore.
Forse... ere!
Pensando solo... “resta lì! resta lì! resta lì”
Ma il ciondolo era venuto a penzolare proprio sopra la mia spalla.
Quasi attendendomi.
Quasi attendendosi quell’irrevocabile decisione.
L’avevo seguito.
Stregata, ammaliata, spaventata, ed al tempo stesso tesa verso quella luce maligna che aveva piegato in sé ogni mio volere, rapendolo e costringendolo in un’unica assoluta necessità: 
Nahuel
Nahuel era in pericolo!
Avevo sentito il suo richiamo per tutto il tempo, durante il breve tragitto in motoscafo.
E poi ancora, una volta giunta alla piccola insenatura a cui lo avevo ancorato.
E per le strade della città, mentre il frammento di rubino mi guidava.
Mentre il mondo scorreva, al nostro fianco.
Ignaro di noi che eravamo ignari di lui.
Avevo superato il limitare della foresta. 
Il confine invisibile, eppure evidente, tra la “civiltà” e l’intrico fitto di flora tropicale.
Il limes tra il mondo umano e quello sovra-umano, la demarcazione sulla quale aveva oscillato tutta la mia vita, fino ad allora, per sprofondare, infine, nella giungla della magia, nella tela del grande tessitore: il Destino.
Il suo filo imprevedibile, sempre, tentiamo d’ignorare, persuadendoci che qualcosa, ora questo, ora quello, sia in nostro potere.
Arrogante e superbo animo umano!
Ciò che è sacro e magico in noi sa bene che ogni cosa va, inevitabilmente, nell’unico modo in cui può andare.
Nessuna scelta, neppure il minimo errore.
 
Avanzai per quel sentiero invisibile che il mio astro rosso illuminava.
Ora entrando in un groviglio di vegetazione, ora nascondendosi e spingendomi, istintivamente, a fare lo stesso dalla scia di un predatore che non scorgevo, celato alla mia vista come io alla sua, ma che, pure, tutti i miei sensi avvertivano. E che temevano quanto bramavano.
Ed, intanto, i richiami divenivano sempre più insistenti.
E la sua voce via via più chiara... e sofferente!
Ed iniziai ad avvertire il suo odore.
...il profumo di mango e primavera...
Finché la sua immagine... finalmente... davanti a me!
 
“Piccola mia”
Bella mi cinse con più forza.
Mentre i ricordi venivano a galla nella mia mente, Edward li leggeva e li sussurrava al resto della famiglia.
Mia madre, invece, mi teneva il viso con le mani, carezzandomi, di tanto in tanto, le guance e le spalle, osservando, direttamente dai miei occhi, le emozioni e le sensazioni che mi scuotevano il cuore ed il corpo.
L’apprensione per quel nome... il mio... che assomigliava sempre di più ad un grido di dolore.
La fretta di raggiungerlo che mi faceva inciampare, ferire, ansimare attirando l’attenzione della fauna circostante: uccelli, rettili, grandi felini, improvvisamente, più minacciosi di quanto avrebbero dovuto essere, per un immortale...
In ultimo, lo shock... alla vista di lui... 
Nahuel
Inerme, incatenato, accasciato
Il volto esanime.
Il respiro affaticato.
Il petto... il cuore... il cuore di rubino nel suo petto!
Ed il sangue... troppo... troppo sangue!
Ed i suoi occhi... gli occhi color tek...
Gli occhi che posso leggere fino in fondo.
Gli occhi che possono leggere fino in fondo ai miei occhi.
E mi riconoscono. E si riconoscono. Sempre.
Ed in un solo sguardo... tutte le parole del mondo.
Ed un solo sguardo... rende inutili tutte le parole del mondo!
E tra le dita, le mie dita, la catenina che mi ha lasciato... il suo dono...
Il frammento... 
Il frammento mancante al rubino!
Di nuovo, un atto puramente istintivo.
Qualcosa che cancella il concetto stesso di volontà, rendendolo, appunto... solo un concetto!
E la mano col frammento... verso di lui...
... verso il suo cuore ...
... il pezzo mancante ...
 
“AH! AH! AH!”
“Piccola, piccola, sono qui, tesoro, sono qui!”
Le braccia di mia madre attorno alle spalle.
Poi, anche quelle di mio padre.
“Va tutto bene, principessa”
“Ma... che è successo?” 
Una voce impaziente, ed accusatoria.
Edward si voltò a fissare Leah.
“Non lo so... io... non lo so!” provai.
“C’è stato il bagliore verde, la fitta e poi... voi... perché avete trovato me?!”
Il vampiro espirò, distogliendo lo sguardo dalla licantropa.
“La visione è cambiata” disse, semplicemente.
La piccola Alice emise uno sbuffo.
E capii che c’era di più, sotto.
“E’ successo non appena siamo atterrati, quasi qualcosa o qualcuno ci stesse aspettando...” s’imbronciò.
Jasper l’avvicinò al suo fianco, cupo e pensieroso.
“Siamo arrivati fino a qui e poi...” cominciò Bella.
“Poi...” provò mio padre.
“Siamo stati annebbiati, cacchio! E’ stato assurdo, davvero!” proruppe Emmett “D’un tratto... puff! Era tutto scomparso! Eravamo... accecati!”
“Zafrina” sussurrai, interrogativa.
“Le amazzoni sono ir.rintracciabili” liquidò la questione Edward.
“Comunque... non tutti eravamo ciechi” sorrise, all’indirizzo della sua compagna.
“Fortuna che ti ho trovata!” mi strinse quella a sé.
Scivolai con la fronte sotto la sua clavicola, il viso poggiato sul suo seno, in un gesto così infantile e tenero che mi catapultò, di colpo, all’infanzia.
Alla spensieratezza ed alla gioia serena.
A quando il mondo è buono, bello e giusto.
E senza alcuna complicazione.
Neppure il minimo errore.
 
“Jacob”
Il nome e la ragione risalirono dal cuore alla gola e sù, fino agli occhi.
Tutto il gruppo s’irrigidì, simultaneamente, ma nessuno osò chiedere.
“Sarà meglio recuperare le imbarcazioni” propose mio padre, col tono neutro di quando voleva celare ben altre emozioni. 
Mia madre mi guardò, dapprima insicura, poi accorata, ma senza riuscire a trovare la cosa giusta da dire.
Perché non c’era, una cosa giusta da dire, probabilmente.
“Io... devo andare” biascicai, pronta a lanciarmi nella corsa.
Mio padre fece per trattenermi ma Bella lo precedette, trattenendolo.
“Grazie” bisbigliai a capo chino.
E cominciai a correre.
 
Dopo poco aver raggiunto il motoscafo ed essermi imbarcata, li scorsi dietro di me, a breve distanza, a bordo di uno yacht abbastanza discreto ma anche sufficientemente capiente.
Abbastanza discreto per essere di proprietà Cullen.
Sufficientemente capiente per essere di proprietà Cullen.
Dovevano essere più veloci del mio piccolo veicolo, ma lasciarono che li precedessi.
Ovunque il filo del Destino mi stesse conducendo.
 
Sbarcai, senza assicurare l’imbarcazione.
Lontana dalle file di paletti bianchi che costituivano il molo.
Nuotai, frettolosa, fino alla spiaggia.
Precipitandomi, letteralmente, in casa.
 
“Amore... dove sei? Non capisco... ho dormito tutto il giorno! Ma è stato un sonno...”
Le parole rimasero in gola,  avvolgendosi ed annodandosi attorno e dentro di essa come grossi lacci scuri decisi a strozzarlo.
L’ultima gli scivolò dalle labbra in automatico.
“Strano...” mormorò fissandomi.
Gocciolante, agitata... colpevole!
L’accusa si materializzò con un lampo, nelle iridi scure.
Scure... come la notte senza luna.
Scure... come il buio più profondo.
Scure... come l’angolo più remoto della galassia.
Inviolato
...dalla luce...
 
S’alzò dal letto su cui era seduto.
Nudo
Fece un passo verso di me.
Gli bastò per catturare l’odore.
...il profumo di mango e primavera...
E per sprofondare.
In quell’oscurità che sembrò risucchiarlo, precipitandolo in un luogo remoto...
Inaccessibile
...dell’Universo.
E del suo cuore.
Gli rimase addosso solo la corazza.
E, con essa, la rabbia.
E sulla rabbia s’appoggiò l’odio.
E dell’odio si servirono la freddezza e l’indifferenza.
E di nuovo... la corazza!
Era come una porta sbarrata.
Assicurata da milioni di chiavistelli.
La mia colpa...
Irrimediabile
 
Più di una volta, m’imposi di far uscire il fiato, ma senza alcun risultato.
Si vestì, accorgendosi dello sbarco dei vampiri e dei mutaforma.
Fermo, freddo, lontano.
Inavvicinabile
 
Mi superò, senza battere ciglio.
Impenetrabile
Lasciò scivolare l’uscio dietro di sé.
TOC
la fine
TOC
Ed i frammenti del mio cuore si sparpagliarono ovunque.
Disperdendosi.
Irrecuperabile
 
In virtù di una forza capace di annichilire persino la parola volontà, mi ritrovai in spiaggia. 
Ad inseguirlo.
“Jacob...” cacciai fuori dalla gola.
Si voltò.
Scottato
Da quel nome. Dalla voce. Dal richiamo.
 
Si voltò.
Inamovibile
Come non stesse, in realtà, attendendo nulla.
Come non si aspettasse più niente di buono, bello e giusto.
Dalla vita. Da me. Dal Destino.
 
Si voltò.
Ed i suoi occhi non poterono che finire nei miei.
E con loro... l’indifferenza, la freddezza e la corazza.
E subito sotto di essa l’odio.
Ad alimentarlo la rabbia.
Ed il dolore.
Irrimediabile ed Irrecuperabile
La mia colpa
Impenetrabile ed Inavvicinabile
Il suo dolore
E, dal dolore, il vortice di buio.
Ed al centro esatto di quell’Universo...
Intoccabile ed Introvabile
Inviolato ed Inaccessibile
Inamovibile ed Infranto
...il suo Cuore.
Come un lumicino piccolo e fragile.
E, da quel cuore, una lacrima.
Ed una specie d’invincibile sospiro.
Poi più niente.
Solo i suoi passi.
Sulla sabbia.
E la sua figura scura stagliata contro i raggi del tramonto.
...l’ultimo tramonto... 
Sempre più lontano.
 
“Rimani...”
Fu tutto ciò che dissi.
Ma era già troppo distante o, forse, non volle ascoltarmi.
Raggiunse il motoscafo e lo mise in moto.
Nessuno osò fermarlo od anche solo approssimarsi al suo cammino.
“Rimani...”
Era tutto ciò che aveva chiesto.
“Rimani...”
Quello che non avevo saputo dargli.
“Rimani...”
Il filo sottile sul quale tutto...
OGNI COSA
...pure il destino...
... si era appena...
Infranto
“Rimani...”
Irrimediabile ed Irrecuperabile
“Rimani...”
Impenetrabile ed Inavvicinabile
“Rimani...”
Inviolato ed Inaccessibile
“Rimani...”
Inamovibile
“Rimani...”
Infranto


 

  
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