Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: ILoveRainbows    01/04/2014    1 recensioni
Le coincidenze non esistono. O sbaglio? E se non ci credete... Se per due giorni di seguito incontraste il vostro idolo non in mezzo alla folla, ma relativamente da solo, non smettereste di crederci pure a voi alle coincidenze?
Dal primo capitolo:
Quasi inchioda dallo spavento e poi accosta la macchina guadagnandosi la rabbia e le grida degli automobilisti.
Si gira verso di me. - Che c'è?! -
- Torno subito. - Senza altre parole scendo dall'auto con un balzo, sotto lo sguardo pesante di mio zio.
Ho visto la Perfezione più tre suoi amici.
Faccio una breve corsa fino ad essere davanti all'entrata di Radio Deejay e pochi passi dietro di loro.
Solo a quel punto realizzo che non ho la più pallida idea di cosa dire. Purtroppo le mie gambe godono di vita propria e prima di riuscire a fermarle mi trovo spiaccicato sulla schiena di una persona molto magra, ma muscolosa, e decisamente alta.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 3

- Roversi, potrebbe gentilmente ripetere alla classe cosa stavamo dicendo sul Signor Da Vinci? -
Oh cazzo! Non ci voleva! Calma Daniele. Cosa ti ricordi di Leo? Prova a dire quello, magari hai fortuna. Di bene in meglio, ora parlo di me in seconda persona.
- Da Vinci era considerato un pazzo dagli uomini di allora poiché come sappiamo aveva delle idee che per l'epoca erano molto strane. Può essere definito il padre di molte macchine moderne come l'aeroplano. Si interessò anche di anatomia e, anche se i suoi modelli anatomici avevano molti errori, alcune cose si usano ancora oggi... -
- Basta così. Stavamo parlando della tecnica pittorica. - Il prof scuote la testa e va avanti a spiegare.
Beh, anche se non era giusta la risposta ho saputo rispondere con prontezza devo riconoscermi, peccato che non ne sia capace anche con Mika.
Dopo un'altra ora di storia dell'arte e due di disegno grafico finalmente posso andare a casa.
Luca non c'è quindi prendo uno yogurt dal frigo e mi chiudo in camera mia a mangiarlo mentre ascolto musica. Scelta difficile, ma alla fine decido di ascoltare i Pink Floyd, "The Piper At The Gates Of Dawn".
Già, Syd Barrett.
Finito di mangiare lo yogurt mi sdraio e mi addormento al suono della sua voce.
19.30. La porta d'ingresso si apre.
Torno a dormire.
22.45. La mia porta viene aperta. Luca fa capolino da dietro la porta. Faccio finta di dormire.
Dopo cinque minuti sto dormendo di nuovo.
2.12. Basta! Se dormo un minuto di più muoio.
Il cd sta ancora andando e ringrazio mentalmente Luca per non averlo spento. Sa quanto amo dormire con la musica.
Mi faccio una lunga doccia. Mi rado. Metto una camicia bianca, un golfino grigio, un paio di jeans forse un po' attillati, le mie immancabili All Star bianche, prendo la borsa in pelle con un paio di quaderni e per le 2.50 sono fuori di casa.
Appena arrivo al piano terra mi rendo conto di non sapere cosa fare.
Inizio a vagare per la città, in centro considerando dove vivo.
C'è ancora qualche ragazzo in giro, ma niente di più. Passo davanti alle vetrine illuminate dei negozi chiusi in Corso Vittorio Emanuele e poi mi siedo su una panchina in piazza Duomo aspettando che sorga il sole. Mi metto le cuffiette nelle orecchie e inizio ad ascoltare Mika. Parte "Underwater" e assaporo ogni singola nota e parola di quella canzone facendola penetrare nell'anima.
Le ascolto tutte credo finché verso le sei il sole inizia a fare capolino da dietro le guglie del duomo. A quel punto mi alzo e mi avvio verso il bar dove ho l'appuntamento. Mi sembra ancora una situazione surreale. Stento a credere che stia succedendo davvero.
Le strade iniziano a popolarsi un po' alla volta di uomini quadrati in giacca e cravatta che si dirigono verso i vari uffici dove li attende una giornata davanti a un computer a lavorare.
"Non voglio finire come loro" è l'unica cosa che riesco a pensare prima di essere a meno di cento metri dal bar.
Entrando lo vedo già seduto con un bicchiere di... Spremuta?!?! davanti. Sono scandalizzato per la spremuta.
È seduto nel posto dove mi ero messo io ieri.
Mi dirigo dalla sua parte ostentando sicurezza che non ho e quando mi vede arrivare il suo volto si illumina e si sistema meglio sulla sedia.
- Hi Daniele. -
- Hi! Tutto bene? - Chiedo una volta seduto.
- Yep. -
In quel momento arriva la cameriera e ordino un cappuccino seguito da Mika che chiede il solito caffè all'americana.
- Tu? -
- Tutto bene grazie. - dico alzando lo sguardo dalle mie mani poggiate sul tavolo verso di lui. Quando i miei occhi incrociano i suoi sento le mie gote infiammarsi, ma non ho il coraggio di distogliere lo sguardo. Sono completamente disperso in quell'oceano di cioccolato e venature di smeraldo.
Rimaniamo a fissarci finché la cameriera non arriva e distrugge quel momento magico.
- So, anche today vai all'università? -
- Già... Come sempre. Te invece? - Mi pento subito della domanda, magari non vuole parlarne. E comunque, chi sono io per chiederglielo?!
Stacca la tazza da quelle labbra perfette che mi fermo a osservare un secondo di troppo. Poi un sorriso delicato gli increspa le labbra.
- I... Io farò sei passi. -
Cerco di trattenermi, ma sorrido a trentadue denti come faccio molto raramente. Se ne deve essere accorto perché mi guarda incuriosito.
- It's: faccio due passi. Non sei. -
Si mette una mano sulla bocca come per rimangiarsi quello che ha detto e mi verrebbe di baciargli ogni centimetro di quelle perfette mani da pianista per fargliele togliere da davanti alla bocca.
Continuo a chiedermi cosa mi trattenga da saltargli addosso seduta stante. Con quella t-shirt bianca così attillata, i pantaloni blu altrettanto attillati e il blazer aperto davanti è veramente la Perfezione.
Parliamo di un po' di tutto e lui si diverte a parlare della sua famiglia. Devono essere persone molto simpatiche da come le descrive. Ridendo dice anche che però le sue sorelle sono molto oppressive e che a volte vorrebbe saperle fare stare zitte.
Mi chiede anche della mia famiglia, ma dalla faccia che faccio credo capisca che non è un argomento di cui mi piaccia parlare e cambia argomento chiedendomi dei miei hobby.
Poi è il mio turno.
Sembra una partita di ping pong.
Alle sette e mezza circa ci alziamo e andiamo a pagare dove lui insiste per pagare lui e dopo un breve battibecco ha la meglio.
Fuori mi ricordo di non avere la bici e mi giro verso di lui. - Beh, come ho detto ieri è stato un vero onore e un piacere poter passare del tempo con te. -
Mi tende la mano e gliela stringo godendo di quel piccolo contatto fisico. - The same... -
Faccio per staccare la mano dalla sua, ma non mi lascia e avvicinandosi a me mi da un piccolo e umido bacio sulla guancia destra. - Goodbye Daniele. - bisbiglia.
Così dicendo si gira e se ne va lasciandomi in piedi come un pesce lesso a guardare davanti a me con sguardo perso.



- Roversi, che ti succede? -
È Alberto che parla, oggi è seduto accanto a me, ma sinceramente non so perché mi rivolge la parola. Non siamo mai stati effettivamente amici. È un po' un bullo, o almeno si è guadagnato questa fama e tutti cercano di stargli lontano.
- Niente niente. -
Mi osserva di sbieco e inizio ad avere quasi paura. Non può farsi gli affari suoi e lasciarmi in pace?!
- Certo, come no... Si vede lontano un miglio che hai qualcosa. Sai sempre qualsiasi cosa i prof ti chiedono, ma da ieri sei completamente perso. Se vuoi puoi parlarmene, tanto nessuno mi rivolge la parole e i tuoi segreti sarebbero al sicuro con me. -
Ma si è bevuto il cervello a forza di spinelli e Marijuana?! Dovrei parlare a LUI dei miei problemi?!
Per fortuna la campanella della fine delle lezioni suona e mi toglie da quella situazione spinosa.
Infilo in fretta e furia quaderno e penna in borsa e saluto Alberto con un breve "ciao" prima di andarmene.
Una volta fuori mi fermo a mangiare un trancio di pizza e poi vado in centro.
Devo andare a prendere un golfino da Abercrombie. Ne ho visto uno blu qualche giorno fa che è la fine del mondo.
Fortuna che a quest'ora non c'è tanta gente. Entro nel negozio andando a passo sicuro verso il mio nuovo fantastico golfino.
Faccio per prenderlo e la mia mano si scontra con quella di qualcun altro. Alzando lo sguardo vedo Mika e mi sento avvampare dalla punta dei piedi fino a quella delle orecchie.
- Hi. - dice allegro.
- H..hi. -
Ho ancora in mente quel breve gesto di stamattina e quel pensiero non mi aiuta per niente.
- Anche tu qui? 
- S...si. Avevo visto questo golfino. Vengo spesso qui. E lo avevo visto. Ma non avevo il portafogli. Perché ero uscito a correre. E non porto il portafogli a correre. Però ho fatto un salto qui. E avevo visto questo golfino. E sono venuto a prenderlo. Perché io amo questo golfino. -
Ci risamo. Non cambierò mai!
- Daniele! Calm down. Hahahaha. Sei così teso. I'm not gonna bite you. - Mi sorride con dolcezza, ma io arrossisco comunque e abbasso lo sguardo.
- Dai, - dice per cambiare discorso. - Let me see come stai con quel golfino. -
Gli sorrido timidamente e, togliendomi quello che ho su, lo infilo facendo attenzione a non fare la figura del deficiente.
Una volta che c'è l'ho su assume un'aria pensierosa, ma dopo qualche istante esclama - Perfect! È perfetto! -
- Grazie. -
- Non devi thank me. Ti sta bene. - Mi sorride in modo strano.
Mi ricambio e poi ci avviamo alla cassa. Lui alla fine non ha preso il golfino. Non so perché.
Una volta fuori si gira verso di me. - Hai voglia di fare un salto at my place? Ti offro qualcosa da bere. -
Strabuzzo gli occhi. Cosa cosa cosa?!?! A casa sua?!
Abbandonato ogni pudore esclamo di sì, certo!
Ci avviamo attraverso un paio di stradine secondarie con lui che mi guida. Stiamo per lo più in silenzio, a parte per qualche commento sul tempo.
Io tengo la testa leggermente china, perso nei miei pensieri. A volte lo guardo di sottecchi e vedo che lui cammina a testa alta, fiero, guardando davanti a sé e a volte osservandomi con mille emozioni indecifrabili sul volto.
A un certo punto si ferma davanti a una palzzina un po' isolata. Posto tranquillo.
Tira fuori le chiavi dalla tasca del blazer e apre la porta. Io lo seguo guardandomi intorno felice. È fantastic!
Saliamo con l'ascensore fino all'ultimo piano e poi apre la porta del suo appartamento entrando.
Lui si ferma sull'entrata per mettere via chiavi e blazer e disattivare l'allarme.
Io invece continuo a camminare arrivando in soggiorno.
Una parete è interamente occupata da una finestra. Siamo più alti di tutti gli altri palazzi intorno. Davanti alla finestra c'è un pianoforte a coda nero senza una ditata sopra, se non sui tasti.
Le altre pareti sono ricoperte di schizzi. Quadri con disegni astratti, surrealisti. Quasi come Dalí.
Tutta la casa emana calore e mi sembra familiare. Come se ci avessi vissuto da sempre.
Faccio un paio di giravolte su me stesso e trovo Mika che mi guarda con le braccia incrociate sul petto, ma un sorriso a increspare le sue labbra perfette.
- You like it? -
- È bellissimo - gli rispondo trasognato.
- Mi fa piacere che ti piaccia. It's my lair qui a Milano. -
Sarei tentato da saltargli al collo e abbracciarlo in eterno. Nient'altro.
- So, cosa vuoi da bere? -
- Hai del tè? -
- Of course! - sembra quasi indispettito dalla domanda. Cruccia i lineamenti dolci del viso e diventa, se possibile, ancora più perfetto.
- Allora prenderò quello. - dico sorridendogli e anche lui si illumina di nuovo.
Sparisce in cucina e io prendo a camminare per la casa. Come mi aspettavo non ci sono molti libri, gli scaffali infatti sono ingombrati da cd e foto.
Ci sono foto con lui, con Mel (cucciolo *_*), con le sorelle e la madre, con il padre e con altre varie persone che non riconosco.
Ce ne sono un paio con un ragazzo punk. Capisco subito che è il suo fidanzato. In una si stanno scambiando uno sguardo sornione e nell'altra si stanno baciando.
Ha i capelli praticamente viola, sparati in su come una spazzola. Gli occhi sono marroni, quasi neri e le labbra sottilissime. Indossa una giacca di pelle nera con le borchie e una maglia dello stesso colore.
È così diverso da Mika in apparenza. Ma chissà come è in realtà. Se lo ama ci sarà una ragione.
Un attimo prima che proprio Mika entri in soggiorno mi sposto davanti ai cd. Salvato per un pelo.
- Il tè è pronto. -
Mi giro verso di lui e lo raggiungo in cucina.
Beviamo in silenzio, lanciandoci occhiate indecifrabili e languide da una parte all'altra del tavolo.
Sono stanco di questa situazione surreale. Mi sto facendo del male. Solo ora me ne accorgo. Dopo aver visto la foto del suo fidanzato sono tornato con i piedi per terra.
Mi alzo di scatto. - Scusa, devo andare. -
Mi avvio verso la porta e lui mi segue. All'entrata recupero la borsa e il sacchetto di Abercrombie e metto la mano sulla maniglia della porta d'ingresso.
- Oh fuck off! - dice alle mie spalle.
Mi sento prendere per un braccio e vengo fatto girare. Ora ho la porta alle spalle e Mika davanti a me. Non ho possibilità di fuga.
Si avvicina pericolosamente a me e poggia le sue labbra sulle mie. Sanno di fresco e pulito, con un retrogusto di cioccolato. Fa passare la lingua sulle mie labbra ancora chiuse e mi mordicchia il labbro inferiore. Dopo un paio di secondi gli lascio via libera per la mia bocca e la mia lingua.
Spinge con forza contro il mio corpo schiacciandomi al muro mentre le nostre lingue continuano a rincorrersi nelle due bocche.
Dopo un po', un tempo allo stesso tempo lunghissimo e brevissimo, ci stacchiamo. Si allontana da me, mi giro, apro la porta ed esco di lì.

ANGOLO SCRITTRICE: hei! Allora, sono un po' in anticipo perché mi andava di scrivere. Comunque, questo capitolo è molto fluffy e mi piace un sacco questa cosa quindi probabilmente continuerò così. Fatemi sapere cosa ne pensate ;)
ILoveRainbows
  
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