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Autore: N O W H E R E    01/04/2014    2 recensioni
Un'antica profezia incombe su otto semidei e questa volta giunge dall'antiche popolazioni vichinghe. Il Ragnarök è vicino, riusciranno Percy, Jason e compagnia bella a salvare il mondo ancora una volta? Un viaggio attraverso i mondi alla ricerca degli antichi padri che regnano ancora incontrastati mentre nessuno crede più in loro. Un viaggio per scampare al proprio destino, per una volta è Asgard a chiedere aiuto a Midgard.
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-E così ti sei unito a loro? Ci hai voltato le spalle?-
-Non ti permettere! Non tu permettere di accusare me per quello che è successo! Odino mi ha voltato le spalle, Thor mi ha voltato le spalle, tutti gli dei con il loro menefreghismo e la loro paura mi hanno voltato le spalle!-
-Nico, è Loki che parla adesso, ti hanno offuscato il cervello, calmati!-
Un figlio di Efesto, a cui prendono fuoco le dita quando comincia ad agitarsi che urla di calmarsi ad un figlio di Ade che può evocare un esercito di zombie legionari al suo servizio per annientarti.
Le cose si stavano mettendo davvero male.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ride to meet your fate Ragnarök awaits.

Blood Of Heroes.



Piper.

Più guardava quelle "uniformi" e più si sentiva fuori luogo.
Certo, lei non era mai stata una tipa fissata con la moda, nonostante fosse figlia di Afrodite, ma era schifata ugualmente da quella grezza lana pungente. Le ragazze se le infilarono senza dire una parola, ma dalle loro espressioni si percepiva che nessuna lo stava facendo con piacere.
Quella piccola capanna naturale formata dalla folta chioma di una salice contorto e pendente le riparava dal vento e da sguardi indiscreti. Sembrava un albero davvero vecchio, doveva stare lì da un bel po' di centinaia di anni.
Mentre aspettava che le ragazze finissero di cambiarsi si appoggiò con la schiena al salice mantenendo la torcia che le aveva dato Tyr. Era ormai notte e tutte le ombre degli alberi cominciavano a diventare abbastanza inquietanti.

«
Siamo pronte?» Chiese Annabeth guardando le amiche con un sorriso tirato.

«
Si andiamo, abbiamo già perso abbastanza tempo.» Disse Clarisse, che era l'unica a sembrare minimamente interressata a tutta quella situazione.

Piper si fece forza ma c'era qualcosa che non andava.

Cercava di staccarsi, ma sentiva che qualcosa o qualcuno la tirava impedendosi di staccarsi dall'albero.
E quella cosa era proprio l'albero.
La corteccia si era ricoperta improvvisamente di resina incollando la casacca al tronco. Le radici avevano bloccato i piedi nel terreno arrivando a stingere la caviglia, mentre dei rami cominciavano ad avvolgersi contro la sua mano libera immobilizzandola.

«
Ragazze. Credo di avere un problema.»

***

«Hugin.» Urlò Tyr un paio di volte rivolgendosi al cielo, come se stesse chiamando qualcuno. Leo, Jason e Percy si accollarono a Nico riempiendolo di domande, ma il ragazzo sembrava il più confuso di tutti su quel'argomento.

«
Centra qualcosa il fatto che sei svenuto e ti sei risvegliato soltanto un'ora dopo in preda ad incubi?» Chiese Leo in tono scherzoso, non accorgendosi di aver detto qualcosa di intelligente.

«
Hai avuto un incubo ragazzino? Cos'hai visto? Ho bisogno di saperlo, le cose potrebbero essere più complicate di quanto immagino.» Insistette il dio mettendo sotto pressione il ragazzino.

«
Beh si, ma non è niente di rilevante, ho spesso incubi...» Si giustificò, vago.

«
Dimmi cos'hai sognato.» La voce divenne troppo dura, era impossibile non ubidirgli.

«
Ero solo, in una immensa distesa di neve con il vento che infuriava attorno a me. Sono caduto nella neve, con il corpo congelato, poi una donna è apparsa nel buio...» Esitò «... Non ricordo cosa mi ha detto precisamente, ma mi ha accarezzato sul collo, proprio in questo punto.» E si toccò il collo nel punto in cui era comparsa la runa.

«
E ti ha lasciato la runa... Interessante, credo di aver capito di chi parli. Riesci a descrivermela?» Incalzò Tyr.

«
Lunghi capelli neri, vestita di nero, pelle bianchissima. Il suo tocco era freddo e le sue mani erano scheletriche.»

«
É certamente lei. Hell. Complimenti ragazzino, la dea della morte e Regina degli Inferi ti ha scelto come suo eroe e questa runa, Yr, la runa della morte, è il segno della sua benedizione...o meglio maledizione.» Nico ebbe un attimo di cedimento. Il suo sguardo non era per niente sorpreso, anzi, era colmo di sconforto e stanchezza, come se già lo sapesse ma aspettasse una conferma. Strinse le labbra prendendo un profondo respiro per farsi coraggio. «Hell sta radunando un esercito di morti, marcerà su Asgard quando il Ragnarok avrà inizio. Dobbiamo combatterla. E se ti ha scelto come suo eroe dovremo combattere anche te.» Concluse deciso, come se l'idea non lo preoccupasse più di tanto.

«Combatterlo? Lui è nostro amico, non combatterei contro di lui neanche se me lo ordinasse Zeu-- Odino in persona.» Percy cominciava ad alterarsi, non sopportava il fatto che un suo amico venisse trattato come una minaccia. Certo, Nico è sempre stato un ragazzino strano, nessuno riusciva mai a fidarsi completamente di lui, ma dopo anni passati combattendo al suo fianco, sapeva che nel momento del bisogno sarebbe stato il primo a rischiare tutto pur di difendere le persone che gli stavano a cuore.

«Temo che dovrai farlo, qui si tratta di salvare le sorti dell'universo.» Lo zittì Tyr, facendogli pesare tutte le responsabilità a cui non aveva ancora pensato, si sentì come se stesse reggendo il cielo per la seconda volta.

«Ragazzi, state calmi, vi prego. Farò ciò che dev'essere fatto.» Li interruppe Nico, notando che l'atmosfera tra il Dio e il figlio di Poseidone si stava facendo elettrica.
Un enorme corvo gracchiò facendo destare i ragazzi e planò sulla spalla del dio che non rimase per niente sorpreso, al contrario dei ragazzi che fecero un passo indietro per lo spavento. Tyr bisbigliò nell'orecchio del corvo che ogni tanto piegava la testa di lato confuso, finchè non gracchiò e sbattè le ali spaventato, doveva aver sentito qualcosa che non gli era andata molto a genio perchè continuava a gracchiare e dimenarsi parecchio allarmato. Stava quasi per spiccare il volo e scappare quando il dio lo prese per una zapa con la sua unica mano e lo riportò al suo posto. Continuava a bisbigliare in una lingua sconosciuta e il corvo continuava ad agitarsi, finchè il dio allentò la presa e lo lasciò andare.

«Che avete da guardare? Dovevo informare Odino, questa situazione non va per niente bene.» Domandò il monco facendo spallucce.

«Ehi, vorrei farvi notare che le ragazze non sono ancora tornate.» Disse Jason, che per tutto il tempo era rimasto a guardare la scena pensieroso.
Sul volto del Dio apparve un ghigno divertito.

«Oh, forse ho dimenticato di dirvi che il vostro allenamento è appena iniziato. Buona fortuna.» Queste furono le sue parole prima di dissolversi in una nuvola di polvere rossa che odorava di... carne alla brace?

«Questo è pazzo.» Sbottò Leo grattandosi le spalle, la lana doveva dargli ancora fastidio.
Improvvisamente la nuvola di polvere rossa si materializzò nuovamente, facendo ricomparire il Dio.

«Ehi folletto, non azzardarti a ripeterlo mai più. E la foresta è infestata e adora confondere chi ci si addentra.» Concluse, sparendo nello stesso modo di prima.

«Io dico di andare a controllare, questo posto non mi piace.» Insistette Jason osservando il margine della foresta cercando di ricordare da dove erano entrate.

«Sono andate di là.» Disse Leo, poggiando una mano sulla spalla dell'amico per tranquillizzarlo.
Camminarono spediti in quella direzione con un paio di torce prese dalla cassapanca, avevano tutti uno strano presentimento. Leo udì alcune voci, probabilmente erano le ragazze e lo disse agli altri. Anche Nico diceva di sentire qualcuno, ma dalla parte opposte, finchè non videro un fuoco tra l'oscurità e corsero verso di esso.
La scena che videro era quanto meno raccapricciante. Piper era quasi diventanta tutt'uno con l'albero, mentre Thalia e Clarisse cercavano in vano di staccarla.

«Piper!» Urlò Jason in preda al panico attirando l'attenzione delle ragazze che non si erano accorte di loro fino a quel momento. Il ragazzo corse verso di lei, inginocchiandosi all'albero e tenendole la mano.

«Hey, mi sono messa nei guai, eh?» Riuscì a dire, fingendo un sorriso. Nei suoi occhi si leggeva soltanto terrore. Istante dopo istante l'albero continuava a stringerla a sè.

«Ecco cosa intendeva Tyr per "foresta infestata".» Esclamò Percy altrettanto preoccupato.

«Dobbiamo uccidere l'albero! Dobbiamo fare presto.» Sbraitò Thalia prendendo la torcia e avvicinandola alla corteccia.
L'urlo di dolore di Piper fu straziante.

«Fermati! Brucerai anche lei!» Urlò Jason alla sorella, che terrorizzata si allontanò di colpo spegnendo la piccola fiamma con gli scarponi e guardando Piper che inesorabilmente vaniva trascinata sempre di più dall'albero. Doveva star rivivendo brutti ricordi, in fondo anche lei era stata un albero per anni.

«Io non ti lascio, ok? Tieni duro ti tireremo fuori.» Cercava di tranquillizzarla, ma la sua voce tremante era davvero poco convincente.

«Dobbiamo dargli fuoco, almeno le radici!» Disse Leo mentre le sue mani cominciarono a surriscaldarsi.

«E se provassi ad annegarlo?» Chiese Percy, spremendosi le meningi per trovare una soluzione al più presto.

«Non c'è una fonte d'acqua qui vicino, Jackson...» Lo guardò male Clarisse.

«Dobbiamo abbatterlo.» Propose Percy.

«Ma ci vorrebbe troppo tempo, non abbiamo un ascia.» Rispose la figlia di Ares in modo freddo.

«Io continuo a proporre di bruciare le radici.» Riaffermò Leo.

«Se fai male all'albero, fai male anche a lei idiota!» Lo zittì Jason, che sudava freddo.

«Zitti tutti! Non riesco a pensare.» I ragazzi si zittirono, osservando tutti Annabeth. «Avete detto che questa foresta è infestata... Quindi probabilmente ci sarà uno spirito in
quest'albero che si sta divertendo a metterci sotto pressione.
»

«Piper!» Gridò Jason, quano della ragazza era rimasto visibile soltanto il volto e il braccio destro.

«Nico, tu riesci a controllare gli spiriti.» Esclamò Annabeth scuotendolo per una spalla.

«Ma non so se ci riesco qui. È come se i miei poteri fossero bloccati da qualcosa.» Rispose, sentendosi schiacciato da quella situazione.

«Provaci Nico... Se la nostra ultima speranza.» Lo pregò il figlio di Poseidone, afferrandolo per l'altra spalla.

Nico se li scrollò di dosso e prese un respiro profondo, come per richiamare tutte le sue forze. Poggiò le mani sul tronco e chiuse gli occhi, cantilenando qualcosa in greco antico.
La resina appiccicosa comparve a contatto con la sua pelle e l'albero già cominciava ad intrecciarsi attorno alle sue esili mani. A tutti si fermò il cuore, per un attimo pensarono che anche Nico sarebbe stato risucchiato nell'albero come Piper.
Ma, improvvisamente, tutto si fermò.
Un aura verdognola e luminescente si intensificava attorno al ragazzo proiettando ombre sinistre tutt'attorno. Le piante, i fiori e l'erba ai piedi del ragazzo marcì diventando nera e il terreno si seccò rendendolo sterile.
Nico affondò la mano nella corteccia, come se fosse liquida e spalancò gli occhi. Tutti fecero un passo indietro, terrorizzati. Le sue iridi e la sua pupilla erano coperte da una patina biancastra, cieca.
Ormai aveva affondato il braccio fino al gomito nell'albero e lo muoveva lentamente come se stesse cercando di afferrare qualcosa.

«Rivelati.» Urlò Nico con tono severo.

Tutti avrebbero giurato di aver sentito la voce di Ade, in quel momento era spaventosamente simile al padre. Cacciò di colpo il braccio e l'albero tornò a sembrare solido, ma c'era qualcosa di più inquietante tra le sue mani. Un viso di un bambino sporgeva dal tronco dell'albero e Nico lo prendeva per il colletto della casacca.
E come se tutto ciò non fosse abbastanza spaventoso, il bambino era un fantasma.
Non era fatto di pelle ed ossa ma era formato da una sostanza lattiginosa, eterea, sembrava che una nuvola densa e bianca, modellata dal vento, avesse preso una forma umana. Ogni dubbio venne chiarito quando il bambino cominciò a parlare.

«Ahi, lasciami, mi fai male.»

«Lascia stare Piper! Te lo ordino!» Gli urlò strattonandolo, ancora sotto quella specie di trance.

«Lasciami!» Squittì il bambino, dimenandosi.

«Nico, calmo.» Gli sussurrò Jason. La voce del ragazzo ebbe un effetto positivo sul figlio di Ade che si risvegliò dalla trance tornando nel mondo dei vivi.

«Ciao piccolo, puoi lasciare la nostra amica?» Gli chiese Annabeth dolcemente, avvicinandosi.

«Lasciami cattivo! Se non mi lasci non ti dico niente!» Nico allentò la presa diffidente, temendo che si rintanasse di nuovo nell'albero. Fortunatamente non lo fece, ma uscì sistemandosi la casacca.

«Non posso lasciarla, mio padre vuole un semidio e io voglio giocare. Se lascio lei qualcun altro deve venire con me.» A questa affermazione i ragazzi rimasero spiazzati, guardandosi l'un l'altro quasi per avere la conferma di aver capito bene.

«Non c'è un altro modo? Ti daremo quello che vuoi.» Chiese Annabeth con tono gentile.

«Un'anima in cambio di un'anima. Niente giochetti.»

«Giocherai con noi, piccolo, te lo prometto, potrai fare quello che vuoi.» Piper stava tentando di usare la lingua ammaliatrice, nonostante fosse estremamente sotto pressione era molto convincente. Il bambino si mise davanti a Piper fissandola incuriosito.

«Magia, eh? Non funziona su un figlio di Loki.» Disse con un sorriso innocente. I ragazzi rimasero un attimo interdetti, non si aspettavano di trovare il figlio fantasma di un Dio nascosto in un albero, ma in effetti per essere così dispettoso e indisponente poteva essere soltanto figlio del Dio degli scherzi. «Sei carina, quasi quasi prendo proprio te.» Finì scompigliandole i capelli dispettosamente.

«No! Prendi me, sono un semidio potente, posso governare l'aria e evocare fulmini!»
Percy guardava la scena rattristito, fece qualche passo verso il bambino e stava per dire qualcosa, ma Annabeth lo afferrò per un polso trascinandolo verso di se.

«Percy non ti azzardare! Ti ho già perso una volta, non voglio perderti di nuovo.» Era un'affermazione un po' egoista, ma ci stava, Annabeth era stata sincera.

«Prendi me. Lascia stare gli altri, ho già visto morire troppi dei miei amici l'anno scorso in guerra e non credo di riuscire a sopportare la perdita di qualcun altro.» Disse Clarisse mettendosi in mezzo.

«Verrò io con te.» Disse Leo cercando di controllare la mano che gli stava andando a fuoco per l'emozione. «Su, facciamola finita, dov'è che dobbiamo andare?» Chiese sorridendo, fin troppo tranquillo.

«No. Tu non mi piaci, sei troppo furbo. Papà ha qualcosa di diverso in serbo per te.»

«C-cosa?» Chiese Leo confuso, ma non ebbe una spiegazione.

«Mio padre è stato chiaro, ho bisogno di un eroe puro, con una benedizione nordica.»
Nico, Percy e Clarisse deglutirono contemporaneamente. Erano tutti e tre eroi puri, ognuno in modo diverso, ma tutti e tre forti a modo loro. E soprattutto tutti e tre benedetti da dei nordici. Anche se in cuor loro sapevano chi sarebbe andato con il bambino.

«Voglio lei, la prescelta di Tyr. Chi meglio di una che ha la benedizione del dio del coraggio e del sacrificio? E anche un ottimo sacrificio direi.» Sorrise furbo, salterellando tra i semidei.
Clarisse affrontò il suo sguardo fantasma e il bambino le porse la mano. La figlia di Ares la afferrò trovandola inaspettatamente solida e reale.
Uno squarcio nero formato da ombre e pura oscurità si aprì sul tronco dell'albero, abbastanza grande per una persona.

«Clarisse no!» Urlò Annabeth trattenendo le lacrime.

«Ti riporteremo indietro, lo prometto.» Disse Percy afferrandola per un polso.

«Taci Jackson, smettila di fare il pappamolle.» Se lo scorollò di dosso e gli rivolse un sorriso triste. Voleva credere alle sue parole. Cosa c'era dietro quell'oscurità? Morte? L'Inferno? Non lo sapeva, ma in quel momento sapeva di star facendo la cosa giusta.
Si era sempre immaginata la sua morte diversa, magari in battaglia, in un combattimento all'ultimo sangue con il più temibile nemico dell'olimpo, di certo non mano nella mano con uno bambino fantasma.

***


Annabeth e Thalia dovettero trattenere le lacrime, si strinsero in un abbraccio silenzioso mentre Piper si staccava d'all'albero che intanto si era trasformato in cenere. Jason la abbracciò con forza e Leo corse verso di loro con un sorriso triste sul volto.

«Tranquilli, non è morta.» La voce gelida di Nico ruppe il silenzio, facendo rabbrividire tutti.

«Ma come» Chiese Leo, spaventato del ragazzo.

«Lo so, lo sento.» Rispose Nico, come se fosse una cosa ovvia e scontata. Il figlio di Ade ebbe un attimo di cedimento si appoggiò ad un albero impallidendo.

«Nico, tutto bene?» Si avvicinò Percy temendo che potesse svenire di nuovo.

«Un po' di stanchezza, usare i miei poteri qui richiede il doppio della fatica.» Sospirò il ragazzo sbadigliando.

«Accampiamoci, la luna è già alta.» Propose Annabeth.

«Lì ce n'è un'altra.» Disse Piper, indicando una piccola luna alle loro spalle.

«Il tempo passa più in fretta qui, non fidatevi del bosco.» Consigliò Thalia, esperta ormai dei boschi e dei suoi pericoli.

«Già, ma ora dobbiamo tornare alla radura, Tyr ci ha lasciato una cassa, ci conviene andare a vedere.» Jason si guardava intorno cercando di capire da dove erano venuti.

«Si, ma dov'è il sentiero?» Chiese Leo grattandosi i ricci. «Bene, ci siamo persi.»

«State calmi, salgo sull'albero e vi dico dove siamo.» Li tranquillizzò Thalia sicura di se. «Avete mica una corda?» Leo si infilò le mani nella sua cintura magica, sperando vivamente che funzionasse anche ad Asgard. Pensò intensamente ad una corda e gli comparve tra le mani.

«Tieni.» La tirò fuori dalle tasche della cintura e gliela porse.

«Uhm, grazie.» Rispose Thalia, sorpresa e divertita. Legò la corda ad un sasso che aveva trovato ai suoi piedi e la lanciò su un ramo afferrando le due estremità. Facendo peso sulla corda si arrampicò su un ramo. Ripetè la stessa operazione per un paio di volte finchè non raggiunse i rami più alti.

«Dobbiamo andare da quella parte.» Urlò indicando un punto alla loro destra. Scese con un paio di salti lasciando tutti a bocca aperta.

«Sei una specie di super scout tipo Lara Croft o cosa?» Chiese Leo con la bocca spalancata mentre la osservava con gli occhi che gli brillavano. Thalia lo fulminò con lo sguardo, non era per niente il momento di scherzare.
Si incamminarono tutti dalla parte che aveva indicato Thalia, mentre Nico sbadigliava ogni tanto.
Arrivarono finalmente alla radura e Leo si occupò del fuoco.

«Il dio nordico della guerra che ci lascia campeggiare senza tende ne' sacchi a pelo. Questa mi mancava.» Sbottò Leo stendendo il suo mantello sul freddo praticello.

«Ragazzi stiamo vicini, di notte fa freddo. Tanto freddo.» Disse la figlia di Zeus.
Attaccarono tutti i mantelli formando un unico grande cerchio. In ordine c'erano Percy, Annabeth, Thalia, Piper, Jason, Leo e Nico. Decisero i turni per la notte e si avvolsero nei propri mantelli riscaldati dal fuoco al centro.











Nowhere says:
Devo scusarmi profondamente con tutti voi se non mi sono fatta viva per settimane, ma tra la scuola e la poca ispirazione ho perso tanto tempo. Ho riscritto il capito due o tre volte, ma ogni volta non mi convinceva come fluiva con la storia. Certo, ora neanche mi convince troppo, ma non ho resistito, dovevo pubblicarlo.
Spero di aver chiarito qualche dubbio che avevo lasciato nello scorso capitolo e non odiatemi per quello che ho fatto a Clarisse, ma scoprirete più in là il motivo delle mie azioni, mhuhahaha.
Come sempre ringrazio di cuore chi legge, chi aggiunge tra le seguite/preferite/blablabla e soprattutto ringrazio il mio fedele consigliere.
Con questo vi saluto, a presto, la vostra folle N O W H E R E.
  
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