Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Prongs4    02/04/2014    7 recensioni
"Si dice che il sangue sia più denso dell'acqua. È quello che ci definisce, ci lega, ci maledice, per alcuni il sangue significa una vita di ricchezza e privilegi. Per altri una vita da servitù!" cit. “Dark Shadows”
Narcissa Black, una ragazza spensierata e a tratti frivola, entra brutalmente a contatto con quello che è il mondo reale, la realtà che la circonda. Sullo sfondo della prima guerra magica inizia la maturazione di un personaggio (per certi versi) travagliato dalle continue perdite che si susseguiranno: a partire dal suo rapporto con le sorelle, dalla fuga di Andromeda, dall'unione di Bellatrix ai Mangiamorte, cosa che la cambierà radicalmente, tutto questo affiancato dal suo viscerale amore per Lucius Malfoy.
{Personaggi: Narcissa, Andromeda, Bellatrix Black, Lucius Malfoy, Rodolphus e Rabastan Lestrange, Famiglia Black}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Rodolphus Lestrange, Sorelle Black | Coppie: Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO XXVI

Piccola premessa: il capitolo è quello finale, e a modo suo quindi molto particolare. Alla fine di questo percorso, voglio ringraziare chi ha reso possibile che io arrivassi a questo punto. Ovviamente, parlo di voi, miei adorati lettori.
A volte il potere delle parole non è abbastanza forte da trasmettere l'intensità di ciò che si prova, ma spero che il mio 'GRAZIE' possa essere eloquente!
Buona lettura!



                                                                                                                                                     30 Giugno 1970
E così.. alla fine te ne sei andata.
Sapevo che l’avresti fatto.. ma è stato lo stesso un duro colpo. 
Mi sarei dovuta abituare da un bel pezzo all’idea che tu non avresti più fatto parte della mia vita, ma quando ti ho vista andare via con il tuo baule… non pensavo che quando inevitabilmente mi avresti voltato le spalle, avrebbe fatto così male!
Lucius è gentile con me. Tanto. Premuroso, attento.. mi manda fiori e regalini di continuo, per farmi stare su di morale. Ma è tutto inutile.
Non si tratta solo del fatto che ci hai traditi, Andromeda, che hai disonorato il nostro nome, la nostra reputazione… io mi sento svuotata.
Bella è.. sconvolta. E’ stato strano vedere il suo volto crollare. Era dolore… dolore allo stato puro.
 E io… io sto, molto semplicemente, immobile la maggior parte del tempo a fissare il soffitto.
Ti odio. Ti odio, Andromeda, con tutta me stessa.
Torna da me. Torna.
Ti odio, ma voglio che torni. E odio me, perché mi rendo conto di odiarti soltanto perché, nonostante tutto il male che ci hai fatto, sei riuscita a farmi sentire la tua mancanza.
Io non dovrei rimpiangerti.
Tu non leggerai mai questa lettera, io non la spedirò mai.
Non mi umilierei mai più di quanto sto già facendo.
Tu non saprai mai il dolore che mi hai causato. Non te lo meriti. Questa sarà una delle tue tante punizioni; non avrai la soddisfazione di sentirti supplicare di tornare da noi Black.
Alla gente piace essere pregata di fare qualcosa, piace sentirsi desiderati.
Con te non lo farò.
Anche se sento che una parte di me è morta per sempre. Anche se ho perso un pezzo di me e lo sto ancora cercando disperatamente in giro, sicura che infondo sia qui da qualche parte.
Non ti scriverò mai dicendoti quanto mi manca la mia sorellina. Non ti dirò che l’unica cosa che vorrei è che tu fossi qui ad abbracciarmi. Non lo farò, perché non te lo meriti.
E se sto scrivendo tutto questo adesso, è per me stessa.
Questo è l’ultimo contatto, seppure immaginario, che io avrò con te.
Da oggi, o meglio ancora, da quando poserò la mia piuma accanto a me, chiuderò la boccetta di inchiostro e arrotolerò la pergamena, da quel momento io avrò chiuso per sempre con te, Dromeda.
Cerco di allungare questa lettera, forse farneticando, perché non ce la faccio.
Non riesco a lasciarti andare.
Sarà pure il mio cipiglio Black, ma io non riesco ad accettare di restare qui passiva, a guardare una della persone a cui più ho voluto bene, la persona di cui forse mi sono più fidata, sparire dalla mia vita per sempre.
Non è quello che voglio, nella maniera più assoluta! Dammi pure della capricciosa, della superficiale, ma il mio capriccio mi sta consumando.
Ti sei mai sentita così, Andromeda? Come se ti venisse tolta la terra sotto i piedi?
Come se uno dei pochi fili logici e confortanti che ti uniscono alla vita venisse improvvisamente tagliato? Come se ti rendessi conto solo in questo momento di essere stata gettata nell’arena, circondata da leoni, e priva di difese?
Ma di una cosa devo ringraziarti, Andromeda Tonks (Si, ho saputo del matrimonio).
Ho avuto la debolezza umana di fidarmi degli altri, ma dopo di te non lo farò mai più. Ho raggiunto il livello di freddezza tanto bramato. Ora sì che sono davvero irraggiungibile. E le lacrime che bagnano adesso questa pergamena sono, lo giuro!, il mio ultimo atto di debolezza.
Insieme a te cancellerò definitivamente la Narcissa che sono stata fino al momento della tua fuga, tre settimane e un giorno fa.
Quando sei uscita dalla porta di casa nostra, quando hai accusato Bellatrix della sua crudeltà e malvagità, non hai certo tenuto conto del fatto che tu stessa ti stavi macchiando di un omicidio. Il mio.
Puoi essere fiera di te! Puoi essere fiera di essere riuscita a far sciogliere la fredda Narcissa, la ragazza che non piange mai, la ragazza che non prova quasi mai emozioni.
Puoi essere soddisfatta della mia mano che trema, o del mio riflesso scarno nello specchio. In pochi ci sarebbero riusciti, e tu sei fra questi.
Adesso intingerò la piuma nel calamaio, e metterò un punto conclusivo a questa lettera. Metterò un punto su quella che è stata fin’ora tua sorella minore Cissy, perché ora non c’è più. Lei ti voleva bene, io non posso più volertene.
Devo liberarmene.
E anche se non meriti nemmeno che io lo pensi, e anche se alla fine non saprai mai tutto quello che ti ho scritto in questa lettera, e anche se d’ora in poi il tuo nome non lascerà mai più le mie labbra, e anche se il tuo ricordo non sarà mai sollevato da me, sappi che mi mancherai come se mi fosse stata fisicamente strappata una parte del mio corpo, così da restare incompleta per sempre. Come se fossi stata privata di un arto, un arto a me indispensabile. Chissà, forse è proprio il cuore.
Ti ho pianto come si piange una persona morta, e d’ora in poi tu sarai questo per me.
Addio, piccola, volubile, Cissy. Addio, Dromeda.                  

                                                                                                                                                                  Narcissa Black



Gli occhi di Narcissa luccicarono leggermente quando posò la pergamena sulla scrivania. Si appoggiò allo schienale della poltrona, sospirando.
Passò una mano fra i capelli e poi la lasciò scivolare sugli occhi, per calmarsi.
Quel dolore bruciava ancora.
Con un sospirò si mise in piedi. Scostò le tende dell’ampia finestra, dopodiché l’aprì con un leggero cigolio.
Il vento tirava forte quella notte, ma lei non se ne curò, lasciando che i suoi capelli e il suo viso venissero frustati dal gelido sospiro della luna e delle stelle.
“Madre?”
Un richiamo proveniente dalle sue spalle la fece voltare.
“Tesoro…” disse con tono sorpreso.
Chiuse subito la vetrata, per evitare che il bambino potesse ammalarsi.
Draco nel suo pigiama verde smeraldo avanzò verso di lei con un peluche di Drago fra le braccia.
“Che stai facendo?” le chiese, alzando il viso per sbirciare sul tavolo. “Perché tutte queste pergamene?”
“Oh, quanto sei curioso!” gli disse Narcissa scherzosamente, mentre risiedeva sulla poltrona e  metteva suo figlio a sedere sulle sue ginocchia.
“Sto facendo pulizia. Ho conservato tante lettere, e mi sto rendendo conto che la maggior parte andrebbero buttate” gli spiegò, e lanciò un’occhiata di traverso all’ultima pergamena che aveva riletto, quella mai spedita.
Draco si limitò ad annuire.
“Ma tu cosa ci fai ancora sveglio?” gli domandò la donna con tono severo.
“Non avevo sonno” disse Draco scrollando le piccole spalle, come vedeva fare suo padre a volte. Era piccolo, ma già tentava di imitare di Lucius nei modi, nelle parole, nell’espressioni facciali. Era il suo eroe.
Iniziò a prendere in mano i vari fogli disordinatamente sparsi sulla scrivania, pur non sapendo ancora leggere bene.
Narcissa lo lasciò fare, e nel frattempo gli accarezzava i capelli o lo stringeva semplicemente contro il suo petto. Il bambino si faceva cullare con piacere, mentre con curiosità continuava a spostare gli oggetti e le lettere e ad aprire cassetti.
Da un quadratino di legno, così piccolo da sembrare parte fissa della scrivania, sporgeva una piccola chiave d’argento, che lui girò, speranzoso di trovare qualcosa di particolare. Tirò fuori il cassettino, e con leggera delusione si accorse che si trattava solo di un taccuino di pelle.
“E questo?” chiese alla madre rigirandoselo fra le piccole dita.
“Non saprei” gli rispose Cissy aggrottando piano le sopracciglia. “Rimettilo a posto, forse è di tuo padre”
Ma Draco non la stava più ascoltando, e aveva slacciato il cinturino scuro che chiudeva quello che si rivelò essere un portafoto di foggia antica.
“Ma sei tu questa!” le fece notare il bambino, appoggiando la schiena contro il petto della madre, come se fosse stata la più accogliente delle sedie, e alzando le braccia per farle vedere la foto.
“E’ vero!”
Narcissa avvicinò leggermente il viso, studiando il suo volto da bambina raffigurato nell’immagine. “Non ricordavo queste foto.. devo averle messe qui e poi dimenticate..”
Draco continuò a scorrere le foto in bianco in nero.
Per la maggior parte del piccolo album compariva il volto di Narcissa, quasi fosse una raccolta cronologica.
Una foto più piccola delle altre ma altresì più pittoresca catturò la sua attenzione.
“Cos’è il disegno nello sfondo? E chi sono le altre bambine con te?” le chiese a un certo punto.
Lei non stava più prestando attenzione al figlio. Il suo sguardo, d’improvviso vitreo, si era fissato nuovamente su quella lettera, ancora più ingiallita dal tempo, che aveva scritto ad Andromeda.
Si riscosse solo dopo che il bambino ebbe richiamato, un po’ offeso, la sua attenzione.
Di nuovo, focalizzò lo sguardo sui visi che Draco le indicava nella foto.
“Quella è tua zia Bellatrix, Draco. Te ne ho parlato tante volte, ricordi?”
“Ah, si”
“E quello dietro di noi è l’albero genealogico dei Black. Mi piacerebbe portarti a vedere la vecchia casa dei miei zii”
Ora era Draco a non stare più a sentirla. Stava fissando il terzo soggetto nella foto, incuriosito.
“E quest’altra?” domandò nuovamente alla madre.
<< Quell’altra >> era la persona il cui volto Narcissa stava cercando di ignorare con tutte le sue forze.
Senza potersi trattenere però, lasciò che il suo sguardo scivolasse su quello della bambina bruna.
Teneva lei (Narcissa) stretta sulle sue gambe, come se si trattasse di una bambola, e non poi tanto diversamente da come stava facendo lei in quel momento con Draco.
Il suo viso era allegro, molto più di quello delle sorelle, una dall’aria scocciata e l’altra troppo piccola per rendersi conto di ciò che la circondava.
Con un groppo alla gola Narcissa rispose al figlio: “Non è nessuno. Ora posa l’album”
“Non può non essere qualcuno!” ribatté il bambino, imbronciato che la madre tentasse di prenderlo in giro. “Deve per forza avere un nome! Ce l’hanno tutti”
“Non lei!” esclamò di rimando Narcissa, tentando di mantenere un tono di voce neutro.
“Ti assomiglia un sacco. Sembra la tua versione bruna” commentò intanto Draco, ignaro del dolore che quella foto, piazzata sotto i suoi occhi, continuava a suscitare nella madre. “Sembrate tre gemelle in realtà. E’ una tua parente?”
“Ti ho detto che non è nessuno!” tuonò Narcissa con voce arrabbiata.
Il grido spaventò il piccolo Malfoy, che si allontanò leggermente da lei.
“Va bene.. scusami” le disse con una vocina sottile, scosso per quell’attacco.
“Non importa” lo tranquillizzò Narcissa con fare stanco.
Toc. Toc.
Un leggero bussare alla porta semi – aperta fece voltare la donna e il bambino.
Lucius stava stagliato sulla soglia, guardandoli.
“Entra pure” disse Narcissa in risposta al bussare del marito.
“Sbaglio, o Draco dovrebbe essere a letto da un bel pezzo? E’ tardissimo, e se domattina non sarai abbastanza sveglio, non credo che potrai venire insieme a me a Diagon Alley…” accompagnò le sue parole con un sopracciglio alzato che incuteva al bambino una certa soggezione.
Draco scese subito dalle gambe della madre, non volendo correre il rischio di giocarsi quella che si prospettava una splendida mattinata con suo padre. Recuperò il peluche che aveva appoggiato su uno sgabello lì accanto e si diresse verso l’uscita della stanza con fare dignitoso, o perlomeno tanto dignitoso quanto glielo consentiva lo stare abbracciando un pupazzo.
“Buonanotte, Padre” lo salutò, poi lanciò una breve occhiata verso la madre, augurando anche lei dei sogni d’oro. Non ricevette risposta però: gli dava le spalle, fissando un punto imprecisato fuori dalla finestra, e sembrava non aver neanche sentito.
Il bambino si avvicinò a Lucius, sussurrandogli: “Credo sia un po’ arrabbiata...”  e detto questo uscì velocemente nel corridoio.
Malfoy avanzò verso la moglie, ponendole le mani a cingerle le spalle.
“Cissy?”
La vide scuotere leggermente la testa, come per sbloccarsi. “Oh, si. Vai a dormire, Draco”
“Lo ha già fatto. Ti ha anche salutata” le fece osservare con tono molto perplesso.
Narcissa si mise la testa fra le mani, scuotendola piano. “Scusami, sono tanto stanca”
Lucius la tirò piano da un braccio, verso l’alto, facendola alzare dalla poltrona.
Poi prese il suo posto, portandosela sulle ginocchia, proprio come lei aveva fatto poco prima con loro figlio, proprio come aveva fatto Andromeda con lei in quella vecchia foto.
L’abbracciò in vita, stringendola a sé con lo stesso fare protettivo che aveva Narcissa con Draco, lo stesso che Andromeda aveva mostrato nell’immagine.
“Cos’hai?” le chiese il marito, con un tono preoccupato.
Le piccole spalle della donna si stringevano contemporaneamente, così tanto da sfiorare quasi il collo, e il suo viso era distorto da una smorfia di muta sofferenza.
Si aspettava che per estorcerle ciò che la turbava avrebbe dovuto impiegare molto tempo e i suoi migliori metodi di persuasione, invece non fu necessario.
“Mi mancano…. le mie sorelle. Bella.. Andromeda” e mentre pronunciò quelle parole si rese conto di quanto quello che aveva scritto nella lettera per Andromeda per certi versi non si fosse avverato, mentre per altri era diventato incisivo quanto un giuramento.
Sul momento, Lucius non trovò le parole adatte da dirle. Per quanto non apprezzasse la cognata Bellatrix, c0mprendeva ed accettava la nostalgia che la moglie nutriva verso la sorella rinchiusa da qualche anno a quella parte ad Azkaban.
Ma Andromeda.. la sporca traditrice.. come confortarla a riguardo? Da quando era scappata, tutti i purosangue, compresi i suoi familiari più stretti, per rispetto alla famiglia Black avevano raggiunto il tacito accordo di non nominarla mai più, quasi non fosse mai esistita… ed adesso proprio Narcissa, che in tutti quegli anni era stata così brava nel dimenticarla, la tirava di nuovo in ballo!
“Mi dispiace” fu l’unica frase di senso compiuto, ma probabilmente insulsa in quel contesto, che pronunciò.
“Oggi sono 15 anni precisi dalla sua fuga. 15 anni” ripeté imperterrita. “Sono un’enormità”
Una piccola lacrima scivolò lungo la guancia di Narcissa, lasciando esterrefatta sia lei che il marito.
“Va tutto bene” gli disse subito. Alzò l’indice davanti al viso di Lucius, come a impedirgli di commentare in alcun modo.
Si asciugò la lacrima con lentezza, cercando di eliminare al contempo la morsa di nostalgia che le aveva attanagliato lo stomaco.
15 anni prima era stata svegliata da un bacio sulla guancia di Andromeda, l’ultimo che si fossero mai date.
15 anni prima era scattata all’in piedi, guardando stupita la sorella e la valigia al suo fianco.
15 anni prima l’aveva inseguita giù per le scale, gridando il suo nome, dicendole di non uscire da quella porta.
15 anni prima era rimasta inerme ad assistere a quello che fu in assoluto il peggior litigio che avesse mai vissuto, fra le sue sorelle.
15 anni prima si era lasciata cadere sull’ultimo gradino della scalinata di legno, osservando Andromeda che le rivolgeva un ultimo sguardo di rimpianto.

“Narcissa” sussurrò di nuovo Lucius, tentando di catturare la sua attenzione.
“Prima o poi mi passerà” lo rassicuro lei, sorridendogli con dolcezza e struggimento insieme.
Lui la strinse più forte e a lei venne istintivo cercare protezione fra le sue braccia.
Infilò il viso in un angolino fra la spalla e il collo di Lucius, quasi si stesse nascondendo dal mondo.
“Malfoy” sussurrò, per chiamarlo.
“Malfoy” la chiamò Lui di rimando, sorridendo sornione.
Anche gli sorrise, con dolcezza e con un che di languido che faceva sembrare il suo viso quello di una dea affranta.
“Grazie di amarmi” gli disse, continuando a rivolgergli quello sguardo grato e disperato allo stesso tempo.
“E’ un piacere, Cissy” le mormorò sulle labbra. Poi si scostò, guardandola negli occhi, e utilizzò lo stesso tono serio che aveva sfoderato poco prima con Draco.
“Però non voglio vederti così. Non voglio saperti triste per qualcosa che non è degno di essere pianto da te”
Narcissa accarezzava con dolcezza i capelli di Lucius, e mostrava verso di lui e verso le sue parole quel tacito rispetto e quella devozione che potevano essere risvegliati solo dalla più sincera adorazione.
“Io non sono triste, Lucius” gli disse d’un tratto.
L’uomo la guardò con un sorrisino storto e un po’ scettico. “Lasciatelo dire, Cissy, non sembrerebbe proprio”
“Le apparenze spesso ingannano, dovresti saperlo”
“Si, ma tu non inganni me” ribatté Malfoy accarezzandole una guancia. “I tanto temuti occhi di Narcissa Malfoy, gelidi e letali, sono per me più espressivi di qualunque altra cosa”
Narcissa sorrise per quella frase, con un’improvvisa leggerezza. A rilassarla non era tanto il concetto contenuto nelle parole di Lucius, quanto la presunzione che le animava, e l’orgoglio:  neanche lei, fredda e altera per la maggior parte delle persone, poteva sfuggire a Lucius Malfoy.
Si concesse di ridacchiare brevemente, prima di tornare seria.
Con delicatezza, gli afferrò il mento, in modo da volgere il capo del marito come preferiva.
Lei, seduta di traverso sulle gambe di Lucius, distolse lo sguardo da quello del biondo, alla sua sinistra, e lo volse alla sua destra, verso uno dei numerosi specchi che ornavano Malfoy Manor.
Con lo stesso tocco attento, sempre guardando il loro riflesso, avvicinò il viso di Lucius al suo, in modo che fossero l’uno accanto all’altro, alla stessa altezza.
“Guardaci” lo esortò con tono e sguardo assorti.
Lucius era pronto a ribattere causticamente, ma qualcosa nell’immagine che stava osservando sembrò fargli cambiare idea.
Sorrise a sua volta. Uno di quei sorrisi dolci e spontanei che non erano soliti fare capolino sul suo viso, ma che quando lo facevano riuscivano ad infondere in Narcissa un inspiegabile calore, come una medicina così potente da scacciare via ogni dolore e lasciare solo la beatitudine nella sua forma più sublimata.
“E guarda quello che ci circonda” continuò la donna, con tono di voce più basso, come se sussurrare rendesse tutto più intimo, più astratto e al contempo più reale.
Le pupille dei coniugi alle parole di Narcissa si spostarono, iniziando ad ispezionare la stanza: era bella, come tutta la Villa del resto, e a modo suo calorosa.
Gli occhi di entrambi si riconcentrarono poco dopo sul loro riflesso. Insieme erano un connubio che non poteva non risultare ammaliante, anche per loro stessi.
Guardavano i rispettivi visi, le loro mani intrecciate, e tutto era motivo di duplice piacere: percepivano chiaramente l’uno la presenza dell’altra, e viceversa, e al delizioso languore che provocava il contatto delle loro pelli si aggiungeva l’immagine in quello specchio che aveva un che di fiabesco. Sembrava, di nuovo, di osservare un quadro pittoresco, tanto finto quanto reale.
“Per quel che mi riguarda, ho avuto tutto quello potessi desiderare. Forse anche più di quanto meritassi” gli disse Narcissa, baciandogli il capo.
“Ho te, ho il mio Draco. Sarei una pazza ad essere triste” concluse, stringendo Lucius più forte contro di sé.
Lui si lasciò abbracciare, e Narcissa amò la sua capacità di essere duro e cedevole allo stesso tempo.
“E’ lo stesso per me” le sussurrò.
Lei si mise in piedi, all’improvviso. “Ora andiamo a dormire, o domani sarai assonnato, e Draco non ti porterà con sé a Diagon Alley!”
Lucius scoppiò a ridere, prima di alzarsi a sua volta.
Prima che Narcissa potesse uscire dalla porta però, Lucius la bloccò, tirandola leggermente da un polso.
Se l’avvicinò al petto, facendole sfuggire un delizioso gemito.
“Ti amo, Narcissa”
Lei sospirò. “Lo so” rispose, con un sorrisetto beffardo.
Lucius si lasciò sfuggire un suono a metà fra uno sbuffo e una risata, e da come la strinse, e la baciò, capirono entrambi che non sarebbero andati a dormire.



 
 THE END.


*ANGOLO AUTRICE*

Prenderò la cosa alla lontana, e vi chiedo scusa in anticipo, sia per il ritardo mostruoso, ma soprattutto per le divagazione in cui credo mi dilungherò.
Non so se fra voi c'è qualche fan di How i met your mother, ad ogni modo, io sono fissata da anni con questa serie TV e proprio ieri è uscita l'ultima puntata in assoluto. Da brava fangirl psicopatica quale sono, la cosa mi ha gettata nel più nero sconforto. Visto che parliamo della stessa persona che ieri è rimasta a struggersi per la fine di un telefilm, potete immaginare il mio stato quanto ho scritto quelle due parole alla fine del capitolo (THE END), che rappresentano per qualsiasi scrittore il più dolce dei dolori. 
Fatta questa inutile premessa sul mio stato d'animo, ribadisco quello che ho scritto nella nota iniziale del capitolo: grazie.
Senza il sostegno di chi mi ha seguita, non ce l'avrei fatta sicuramente.
Mi mancherà non solo scrivere la mia long, con questi personaggi che ho imparato ad apprezzare sempre di più, ma anche leggere i commenti, e rendermi conto talvolta di essere riuscita a trasmettere qualcosa con quello che scrivevo, a trasmettere qualche emozione, e quindi, a trasmettere un po' di vita. 
Non mi fermerò qui, questo è certo! E' solo questione di tempo, ma ho intenzione di intraprendere un altro progetto, sempre incentrato su Cissy/Lucius.
Immagino che degli ultimi appunti su questo capitolo siano dovuti. Voglio restare fedele a me stessa, così, come non ero soddisfatta dei capitoli precedenti, non lo sono pienamente neanche di questo. Forse le aspettative che gravano sul finale di una storia sono sempre troppo alte.. chissà!
Adesso mi rendo conto di dover mettere un punto anche a questi mie note.. 
Ancora una volta vi ringrazio, e mando un bacio a tutti i miei lettori.
E infine il solito tormentone: non chiudiamo qua, sentiamoci nella pagina delle recensioni! Ahahahahahahahahahahaha
(Non vedevate l'ora che mi togliessi di mezzo, vero? Come darvi torto?!)
Vostra,
Prongsina
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Prongs4