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Autore: ToscaSam    03/04/2014    2 recensioni
un futuro lontano, due famiglie di ricercati. Da che parte sta la giustizia vera?
Una vita trascorsa a nascondersi sta per essere messa a repentaglio da Konoha, acerrima nemica dei nukenin da sempre.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hidan, Itachi, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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Le sagome della non lontana città di Konoha si intravedevano dagli ultimi grovigli di rami della foresta.

- Non cercare di fermarmi!-

La voce imperiosa e aggressiva di Hidan risuonò fra le fronde della foresta, che si mossero appena.
Un Itachi affrettato e col fiatone emerse da un cespuglio poco dietro le spalle dell’albino.
Di solito l’Uchiha era piuttosto bravo a muoversi in silenzio, ma quella volta aveva proprio sperato di attirare l’attenzione del compagno facendo più rumore possibile.
Hidan si voltò e lo squadrò da capo a piedi con sguardo feroce.
- Perdonami. Devo invece provarci-
Disse il secondo arrivato con voce melliflua.
- Risparmiati la predica-
Rispose Hidan, freddo, voltando le spalle a Itachi e continuando a camminare.
Itachi rimase fermo, ma una volta che l’immortale ebbe compiuto diversi passi, gli lanciò quelle che assomigliavano a due minuscole palle di cannone legate assieme da una catena; l’arma si impigliò alle caviglie di Hidan e lo fece inciampare.
Con imprecazioni degne della sua fama, il giovane uomo dai capelli bianchi si tirò a sedere cercando di liberarsi dalla trappola.
- Ti senti uno col cervello, vero?- gridò con rabbia verso l’Uchiha, che ora si avvicinava a passi lenti: - Ti senti uno che sa quello che fa e cerchi di portare me dalla parte giusta e ragionevole, vero?-
- Non del tutto. Sono solo disposto ad ogni mezzo pur di farti capire la mia idea-
Hidan non rispose; armeggiò ancora un poco col groviglio di catene, per decidere infine che non era in grado di scioglierlo: sfilò la falce e distanziò il più possibile le caviglie, poi con un colpo secco delle lame, spezzò il calappio.
Si alzò, incenerì Itachi con uno sguardo truce, poi proseguì per la sua strada.
- Non è comportandoti così che salverai Sama-
Gridò l’Uchiha, rimasto indietro. Hidan si fermò. Con sua grande sorpresa l’albino fece dietrofront e gli si piazzò davanti, fino quasi a toccarlo, ergendosi in tutta la sua altezza e muscolosità. Stava cercando di mettere in soggezione la media statura di Itachi, per richiamare su di sé quanta più autorità gli riuscisse.
- Sentimi un po’, bell’imbusto. Tu non hai altro da fare che tapparti quella boccaccia. Non c’entri niente né con me, né tantomeno con Sama. Sono io a decidere se salvarla e come salvarla. Sono io a farmi il mio cazzo di piano e sono io che scelgo di seguirlo. Tu hai solo da startene in quel fottutissimo capanno con quella schizofrenica di tua moglie, curarla dalle sue cazzo di ferite e stare alla larga da me. Se ho deciso che il mio piano è entrare a Konoha e ammazzare quanta più gente mi riesce, anche a rischio di venire catturato e spezzettato, non te ne deve fregare un cazzo di nulla! Adesso vattene e … -
Ma non fece in tempo a finire la frase che una mano saldamente chiusa gli colpì con veemenza la mascella, costringendolo ad arretrare e sputare qualcosa come sangue e saliva.
Itachi gli aveva assestato un pugno.
- Ma come ti permetti?!- Hidan si stava alzando ma Itachi lo fermò con delle insolite grida:
- Ma come ti permetti tu! Se quello è il tuo piano vuol dire che non ti importa minimamente di salvare Sama, ma di mettere in mostra la tua rabbia e te stesso! Come ti permetti di offendere Ryoko, che riesce a sopportare tutte le tue stronzate ogni santa volta che tu sei nei paraggi! Come osi solo dire quello che hai detto e fare quello che sempre fai! Non risolverai un cazzo di niente in questo modo! Se vuoi solo fare il grosso e farti ammazzare, allora vai! Vattene a spaccare tutto! Sono certo che è proprio così che vuole essere salvata Sama!-
- Non sai un cazzo di Sama, pensa a quella matta di …-
- Non sai niente di Ryoko e non osare parlare così di lei!-
Erano arrivati alle armi: Hidan brandiva la falce, Itachi aveva posizionato le mani.
- Non avrei mai creduto che qualcuno potesse farmi arrabbiare così!-
Disse a denti stretti.
- Non avrei mai creduto di ammazzare te invece di quella rossa furiosa!-
Itachi contorse la sua bella faccia in un’espressione di rabbia.
Il silenzio calò gelido e sprezzante.
Era questione di attimi.
- Lo sai che vincerò io- disse Itachi, sforzandosi di ritornare alla sua calma piatta: - deponi la falce e smettila di fare l’idiota-
- Smettila tu di fare il pallone gonfiato e combatti da uomo senza quelle stronzate di illusioni-
Sulla faccia di Itachi si contrasse un altro muscolo.
Il suo sguardo balenò un microsecondo alle spalle di Hidan.
- Pensi che non sappia combattere usando le mani?-
Stava prendendo tempo.
- È la tua occasione per dimostrarmi che non sei una femminuccia-
- Offendermi non aumenterà la tua forza fisica, né mi intimidisce, se è quello che pensi-
- Tu pensi troppo –
- E tu non hai un cervello! –
- Attaccami invece di chiacchierare! Non ho tempo da perdere con te! Stanno torturando Sama e tu giochi a fare il coglione-
Hidan parve ricordarsi delle sue intenzioni, si voltò, certo che Itachi non avrebbe attaccato nessuno alle spalle, poi si immobilizzò: a una manciata di metri da loro, camminava a passo svelto un uomo vestito di bianco con scuri capelli raccolti in una coda. Era Shikamaru di ritorno dal pattugliamento nel sentiero di Suna.


Qualche momento prima, nel capanno per forestieri, la porta di legno si era spalancata.
- Mamma?!-
Hishima teneva fra le mani una manciata di foglie di diversa forma e colore, Fuijin teneva una bacinella malandata ricolma di acqua fumante.
Sama spiegò loro quel che era successo e, il tempo di dare un bacio sulle guance di entrambi, li mandò a raggiungere Raijin e Johna, certa che il loro buonsenso avrebbe aiutato quei due nel tentativo di fermare Hidan.
I due non se lo fecero ripetere e, carichi di autorità e fierezza, si misero a correre più veloci che mai.

- Vediamo un po’ che cosa abbiamo qui-
Disse Sama, raccogliendo le erbe mediche che il figlio le aveva lasciato. Diede una rapida occhiata e fu stupita di come Hishima avesse compiuto un ottimo lavoro. Lei aveva impiegato una vita a imparare a distinguere tutte le piante curative, quella del figlio doveva essere una sorta di indole naturale.
Osservò anche l’acqua riscaldata in maniera ottimale da Fuijin.
- Sono stupita. Questi due diventeranno dei ninja formidabili-
- Anche per gli altri due ripongo grandi speranze-
Rispose Ryoko, che era tornata a distendersi sul lettino ruvido.
- Senti, lo sai che non sono proprio brava e delicata a medicare, vero?-
- Non sei dolce come lo erano le manine di Sasori, in infermeria?-
Una risata amara contorse le labbra di entrambe.
- Beh, quella che si avvelenava eri tu, io più che altro venivo ricucita da Kakuzu. Lui non era molto cortese –
- Facevi sempre un gran macello. Prendevi esempio da quell’esibizionista di tuo marito –
- E il tuo invece non è mai riuscito a insegnarti a mantenere la calma-
Le loro risate adesso erano più piacevoli e spontanee.
Sama sentiva i muscoli delle braccia afflosciarsi dalla stanchezza e dolerle mentre affondava uno straccio nel secchio di acqua calda e puliva le ferite dell’amica.
- Mi domando se stia andando tutto per il meglio-
- Stai tranquilla. Hidan non riuscirà a fare lo scemo più di quel che è-
Sama rise di nuovo.
Era bello sapere che Hidan era vivo, che tutto era in via di risoluzione, che nessuno si era fatto male più di tanto.
Ryoko non emetteva gemiti di dolore, ma rimaneva rigida e si faceva medicare.
- Sai che ti dico? Sono contenta che torniamo a vivere nel covo io e te-
Disse, per concentrare la mente non sul dolore ma su qualcos’altro.
- Credo che sarà un po’ deprimente, all’inizio –
- Dai, dobbiamo guardare al futuro! Ti prometto che cercherò persino di andare un po’ più d’accordo con Hidan-
- Wow, parrebbe quasi che domani nevichi!-
E mentre Ryoko si faceva rimettere lentamente in sesto, nemmeno lontanamente immaginava quello che diverse miglia più in là stava accadendo.

Hidan era immobile: osservava Shikamaru come una lince nascosta che punta una preda.
Itachi stava per colpirlo, stordirlo con una qualche illusione che gli facesse anche male. Si era arrabbiato come poche volte in vita sua.
Se Hidan avesse attaccato (cosa che stava per fare da un secondo all’altro), non ci sarebbe stata altra scelta che combattere.
Hidan strinse la falce, fece una leggera flessione, pronto a scattare, poi …

- Papà! Fermo! Fermo!-
Una vocina seguita da un’altra e da un gran rumore di passi e foglie spostate distrasse il jashinista dal suo attacco.
Johna e Raijin comparvero, tutti accaldati, muovendo vistosamente le mani per attirare l’attenzione.
- Ragazzi? Vi avevo detto di stare con …-
- La zia Sama è tornata, sta bene!-
Hidan sgranò gli occhi.
- Che cosa?!-
- Si, la mamma sta bene e ha detto che non devi fare niente a quello che si chiama Shikanaru-
I due aggiungevano frettolosi pezzi di storia, un po’ confusi, un po’ affannati.
Hidan si incupì:
- E questo che vorrebbe dire?-
Johna provò a dare altre informazioni al padre, seguita da Raijin. Hidan e Itachi parevano confusi.
Nel frattempo Shikamaru era ormai fuori portata: era rientrato a Konoha.
Poco dopo arrivarono Fuijin e Hishima, rossi in volto e stranchissimi: anche se l’imbrunire si avvicinava, il caldo era ancora soffocante e la corsa non li aveva aiutati a stare freschi.
Spiegarono con più cura quanto era accaduto.
Hidan parve dispiaciuto di non poter entrare a Konoha a fare qualche danno, ma dovette cedere.
Si incamminò malvolentieri per la mancanza di azione, ma gioioso per l’aspettativa di trovare Sama,  verso il capanno di legno che aveva furiosamente abbandonato poco tempo prima.
Itachi pareva tornato al suo status di calma perenne, mentre colui che lo accompagnava si muoveva un po’ preso dall’imbarazzo anche se mai l’avrebbe ammesso.
Itachi pensò che non si sarebbe mai scusato, anzi, sicuramente Hidan avrebbe finto di scordarsi dell’accaduto, almeno fino a una nuova lite.
Pensò che sarebbe stato divertente raccontare il tutto a Ryoko e Sama, ma forse le reazioni sarebbero state devastanti. 
Sfoderò un silenzioso sorrisetto e proseguì, lieto, verso il rifugio.

Se qualcuno avesse scoperto il loro nuovo-vecchio nascondiglio sarebbero stati guai. Per lui, non per loro. Erano sopravvissuti a molte più avventure di quante se ne ricordassero. Erano una famiglia.
Per quanto la rabbia o l’emozione potessero alterare i sentimenti reciproci, avevano sempre giurato di rimanere uniti. E lo sarebbero stati anche in futuro.
Avevano lasciato i loro villaggi da molto giovani, le loro vite normali, le loro speranze di un’esistenza tranquilla. Adesso erano ben felici di aver appena passato un momento di nuova azione e tensione, perché la vita del nukenin è fatta così.
C’era chi si sentiva nato per condurre quella vita, chi certe volte pensava a come sarebbe stato indossare un coprifronte ancora non rigato; eppure la conclusione era sempre quella: niente al mondo avrebbe mai spezzato quei legami che, volenti o nolenti, si erano allacciati da ormai moltissimo tempo.
  
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