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Autore: _A dreamer_    03/04/2014    2 recensioni
“Sai, si dice che gli amori migliori sono quelli che, prima di aggiustarti la vita, te la incasinano...”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Voglio dedicare questo capitolo a Samantha.
Grazie per avermi aiutata al meglio delle tue capacità, sempre. Grazie per avermi sopportata, ascoltata, consigliata, sostenuta..proprio quando ne avevo più bisogno. Non so come avrei fatto senza le tue preziose parole.
Ora voglio ricambiare il favore.
Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento e scusami se ci ho messo così tanto, ma sai meglio di chiunque altro quanto casino c'è nella mia vita.
Ti chiedo scusa anche perchè troverai il Suo nome più avanti, mi auguro solo che non ti dia troppo fastidio.
Di nuovo grazie di tutto e buona lettura. Questo è solo per te.
Ti amo e sono sempre qui per te xx

You're just a child.

-02/07/2012-
[Harry's pov]


«Ti sto battendo alla grande oggi.» esclama ghignando, mentre ci dirigiamo verso la prossima postazione per la nuova buca.
«Sta zitto, vedrai che in questa entrerà e ribalterò il punteggio.»
Rimane in silenzio, ridacchiando tra sé, mentre io mi preparo a lanciare, prendendo finalmente posizione.
Osservo attentamente la bandierina in lontananza, poi la pallina, cercando la mira più corretta possibile, ma non sono in ottima forma, si percepisce chiaramente anche ad occhio nudo, infatti quando mi decido a tirare mi accorgo io stesso della tensione nei miei movimenti, il che è innaturale se consideriamo che vengo a giocare a golf appunto per rilassarmi...oggi non è proprio giornata.
La piccola pallina bianca raggiunge la sua meta in un attimo, con un salto lungo e dritto, ma invece di entrare dove dovrebbe ci passa affianco, arrivando molto più lontano del dovuto.
Ci ho messo decisamente troppa forza e..non è da me.
Sento Ed sospirare impercettibilmente al mio fianco, un sospiro di rassegnazione, di delusione, uno di quelli che non vorresti sentire mai né dagli altri né da te stesso.
Mi volto verso di lui e prende a fissarmi intensamente, quasi come uno che cerca di leggerti nel pensiero. Il guaio è che, la maggior parte delle volte, ci riesce davvero.
«Basta fingere, Haz. Lo so che non stai bene.»
Cerco di ribattere, ma non me lo lascia fare.
«È passata una settimana. Una settimana da quando sei venuto da me, appena sveglio e reduce di una sbornia colossale, una settimana che ti vedo sempre teso, tra le nuvole, con gli occhi spenti, velati da una tristezza che non ti si addice. Vuoi dirmi cosa diavolo ti è successo? Non sono stupido, ho capito che c'è qualcosa che non va in te!»
E la cosa non mi stupisce affatto, per questo non mi scompongo nemmeno un po' difronte alle sue parole. Semplicemente distolgo lo sguardo, rivolgendolo su un punto indefinito, mentre lui molto pazientemente attende una qualche mia risposta.
Mi conosce bene, è uno dei miei migliori amici, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento di raccontargli come stanno le cose, ma ora che mi tocca dirlo apertamente sembra quasi che mi si sia formato un groppo in gola.
«Ha..ha scelto Niall.» mi limito a dire, ma sono sicuro che capirà.
Fa male ripeterlo ad alta voce, più del previsto, sembra quasi che il solco dentro di me si sia improvvisamente riaperto e che dentro ci sia stato versato qualcosa di estremamente corrosivo. Non è solo il mio orgoglio ad essere ferito, io stesso da quando è accaduto l'inevitabile sono diventato un'altra persona: apatico, freddo, distaccato, sempre svogliato o annoiato...in pratica il contrario di quello che ero prima. E tutto questo per una ragazza.
Mentre cerco in malo modo di trattenere le lacrime sento le braccia del mio amico avvolgermi con decisione, senza alcuna parola o spiegazione, ma esclusivamente per darmi quel sostegno di cui sa bene che in questo momento ho un disperato bisogno.
Voglio solo amore, il Suo, ma a quanto pare lei non è disposta a darmelo, o meglio, l'ha riservato per qualcun'altro. Il suo qualcuno.
Quand'ero piccolo mamma mi diceva sempre che non tutto si può avere nella vita e che, molto spesso, sono proprio le cose che vogliamo di più ad esserci negate. Crescendo, realizzando il mio sogno, mi sono un po' dimenticato di com'è che vanno le cose, ma ora che mi trovo a fare i conti con il nuovo me stesso non riesco a convincermi del fatto che se le cose sono andate così è perchè evidentemente così dovevano andare, che forse anche per me arriverà qualcuno, il mio qualcuno, che mi farà capire perchè non ha funzionato con tutte le altre, perchè non sono riuscito a farla innamorare di me come io lo sono di lei. Sarà anche uno stupido capriccio, ma lo trovo ingiusto, dato che adesso è lei che io voglio, ma lei, o perlomeno il suo cuore, appartiene a Niall e mai potrà essere mio.
Cazzo Harry, capiscilo! Superarlo! Vai avanti! Basta piangerti addosso!
«Vieni con me.» afferma Ed, prima di afferrarmi per un braccio per condurmi solo lui sa dove.
Percorriamo velocemente metà campo, ma solo quando raggiungiamo gli spogliatoi riesco a proferire parola.
«Sono stato uno stupido.»
«Chi non lo è quando si è innamorati?» replica con un sorriso amaro.
«No, tu non capisci. Le ho praticamente detto di non voler avere più niente a che fare con lei, quando in realtà non ha fatto niente di male, se non essere felice con la persona di cui..è innamorata.»
«Se hai capito di aver sbagliato perchè non le chiedi scusa?»
Sarebbe inutile se prima non trovo un equilibrio con i miei sentimenti.
«Non ci riesco Eddy, mi ripropongo di farlo, ma poi quando la vedo con lui che sorride beata, incurante di come possa sentirmi io, è come se l'intero mondo mi cadesse addosso.»
«E cosa credi di risolvere evitandola? Di certo non ti farà sentire meglio! Cerca piuttosto di recuperare un bel rapporto di amicizia con lei; so che non è quello di cui hai bisogno, ma almeno l'avrai un po' più vicina.»
Infondo so che ha ragione, ma ora come ora non posseggo il massimo delle mie facoltà mentali.
«Hai detto bene amico, non è della sua amicizia che ho bisogno. Passerò anche per egoista, ma non riesco ad essere felice per loro, non so starle vicino senza pensare che vorrei per me quei sorrisi, quei baci, quelle carezze, quegli sguardi complici, quella spensieratezza, quella felicità...»
Sorride appena, scuotendo la testa a destra e a sinistra. «Non ti smentisci mai, eh? Harry Styles: o tutto o niente.»
«Vaffanculo!» urlo, più a me stesso che a lui, per poi recuperare la mia roba ed uscire dall'edificio con aria furiosa e distrutta allo stesso tempo.
Non sono incazzato con lui, non lo sono con nessuno oltre che con me stesso e purtroppo agisco sempre senza pensare quando mi ritrovo in questo genere di situazione.


[Niall's pov]

So bene di sembrare un pazzo con questo sorrisetto costantemente stampato sulla faccia, ma adesso che sto per vederla non posso fare a meno di essere felice come non mai. Già mi immagino il suo viso, sorpresa di vedermi, ma è domenica, mi stavo annoiando a morte in hotel, ho visto che il padre era a lavoro e..niente, volevo vederla.
Scendo dall'auto in un batter d'occhio e in men che non si dica sono davanti alla porta di casa sua, ad aggiustarmi il ciuffo sotto al cappello. Mi lascio sfuggire una risatina quando sento della musica a tutto volume provenire dall'interno, dopodichè mi decido a suonare.
Poco dopo la grande porta di metallo si spalanca, rivelando la figura di Angy con una tuta di almeno due taglie più larga della sua addosso, una scopa in mano e i capelli raccolti in un alta coda fatta sicuramente molto di fretta; eppure ai miei occhi è sempre così meravigliosa..
«Niall!» esclama, fissando prima me e poi la scopa. «Cosa ci fai qui?» chiede arrossendo, nascondendola poi dietro alla schiena. Sono sicuro che di tutto ci stava facendo, fuorchè pulire.
Mi lascio andare in una sonora risata aggrappandomi allo stipite della porta, mentre lei mi osserva contrariata, imbarazzata come non mai.
«Quando hai finito entra pure.» afferma fingendosi irritata, per poi fare marcia indietro e abbandonare l'arnese da qualche parte contro il muro.
Mi affretto a seguirla ed in un attimo la avvolgo completamente con le braccia, stringendola a me e impedendole di proseguire oltre. «Non mi ha ancora salutato, signorina.» le sussurro all'orecchio per poi lasciarle un leggero bacio sul collo scoperto, sentendo la pelle liscia e profumata di bagnoschiuma al cocco amalgamarsi perfettamente con le mie labbra.
Per un istante la sento tremare tra le mie braccia, ma non impiega molto a ricomporsi e a voltarsi verso di me con un enorme sorriso dipinto sulle labbra. «Questo perchè Mrs. Lawrence ci sta amabilmente osservando dal suo balcone.» 
La lascio andare e mi volto per verificare le sue parole; effettivamente c'è una signora anziana che mi sta puntando dalla casa difronte; così, senza perdere tempo, mi avvicino alla porta che per fretta ho lasciato aperta e la chiudo velocemente. «Ora non più.» affermo con nonchalance, come se non fosse successo nulla.
«Stupido!» esclama ridendo. «Lo sai che alla prima occasione me lo rinfaccerà senza mezzi termini?» Dovrebbe suonare come un rimprovero, ma lei stessa non riesce a smettere di ridere.
«Forse dovrebbe imparare a farsi i fatti suoi.» le dico avvicinandomi nuovamente a lei, afferrandola delicatamente per i fianchi. «Dove eravamo rimasti?»
«Credo più o meno qui.» mi dice prima di appoggiare le sue labbra paradisiache sulle mie, annullando tutto il resto per un momento. Persino la voce di Kesha in sottofondo sembra farsi più bassa, mentre dentro di me l'intero sciame di farfalle si risveglia in un attimo, facendomi sentire ancora una volta quel piacevole formicolio alla bocca dello stomaco. Non ne sono mai sazio.
«Vieni.» afferma prendendomi per mano, conducendomi in salotto dove oltre allo stereo anche il computer e la tv sono accesi. Afferra uno dei tanti telecomandi sul tavolino dinanzi al divano e premuto un pulsante la musica cessa immediatamente, lasciando solo un leggero vociare proveniente dalla televisione, con il volume al minimo.
«Allora..cosa ti porta nella mia umile dimora?» scherza buttandosi di peso sull'enorme divano, invitando anche me ad imitarla.
«Nulla di che, avevo voglia di vederti: tutto qui.» spiego sedendomi affianco a lei, per poi togliermi il cappello che lancio sul tavolino insieme al telefono e alla giacca.
«Il ciuffo!» esclama esaltata, indicandolo. «L'hai lasciato abbassato!»
«Si.» confermo, passandoci le dita sopra. «Non avevo voglia di tirarlo su.»
«Non importa. Stai benissimo anche così. E poi lo sai che il gel rovina i capelli?»
«Certo che lo so, ma non a tutti piaccio in questo modo.» replico, sospirando leggermente.
«A me si.» obietta, come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Le sorrido grato, dopodichè mi sfilo le scarpe e mi stendo sul divano, appoggiando la testa sulle sue gambe, in corrispondenza del ventre.
Lei da risposta alla mia implicita richiesta cominciando ad accarezzarmi i capelli e non ci metto molto a rilassarmi sotto il suo tocco, infatti chiudo gli occhi, godendomi silenziosamente il momento.
Ora come ora non posso fare a meno di ripensare alle parole che mi ha detto Jason la settimana scorsa, a dire il vero sono rimaste ben impresse nella mia mente, come se me le avesse dette un minuto fa: “Comportati bene. Ha un brutto passato alle spalle che l'ha cambiata parecchio, non merita di soffrire ancora.”. Quella notte quasi non riuscii a dormire, continuavo a tormentarmi la mente di domande, a chiedermi cosa le fosse potuto succedere di così terribile, ma alla fine sono arrivato alla conclusione che il mio unico obbiettivo è quello di renderla felice al meglio delle mie capacità, e a quanto sembra ci sto riuscendo. Sarà lei a parlarmi del suo passato quando più lo riterrà opportuno e per quanto il livello della mia curiosità sia elevato non ho alcuna intenzione di tartassarla con domande momentaneamente inutili che potrebbero anche riaprire vecchie ferite. Desidero che si fidi di me più di ogni altra cosa, ma non voglio costringerla, sarà lei a decidere quanto, quando e come farlo.
Apro gli occhi, osservandola mentre sorride flebilmente, concentrata unicamente su di me e i miei capelli. Non ho mai assistito ad uno spettacolo più bello, ma la cosa veramente incredibile è che io non mi sono mai sentito così..così fragile. Già, fragile. Ora più che mai sono convinto di dipendere da questa ragazza; adesso che sono qui, sotto il tocco dolce delle sue carezze, oltre ad una moltitudine di brividi sento scorrermi nelle vene tutto l'amore che provo per lei. Ed è fantastico. 
Ho sempre pensato che l'amore sia proprio questo: trovare in una persona la tua più grande debolezza, ma allo stesso tempo anche la tua più grande fonte di forza. Quella in grado di renderti il più felice possibile, con la stessa facilità con cui può farti soffrire. 
Cercavo da tempo la persona che mi facesse vivere questo genere di sentimento..e finalmente l'ho trovata.
«A cosa stai pensando?» chiede, interrompendo i miei pensieri fin troppo profondi.
«Domani tornerò a casa mia.»
«Sul serio? Oh Dio, mi ero quasi dimenticata che vivevi nell'albergo di mio padre.» esclama ridendo, battendosi la mano libera sulla fronte.
«Eh già, le cose si sono messe in un modo alquanto particolare..»
«A dire il vero non ho mai capito sul serio perchè siete rimasti un mese in un hotel, vi si era bruciata casa o sbaglio?» 
La sua risata è droga pura per i miei occhi e per le mie orecchie.
«Si, ma il problema non era solo quello. Di solito, d'estate, specialmente in prossimità delle ferie, abbiamo l'abitudine di andare a vivere tutti e cinque insieme nella casa qui in centro, in modo da non starci ad incontrare sempre chissà dove. Non ho capito bene chi, mentre cercava di cucinare qualcosa che non fosse pizza, cinese o un hamburger del Burger King, si è dimenticato il fornello acceso con la padella sopra e mentre eravamo in piscina la cucina ha preso fuoco. Volevamo rimanere lo stesso, tanto si trattava solo di una stanza, ma i managers hanno insistito per spostarci momentaneamente in un hotel in quanto l'odore di fumo, di bruciato e di vernice poteva nuocere gravemente alla nostra salute; insomma, le loro solite esagerazioni. Però, visto che eravamo liberi e non avevamo un granché da fare, abbiamo accettato. Poi siamo venuti a sapere che il nuovo studio di registrazione si sarebbe trovato proprio in questa zona, quindi abbiamo deciso di restare, ma ora la postazione è cambiata di nuovo, quindi ognuno è libero di tornare a casa propria.»
«Assurda davvero la vita di voi superstar..e perchè non tornate a vivere insieme?»
«Beh, con il tour che si avvicina non ci sembrava una buona idea, senza considerare che adesso i rapporti tra di noi, o meglio tra Harry e noi altri, non è dei migliori..»
«E tutto per colpa mia..» afferma, sospirando impercettibilmente.
Mi sollevo immediatamente dalle sue gambe, affiancandomi a lei e prendendole il viso tra le mani.
«Devi smetterla di incolparti per tutto quello che non va bene agli altri. Non è mica colpa tua se sei talmente intelligente, profonda e bella da far innamorare tutti di te!»
L'ho fatta sorridere, ci sono riuscito!
«Solo tu sei così coglione, Niall.» mi dice con voce buffa, mentre le sue guance sono strizzate tra i miei palmi.
«Ah, io sarei un coglione?!» sbotto cominciando a farle il solletico.
Riesce a sfuggire velocemente dalla mia presa, finendo distesa sul tappeto tappezzato di buste di patatine e di pop corn.
«No, dico sul serio, secondo me Harry ha ingigantito troppo le sue emozioni. Avanti, non ci sono stati i presupposti affinchè si innamorasse di me!» spiega con il fiatone, cercando poi di tirarsi su.
«A me è bastato un semplice sguardo.» le dico, raggiungendola a gattoni e bloccandola a terra.
Sorride mentre mi abbasso per baciarla e cerca anche di dirmi qualcosa, ma la mia bocca glielo impedisce, arrivando a destinazione prima che potesse pronunciare qualsiasi parola.
Non appena si lascia andare alle mie labbra, un suono molto più acuto di quello prodotto dalla televisione cattura la nostra attenzione.
A malincuore mi fermo, realizzando finalmente che è un cellulare ad averci interrotto.
«Ci avrei messo una mano sul fuoco!» esclama ridendo per poi protendersi ad afferrare l'aggeggio sul tavolino.
«Chi è?» le chiedo, mentre entrambi ci sediamo a terra, appoggiando la schiena al divano..
«Non ne ho idea.» afferma mostrandomi un numero lampeggiare sullo schermo.


[Angy's pov]

Dopo qualche secondo di attesa mi decido finalmente a rispondere alla chiamata, incuriosita dal numero non registrato in rubrica.
«Pronto?»
Se, partenza e via.
«Ciao, Angy.» 
Questa voce..è troppo familiare. 
«Sono Ed.»
Un tuffo al cuore. Percepisco chiaramente le mie pupille dilatarsi, nemmeno se avessi visto Niall nudo..
Ma a che cavolo penso? Dio mio.
«Ah...immagino che dovrò farci l'abitudine d'ora in poi. Oggi tu, domani Rhianna e magari dopodomani Justin Timberlake.»
Lo sento sghignazzare dall'altro capo del telefono.
«Ammettilo, sono riuscito a sorprenderti.»
«Beh, direi proprio di si.»
Cazzo, non immagina nemmeno quanto.
«Obbiettivo raggiunto. Allora, come stai?»
«Se prima era bene ora è benissimo. Ma come fai ad avere il mio numero?»
Fa un certo effetto sentire il tuo idolo ridere nell'altoparlante del tuo telefono.
«Dai, adesso mi metti in imbarazzo! Me l'ha dato Louis.»
«Non ci sperare troppo, gli scleri nella mia testa stanno già finendo, goditi il momento.»
Niall continua a chiedermi chi è, così mi scosto un attimo e gli dico che si tratta di Ed.
«Quell'Ed?» chiede a bassa voce..
Annuisco, dopodichè torno a concentrarmi sul telefono.
«Senti, sarò diretto. Ho bisogno di parlarti, riguardo Harry.»
«Se vuoi cercare di farci chiarire ti avverto già da ora che qualsiasi tentativo sarà inutile. È da una settimana intera che ci sto provando, ma ignora tutte le mie chiamate e i miei messaggi e quando provo a parlarci a faccia mi evita o se ne va. Non ne vuole proprio sapere di sentirmi.» Sospiro. «E onestamente mi sto rompendo anche un po' le palle; gli voglio bene, ma non può comportarsi così per una cosa simile. Mi sembra di essere stata corretta nei suoi confronti, non l'ho illuso in alcun modo e appena sono stata sicura dei miei sentimenti sono andata da lui e gli ho spiegato chiaramente la situazione. Cos'altro dovevo fare secondo te?»
«Capisco e sostengo le tue ragioni, ma cerca di capire anche lui. È terribilmente deluso, non tanto da te, ma più che altro da se stesso, e purtroppo quando si trova in questo genere di situazione non sa come comportarsi e molto spesso finisce per reagire nel modo sbagliato.»
Se sentirlo ridere mi fa un certo effetto, sentirlo darmi consigli rasenta il limite dell'inimmaginabile. È una sensazione meravigliosa trovare conforto nelle sue parole in generale, oltre che solo in quelle della sua musica.
«Comunque sia preferirei parlarne di persona. Hai da fare o possiamo incontrarci?»
Non ci posso credere, non solo ho ricevuto una telefonata da Edward Christopher Sheeran, ma mi sta anche chiedendo di incontrarlo, fuori da qualsiasi contesto lavorativo, per parlare con me. Ora capisco come devono sentirsi le fan dei ragazzi.
«Sono con Niall ora, posso portarlo con me o vuoi che venga da sola?»
Sembra rifletterci per un momento.
«No, no, fallo venire. Ho da dire qualcosa anche a lui..e poi è da tempo che non vedo quel coglione.»
Rido. «Ehy! È del mio ragazzo che stai parlando, solo io posso chiamarlo così!» 
Niall sta strepitando come un bambino per sapere cosa mi sta dicendo, mentre io non riesco a smettere di ridere. «Dammi una mezz'oretta e sono pronta. Dove dobbiamo venire?»
«A casa mia, il co..emh, il tuo ragazzo sa dov'è.»
«Andare a casa di Ed Sheeran. Questa era il secondo punto della mia lista delle cose da fare prima di morire.»
«E il primo qual è?»
Guardo Niall, che mi ha osservato silenziosamente per tutta la durata della conversazione.
Sorrido. «Scommetto che lo scoprirai da solo, prima o poi.»

Circa un'oretta dopo siamo vicino Covent Garden, sede del Royal Opera House e della Royal Ballet School, il college che hanno frequentato le più note prime ballerine di danza classica, inglesi e non. 
Mi sembra quasi normale che abbia una casa qui, è una cittadina da super ricconi. Ma penso che lui abbia scelto di vivere in questo posto di proposito; se ci pensate i luoghi famosi sono i migliori per mantenere l'anonimato, la gente si concentra sui monumenti, sui luoghi artistici, sulle attrazioni, non sulle casucce poste in mezzo a tutto questo ben di Dio.
Che poi, cavolo, proprio una casuccia la sua non è. Ha un villone che casa mia al confronto sembra una stalla per i maiali, ma siamo a Covent Garden, qui tutto è meraviglioso.
«Penso che debba essere parecchio fastidioso abitare vicino ad uno stadio, per quanto io ami il calcio.» commenta Niall prendendomi tranquillamente per mano, mentre una cinquantina di persone sono a circa duecento metri da noi.
Decido di fregarmene, tanto prima o poi salterebbe fuori comunque, l'unico e vero problema è mio padre. E poi, onestamente, non mi va di arrabbiarmi con lui solo perchè gli è venuta voglia di prendermi per mano, una cosa che, tra l'altro, mi da sicurezza e mi fa stare maledettamente bene, anche se siamo in un luogo pubblico che più pubblico non si può.
«Quello non è uno stadio, scemo. Ti pare che in uno stadio vanno vestiti tutti così eleganti?»
«Effettivamente mi stavo ponendo una domanda del genere..»
«Quello è il Royal Opera House, è uno dei teatri più famosi di Londra per gli spettacoli di danza classica, possibile che proprio tu non lo conosca?» gli chiedo, con un'espressione mista tra sorpresa e divertimento..
«Mai sentito. Tu piuttosto, come mai ne sai così tanto?»
La mia faccia si rabbuia all'improvviso. Non credevo che parlare del mio passato mi facesse ancora questo effetto, non dopo così tanto tempo.
«Ho visto per la prima volta la foto di questo posto quando avevo due anni. Mia madre era fissata con la danza classica, voleva che venissi a studiare qui a Londra e diventassi la prima ballerina più famosa al mondo. Ma capì ben presto che non ero un cagnolino da poter comandare a bacchetta: frequentai danza classica per una sola settimana, dopodichè non volli più andarci, odiavo tutto di quel genere, a partire dalle scarpette e il tutù fino ad arrivare alle posizioni imbarazzanti e ai dolori lancinanti che accusavo alle gambe e ai piedi ogni giorno. Per quel che mi riguarda ritengo che sia uno sport struggente, solo chi è appassionato sul serio ed è portato dalla nascita può provare ad intraprendere una carriera in un simile ambito. E non faceva per me. Mi piaceva un altro genere di cose.»
Mi fissa assorto mentre siamo impalati come due babbei in mezzo alla strada, ad osservare la gente da lontano che si affretta ad entrare nel teatro per chissà quale tipo di spettacolo. 
Senza rendermene veramente conto, tanta è stata la velocità dei suoi movimenti, mi ritrovo seduta sul muretto del recinto della casa di Chris, come piace chiamarlo a me.
«Ovvero? Cosa ti piaceva fare?»
È così interessato a conoscere il resto della mia vita? Io vorrei solo scriverne un'altra, insieme a lui: l'unico di cui ho realmente bisogno.
«Mi piaceva il pattinaggio sul ghiaccio e la danza moderna, ma lei non era d'accordo su entrambe le cose: la prima era troppo pericolosa e la seconda era da maschiacci; alla fine la convinsi a iscrivermi a moderna, ma dopo qualche anno mi stancai e cominciai a suonare la chitarra. Da li scoprii di amare anche il canto, e beh..il resto lo sai.»
«Non hai più parlato con lei da quando ti sei trasferita qui?» 
Riesco a percepire tutta la sua esitazione nel tono di voce, come se avesse paura di affrontare certi argomenti così delicati, ma per me non è un problema, non con lui.
«Non parlo più con lei da quando avevo sette anni, Niall. Sono rimasta in Italia per un altro anno e lei non ha mai sentito il bisogno di venirmi a trovare. È come se si fosse improvvisamente dimenticata della mia esistenza e non ne ho mai saputo il motivo. Credo di averla odiata per questo, gli ultimi tempi non voleva permettermi nemmeno di vedere Alex e quando siamo partiti ha definitivamente tagliato tutti i contatti tra di noi, costringendo, non so per quale assurdo motivo, mio padre a cambiare recapito telefonico, in modo che un fottuto bambino di dodici anni e tutti i nostri parenti non potessero rintracciarci.» 
Non riesco a frenare quella lacrima calda e amara che è sempre pronta a uscire fuori quando si parla di mio fratello, ma mi impongo di non piangere, non ancora, non come successe quella volta con Harry. 
Niall in un microsecondo è già con le braccia intorno a me, cercando di tranquillizzarmi con parole dolci.
«Shh, basta così amore mio. Mi hai già raccontato abbastanza per oggi. Adesso ci sono io, non potrò mai prendere il posto di tuo fratello, ma ci sono.»
Il ritmo regolare del suo respiro mi aiuta a calmarmi e anche se apparentemente sembro tranquilla lui non mi lascia andare, sa bene che quella sola ed unica lacrima è molto più grave di un intero pianto liberatorio, sa che mi sto tenendo ancora molte cose dentro, ma proprio non ci riesco a tirare fuori questa parte della mia vita, non così facilmente.
«Me lo fai un bel sorriso?»
Mi riscuoto dai miei pensieri e sospiro sonoramente, tentando di riacquistare il controllo. In seguito cerco i suoi occhi e non posso fare a meno di pensare che sono stata davvero fortunata a trovare la mia morfina, colui che mi accetta nonostante tutto, nonostante tutte le macerie che mi porto dentro, la persona in grado di far sembrare belle anche le mie più oscure debolezze.
Ti amo, Niall.
«Ti amo troppo.» concludo il mio pensiero a voce alta, lasciandolo particolarmente sorpreso. Ma poi sorride, quel bellissimo sorriso che lo contraddistingue sempre.
«Ti avevo chiesto solo un sorriso, ma così va dieci volte meglio.»
Stavolta sono io a tuffarmi tra le sue braccia, la mia vera casa, il mio rifugio, il mio posto, il mio paradiso, il mio sogno, il mio calore, la metà mancante di me. Non sento più niente, né dolore, né tristezza, né freddo, né nient'altro. Solo lui, il suo profumo, il suo amore e la mia felicità.
«Dai, andiamo. Ed ci sta aspettando.»
«Sicura di star bene?» chiede, seguendomi mentre mi alzo in piedi.
«Tu non lasciarmi la mano.»
Fammi sentire che sei con me, qualunque cosa accada.
Annuisce, cominciando poi ad avanzare al mio fianco verso l'ingresso della casa di Chris.
Quando suoniamo il campanello la sua voce non tarda ad echeggiare nel citofono, sembra quasi che ci stesse aspettando impazientemente.
«Siete voi?» chiede, molto di fretta.. 
«A meno che tu non ti aspettassi i testimoni di Geova direi proprio di si.» esclamo facendo ridere Niall, che mantiene ben salda la presa sulla mia mano sinistra.
«Forza, salite.» 
Dà quasi l'impressione di essere un uomo d'affari super impegnato che ci sta concedendo un minuto del suo tempo, anche a Niall sembra strano il suo comportamento, ma cerca di non darlo a vedere.
Quando l'enorme cancello si apre non ci mettiamo molto a raggiungere la porta e ancor meno a ritrovarci all'interno della lussuosa ma accogliente abitazione.
Mentre Niall lo saluta con un caloroso abbraccio, sicuramente già esperto di questo posto, io mi ritrovo a contemplare la lunghissima fila di chitarre appese al muro del salotto. Ce ne sono veramente di tutti i tipi, dalle classiche e dalle acustiche alle elettriche e alle multicorde, dai colori più originali ai più stravaganti, dalle forme più strane a quelle più semplici.
«Aiuto!» urlo, sul punto di vomitare arcobaleni ed unicorni. «È una Ramirez quella che vedo? E quell'altra è una Gibson! Mio Dio, ti prego, se è un sogno non svegliarmi!»
Sento Chris scoppiare a ridere a gran voce, forse più forte della mia, così mi volto verso di lui e noto che anche Niall sta sorridendo..sembra quasi soddisfatto.
«Non ci posso credere!» esclama il rosso, battendosi le mani sulle ginocchia, piegato in due dalle risate. «Niall disse la stessa identica cosa la prima volta che venne qui!»
«Che ti aspettavi, amico? È della mia ragazza che stai parlando, è ovvio che abbia buon occhio.»
«E finiscila di darti arie, idiota!» sbraita dandogli una pacca sulla spalla, mentre il biondo si unisce alle sue risate.
«Voi ridete e io sono in piena crisi esistenziale. Non potete farmi vedere certe cose e pensare che io ne esca indenne!»
Prima che la voglia di arrampicarmi sul muro come Spiderman per raggiungere quel paradiso mi assalga, mi siedo compostamente sul divano, lasciando intendere che sono pronta alla conversazione che stiamo per affrontare.
«Brava alla mia piccola.» afferma Niall raggiungendomi, per poi scloccarmi un sonoro bacio sulla guancia.
Qualche minuto dopo il campanello suona di nuovo, ma non per causa nostra. Ed controlla l'orologio che porta al polso e sorride, come se si aspettasse una cosa del genere.
«Un momento, torno subito.»
Il suo sorrisetto soddisfatto non mi convince per niente, ho come l'impressione che stia tramando qualcosa, e quando sento la voce proveniente dall'ingresso non posso fare a meno di fondare i miei sospetti.
«Oh no.» riesco a sussurrare, prima di incrociare lo sguardo perplesso di Niall.
«Senti Eddy, mi dispiace, ok? Oggi ho davvero esagerato e...»
«Tranquillo Harold, non ti ho fatto venire fin qui perchè volevo che ti scusassi con me.»
«Ah..no?» chiede, palesemente confuso..
«Vieni con me.»
Quando svoltano l'angolo l'espressione di Harry cambia radicalmente alla vista di me e Niall seduti sul divano; leggo una nota di rabbia mista a gelosia e non so a cos'altro nei suoi occhi, che lentamente vanno a puntare le nostre mani, che nemmeno mi ero accorta si fossero unite di nuovo.
«Hai voglia di scherzare?» chiede a Ed, con un ghigno terrificante disegnato sul volto..
Lascio la mano del mio ragazzo, decisa a sfruttare la situazione a mio favore. Mi alzo in piedi e cerco di avvicinarmi a lui, ma me lo impedisce allungando un braccio dinanzi a sé.
«Ferma li.» Abbassa il capo, sembra quasi divertito a dire il vero, ma di colpo mi fissa dritto negli occhi e ciò che riesco a percepire dal suo sguardo è puro disprezzo. «Non credevo che arrivassi così in basso, Angy. Usi questi sporchi trucchetti per farti vedere da me e ti porti dietro anche l'amore della tua vita, giusto per ricordarmi quanto sto di merda, no?!»
Ed:«Harry, non dire cazzate, sono stato io a chiamarli qui, loro non sapevano niente!»
Harry:«Tu stai zitto! Mi sono fidato di te, ti ho raccontato cos'è che mi faceva stare male, ma ciò non ti autorizzava a fare ciò che ti passava per la testa!»
Io:«Per quanto tempo ancora hai intenzione di evitarmi, eh?»
Se prima ero terribilmente angosciata e preoccupata ora mi sto solo incazzando.
Vedo un lampo attraversargli gli occhi e rimane per un attimo in silenzio, punto nel vivo.
Harry:«Non ti permetto di prenderti gioco di me.»
Io:«Non mi sto affatto prendendo gioco di te, Harry. Ti ho esplicitamente detto quanto ci tengo alla nostra amicizia, mi sembra di avertelo anche dimostrato; non capisco perchè devi comportarti in maniera così stupida! Solo perchè adesso sto con Niall non significa che tu non possa più far più parte della mia vita!»
Harry:«Ma magari non ne ho più voglia.» 
Le sue parole sono come lame che mi trafiggono gli angoli più remoti del cuore, ma non ho il tempo di elaborare una qualsiasi parola che Niall, ancora alle mie spalle, mi sorpassa con uno scatto fulmineo e si avvicina pericolosamente a lui.
Niall:«Non ti permetto di trattarla così! Tu non hai idea di quanto ci sia stata male per te!» esclama puntandogli un dito contro.
Harry:«Ah, lei?! Ed io invece?! Ma certo, nel frattempo me la sono spassata alla grande ed ho riso persino alle sue spalle...ma fammi il favore!»
Niall:«Fammelo tu un favore, Harry. Per una buona volta metti da parte l'orgoglio e smettila di fare la vittima!»
Non ho mai visto Niall così arrabbiato da quando lo conosco.
Harry:«Quindi adesso starei facendo anche la vittima...disse quello che è stato due settimane consecutive a piangersi addosso!»
Niall:«Io la amo, cazzo! Pensavo ai suoi sentimenti prima che ai miei, non sono egoista come te Styles!»
Harry:«Io sarò anche un egoista, ma almeno non sono stato così stronzo da approfittarmi così bassamente di uno dei miei migliori amici!»
Ed sta assistendo alla scena sbigottito, sicuramente si starà pentendo fino alle viscere di averlo chiamato, ma d'altro canto è meglio che le cose si chiariscano una volta per tutte.
Io, invece, sento il sangue affluirmi fino alle unghie delle dita dei piedi, tanto che faccio un profondo respiro e uno sforzo immane per mantenere la calma.
«Adesso basta.» Quasi non riconosco il mio stesso tono di voce, ed anche gli altri devono essersene accorti, dato che adesso regna il silenzio nella stanza. «Sai cosa ti dico, Harry? Sei solo un bambino, cresci un po'.»
Mi affianco a Niall, lo afferro per un braccio e lo trascino via con me.
«Grazie di tutto, Chris.» affermo prima di aprire la porta, "regalando" un'ultima occhiataccia a Harry, che sembra rimasto pietrificato.
In pochi secondi raggiungiamo l'auto; Niall non la smette un attimo di cercare i miei occhi, è sicuramente preoccupato per il mio stato d'animo. E infatti...
«Tutto bene?»
Sospiro. «Non mi va di parlarne, portami a casa per favore.»
Annuisce, mettendo immediatamente in moto la sua Range Rover.
Trascorriamo gran parte del viaggio nel più assoluto silenzio, fino a quando quel maledetto cellulare mi vibra nella tasca.
È Chris.
“Scusami..non pensavo che si comportasse così male...”
“Non devi giustificarti per lui, non sei suo padre.”
La mia risposta potrebbe risultare alquanto acida, ma proprio non sono in vena di scherzare.
Quando siamo difronte al vialetto di casa mia Niall spegne l'auto e sospira, portandosi entrambe le mani sulla testa.
«Che maledetto casino..» 
«No. Non voglio rovinarmi la serata per lui.»
Annuisce, voltandosi poi verso di me.
«Io adesso devo tornare in hotel a sistemare le ultime cose nelle valige, se per te va bene domattina passo a prenderti così ti faccio vedere casa mia..»
Spalanco gli occhi, rallegrata dalla sua proposta.
«Sul serio? Dov'è?» chiedo, esaltata all'idea..
«Poco fuori città, ad una ventina di minuti da qui.»
«Chi ti dice che io voglia vederla?» scherzo, dandogli un piccolo buffetto sulla guancia.
«Devi venire per forza, anche se la adoro mi sento troppo solo quando sto lì dentro e poi mi serve una mano per sistemare la mia roba..»
«Allora la mia presenza ha un doppio fine, lo sapevo. Ti serve una governante.» 
Non riesco a trattenere le risate, e lui si unisce a me.
«No, scema. Al limite un doppio fine potrebbe essere averti più tempo possibile con me, visto che poi domani pomeriggio dovrò andare a lavoro.»
Sorrido, leggermente imbarazzata. «Va bene, ci sarò. Poi fammi sapere a che ora passi.»
«D'accordo, a domani piccola.»
«A domani, amore mio.»
La felicità si disegna sul suo volto e qualche secondo dopo non vedo più nulla oltre ai suoi meravigliosi occhi che si chiudono a pochi centimetri dalla mia faccia, per darmi uno dei baci più dolci di sempre.
Quando ci allontaniamo sorridiamo entrambi, dopodichè mi accingo a scendere, ma rimango praticamente paralizzata quando vedo la persona ferma qualche metro davanti a noi.
«Cosa succede?» chiede Niall, vedendomi letteralmente immobilizzata..
Segue il mio sguardo, arrivando fino al motivo del mio turbamento.
«Porca puttana.»
La sua espressione cambia radicalmente. 
  
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