Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: smarties89    03/04/2014    5 recensioni
Durante una delle solite visite in ospedale dopo i problemi al cuore, Slash incontra una donna, Lyla. Tra i due si instaurerà subito un legame forte, fatto di fisicità e disperazione.
Ma Lyla nasconde un segreto: forse non sarà fortunata come il chitarrista e non riuscirà a cambiare il suo destino.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Matt Sorum, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


Lo so, mi odiate e avete più che ragione!!! E' un periodo estremamente incasinato e il tempo libero è sempre troppo poco...però, ecco a voi il penultimo capitolo, un parto plurigemellare, ve l'assicuro :P Spero vi piaccia e che qualcuno continui a leggere questa epopea :) Grazie a chi lascerà un commentino...vi avviso che il prossimo capitolo sarà l'epilogo! Buona lettura :D


“Oh Cristo Santo, Lyla!”
 
Slash si chinò a terra accanto alla donna. Vedeva sempre nei film i dottori o altri salvatori occasionali che cercavano il battito sul collo o sul polso delle vittime; ricordava di averci provato anche su se stesso ogni tanto, soprattutto dopo i problemi al cuore: se si sentiva strano doveva controllare che il suo battito non fosse troppo lento o troppo veloce. Insomma, ormai era piuttosto allenato.
Con una terribile angoscia che quasi gli impediva di respirare, avvicinò l’indice e il medio della mano destra al collo bianco e morbido di Lyla.
C’era! Il battito c’era! Lieve, ma c’era! 
Si ritrovò a ringraziare varie divinità del cielo, dell’Olimpo o chi per loro.
 
“E’ viva?” Slash fece un salto nonostante la vecchietta avesse parlato col solito tono di voce basso.
 
Si era completamente dimenticato di lei. “Sì, c'è battito.”
 
“Vado a chiamare un ambulanza.” aggiunse la donnina, scomparendo nel suo appartamento con una velocità che non pensava fosse possibile per un fuscello come lei.
 
Senza avere la minima idea di cosa fare, Slash andò in camera da letto di Lyla e prese un cuscino e una coperta.
Le mise il cuscino dietro il capo e la avvolse nella coperta, stringendola per un istante a sé: quanto le era mancata in quei pochi giorni…e trovarla così gli spezzava il cuore. Non poteva permetterle di andarsene senza averla nemmeno salutata. Non poteva, non poteva non avere la possibilità di sentire la sua voce ancora una volta.
La vicina di casa interruppe la sua disperazione, dicendogli sottovoce che l’ambulanza stava arrivando.
Slash si ricordò all’improvviso del dottor Davert e, preso il telefonino, lo chiamò immediatamente. Gli spiegò rapidamente la situazione e l’uomo gli assicurò che sull’ambulanza ci sarebbe stato anche lui.
I minuti di attesa sembrarono un’eternità e quando finalmente sentirono le sirene, la vecchietta era già di sotto pronta ad aprire il portone.
Slash avvolse Lyla tra le sue braccia e le sussurrò: “E’ arrivato il dottore, amore. Quello francese. Hanno trovato il cuore, sai? Andrà tutto bene, amore…andrà tutto bene.”
Arrivarono 3 infermieri con la barella e il dottor Davert e, con il terrore di non poterla più abbracciare, Slash lasciò la donna nelle mani dei medici.
 
“Stia tranquillo, Signor Hudson. Faremo tutto il possibile. Ce la fa a guidare sino in ospedale?”
 
Il riccio annuì e, dopo avergli dato una pacca su una spalla, il dottore corse via.
 
“Ragazzo, hai bisogno di qualcosa?” gli domandò dopo alcuni istanti la vecchietta.
 
Di nuovo, si era dimenticato di lei. “Cosa devo fare?”
 
“Riesci a guidare fino in ospedale? Vuoi che ti chiami qualcuno?”
 
“Duff…devo chiamare Duff.”
 
“Come?” la vecchietta era rimasta perplessa a sentire quel nome strano.
 
Slahs sorrise vedendo un punto interrogativo sul volto della donnina e le si avvicinò: “Grazie di cuore per tutto, signora. Senza di lei non ce l’avrei fatta.”
 
“Di nulla caro. Fammi avere notizie di Lyla, d’accordo?” e dopo avergli dato due baci sulle guance tornò a casa sua.
 
Il chitarrista, ripresosi dallo stato di trance in cui era caduto, uscì dall’appartamento di Lyla e, scendendo di corsa le scale, chiamò Duff.
 
“Man?”
 
“Saul, cazzo, sono le 3 del mattino.”
 
“Hanno trovato il cuore, Michael!”
 
“Cosa? Dici davvero?” ora Duff era completamente sveglio.
 
“Sto andando in ospedale. Ho trovato Lyla svenuta a terra e ora sto andando al St. Joseph. La opereranno subito.”
 
“Arrivo subito!”
 
“Man, non è il cas…” ma non aveva ancora finito la frase che Duff aveva già chiuso la comunicazione.
 
Salì in auto e iniziò a guidare verso l’ospedale. Fortuna volle che, a quell’ora, le strade erano deserte e, superando di poco i limiti di velocità, arrivò in fretta all’ospedale.
Duff era già là.
 
“Non dovevi, man…”
 
“Sta arrivando anche Marc.” Si limitò a rispondere Duff. “Entriamo, dai.”
 
Grazie a dio che c’era il biondo, con lui: varcata la soglia dell’ospedale, l’odore di disinfettante gli invase le narici e lo mandò nel pallone. Cosa avrebbe fatto, ora? Avrebbe aspettato la fine dell’operazione? E se Lyla era già morta? E se non superava l’operazione?
 
“Duff…”
 
Slash si stava sentendo male: a un certo punto vide tutto nero e sentì le forze abbandonarlo.
 
“Saul! Un medico qui!”
 
Un infermiere si avvicinò ai due e lo portarono di peso su una barella che si trovava lì nel corridoio; gli alzarono le gambe in alto e piano piano lo videro riprendere colore.
 
“Sono proprio una checca…” disse a Duff a bassa voce.
 
“In effetti sì…ma non lo dirò agli altri, stai tranquillo!” cercò di scherzare il bassista.
 
“Hai saputo dov’è Lyla?”
 
“Sì, è già sotto i ferri. Sarà un’operazione lunga, quindi non possiamo fare altro che aspettare.”
 
E così, iniziarono le loro 8 lunghe ore d’attesa…le più lunghe che entrambi avevano mai passato, dato che quando erano loro sotto i ferri, il tempo scorreva lentamente per altri. E tra questi altri c’era stato anche Marc Canter, che era arrivato lì in ospedale e si preparava a vivere coi suoi amici quell’odissea.
Fu un susseguirsi di caffè, sigarette, lunghe camminate in quei corridoio da farci i solchi…fino a che a mezzogiorno il dottor Davert, che aveva un aspetto stremato, uscì dalla sala operatoria.
 
“Dottore!” Slash gli era corso incontro. “Mi dia buone notizie, per favore.”
 
Il dottore, nonostante la stanchezza e il dovere di non sbilanciarsi troppo, si concesse un breve sorriso, vedendo gli occhi così colmi di speranza di quel capellone che amava così tanto quella povera ragazza.
 
“L’operazione è andata bene. Ora però dobbiamo vedere cosa accade quando si sveglia e se il suo corpo non rigetta il cuore. Dobbiamo solo aspettare. Vada a casa a riposare, Signor Hudson.”
 
“No, voglio essere qui quando si sveglierà.”
 
“Ma la chiamiamo noi quando si sveglia.”
 
“No, quando si sveglia non voglio perdere un secondo.” Concluse Slash sedendosi su una sedia.
 
Il dottore annuì e si allontanò.
 
“Duff, Marc, voi potete andare a casa, ovviamente.”
 
“E ti pare che ti lasciamo solo? Aspettiamo qui con te.” disse Marc.
 
“Grazie ragazzi. Cosa vi faccio passare…”
 
“Ma smettila, Saul! Volete un caffè?” chiese Duff.
 
“No, ora no. E se Lyla non ce la fa?” aggiunse disperato il riccio.
 
“Ce la farà, Lyla è forte.” disse Marc.
 
“Marc ha ragione. Lyla ce la farà.”
 
Slash si passò le mani sul viso, stremato.
Non doveva essere pessimista.
Doveva solamente aspettare…ancora.


 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: smarties89