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Autore: Lola96    04/04/2014    3 recensioni
“Vai avanti per me.” Sfiorò piano le sue labbra con le mie, senza farle toccare perfettamente. “Per favore Winnie, non mollare per nessun motivo al mondo, vivi per me.” Soffiò sulle mie labbra, mentre una lacrima scese tristemente dal suo occhio.
Quelle parole colpirono il mio cuore, come se si fosse appena diviso a metà.
Mi sentì distrutta.
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 9.
avviso: vi consiglio una musica a piano, potete sentire Rivers Flows in You, oppure The piano - Amazing Short.



 
“Prendete quegli indumenti che si trovano su quei blocchi.”
Sfilai velocemente la maglietta fresca che indossavo, e la poggiai lungo quei piccoli e sporchi blocchi, come chieste da quella donna che continuava a gridarci degli ordini. Mi guardai un po’ intorno, e notai solo donne infreddolite che toglievano i propri abiti e le cose di valore.
Feci cadere successivamente la gonna, che ricopriva fino alle ginocchia le mie piccole gambe. I respiri uscivano affannati dalle nostre labbra secche, e qualche lamento usciva spontaneamente.
“Muovetevi!” Gridò spazientita, minacciandoci con una specie di bastone; non so come definirlo. Lì, tutti avevano le stesse armi, nemmeno un po’ di fantasia.
Una leggera e candida risatina fuoriuscì dalla mia bocca, sotto lo sguardo incredulo e preoccupato della piccola ragazza che si trovava al mio fianco: Aileen.

“Come mai ridi?” Chiese, mentre cercava di infilare quegli strani pantaloni larghi a righe nere\grigiastre. “Non c’è niente da ridere.”

“Stavo solo pensando.” Sussurrai, aggrappando lentamente la maglia, dello stesso motivo dei pantaloni. Avevano detto che ci avrebbero consegnato degli abiti puliti, ma quelli sembravano tutto tranne che abiti.

“Oddio.” Esclamò Aileen, muovendo un po’ le gambe a destra e a sinistra.

“Sembriamo dei sacchi di patate.” Affermai, guardandomi attentamente con quel completo indosso.
Sembravamo dei veri e propri sacchi di patate. Quegli indumenti erano ruvidi, sporchi e pungevano.

“Mettetevi in fila indiana, forza.” Ci incoraggiò un’ altra donna, appena entrata dentro a quello strano posto simile ad una prigione. Aveva tra le mani ricoperte di guanti delle forbici arrugginite, pronte per tagliare qualcosa.
I lamenti dominavano la scena e le donne si muovevano goffe, a causa del freddo che faceva.

“Bene.” Affermò.
Si avvicinò alla prima della fila, guardandola dall’alto verso in basso; fece sbattere le forbici contro le sue mani e le afferrò per l’ennesima volta.

“No.” Esclamai, portandomi una mano alla bocca.
Afferrò velocemente le ciocche dei suoi capelli neri e li iniziò a tagliare rovinosamente, facendoli cadere come delle piccole e leggere piume soffici lungo il pavimento. Ci avrebbero tagliato i capelli, una per una.
Sul volto della donna un espressione preoccupata prese il sopravvento, e gli occhi erano ormai socchiusi per la vergogna che provava nel farsi vedere in quell’orribile stato.
La donna tutta ben vestita e preparata, con un bastone che le fuoriusciva dal taschino dei pantaloni, avanzava sempre di più, tagliando sempre più capelli. Il rumore delle grandi forbici risuonava nell’aria gelida, facendo venire i brividi e la pelle d’oca a tutte noi donne, con quello strano pigiama a righe che non faceva altro che irritarci la pelle delicata.

“Oh.” Sospirò, afferrando tra le due dita le forbici.
Una donna sulla quarantina mi si posò davanti, ed uno strano sorriso di piacere le si formò sul volto, con i lineamenti molto segnati.
Chiusi gli occhi con la forza, e sentì le sue mani tra i miei capelli. Prendeva tra le sue dita sottili delle ciocche, e sentì quell’odiato rumore scintillante.
Qualche capello biondo mi scese lungo le spalle, provocandomi degli strani brividi lungo tutta la superficie della schiena, coperta solo da quello straccio.

“Bene.” Concluse, portandosi la mano con quell’oggetto di ferro lungo il fianco.
Toccava ad Aileen, e i suoi capelli rossi.
Mi sentivo violata ed umiliata, davanti a tutti.
 
 
 “Mi annoio.” Sospirai, fissando un punto indefinito del pavimento. “Non facciamo altro che aspettare e provare vergogna.”

“Ci passerà, Winnie.”
La voce delicata e soave di Aileen, fuoriuscì dalle sue labbra carnose proprio come una dolce melodia. Sorrisi leggermente, tornando a fissare il vuoto, che ormai, vedevo da tanto tempo.
Ci trovavamo in fila, ad aspettare non so che cosa. Le donne che uscivano, avevano un’ aria sconvolta e dolorante, senza spiccare parola con nessuno.
 L’aria fredda che vagava per quel posto invase tutti i nostri sensi; c’era un odore melenso che non riuscivo ad indentificare ed il cielo era innaturalmente grigio.
Il ricordo di Harry, che mi stringeva tra le sue possenti braccia e che  sussurrava di amarmi, era già come un lontano ricordo, quasi come un sogno irraggiungibile.
Gli occhi iniziarono a pizzicare, solamente a pensare a lui, ai suoi occhi, alle sue labbra, al suo sapore.

“Avanti la prossima.” Gridò un uomo, invitandomi ad entrare.
Annuì, camminando verso di lui con gli occhi puntati verso i miei piedi, ricoperti di zoccoli di legno di tipo olandese che ci avevano assegnato.

“Poggia il braccio qui.” Parlò l’uomo freddo, fissandomi con quegli occhi così scuri da far venire i brividi solo a guardarlo.
Titubante, poggiai il mio piccolo braccio lungo quel tavolo di legno scuro, rovinato dall’umidità. Un gemito uscì dalla bocca dell’uomo, vedendomi con gli occhi sbarrati, per non vedere ciò che mi stava per succedere.
Un lieve dolore si fece sentire lungo il mio avambraccio sinistro, con la grande mano dell’uomo che mi teneva ferma, per non farmi muovere; doveva finire il suo lavoro.
Un lieve urlo fuoriuscì dalla mia bocca, quando un dolore immenso mi raggiunse del tutto.

“Numero 7761. Sussurrò l’uomo, sfiorando con l’indice la zona appena marcata.

“Dimentica il tuo vecchio nome.”

Una grande fitta al cuore mi travolse, facendomi provare un grande vuoto dentro. Un vuoto che non si sarebbe mai più ricolmato, un vuoto che sarebbe rimasto per sempre.
 

**


Una piccola nuvoletta bianca fuoriuscì dalle mie labbra, ormai rovinate e screpolate.
Le mie mani erano appoggiate sotto la testa, e le facevano da cuscino. La schiena era appoggiata lungo quella dura superficie, ruvida e maleodorante.

“Gam gam gam Ki Elekh…” Sussurrai, intonando una canzoncina ebraica, che cantava sempre la mamma.

“Winnie.” Sussurrò Aileen, che si trovava proprio sotto di me.

“Che numero hai?” Domandai diretta, girandomi lentamente verso di lei.

“7844.” Quel numero uscì proprio come un debole respiro.

“Voglio tornare a casa.”

“Anche io.”

Ci avevano portata in una minuscola baracca, che a prima vista poteva sembrare marcita e pronta per cedere sopra le nostre teste. Dovevamo dormire sopra dei pezzi di legno, non so nemmeno come vengano definiti quei ‘letti a castello’.
Si soffocava, non c’era nemmeno un po’ di aria fresca dentro a quel posto. Le narici ormai sentivano solo odori sgradevoli, come il sudore.
Erano solamente le nove di sera, e già tutte le ragazze e le donne dormivano profondamente nel proprio scomparto; non avevamo alcun diritto di possedere oggetti di valore come orologi o bracciali, avevamo semplicemente sentito un soldato che diceva l’ora ad un altro.

“Aiutami, Harry.”





 
Spazio autrice.
Eccomi qui con il capitolo 9, appena sfornato.
Questa volta è vero, l'ho appena
finito di scrivere. 
Bene bene, scusate il ritardo
ma non ho avuto proprio
tempo di pubblicare ne questa storia
e ne un' altra mia, 
perdono!
Inziamo col dire che vi chiedo scusa

se questo capitolo è corto, ma dovevo
per forza fermarmi qui, quindi
per favore non lamentatevi.
Come sempre, vi ringrazio, diventate sempre di più,
siete bellissime e lasciate delle recensioni
molto carine, e mi fate capire che tenete a questa FF.
♥♥
bene, che dire, lasciare un commentino come sempre.
siete stupende.
Baci, lola.

Per contattarmi:
Facebook: Ilenia Amitrano
Ask: ileniamitranoyey
  
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