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Autore: Maia Scott    04/04/2014    2 recensioni
Il suo nome era sinonimo di gossip, o di critiche. Ormai aveva imparato i trucchi del mestiere. Forte fuori, distrutta dentro. Sembrava funzionare, perché chi le stava intorno non dava segno di accorgersene. E a lei andava bene così. Nella ragnatela della sua vita era però rimasta intrappolata un’ unica cosa meravigliosa: la musica. L’aveva subito fatta prigioniera e l’aveva resa la sua sola ancora di salvezza…o almeno così credeva.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Discover me'
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«Ecco a te» Will posò facendo attenzione a non rovesciare nulla un vassoio davanti a Jenny, che passò in rassegna con lo sguardo l’hamburger malamente incartato, la confezione di patatine fritte straripante e il bicchiere di cartone ghiacciato contenente la Coca-Cola, prima di rivolgergli un sorriso e ringraziarlo.
Contrariamente, Chris lasciò scivolare il vassoio di Izzy sul tavolo senza alcuna preoccupazione, non dicendo nulla e sedendosi di fronte a lei, evitando il suo sguardo.
Il loro tavolo si trovava all’esterno, sotto un’enorme tenda rossa, al fresco delle sere autunnali. Attorno a loro gruppi di ragazzi, famiglie e signori anziani cenavano in allegria, sommando così al sottofondo musicale un piacevole brusio. 
Nonostante questo, la conversazione proseguì, discutendo del più e del meno, ridendo e scherzando tranquillamente. Jenny improvvisò una lotta con le patatine, cercando disperatamente di lanciarne qualcuna sulla maglietta di Izzy, che annuì convinta in risposta alla domanda di Will mentre con una mano portava alle labbra il bicchiere di cartone e lasciava che la Coca la rinfrescasse, bloccando il cubetto di ghiaccio e cominciando a rigirarselo tra le labbra, e con l’altra bloccava l’ultimo frammento di cibo che le arrivava addosso. A lotta conclusa, si poteva dire che era stata la più grande idiozia che la ragazza avesse mai visto fare durante una cena, e negli anni era stata costretta ad assistere a competizioni oscene e altro.

 

Dopo aver terminato il gelato, Jenny estrasse dalla borsa una scatola ricoperta di carta da regalo blu tenuta ferma da un fiocco argentato e la consegnò a Will. Appeso alla confezione con un nastro, c’era un bigliettino colorato segnato dalla calligrafia lineare e ordinata della sua amica, che lui lesse ridacchiando. “Buon compleanno". Speriamo che ciò che si trova nella scatola diminuisca le tue ore di ritardo giornaliero". Un pensiero così banale, ma che aveva richiesto circa tre ore di chat di gruppo su Facebook nei giorni precedenti. Tra Izzy, Chris e Jenny, questo era il meglio che era stato trovato alla fine dei disperati tentativi di scrivere qualcosa con un significato più o meno decente. Almeno ci avevano provato.
Ovviamente, nel pacco era in bella mostra su un cuscinetto nero un orologio sportivo, anch’esso dello stesso colore, con il quadrante di medie dimensioni. «
È bellissimo, mi serviva proprio. Grazie ragazzi» un altro abbraccio, circa il ventesimo dall’inizio della giornata, li unì. Portarono via i residui dal tavolo e si diressero nuovamente verso le auto, decidendo però che era troppo presto per salutarsi.
«Izzy, hai mai visto la Statua?» chiese Jen mentre cercavano un posto dove andare. La risposta negativa fece illuminare i volti degli altri membri del gruppo, che si accordarono tra loro e poi esposero la decisione alla ragazza. «Che stiamo aspettando? Andiamo adesso, di sera è ancora più bella» così dicendo, Will si avviò alla sua moto seguito da Jenny, che non si fece sfuggire l’occasione per giocare un brutto scherzo alla compagna ed esclamò tranquillamente «Non serve prendere l’auto, ci accompagnate voi e poi torniamo qui a prenderla, che ne pensate?» i destinatari della domanda si dimostrarono disponibili, mentre Izzy pregava con lo sguardo l’amica di risparmiarle quella tortura. Come risposta ricevette un ghigno malvagio che la spaventò e la portò a chiedersi perché Jen fosse così malvagia. Quando quest’ultima salì sulla moto dietro Will, Izzy si vide costretta a seguire Chris e ad accettare il casco che lui le stava porgendo. Mentre lo afferrava, i loro sguardi si sfiorarono per un attimo e il ragazzo non poté trattenere un sorriso, come per farle capire che lui, quello vero, era ancora lì, ben nascosto sotto la corazza. Anche Izzy rispose sorridendo e si ritrovò a ringraziare mentalmente l’amica.
Si sedette dietro di lui, che partì tranquillamente stando al passo dei loro amici per raggiungere la meta stabilita.

 

Già abbastanza impressionata da quel tour notturno di New York durato ben quaranta minuti, contando il traffico e la distanza, l’espressione di Izzy quando raggiunsero il simbolo della Grande Mela era un misto tra stupore e curiosità. La statua si ergeva imponente su di loro, come se stesse sorvegliando la folla di turisti intenti a scattare fotografie. Sostarono a lungo di fronte alla statua, chiacchierando e conoscendosi meglio, alla fine sembravano amici di vecchia data, tanto erano affiatati. Erano ormai le due quando decisero di rientrare in periferia, diretti verso le abitazioni.
Il mattino seguente non avrebbero dovuto aprire il negozio, poiché era finalmente domenica.
Era assurdo come la città avesse totalmente cambiato aspetto con il trascorrere della giornata, adesso le strade erano popolate da ragazzi di ogni età che correvano da una parte all’altra, c’erano adulti in abiti eleganti di ritorno da cene di lavoro importanti, le hall degli alberghi erano tutte illuminate e dai vetri si scorgevano gli ospiti che s' intrattenevano sui divanetti, nei pub c’erano persone di ogni età sedute al bancone in attesa dell’ennesimo drink della serata.

Era uno spettacolo affascinante, New York, con i suoi abitanti dalle svariate nazionalità e idee, i locali aperti a qualsiasi ora, i quartieri così differenti l’uno dall’altro, le strade sempre illuminate e i volti sorridenti di chi ti passava accanto.
Quando ritornarono nel parcheggio, si salutarono augurandosi una buona domenica, e si diressero ognuno verso la propria casa. Izzy avrebbe dovuto avere un passaggio da Jenny ma Chris non volle sentire ragioni, convinto che una ragazza da sola a quell’ora non potesse girare per la periferia della città e deciso a tutti i costi a non permettere alla ragazza di stare a lungo in auto, quindi Izzy si ritrovò nuovamente sulla sua moto, stretta a lui, mentre sfrecciavano per le vie.
Quando furono sotto casa della ragazza, lei lo ringraziò e si salutarono con un abbraccio, poi lui aspettò che si chiudesse il portone e si accendesse la luce dell’abitazione, prima di andare via.

 

Chiuse l’anta dell’armadietto dove riponeva il dentifricio e prese un elastico dal suo polso, poi rivolse la sua attenzione allo specchio, mentre cercava di legare in una treccia i capelli blu. Quando ebbe finito, sistemò la spallina della canottiera che era scivolata e spense la luce del bagno.
Entrò in camera e si abbandonò sotto le coperte del letto, dopo aver indossato una felpa leggera.
Non impiegò molto ad addormentarsi, cullata dalle immagini della città e della serata, chiuse gli occhi in pochissimo tempo e si concesse qualche ora di sonno in più rispetto agli altri giorni.

 

Aprì gli occhi e subito le cadde lo sguardo sull’orologio, che segnava già le otto di quella domenica mattina di fine ottobre. Si alzò con calma e si diresse al piano di sotto, prese una fetta di pane che recava sulla confezione la scritta made in Italy e la farcì con della marmellata di albicocca, versò in un bicchiere del succo di arancia confezionato e accese il televisore. Si sedette al tavolo e consumò la colazione, mentre fissava lo schermo sul quale una donna stava elencando le notizie di quel giorno, odiava il telegiornale, portava solo cattive notizie. Guerre, omicidi, rapimenti erano quotidiani, ma soprattutto erano lo specchio di una società che si autodistruggeva, dove ormai ognuno lottava per se stesso. Il problema affondava le sue radici tra i più giovani, a Isabelle era capitato di vedere dei ragazzini che litigavano e si minacciavano l’un l’altro pesantemente. Odiava il telegiornale perché le metteva malinconia, ma sapeva che era giusto tenersi informati su ciò che riguardava il mondo.

Terminò di mangiare e lavò il bicchiere, spense la tv e salì al piano superiore, prese l’occorrente e si chiuse nella doccia. L’acqua fredda sul suo corpo contribuì a svegliarla definitivamente, si coprì con un asciugamano e andò nella sua camera. Accese lo stereo e partì direttamente la canzone del cd che aveva inserito qualche giorno prima, Born to run, di Bruce Springsteen. Era arrivata all’ultima traccia, Jungleland, alzò il volume e si vestì canticchiando il brano. Le piaceva moltissimo, era una delle sue canzoni preferite.
Indossò un paio di jeans e una maglia con una croce enorme sopra, l’aveva comprata a Londra molto tempo prima e non ricordava nemmeno di averla messa in valigia, pensava fosse rimasta nascosta in qualche cassetto della sua casa precedente. Aveva lasciato lì qualche indumento, per quando sarebbe andata a trovare i suoi.
Lasciò i capelli sciolti sulle spalle e sostituì le calze antiscivolo con gli anfibi. Prese dall’attaccapanni all’ingresso la giacca di pelle e uscì, determinata a scoprire qualche altro posto della città.


Il campanello sulla porta annunciò il suo arrivo, facendo voltare Josh verso l’ingresso. Quando il ragazzo la vide, si aprì in un sorriso e la salutò allegramente. «Ciao Josh!» rispose lei «Mi daresti il solito per favore?» gli chiese. Il “solito” consisteva in un caffè generosamente zuccherato, Izzy amava il caffè italiano, e quello dello Starbucks era il più simile, anche se comunque molto differente.
Prese posto su uno sgabello davanti al bancone e aspettò pazientemente il suo bicchiere di cartone, poi ne approfittò per scambiare due chiacchiere con l’amico. Josh era molto simpatico, si trovava davvero bene con lui. Si erano conosciuti appena lei era arrivata, era stato il primo con cui aveva parlato e prima di trovare lavoro in libreria era solita passare gran parte del pomeriggio al bar.
Non si erano mai incontrati al di fuori, ma si erano quasi subito scambiati i numeri di cellulare e capitava che la sera parlassero a lungo.
«Allora? Novità?» gli chiese lei mentre era intento a pulire il bancone con uno strofinaccio e aspettava il prossimo cliente. «Niente di che, mi manca un esame all’università, poi ho finito.» le rispose raggiante. Izzy aveva scoperto presto che Josh stava per conseguire la laurea in lettere, ma non amava particolarmente l’ambiente universitario in cui era capitato. Prima o poi, si disse, avrebbe dovuto iniziare anche lei. Non voleva perdere tempo ma quell’anno se lo sarebbe preso per riflettere al meglio ed evitare di pentirsi della scelta. «Grandioso!» esclamò rivolgendo un sorriso sincero all’amico «Hai già trovato qualcosa da fare dopo?» domandò ancora. Josh si fermò un attimo, come se stesse pensando, poi disse «No. Credo che me ne andrò, dipende dalla situazione» rifletté brevemente e poi aggiunse «Se qui non mi offrono nulla, me ne vado, altrimenti per ora rimango. Anche se vorrei comunque lasciare il bar» le confessò. «Non ti trovi bene qui?» si preoccupò lei. «No, anzi. Però voglio fare qualcosa che mi piaccia sul serio». Isabelle lo capiva, anche lei voleva sentirsi realizzata. Voleva avere una professione che le permettesse di mettere in atto ciò che aveva studiato. Prima però voleva girare il mondo. Non le importava granché del futuro, oltre al voler realizzarsi, non aveva altre idee, quindi si era ripromessa di vivere il presente.
Chiacchierarono ancora un po’, poi il locale iniziò a riempirsi e Josh fu costretto a dedicarsi al lavoro. Fece il giro del bancone e lasciò un bacio sulla guancia di Izzy, poi la salutò e si diresse verso un tavolo. La ragazza rispose al saluto e uscì dal bar.

 

Il pomeriggio di quella domenica trascorse lento e noioso, non sapendosi orientare in città non era potuta andare molto lontano ed era ritornata presto a casa. Aveva cercato di trovarsi qualcosa da fare, aveva visto un po’ di tv, aveva navigato su Internet, aveva chiamato la madre  ma nulla l’aveva distratta dalla noia.
Seduta dietro la tastiera nel rifugio, con indosso una maglia larga, un paio di pantaloni della tuta e dei calzini, i capelli raccolti in una coda disordinata, cercava di mettere insieme qualche nota che potesse suonare bene insieme. Riempì due righe del pentagramma, poi, però si stancò anche di quello e chiuse violentemente il quaderno. Prese un libro, ma arrivata al terzo capitolo si disse che era veramente brutto, quindi lo nascose sul fondo dell’armadio. Si buttò sul divano sull’orlo di una crisi isterica, odiava essere inattiva, si sentiva inutile. Cercò di intrattenersi con un orribile gioco che aveva scaricato sul cellulare, ma il mal di testa la costrinse a interrompere la partita. Si sentiva terribilmente sola. Avrebbe voluto chiamare qualcuno, Josh o Jenny, per invitarlo a casa e passare il tempo, ma aveva paura di disturbare. Si conoscevano da un po’, ma Izzy temeva lo stesso di poter sembrare invadente. 
Quando ormai l’orologio segnava le nove di sera, la sua pazienza terminò. Con la scusa di voler recuperare il sonno, indossò il pigiama e si infilò sotto le coperte. Erano le nove e mezzo, che noia.

 

Erano passati cinque giorni da quel pomeriggio da incubo, finalmente era arrivato il giovedì e quel giorno non toccava a lei aprire la libreria, era il turno di Chris.
Nel loro rapporto non era cambiato quasi nulla, sennonché a volte lo vedeva ancora più distante di prima, non avevano più parlato come quella volta nel vicolo e non si erano più trovati da soli da qualche parte, per sua fortuna. Non era più nemmeno tanto certa di voler scoprire chi c’era sotto la maschera, a volte aveva addirittura paura. Probabilmente se ne sarebbe pentita, quindi aveva deciso di non pensarci, avrebbe assecondato le scelte del ragazzo. Nonostante tutto, aveva ancora paura di quello che sarebbe potuto succedere quel giorno, sarebbero stati di nuovo insieme da soli.
Entrò nel negozio e constatò che quella mattina il cd scelto era uno dei migliori del 1984 circa, Born in the USA di Springsteen. Era un artista che l’aveva sempre incuriosita, fino a quando non aveva ascoltato tutti i suoi album e se ne era perdutamente innamorata. Un punto a favore di Chris, aveva ottimi gusti musicali. Le piaceva entrare in libreria e sentire qualcosa di familiare e gradito.
Il ragazzo come al solito stava leggendo, probabilmente era un nuovo libro, dal momento che la copertina sembrava diversa da quella della settimana precedente.
«Giorno!» salutò Isabelle, cercando di mascherare l’ansia che la stava assalendo. Chris puntò il suo sguardo castano su di lei, accennò a un sorriso e rispose al saluto. Nessuno avrebbe creduto che quel sorriso era vero, si vedeva in lontananza che era teso anche lui e che aveva sorriso per cortesia. In quell’istante, Izzy si rese conto che avrebbe dato qualunque cosa per rassicurarlo, per liberarlo da quello che continuava a nascondere e a ignorare, ma riconobbe che così l’avrebbe solo spaventato.
Nessuno dei due l’avrebbe mai scoperto, ma fu proprio in quel momento, quando per la prima volta si guardarono quasi con terrore negli occhi, che qualcosa iniziò a cambiare. Con il tempo avrebbero dato altre spiegazioni, entrambi incapaci di riconoscere che fu proprio quel giorno che iniziò tutto.
Come da routine, la ragazza lasciò la giacca nel piccolo ufficio dietro il bancone e prese dalle tasche solamente il cellulare e il pacchetto di sigarette.

 

Proprio in quel momento, mentre stava per sedersi sul bancone, il telefono prese a squillare. Non aveva idea di chi potesse essere, non era solita ricevere chiamate a quell’ora. Lanciò uno sguardo si scuse a Chris ed estrasse l’apparecchio dalla tasca, leggendo il nome del mittente. Josh.
In un istante crebbe la preoccupazione dentro di lei, se l’amico la stava cercando alle sette e mezzo di mattina probabilmente aveva avuto qualche problema. Rispose immediatamente, senza badare a tutti i convenevoli che ormai non usava più da un pezzo con il ragazzo.
«Josh. Che succede?» aveva esordito, rimanendo in piedi al centro del piccolo spazio dietro il bancone.
«Ciao Iz, non preoccuparti.» la rassicurò l’amico «volevo solo chiederti una cosa» aggiunse in tono un po’ più sommesso. Per fare quella telefonata, Josh aveva avuto bisogno di un’enorme quantità di coraggio, oltre che di un aiuto da parte del compagno di corso, nonché il suo più fidato amico.
«Certo, chiedimela pure» aveva acconsentito la ragazza, senza nascondere una punta di curiosità.
Aveva sentito Josh esitare per un momento, poi però le era arrivata la sua voce, per niente turbata.
«Ti va di andare da qualche parte stasera?» Izzy non comprese il motivo di tanta paura nel domandare una cosa così banale, però non se lo fece ripetere due volte, accettando subito. Sarebbe stato sicuramente piacevole passare una serata in compagnia di Josh, inoltre avrebbe trovato un rimedio alla terribile noia che l’assaliva continuamente. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e si accordarono per il luogo e l’orario. Sarebbe passato lui a prenderla, infatti lei gli diede il suo indirizzo, poi insieme avrebbero raggiunto Central Park, dove si sarebbe tenuta una manifestazione. Aveva letto la presentazione su un manifesto e le era piaciuta tantissimo come idea. Ci sarebbero stati artisti di strada, musicisti, ballerini e cantanti di ogni genere, una specie di evento per unire le diverse etnie che popolavano la città. Quando salutò l’amico e chiuse la telefonata era molto contenta, sicuramente non se ne sarebbe pentita.

 

Mancava circa mezz’ora all’arrivo di Will e Jen e lei cominciava ad avvertire il bisogno di un’altra sigaretta. Al risveglio, quella mattina, si era sentita così ansiosa che ne aveva consumata una nel tragitto verso la metropolitana, ma l’effetto era già terminato. Guardò Chris al suo fianco e gli porse il pacchetto. «Vuoi?» si limitò a chiedere. Il ragazzo alzò gli occhi dal libro e la guardò per un istante, prima di rispondere facendo segno di no con la testa e mormorando un flebile “grazie”. Izzy si limitò a scrollare le spalle, lei aveva solo provato a essere gentile con lui, per il resto non era colpa sua. Si diresse tranquillamente verso la piccola porta che conduceva al vicolo privato, poi se la socchiuse alle spalle e inspirò l’aria fresca. Scivolò con la schiena lungo il muro e si sedette sul marciapiede, cingendo le gambe con il braccio libero. Si portò la sigaretta alle labbra e si lasciò cullare da quell’odore che in molti disprezzavano, ma che a lei era sempre piaciuto.
Anche quando ormai tra le dita le rimaneva un piccolo frammento di carta, non aveva smesso di pensare. In quei dieci minuti aveva rivolto la sua attenzione a diversi aspetti della sua nuova vita. Era soddisfatta del suo appartamento, del suo lavoro e anche degli amici che aveva trovato. Sapeva di poter contare su di loro. Proprio mentre rifletteva riguardo la sua nuova compagnia, le apparve in mente l’espressione che Chris le aveva rivolto poco prima. Pensandoci bene si era resa conto che il ragazzo aveva cambiato repentinamente umore, dopo la sua telefonata. Quando era entrata sembrava più allegro, mentre dopo l’aveva scambiato per uno zombie. Inoltre le era parso di capire che in altre condizioni non avrebbe assolutamente rifiutato la proposta di uscire per una sigaretta, quindi sicuramente era successo qualcosa.
Izzy accantonò il pensiero in un angolo della mente, decidendo che sarebbe stato meglio lasciar perdere.

 

 




CIAOOO!!
Vi chiedo infinitamente perdono per il terribile ritardo. Ho iniziato a lavorare a questo capitolo esattamente dopo aver pubblicato l’altro, ma un po’ per la scarsità di idee e un po’ per la scuola, non ho potuto pubblicarlo prima.
Spero vi piaccia, anche se si tratta di un momento di passaggio e devono cambiare ancora alcune cose…
Ringrazio tutte quelle persone che sono passate dalla storia in generale, in particolare un grazie va a chi si è fermato a lasciare un commento, mi avete dato la voglia di continuare a scrivere.
Ancora non riesco a credere che le visite stiano aumentando così tanto, vi ringrazio davvero.
Finalmente sono riuscita ad inserire Fear of Me in una serie, di cui fa parte anche una OneShot sul passato di Chris, se vi va di leggerla mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Cercherò di aggiornare presto,
grazie ancora a tutti
Maïa 

 

 

 

 

  
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