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Autore: Zomi    05/04/2014    13 recensioni
Scorbutico, arrogante, maleducato, schietto, insensibile, cavernicolo... Zoro è questo e tanto altro, e spesso basta e avanza per far saltare i nervi alla bella navigatrice Mugiwara.
Ma se potesse cambiarlo, renderlo come vorrebbe che fosse, anche solo per un girono, sarebbe un affare oppure solo una giornata di rimpianti e guai?
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12: Uno Zoro tutto mio… ma per sempre

 
Si rigirò pigramente nelle calde e stropicciate coperte del suo letto.
Non aveva alcuna intenzione di alzarsi, Nami. Avrebbe voluto starsene a letto per il resto dei suoi gironi, a sospirare pesantemente, rivivendo l’idilliaco giorno precedente, in cui lo spadaccino, era stato suo, solamente suo.
Anche se solo per un giorno.
Sospirò, infossando il capo sotto il cuscino, evitando volutamente di ripensare alla cena della sera prima, in cui Zoro aveva continuato il suo compito da burattino, fissandola inebetito e ignorando le sfrecciatine di Sanji, o le risate di Rufy.
Nami non gli aveva dato più ordini, e non appena le fu permesso, si era ritirata nella sua cabina, sprofondando nel letto.
Sospirò ancora, e ancora.
Erano le nove ormai e di certo l’effetto delle ceneri era sparito da un pezzo.
Sperava solo che il buzzurro avesse obbedito al suo ultimo ordine, dimenticando ogni evento accaduto. Tutto.
Anche il loro bacio.
Con entrambe le mani si schiacciò il cuscino sul capo, soffocando i suoi gemiti infelici.
Avrebbe voluto sprofondare nelle molle del materasso e non riemergervi mai più, aspettando il giorno in cui il cuore avrebbe smesso di farle male.
Perché si, non era la vergogna, o l’imbarazzo di ciò che aveva fato a trattenerla nel suo letto, ma il cuore spezzato nel sapere che per lui, per Zoro, lei non era nemmeno bella.
 
–Mi trovi bella?-
-No-
 
Le parole del verde continuavano a tormentarla, roteando infuocante nella sua testa, dibattendosi tra i vari pensieri.
Per lo spadaccino, lei, con i suoi lunghi capelli rossi, le sue forme generose e perfette, il suo bel sorriso splendente e gli occhi al cioccolato, non era affatto bella.
Come poteva sperare che l’amasse?
Un acuto scricchiolio l’avvertì che qualcuno aveva aperto al porta, entrando nella cabina.
-Navigatore-
La voce pacata e femminile di Robin la fece raggomitolare sotto le coperte, mugugnando sommessamente.
-Sono le nove passate, Nami- l’avvertì la mora –Sarebbe ora che ti alzassi per dirci se possiamo salpare dall’isola o meno-
Un sonoro sbuffo fece gonfiare le coperte.
-Devo proprio?- fece capolino la testolina rossa e spettinata di Nami dal mucchio scomposto di stoffa.
-Sei il navigatore- le sorrise, con quel suo tono materno, che celava ogni ironia possibile.
Sbuffano e scalciando le coperte, Nami si alzò dal letto, sciogliendosi la coda di cavallo della notte, avviandosi verso l’armadio.
Avrebbe dato un’occhiata rapida al cielo, date le direttive esatte per lasciare gli ormeggi, e poi si sarebbe rifondata tra le coperte, eclissandosi per tutta la giornata.
Si ottimo piano: evitare Zoro, evitare dolore.
Aprì un’anta dell’armadio, per nulla vogliosa di vestirsi e affrontare il mondo.
Allungò il braccio per afferrare una camicia qualsiasi, quando una mano bronzea e delicata fiorì dal fondo del mobile, offrendole un vestito chiaro e immacolato, legato sulla vita da un brillante nastro verde.
-Questo ti starà benissimo- la incitò Robin, comodamente seduta sul letto della rossa.
-E se io non lo volessi indossare?- la guardò di sottecchi Nami.
Il sorriso criptico e poco rassicurante della mora la convinse a vestirsi.
 
 
 
-Oh mia Nami swan: sei stupenda con quel vestito!!!- l’accolse con mille moine Sanji, porgendole una tazza fumante di thè.
-Si, si si...- lo liquidò in fretta Nami, camminando velocemente attorno al tavolo della cucina.
Con eleganza, facendo svolazzare la soffice gonna bianca, sfogliò il giornale in piedi, ordinando, con occhi bassi, a destra e manca cosa fare per salpare.
-E cercate di sbrigarvi- sbottò, fulminando Franky e Usopp, bisbiglianti tra loro per il suo strano atteggiamento.
-S-si!! Certo!!!- scattò sul ponte il cecchino, spaventato dall’ira della navigatrice.
Nami si passò una mano tra i capelli sciolti, ringhiando sottovoce, guardando di sfuggita Robin sfilarle di mano il giornale.
Con un sorriso storto, si portò alle labbra la tazza di thè, sedendosi e cercando di calmarsi.
Doveva solo stare tranquilla.
Aveva ordinato a Zoro di dimenticare, e se le ceneri avevano funzionato per ogni suo rodine, perché avrebbero dovuto fallire con quell’ultimo?
-Buongiorno-
Il thè bollente le scottò la lingua, facendola sussultare nell’udire quel tono roco e assonnato di voce.
Non osò sollevare il capo dal tavolo, tenendo la sua tazza con entrambe le mani, impedendole di traballare a causa del tremore che l’attraversava.
Sentì una sedia spostarsi sul pavimento in legno, stridendo acuta, e un’ombra nera sederi di fronte a lei, posando due braccia muscolose e atletiche sulla tavola, mentre una voce baritonale battibeccava con il cuoco.
-… sei sempre il solito Marimo assonnato, che arriva ultimo a ogni pasto-
-Sta zitto, cuocastro: io mi sveglio quando mi pare-
Deglutendo imbarazzata, Nami sollevò con naturalezza lo sguardo dalle venature dorate del tavolo, guardando di sfuggita Zoro.
Si ricordava qualcosa?
L’avrebbe ricattata?
-Mocciosa che hai? Perché mi guardi con quella faccia?- la richiamò il verde.
La rossa sussultò, abbandonando tazza e coraggio in cucina, allontanandosi in fretta.
-Vado a controllare la rotta- biasciò vaga, uscendo in fretta.
Quando l’aria salata e fresca del mare la investì fuori dal castello di poppa, riuscì finalmente a respirare, non trattenendo più il respiro come non si era nemmeno accorta di fare in cucina.
Si portò una mano al petto, ascoltando i battiti accelerati del suo cuore.
Che diamine le prendeva?
Aveva paura di Zoro ora?
Di quel buzzurro rincretinito?
“Sarà un buzzurro, ma solo a lui hai mostrato quella parte di te che più temi: il tuo cuore” si sentì riecheggiare in testa.
Scosse furiosa i crini rossi, attraversando rapida il ponte, raggiungendo il timone.
-Sorella siamo partiti!!!- urlò Franky, alzando le braccia nell’aria.
La cartografa annuì, permettendo a lui e cecchino di tornare in cucina, a fare colazione.
Sola, armeggiò un po’ con il timone, imponendo una rotta decisa e sicura alla Sunny, prima di perdersi nuovamente nei suoi pensieri, restando imbambolata a fissare l’oceano blu.
Che motivo aveva di scappare da Zoro?
Lui non ricordava nulla, non avrebbe mai potuto, non si sarebbe mai ricordato del loro bacio, di come si era arrabbiata quando le aveva detto che non la trovava bella, o della sua gelosia scatenata alla presenza di quelle due ragazze avvenenti.
Lui non l’avrebbe ricordata, e forse era quello che la rendeva tanto triste.
-Lo sapevo che ti sarebbe stato bene-
Un nuovo sussultò la fece tremare, paralizzandola accanto al timone.
-Ti sta bene questo vestito…- risuonò ancora quella voce rozza e roca -… rispetto a quello più succinto ti dona-
Una pausa.
Il rumore di pochi passi, pensati e strascicati, che portarono lo spadaccino a sedersi sulla poltroncina dietro Nami.
-Forse ieri avrei dovuto dirtelo- ghignò Zoro, massaggiandosi le nocche nel palmo della mano.
Alzò lo sguardo verso Nami, speranzoso di trovarla rivolta verso di lui, ringhiante magari, ma almeno disposta a guardarlo in faccia, e non a guardarlo di sfuggita come aveva fatto in cucina.
Ma la chioma rossa e mossa della cartografa era ancora dinanzi al suo viso.
Sospirò, passandosi una mano tra i corti capelli verdi.
Era tormentato dal ricordo della giornata precedente, delle risate di Nami, del suo bel sorriso, del modo in cui lo guardava, sognante, felice, e del loro bacio.
Non riusciva a toglierselo di testa.
Batté i piedi a terra, cercando di parlare.
-L’altro giorno, quando ti ho visto in quel bar, vicino a quella donna incappucciata…- cominciò -… ho avuto la voglia di prenderti di peso e riportarti sulla Sunny, facendotela pagare per come mi avevi lasciato in mezzo al paese-
Inclinò il capo su un lato, ammirando la rossa immobile, mentre il vento le muoveva i capelli e la gonna.
-Ma la storia di quelle ceneri, e di come mi avrebbero cambiato, sembrava ti avesse conquistata, e quando le hai accettate da quella ho capito che ci speravi davvero-
Si alzò in piedi, avvicinandosi a lei.
-Ho finto di essere sotto il loro effetto e ho obbedito a ogni tuo ordine- ghignò, mostrando i denti –Mi hai fatto dannare mocciosa, con quelle flessioni, la Macarena, il tuo bikini e lo shopping, e…-
Un prepotente ceffone lo zittì, tappandogli la bocca.
Scioccato, lo spadaccino fissò Nami, ora rivolta verso di lui, che lo fissava dritto negli occhi, trattenendo a stento le lacrime.
-Mi hai mentito- sibilò la rossa.
-Sono stato lo Zoro che volevi tu- la rimbeccò duro.
-B-bhè hai fatto schifo- singhiozzò stringendo i pungi lungo i fianchi –Non sei stato utile…-
-Ho portato tutte le tue borse… come sempre- la corresse.
-N-non mi hai aiutato a sc-scegliere- piagnucolò scuotendo le spalle.
-Ti ho detto tutto ciò che pensavo sui vestiti… come sempre-
-Non mi hai dato retta, guardavi le altre-
-Ma sono venuto a salvare te… come sempre-
-MA NON MI TROVI COMUNQUE BELLA!!!- scoppiò a urlare.
Zoro abbozzò un sorriso, alzando una mano ad asciugare un'unica lacrima sfuggita al suo controllo, che scendeva lenta su una guancia, bagnandola.
-Tu non mi hai lasciato finire di parlare…-
Se la portò al petto, riuscendo a trattenerla nonostante si divincolasse, abbracciandola e posando la bocca al suo orecchio.
-… perché, se mi avessi permesso di finire, sapresti che tu, per me, non sei bella…- un calcio lo colpì su uno stinco, ma non lo fermò dal continuare -... ma bellissima-
Le sollevò il viso con due dita, fissandola negli occhi colmi di lacrime, che testardamente riusciva ancora a trattenere.
-Sei la donna più bella al mondo per me- si avvicinò al suo viso –E sarei disposto a cambiarmi anche nel più piccolo dettaglio per starti vicino-
La baciò paino, posando appena le labbra sulle sue, strette a non farsi coinvolgere da quel bacio tanto sospirato. La lingua di Zoro scivolò dalle sue labbra, sfiorando quelle chiuse di Nami, lambendole dolcemente, leccandole piano, finché non le sentì aprirsi e…
-AHHH!!!-
Zoro si staccò in fretta dalla bocca della rossa, portandosi una mano alla sua, ringhiando.
-Ma sei scema?!? Mi hai morso!!!- bestemmiò.
-È quel che ti meriti, idiota- gli tirò la lingua quella, incrociando le braccia al petto.
-Ma perchè?!? Non volevo prenderti in giro, io…-
-Tu- gli puntò al petto l’indice, zittendolo –Quando ti ho baciato, dovevi stringermi a te e dirmi tutto, e non lasciarmi scappare e farmi credere che ti fossi dimenticato tutto-
Gli mollò uno scappellotto sulla nuca, fulminandolo con lo sguardo.
-Sei incontentabile, mocciosa- ringhiò il verde, alzando le braccia in aria.
-E invece mi accontento eccome- gli buttò le braccia la collo, baciandolo senza preavviso.
-Mi accontento di te, così come sei, scemo, borioso, strafottente e arrogante- lo baciò ancora, prima che potesse replicare –Ti amo-
Zoro ghignò, portandosela vicino al petto.
-Ti amo- la baciò piano -Ma devi farti perdonare tu, ora-
Se la caricò in spalla, marciando sul ponte, diretto al sotto coperta.
-Questa volta sarai tu a fare le flessioni, e sopra di me- sghignazzò, sculacciandola.
Nami ridacchiò, scuotendo il capo felice: quello era il suo Zoro, e non sarebbe stato suo solo per un giorno, ma per sempre.

 
   
 
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