I Trussendor.
Se il destino di un uomo è annegare, annegherà anche in un bicchier d'acqua.
(Proverbio Yiddish)
Fosca.
Era questo l’aggettivo con
cui i cittadini della Londra magica descrivevano la dimora dei Trussendor.
Le persiane sempre
abbassate, le mura piene di piccole crepe, il giardino poco curato dove le erbacce
crescevano indisturbate: Era questa la condizione esterna di quella, che una
volta, doveva esser stata una bellissima villa ottocentesca.
Adelia Trussendor ormai si
era data pace, non ascoltava più le dicerie della gente che decretava di
conoscere quella villa come le loro tasche e che affermavano che Voldemort stesso avesse
lanciato una maledizione.
Tutte stupidaggini, aveva
detto un giorno Adelia a quel bambino che coraggiosamente si era avvicinato a
casa sua e al suo giardino.
Adelia sorrise al ricordo di
quel moccioso, che adesso era diventato un bellissimo ragazzo.
Si rammenta di aver visto
quel nanerottolo una giornata di fine estate, i capelli biondi incorniciavano il
viso allungato e i grandi occhi celesti la guardavano estasiati e paurosi allo
stesso tempo.
-Sei la dama cattiva?- aveva
domandato poco dopo.
Adelia aveva riso per poi
negare con il capo.
-Io mi chiamo Adelia… tu
invece sei?-
-Io sono Lucas, Aroldo,
Dionigi Crox- disse lui con voce pomposa.
Adelia s'irrigidì per poi guardare
quel bambino con occhi diversi.
-Vai via.- aveva sibilato la
Trussendor con voce dura.
-Ma... perché?- sussurrò
Lucas.
Il bambino non ebbe nessuna
risposta, Adelia si era gia allontanata dal giardino.
Adelia in quel momento,
mentre annaffia le sue amate rose gialle, inizio a pensare che fosse stato
inutile allontanare quel giorno Lucas dai Trussendor.
In fondo non aveva fatto i
conti con quell’uragano di sua nipote.
Nayada Trussendor.
Perché quando il destino ha
in mente qualcosa, nessuno è in grado di dissuaderlo.
Nemmeno una veggente.
Non aveva mai lavorato tanto
in vita sua.
Quando era piccolo era stato
abituato dai suoi genitori ad essere riverito e coccolato.
A Hogworts aveva l’ammirazione
dei professori, quando aveva intrapreso la carriera di alchimista aveva avuto
il campo già arato.
Il mondo servito in un
piatto d’oro per un Crox.
Il nome è tutto, gli aveva
sempre detto suo padre. E Lucas aveva finito per credergli.
La porta dello scantinato si
aprì e l’unica ragazza che da circa un mese continuava a vedere gli andò
incontro.
Il volto di lei illuminato
da una gioia perversa lo fece rabbrividire.
-Lucas hai preparato la
pozione?- domandò sedendosi sul tavolo e facendo cadere le boccette d’inchiostro.
-Si- sbottò Lucas.
-Quando finirà tutto questo?- continuò il ragazzo.
-Poco, devo solo aiutare o
far impazzire quei due. Devo ancora decidere. Poi ci occuperemo di Potter.-
-Voglio vedere Nayada-
sussurrò lui tenendo la fialetta con dentro la pozione in una mano.
Il liquido denso e argentato
si agitava dentro la fiala e sembrava pronto a scoppiare da un momento all’altro.
-Nayada, Nayada, Nayada…
sempre e solo Nayada suvvia cambia il tuo repertorio.- la voce cantilena della
ragazza lo irritò, strinse il palmo della mano libera in un solido pugno.
-Quando la rivedrò?- disse facendo
finta di non aver sentito nulla.
La ragazza si avvicinò a lui
e prese la pozione con forza dalle sue mani, si allontanò da lui e si diresse
verso la porta.
-Prima di quando pensi-
sussurrò stancamente per poi chiudersi la porta alle spalle.
Quella foto era diventata un’ossessione.
Non ne aveva ancora parlato
con Malfoy, anche se le opportunità non erano mancate.
Voleva che quello fosse solo
un suo segreto.
La mano tremante afferrò il
bordo stropicciato della foto, era dannatamente vera.
Il braccio di Malfoy
circondava la sua vita. I suoi occhi grigi erano luminosi e scintillavano di
malizia.
Draco Malfoy in quella foto
era diverso.
E quando vedeva quella foto
aveva una strana sensazione, una sensazione di completezza. Come se da quella
foto dipendesse tutta la sua vita.
Un piccolo e prezioso tesoro,
ecco cos’era.
Si rimise la foto nella
tasca per poi aprire la porta che da pochi minuti aveva iniziato a suonare.
-Sto arrivando- disse
trafelata Hermione mentre indossava le sue ciabatte a forma di maialino.
Attraversò il corridoi di
casa sua e aprì la porta.
Sophie White la guardava
agitata e non riusciva a parlare per il fiatone.
-Herm… Draco e Harry-
riprese fiato.
-Si stanno prendendo a pugni
in piazza. Per te- finii tossendo.
Hermione la guardò scioccata
per poi portarsi una mano in fronte.
Entrò correndo di nuovo in
casa, prese borsa, chiavi e cappotto e uscì insieme a Sophie.
Bontà divina, Merlino doveva
avercela con lei.
Harry Potter amava Ginny
Weasley e Ginny Weasley amava Harry Potter: Questa era una verità
indiscutibile.
C’era anche di vero che
Harry Potter oltre ad amare la sua bellissima ragazza aveva anche una paura
folle di lei.
Soprattutto quando metteva
le mani sui fianchi e iniziava a urlare. Sì, si proprio come Molly Weasley.
-Harry, James Potter- la
voce cristallina e soprattutto vellutata
di Ginny lo fece sobbalzare.
-Cosa diavolo passa per
quella testa da struzzo che ti ritrovi?-
-Amore tu non sai cosa sono
gli stru…- cercò di dire Harry
-Sta zitto!-
-Sei un incosciente, potevi
farti male, potevi essere catturato… Potevi morire.-
Eh sì, Ginny Weasley era la
miniatura di Molly.
-Dai sorellina, non è
successo niente- provò Ron indifesa del suo migliore amico.
-Tu sta zitto, non credere di cavartela così facilmente anche tu.-
Ron strinse fortemente i
braccioli della poltrona.
-Cosa vi è saltato in mente?
Non c’erano Auror, volete morire? Perché se è cosi posso sempre aiutarvi io.-
-Ginny noi volevamo vendicare
Hermione- provò di nuovo Ron con voce timida.
-E come? Facendovi ammazzare
dai mangiamorte?- continuò Ginny rossa in volta.
Camminava avanti e indietro
come un generale pronto per l’attacco.
-Bhè è un’idea- disse Ron
che non fu risparmiato da una gomitata dell’amico.
-Ohy, Harry mi ha fatto
male.-
-Se non stai zitto Ginny te
ne farà di più- continuò il bambino sopravvissuto a bassa voce.
-La prossima volta che
andate in cerca di assassini che vi vogliono uccidere provate ad avvisare qualcuno
prima- urlò Ginny portandosi le mani fra i capelli.
-Almeno- continuò la piccola
Weasley – ci sono novità?-
Harry e Ron si guardarono
negli occhi e poi annuirono.
-Abbiamo visto la Parkinson,
ha il marchio nero-
-Pansy che è successo?- la sua
voce, la voce di Blaise.
Maledetta voce, perché doveva
abbassarsi così pericolosamente? Perché doveva essere così musicale?
-Niente Zabini, non è
successo niente.- disse scontrosa.
Il maniero dei Parkinson non
era mai stato così opprimente per l’ultima dei Parkinson. Quelle pareti azzurrine che aveva sempre amato
adesso le davano il volta stomaco.
Se solo la notte prima non
fosse tornata a casa tutto sarebbe rimasto come prima e invece no.
Blaise si avvicinò a lei
circondandola fra le sue braccia.
Pansy provò a staccarsi, ma
poi ci rinunciò. Solo perché Blaise era troppo forte per lei.
Giusto, non c’entravano completamente
i brividi che provava fra le sue braccia.
-Blaise spostasti se entra Theo
e ci vede si insospettirà di qualcosa che non esiste- disse con poca
convinzione.
Il bel serpeverde non si
allontanò, anzi si avvicinò ancora di più.
Pansy poté sentire il suo
profumo, era così buono. Sapeva di bagnoschiuma e dopobarba.
-E allora che si
insospettisca.- sussurrò avvicinandosi alle sue labbra.
Pansy riuscì a vedere le sue
ciglia folte, il suo naso che si avvicinava. Era così bello, si semplicemente
bello.
Poi chiuse gli occhi.
Un rumore proveniente da
fuori la fece ritornate nel mondo dei vivi.
Si staccò da Blaise
velocemente, un elfo domestico aprì la porta.
-Signorina Parkinson, Dolly
voleva dirle che la signorina Greengrass è qui. Dolly deve farla entrare?-
-Si Dolly falla entrare.-
Adelia Trussendor affacciata
nel suo balcone continuava a osservare il panorama.
I capelli di un biondo ormai
sbiadito, quasi del tutto bianchi svolazzavano.
Il sole stava tramontando.
-Silly lo senti anche tu
vero? Senti quanta potenza nell’aria?-
Il falco annuì.
Le rose gialle stavano
diventando nere, brutto presagio.
Lei lo sapeva, stava
tornando e stavolta era ancora più potente di prima.
Nessuno l’avrebbe fermata.
Non stavolta.
Cassandra Crox era nelle
vicinanze e stavolta Tom Riddle non era più il bambino di un tempo.
Stavolta uno dei due sarebbe
morto.
E
Adelia sapeva chi, in fondo lei sapeva tutto.
Lei
aveva gia visto.
-Silly
va a chiamare mio figlio.-
Il
falco volo, alzandosi maestosamente in cielo.
Adelia
chiuse il balcone e rientrò a casa.
Brutto
tempo si annunciava per i maghi, per i veggenti e per Harry Potter.
La storia si
ripete sempre, inesorabilmente.
Ecco ragassuoli
il nuovo capitolo, scusate per il ritardo. Ma non ho
avuto veramente tempo.
Grazie a
tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente, non posso dirvi niente
su Sophie, darei troppi indizi… mi dispiace U.U
Un grazie
anche alle 103 persone che hanno
messo la fanfiction nei preferiti, sarei felice anche di una vostra recensione,solo per sapere cosa ne pensate.
Questo
capitolo è dedicato alla mia amica Lorena a cui è
ispirato il personaggio di Adelia!
Spero che
questo capitolo vi sia piaciuto, e che non vi siate persi troppo.
Scusate, so
che ancora la trama è confusionaria ma è così che deve essere… per adesso.