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Autore: Anbu Scream    05/04/2014    1 recensioni
"Come mai nessuno pensa di poter fuggire da questo incubo?" È la domanda che affligge ormai da tempo il ragazzo dagli occhi rossi, ormai da una vita vittima di esperimenti di ogni genere, volti a creare il soldato perfetto...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avanti... ancora un po'...pensava il ragazzo dagli occhi rossi mentre faticosamente raggiungeva la riva.
Era stanco, affamato e ancora un po' dolorante, ma speranzoso. Riuscì ad arrancare fin sotto un ponte in rovina che ricongiungeva due alture separate da un taglio netto, quasi fossero state divise da un gigante secoli prima.
Lì sotto il tempo pareva fermarsi, scandito solo dal ritmico scrosciare dell'acqua e dal repentino infrangersi delle onde contro lo scoglio sulla quale il ragazzo si era lasciato cadere. Ad asciugare i suoi vestiti vi era un venticello di un freddo pungente che penetrava fin dentro le ossa con fare maligno. Silenzio.
Prima sarà meglio per me mangiare. Penserò dopo al riposare. Con questo pensiero riuscì ad alzarsi dalla roccia e scalare la parete adiacente. Seppur essendo piuttosto malconcio rimaneva sempre molto agile e in meno di dieci minuti si trovava già in cima, oltre ad un guard rail sfasciato.
Non è possibile. Pensò, tirandosi in dietro un ciuffo dei suoi lunghi capelli corvini, sporchi di salsedine.
Gli pareva di essere capitato in un mondo post apocalittico: i palazzi, una volta centro di vita, erano ormai trasformati in macerie, l'asfalto era ridotto a grumi di catrame qua e là, non vi era anima viva. Dal cielo nevicava cenere. Il silenzio soffocante venva interrotto da scoppi lontani.
Guerra...
Non era rimasto nulla di ciò che si era immaginato: strade ingombre di gente, bambini che ridevano, o anche solo la luce del sole. Nulla.
Incominciò a girovagare senza una meta precisa, zoppicando lentamente e stringendosi nelle spalle per combattere il freddo. Come mai tutto è... è così? Questo pensiero lo assillava. La mancanza di conoscenza lo stava perseguitando da ormai troppo tempo. Decise di porre fine alla proria "stupidità" e di cercare un luogo dove potesse assimilare qualche informazione. Iniziò a dirigersi verso il centro.
Dopo diversi giri, rivelatisi utili solo ad accrescere la sua fame, il cielo stava iniziando a scurirsi e la sua visuale s'accorciava sempre più. Si ricordò di essere passato almeno una volta davanti a una chiesa mezza abbandonata, ma con le porte ben sbarrate. Magari lì avrebbe potuto trovare del cibo. La sua curiosità poteva aspettare ancora un giorno, i suo stomaco no.
Passò all'incirca un'oretta prima che riuscisse a ritrovare la strada, trovò la chiesa quando il cielo ormai aveva preso il colore dell'inchiostro. Superando agilmente alcune carcasse d'auto arrugginite e inciampando maldestramente in un buco del terreno riuscì a raggiungere il portone principale della costruzione. Applicando un briciolo di forza riuscì a staccare il legno che sbarrava la porta e a varcare la soglia.
L'interno era spettacolare: il mosaico di vetro una volta raffigurante chissà quale personaggio biblico era ormai in frantumi e lasciava entrare all'interno l'odore lontano del mare, le panche di legno che un tempo si trovavano al centro ora erano sistemate lungo le pareti, formando decine di scaffali stipati di barattoli di cibo, libri consunti e ferraglie varie. Su di un lato due panche erano state avvicinate e sopra erano state appoggiate delle coperte e alcuni cuscini, così da poter creare quello che doveva essere un letto di fortuna, oggetti di metalli consunti e tutti diversi stipavano gli angoli, il pavimento, il vecchio altare.
Libri, del cibo, un giaciglio... deve trattarsi della formula della felicità
Il ragazzo venne risvegliato dal suo scrutare dal rumore del proprio stomaco. Guardò lo scaffale con le scatolette di cibo. Non si osava nemmeno a sfiorarle, quello era il cibo di qualche sopravvissuto e a giudicare dalla quantità presente era stato già difficile riuscire a procurarsi quello... ma lui stava letteralmente morendo di fame. Decise di mangiare una piccola porzione e poi trovare un accordo con il legittimo proprietario per ripagarlo.
La sua mano protesa si fermò a mezz'aria quando una voce giunse al suo orecchio.
-Heilà amico! Vieni in pace?- Rimanendo in quella posizione il ragazzo girò lentamente lo sguardo verso il padrone della voce e si stupì del suo aspetto.
Era una persona molto bassa dalla corporatura secca, portava un paio di occhiali color del bronzo colmi di lenti mosse da piccoli bracci meccanici posati su un naso tropo grande, portava una bombetta nera sui lunghi capelli argento raccolti in una crocchia, un giubbotto senza maniche nero su una camicia bianca, un paio di pantaloni neri e dei mocassini del medesimo colore.
-Cos'è ragazzo, il cane ti ha mangiato la lingua? O forse era il gatto? Mah... tutti e due hanno delle zampe. Allora, come ti chiami? Giusto, giusto... prima mi devo presentare io: io mi chiamo Vecchio Rimbambito, ma la gente preferisce il mio nome di battesimo, Laurence.-
Il ragazzo si accorse solo allora che stava fissando il suo interlocutore con un'espressione stranita. Lentamente abbassò la mano e si girò verso la figura.
-Il mio nome? Hum...-
-Stai tranquillo 134B, non mordo mica!-
E questo chi sarebbe? pensò allarmato il corvino.
-Come sai il mio nome?-
-Ah, già...- l'uomo iniziò a frugarsi nei tasconi facendo cadere oggetti indefiniti sul pavimento, fino a quando non tirò fuori un foglietto di carta tutto stropicciato.
-Tieni-
Il ragazzo prese il foglietto e lo aprì, tenendo però sempre sott'occhio quell'uomo.
Gli si gelò il sangue: riconobbe il suo volto nell'identikit stampato sul volantino con la scritta sottostante a caratteri cubitali che recitava: "Fuggito piromane. Pericoloso. Numero di serie: 134B. Ricompensa: immunità politica."
Cosa!?
-Sta tranquillo ragazzo, non ti consegnerei mai a quei maghi. La proposta sarebbe anche allettante, ma loro non sono uomini di parola...- Laurence parve spegnersi per un secondo, assorto nei suoi pensieri, ma si riprese quasi subito.
-Vedo che sei messo molto male ragazzo: non hai un nome, un posto, cibo... che ne dici di rimanere qui? Io sono solo un vecchio e tu solo un bambino. In due magari ne faremo uno, no? Hahaha, che ne dici?-
-Io... v-va bene...-
-Haha, molto bene! Adesso dimmi, di cosa sei in cerca? Un uomo non fugge se non cerca nulla.-
-Sto cercando un po' di conoscenza-
-Io stavo cercando un qualcuno a cui insegnare. Siamo fortunati, ragazzo!- con movimento fluido prese una scatoletta dallo scaffale, la aprì e s'avvicinò a quello che una volta era un altare, ora usato come tavolo. Con il braccio spostò di lato tutti gli elementi presenti sul ripiano, posò la scatoletta e andò alla ricerca di due sedie. Ne trovò una e uno sgabello.
-Avanti ragazzo, vieni. Te l'ho detto, non mordo.- il ragazzo si avvicinò, prese lo sgabello e si sedette. Laurence gli porse il cibo e una forchetta.
-Stai tranquillo, io ho già mangiato. Per prima cosa mi piacerebbe trovarti un nome. Cosa ne dici di Crow? Assomigli un po' a un corvo con quei capelli neri scompigliati e gli occhi rossi... naaaaaa, troppo banale. Un nome, un nome... -
L'uomo si alzò dalla sedia e prese a girarovagare per la stanza, parlando fra se e se, suggerendosi dei nomi e litigando con se stesso. Iniziò a guardare all'interno dei suoi tomi preferiti, libri di storia, di leggende, grandi classici, leggendo parole, girando pagine e passando poi al libro successivo. Il ragazzo si divertiva a guardare quell'uomo. Chissà che nome avrebbe scelto...
-AH-HAAAA- Urlò ad un certo punto l'uomo, correndo verso il tavolo con in mano un libricino spesso nemmeno un pollice intitolato "Le fiabe del Bardo". Senza un minimo di grazia sbattè le mani sul piano facendolo sobbalzare. Per fortuna il ragazzo aveva allontanato appena in tempo la scatoletta di cibo.
-Ho trovato i nome perfetto! Che ne dici di Yors? La Y dura che da un inizio forte alla parola, la O lunga che da un senso di infinito e infine la R e la S che lo ultimano con un suono dolce e morbido. Perfetto! Eh? Che ne dici?- l'uomo guardava pieno di speranza la faccia del ragazzo con la bocca piena, il quale, vedendolo così felice, fece di sì con la testa, contento di avere un nome.
  
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