Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Walechu    06/04/2014    1 recensioni
Qualcosa di terribile si abbatte nelle misteriose terre nipponiche, proprio dove i Miracoli vivono le loro vite. Qualcosa che li lega e al contempo li allontana, qualcosa che li distrugge e li cancella dalla memoria delle persone. Qualcosa che presto si prenderà anche Kuroko.
Qualcosa che potrebbe essere fermato con un semplice pallone da basket.

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Sono tornata con una nuova fanfic!! (yey)
Spero vi piaccia dato che diferisce parecchio dal mio "stile" . Mi sono lasciata condizionare dall'ultima fanfic di Grotesque Rule of Rose e diciamo che è una specie di dedica(??)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 3_ La playground_

Quella notte Taiga non aveva chiuso occhio ma aveva passato tutto il tempo su internet a cercare notizie riguardo l'accaduto, qualcosa che potesse sbrogliare la matassa di dubbi e di timori che si contorceva attorno ai suoi polmoni. Stranamente su internet non trovava niente, solo l'ovvio o comunque cose che sapeva già. Ciò lo innervosiva togliendogli il sonno e lasciandolo in balia dei suoi pensieri. Alle cinque di mattina era riuscito ad addormentarsi, ma si era svegliato subito dopo a causa del susseguirsi all'infinito di quelle immagini terribili. Chi poteva avercela tanto con i Miracoli per arrivare ad ucciderli? Cosa avevano fatto in due anni per meritarsi di morire? Di sicuro Kuroko era l'unico che poteva dare una risposta alle sue domande. Ma doveva fare in fretta, perchè Taiga sentiva una paura primordiale ed innata crescergli dentro e affliggerlo. Il tempo era suo nemico.
Con il sole ancora alto in cielo, il rosso si incamminava a passo spedito verso il luogo dell'appuntamento. Gli occhiali scuri calcati sul naso nascondevano le occhiaie ben vistose e gli occhi gonfi e rossi; erano passati solo due giorni ed era già a pezzi. Dal sentiero che girava attorno alla sua vecchia scuola, il Seirin che a quanto pare aveva chiuso i battenti e ora sembrava una delle tante costruzioni abbandonate, riesce a vedere il cancelletto di ferro che dava sulla playground aperto. A quanto pare Kuroko era già arrivato. Con passi ancora più svelti arriva in velocità sul campetto color terra bruciata rimanendo deluso e smarrito nel non vedere nessuno. Anzi qualcuno, o meglio, qualcosa c'era: un pallone da basket completamente consumato giaceva al centro del campo solitario, ondulato di tanto in tanto da qualche folata di vento. Rapito da quel lieve ed impercettibile movimento, Taiga si avvicina e afferra il pallone tra le mani. Quando tempo era passato dall'ultima volta che ne maneggiava uno. Come per magia, l'ansia e la preoccupazione di tutto quello che stava succedendo troppo in fretta si sostituiscono con la gioia e la spensieratezza di un bambino che ha ritrovato un vecchio giocattolo. Inizialmente fa palleggiare la palla, poi la fa girare sul suo polso e infine sul dito. Dopo aver preso un po' della vecchia sicurezza, si sfila gli occhiali e li lascia cadere dietro di se e inizia a correre verso il canestro. La leggera brezza autunnale gli scompiglia i capelli rossicci e gli fa pizzicare gli occhi stanchi, ma non lo ferma di certo. Facendo leva sulle gambe Taiga fa quello che sa fare meglio: saltare. E come in un flashback gli sembra di tornare ai tempi del liceo; alle partite estenuanti e agli avversari temibili, ai sorrisi e ai pianti, alle vittorie e alle sconfitte. Un sorriso raggiante dipinge il volto di Taiga anche quando i suoi piedi sono tornati al suolo. Solo il rumore di un applauso lo distrae dai suoi ricordi e in cerca della persona che lo stava osservando i suoi occhi incontrano con quelli di Kuroko seduto su una panchina con un lieve sorriso. Un miscuglio di sentimenti contrastanti riempiono il suo stomaco tra dosi di felicità e di timore. Incapace di muoversi dal centro del campo come se si sentisse sicuro e protetto, Taiga scruta il ragazzo che si accingeva a camminare verso di lui. Non era cambiato fisicamente, piccolo e mingherlino come due anni prima. Solo il volto sembrava più vecchio: gli occhi, due piccoli pezzi di cielo erano incorniciati da profonde e marcate occhiaie, segno distinguibile di chi non dorme da molto tempo; le guance rosee e paffutelle erano sparite causando un accentuamento degli zigomi che lo facevano sembrare più adulto; le labbra incurvate in un enigmatico sorriso, rosa pallide e con qualche taglio da cui si intravedeva il sangue vivo. Davanti a lui c'era Kuroko, ma allo stesso tempo non era lui. Forse il dolore per la scomparsa prematura dei suoi ex compagni di squadra l'avevano lentamente distrutto. O forse il fatto stesso di essere nel bersaglio di questo famigerato e spietato killer lo tormentavano.  «Mi fa piacere, non ti sei dimenticato come si gioca...» gli occhi azzurrini del ragazzo si posano sulla palla arancio che continuava a farsi cullare dal vento, rapiti anche loro come lo erano stati quelli di Taiga poco prima.
«Già. Kuroko... » la voce del rosso si trasformava sempre quando pronunciava il suo nome. Dieventava più dolce e quasi ovattata e a Kuroko si scioglieva il cuore. Da quanto tempo non sentiva quel calore pervadergli il petto.
«Sono felice che tu sia qui. Ora non ho più paura.». Le guance di Taiga si inporporarono appena, facendo nascere un sorriso sul volto dell'altro.
«Anche gli altri sarebbero felici di vederti...». Una breve pausa, poi Kuroko fa cenno a Taiga di andarsi a sedere con lui sulla panchina.
«Ti racconterò tutto, ma non sarà piacevole. Perchè in questa storia c'entri anche tu». Taiga deglutisce quel poco di saliva che le sue ghiandole riuscivano a secernere in quel momento, pronto ad attutire il colpo che di lì a poco gli avrebbe colpito il petto, devastandolo. Ma il suono di un messaggio irrompe tra i due, facendo crollare la tensione che si era creata. Kuroko guarda lo schermo del suo cellulare e impallidisce. Taiga si sente rabbrividire e cerca gli occhi dell'altro per capire cosa ci fosse di tanto terribile su quel display. Senza fiatare Kuroko passa il cellulare al ragazzo che inizia a leggere il massaggio ad alta voce per poi diminuire fino a renderla un flebile gemito di disorientamento e cruda sorpresa.

Sono la dottoressa Haru. La prego di venire il prima possibile all'ospedale, la signorina Satsuki ha poche ore di vita rimaste e chiede di lei.”






Note: Questo capitolo in realtà era molto più lungo ma ho dovuto dividerlo per questioni di trama e di suspence, perciò si è accorciato parecchio *sob*
Che mi dite kurobaskettiani? Resisterete alla carica di angst del prossimo capitolo?
Come sempre grazie a chi segue la mia storia, a chi lascia una recensione e a chi legge solo!
Bacioni <3

Solemn

 
   
 
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