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Autore: Hanji Phi    06/04/2014    4 recensioni
Clarissa Fairchild porta con sé il peso degli errori, delle vite spezzate, delle opportunità perdute. Una nuova opportunità è sinonimo di rinunce e difficoltà, ma può fare la differenza tra la vita e la morte, la speranza e la distruzione del mondo e delle persone che ama.
{Dal quarto capitolo:
Jace era lì.
Clary poteva vedere i suoi occhi, del colore dell’ambra al sole, confusi e attratti dai suoi quasi come se sapessero chi aveva davanti, a differenza della sua mente. Se gli occhi erano lo specchio dell’anima, non aveva dubbi che ciò che aveva visto in quelli di Jace, ma che lui si era premurato di nascondere nella sua espressione da eterno padrone della situazione, avrebbe dovuto terrorizzarla, farle provare rabbia forse, verso chi non era sicura.
La fitta che la percorse, invece, fu di speranza. Un sentimento infinitamente più pericoloso.

INTERROTTA
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The way of this revenge

The way of this revenge


Clary e Jace

Meliorn sparì subito dopo essersi accertato che fossero riemersi tutti, con sommo fastidio di Isabelle. Mentre quella borbottava, Clary si trascinava fuori dall’acqua dandosi una spinta verso la riva, così stanca nella mente da non desiderare altro che dormire e non svegliarsi mai più.
-Bell’uscita di scena, comunque. Io probabilmente le avrei sputato addosso qualche brutta parola- le disse Isabelle accennando con un dito al lago.
Clary annuì, con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Vi ringrazio per avermi accompagnata. Non dovevate farlo, ma… credo sia stato meglio così- ammise a malincuore, riconoscendo quanto lo sfarzo e la luce ammaliante della Corte arrivassero a fuorviarne la vera essenza, e a scuotere lei.
-Non è facile tenere testa alle fate, se non sei brava con verità e bugie. Ma te la sei cavata molto bene- replicò Jace, squadrandola come se la vedesse per la prima volta. Tutto in lui appariva risoluto e consapevole, come se avesse il controllo di ogni parte di sé e lo mostrasse continuamente con una naturalezza che lasciava spiazzati. La luce nei suoi occhi… anziché spegnerla, Clary sembrava non riuscire a far altro che alimentarla. E la cosa la innervosiva.
-Ho imparato dal migliore- sorrise appena, distogliendo lo sguardo.
Recuperò la borsa nascosta prima di scendere alla Corte e raggiunse Alec, seduto su un grosso masso con le mani che frizionavano i capelli. Lo imitò.
-Si, beh, ci sono cose più urgenti di cui discutere- stava dicendo lui, un’espressione torva in viso indirizzata al proprio parabatai. Jace si appoggiò accanto a loro, osservandola.
-Io non credo, quello che dobbiamo fare è molto semplice- disse Clary, ravvivandosi i capelli fra le dita e tirandoli indietro, sulle spalle.
-Voi avviserete il Conclave della minaccia di una possibile rivolta dei Nascosti. Meglio se convocate tutti i capi clan e spiegate che non sono i Cacciatori ad uccidere la loro gente, che Sebastian sta probabilmente creando un esercito.-
Quella parola, esercito, era così amara sulla lingua di Clary da farle venir voglia di rimettere la cena dentro il lago.
-Magari i Nascosti lo sanno già- ipotizzò Isabelle, legando i lunghi capelli neri sulla testa con lo stilo. -Voglio dire, lo sapeva la Regina. Forse è ciò che desiderano –ribellarsi ai Nephilim.-
Il fratello fece una smorfia, e Jace disse: -Forse. Ma non agiranno senza che il Conclave dimostri apertamente le sue intenzioni, sarebbe stupido minare gli Accordi così apertamente. Lo diremo a Maryse- aggiunse, mentre qualcosa di simile al sollievo distendeva il viso di Alec.
-Ma non ho intenzione di consegnare il resto delle nostre indagini al Conclave e permettergli di tenerci fuori dai giochi- continuò, scrollando le spalle con le braccia incrociate sul petto, i muscoli in rilievo sotto la maglietta bagnata. Clary poteva seguire con lo sguardo ogni piega della pelle, ogni cicatrice o marchio sbiadito…
Distolse lo sguardo. Smettila!
-Potrebbe trattarsi di una guerra, Jace, non delle nostre caccie notturne a demoni e Nascosti indisciplinati- protestò Alec, di nuovo teso, pur sapendo che non sarebbe servito a nulla.
-Motivo in più per non dire subito come abbiamo scoperto quello che sappiamo- replicò, mantenendo quell’aria angelica e folle che faceva credere stesse scherzando. Il problema era proprio quello, lui diceva sul serio.
Clary si sentì sospirare.
-Allontaniamoci di qui- bisbigliò, conscia di trovarsi ancora sulla soglia della casa di un possibile nemico. Gli altri, forse pensando lo stesso, andarono con lei senza obiettare.
Uscirono dal parco e imboccarono la via più larga, sulla sinistra, lasciandosi sferzare dal calore e dai rumori della città.
-La Regina è stata una vera stronza!- esclamò Isabelle, riportando alla mente di tutti l’asprezza della sua voce quando aveva fatto allusioni su Valentine e il rapporto di Jace con lui.
Il viso del Cacciatore si oscurò. -Non ha detto nulla di falso.-
Isabelle gli si fece vicino. -Jace…-
-Smettila, Izzy- la allontanò con fermezza, ma senza essere brusco. -Non c’è ragione di parlare di Valentine. E’ morto.-
-Ma…- L’espressione di Isabelle era ancora dubbiosa, e Alec dovette intervenire per convincerla a desistere.
-Ciò non toglie che Isabelle abbia ragione. Una volta qualcuno ha detto che le emozioni degli esseri umani divertono le fate perché non ne posseggono di loro.-
Jace annuì, sostenendo di essere “completamente d’accordo con chi aveva affermato una cosa simile”.
Clary sorrise fra sé, non potendo rivelare che era stato proprio lui a dirlo.
Verso le undici e mezzo, si fermarono da Taki, bagnati e affamati.
Il locale non era completamente pieno, ma una varia mescolanza di Nascosti vagabondava fra i tavoli e l’uscita. Trovarono un tavolino a ridosso della parete a vetro e si sistemarono nelle panche, i ragazzi di fronte a Clary e Isabelle.
Stavolta, quando Kaelie si avvicinò, Jace dimenticò di fare la parte del giovane bello e dannato, scorrendo il menù per ordinare un grosso piatto della prima cosa che avesse attirato il suo sguardo.
Spostò gli occhi su Clary.
Come la prima volta che era stata lì, ricordando che nonostante quel posto sembrasse una prigione avesse dell’ottimo cibo, la ragazza ordinò dei pancake, seguita da tutto il gruppo.
Quando la cameriera si allontanò, Alec prese la parola.
-Cosa intendeva dire la Regina quando ha detto che hai salvato il Conclave? Mi era parso di capire che ti stessi tenendo lontana dall’Istituto e tutto il resto.-
Clary affondò nel tessuto che rivestiva la panca, cercando uno scudo dietro cui ripararsi. Certo, poteva andarle peggio. Poteva chiederle se era la sorella di Sebastian e a quel punto, come una fata, si sarebbe sentita costretta a dire la verità.
-Diciamo che ho…- cercò il termine adatto -interferito con alcune delle cose successe negli ultimi tempi.-
-Interferito?-
-Interferito- precisò Clary, fissando Jace per quella sua stupida sottolineatura. Lui le fece un ampio sorriso, che agli occhi della ragazza risultò malizioso e insinuante come se avesse appena scoperto il suo più imbarazzante segreto.
-Forse Alec non aveva tutti i torti e ci stai spiando davvero.-
-Il che spiegherebbe come fai a conoscere tante cose su di noi!- disse Isabelle, alzando tanto la voce da attirare qualche occhiata dai tavoli intorno. Clary, se possibile, sprofondò ancora di più.
-Per favore, smettetela…-
La sua reazione sembrava divertirli, il che faceva un po’ ridere anche lei. Visto da fuori, il suo operato da stalker doveva essere stato anche un po’ comico, in maniera vagamente disperata, tanto da evocare compassione.
-Quello che vi è successo non è un segreto, e le voci girano nel Mondo Invisibile- disse semplicemente, ritrovandosi una ciocca di capelli intrecciata fra le dita. Ci giocherellò sovrappensiero.
-Per quanto riguarda le mie interferenze…-
Il suo tono divenne sempre più basso, così flebile da non udirlo neppure lei stessa. Il peso di tutte le cose che aveva fatto gravava sul suo cuore emettendo un dolore sordo ogni volta che smuoveva i ricordi. Parlarne con quei tre… la prospettiva non avrebbe dovuto neppure attraversarle l’anticamera del cervello!
Eppure era lì, seduta con loro a notte fonda a mangiare pancake e discutere sulle sue gesta di dubbia Cacciatrice.
Come poteva rivelare loro di aver preso la Coppa Mortale, usandola come esca per allontanare Valentine dalla madre, senza dire che quell’uomo era suo padre? Che salvarli sulla nave le aveva fatto perdere sia la Coppa che la Spada, riviste ad Idris qualche tempo dopo, durante l’evocazione dell’Angelo, poco prima che uccidesse Valentine?
Era pronta a dire a Jace che aveva visto Valentine colpito dal fuoco dell’Angelo, morire, e provare soddisfazione per quello?
-… credo si riferisse alla runa dell’Alleanza che ho creato per la battaglia ad Idris. Lega le abilità di noi Nephilim a quelle dei Nascosti. L’ho consegnata a Magnus e ha… passato il messaggio- disse, guadagnandosi occhiate guardinghe e scettiche.
-Ti rendi conto che quello che stai dicendo è impossibile –nessuno può creare nuove rune…-
-Eppure conosci gli effetti della runa in azione, Alec, tu eri presente- gli ricordò, ripensando ai mormorii della sala degli Accordi, al fragore della battaglia abbandonata per correre al lago Lyn, per fronteggiare suo padre.
-Anche tu- intuì Jace, poco sorpreso dal cenno d’assenso della ragazza. -Ma nessuno di noi si ricorda di averti visto a Idris.- Io me ne sarei ricordato sembravano dire quelle parole.
Clary scrollò le spalle. -Forse perché non avete guardato bene- li prese in giro.
Forse perché ero invisibile anche per voi.
Si era tenuta ai margini della festa, appoggiata ad un albero sul limitare del bosco. Aveva visto Magnus parlare con Ragnor Fell e Tessa Gray, due stregoni suoi amici di cui le aveva parlato, e adocchiato, più lontano dal punto in cui si trovava, i Lightwood e Jace riuniti come la famiglia che avrebbero sempre dovuto essere.
Non le era servito altro per prendersi una pausa dalle sue ansie e sorridere, spontaneamente, prima di richiamare Magnus e tornare a New York.
-Max- sussurrò Isabelle a occhi bassi, prima di alzare il viso e incrociare quelli di Clary. -Forse Max si ricorda. Mi ha detto di una ragazza dai capelli rossi che gli sorrideva e lo portava via dalla casa dei Penhallow, ma credevo stesse parlando di un sogno. Questo prima che-
-Prima che Sebastian si rivelasse per quello che era. E’ stato carino da parte di tuo fratello non urlare mentre lo portavo alla sala degli Accordi- confermò di nuovo, abbozzando un sorriso timido.
-Ma perché farlo? Perché rapire un bambino da casa sua?!- domandò confuso Alec, scosso da quella rivelazione.
Rimasero qualche secondo in silenzio, mentre Kaelie serviva loro i piatti con i pancake e si allontanava con discrezione, fiutando affari da Cacciatori. Nessuno toccò il cibo.
-Rapire è un modo gentile da parte sua per far notare a tutti noi che probabilmente gli hai salvato la vita- disse Jace, ghignando e passandosi una mano fra i capelli.
Clary era indecifrabile, pensò. Quando credeva di averla capita, ecco che spuntava fuori un’altra cosa e gliela faceva apparire più complessa di prima. Prima il suo coraggio di fronte alla regina, e adesso Max.
Jace non riusciva più a rifilare alcuna scusa a se stesso per starle lontano.
-Sapevo per certo che Sebastian voleva ucciderlo. Non potevo lasciargli fare del male ad un bambino che non aveva niente a che vedere con quello scontro- balbettò, di colpo infreddolita. Si strinse nei suoi stessi vestiti, così umidi da pizzicarle la pelle. Non vedeva l’ora di toglierli.
Di fronte a lei, per una volta senza parole, Jace non smetteva di fissarla. Ad un certo punto, però, si alzò, andando verso il bancone. Clary lo seguì con lo sguardo mentre bloccava la cameriera che li aveva serviti poco prima e le rivolgeva un sorriso, girandosi per indicare il loro tavolo. Si affrettò a concentrarsi su qualcos’altro, afferrando poi la forchetta e prendendo un pezzo di pancake. Le si sciolse in bocca, facendole brontolare lo stomaco.
-Grazie- ammise un secondo dopo Alec, seguito dalla sorella, e stava per aggiungere qualcosa, ma Clary scosse la testa.
-Non dovete dire niente, va bene così.-
Jace tornò da loro con una coperta e qualche cappotto che, come spiegò, Kaelie aveva gentilmente raccattato per loro dallo sgabuzzino in cui conservava ciò che i clienti dimenticavano lì.
A Clary porse la coperta, più grande e pesante, e quella avvertì il proprio corpo crogiolarsi nel calore alimentato dalla lana. Sperò che Jace cogliesse la riconoscenza nei suoi occhi.
-Non sono sicura di credere a questa cosa delle rune- disse Isabelle, indicandola con una forchetta -ma come dovrebbe funzionare? La… disegni e basta?-
Il sorriso da gatto di Clary sembrava provenire da una qualche luce dentro i suoi occhi, così colmi di segreti che Jace avrebbe voluto sfogliarli uno ad uno.
-Non è esattamente così- spiegò. -Devo avere una linea guida –una parola, un’idea, qualcosa di preciso da cui trarre il potere necessario per tramutarla in runa.-
-Non mi fido…- sbottò Alec a bassa voce.
-Mettiamo da parte i discorsi sulla fiducia- lo bloccò, le mani sul tavolo, sporgendosi in avanti. I suoi occhi brillavano.
-Se ti dessi uno stilo, riusciresti a crearne una adesso?- chiese senza troppi convenevoli.
Clary prese dalla tasca il proprio, agitandoglielo sotto il naso.
-Come vedi ho il mio- disse, la voce velata di sarcasmo. Gli angoli della bocca di Jace si piegarono all’insù.
Scostò di poco la coperta e liberò il braccio dalla manica della maglietta. Poggiò la punta sulla pelle, fermandosi per pensare a cos’avrebbe potuto funzionare. Qualcosa che non desse nell’occhio, perché erano circondati dai Nascosti, ma che fosse d’impatto abbastanza da convincerli.
Le venne un’idea.
Una runa prese forma nella sua mente, linee che curvavano dolcemente l’una sopra l’altra come onde, tagliate da una spirale, che la completava. Quando fu completa, la pelle che pizzicava per il nuovo marchio, prese un respiro profondo e si concentrò sui propri abiti, avvertendo ogni particella d’acqua bloccata nel tessuto e pregandola di evaporare, sparire nell’aria. Quando fu asciutta, sorrise sollevata.
Allungò la mano verso Jace.
-Afferrala- sussurrò, come se gli stesse confidando un segreto, ancora avvolta dalla magia del proprio dono.
Lo fece, catturando il suo sguardo e impedendole di fissare qualsiasi altra cosa che non fosse lui. Le dita di entrambi formicolavano impazzite a quel contatto, come se sentissero il bisogno di respingersi, o di stringersi ancora più forte. Clary avvertì la scintilla del fuoco angelico imprigionato dentro di lui baciarle i polpastrelli e farla sussultare leggermente. E Jace era così concentrato su di lei che quasi non sentì l’acqua che gli impregnava i vestiti scivolare via in una carezza, lasciandoli solo un po’ sgualciti. Clary vide le sue pupille dilatarsi e le sue labbra dischiudersi, poi una nuvoletta di vapore si alzò alle sue spalle e sparì in meno di un secondo.
Jace non ritrasse subito la mano.
Ripeté lo stesso con Alec e Isabelle, che mostrarono la loro sorpresa in maniera molto più evidente.
-E’… sembra opera di uno stregone. Ma la runa… non si era mai vista una cosa simile- ammise Alec, scuotendo la testa.
-Cos’altro puoi fare?- chiese Jace, gli occhi ardenti.
-Non lo so- disse sinceramente. -Lo uso solo se è strettamente necessario, non ho mai pensato di trovare dei… limiti.-
-Il punto è: come ci riesci? Voglio dire, nessuno ha mai parlato di Cacciatori capaci di creare nuove rune. Non è normale- intervenne Alec, dopo aver ingoiato velocemente.
Clary scosse la testa, i nervi tesi. -E’ una bella domanda- si limitò a dire.
Quando fu chiaro a tutti che non avrebbe aggiunto altro, ognuno si immerse nei propri pensieri. Finirono di mangiare in silenzio, abituandosi gli uni alla presenza dell’altra e viceversa, senza il peso del disagio o il bisogno di dire qualcosa.
Almeno finché Jace non aprì bocca.
-Diremo a Maryse delle voci sui Nascosti e l’esercito, e che le abbiamo sentite da una fata. Nessuno nomini la Regina. In questo modo potremo assicurarle la veridicità di ciò che sappiamo senza essere troppo incisivi- disse, mandando giù l’ultimo pezzo del loro spuntino di mezzanotte.
-Se non vedessi i marchi sulle tue braccia, ti direi che sembri tanto astuto da poter essere una fata- commentò Clary con sarcasmo, fissando il proprio piatto, pieno per metà, e quello di Jace, completamente vuoto.
-Non sono sicuro che sia un complimento, ma se hai bisogno di un ulteriore conferma posso togliermi la maglietta.-
Clary alzò gli occhi al cielo e rise, infilando una mano nella borsa nel sentire il cellulare suonare e cercando afferrarlo prima che chi la stava chiamando perdesse le speranze di una sua risposta.
Stupita, constatò che ci trattava di Simon.
-Fray, so che avrei dovuto chiamarti prima, ma temevo di avere le allucinazioni. Adesso, però, sono piuttosto sicuro di vederci bene, nonostante la miopia- esordì, senza quasi darle tempo di salutarlo a sua volta.
-Ciao anche a te. Che succede?- chiese, rivolgendo le spalle al gruppo e chinandosi in avanti.
Gli altri la ignorarono, ma Jace notò la tensione del suo corpo.
La voce di Simon traballava, diventando di colpo più bassa per poi ritornare, come se non riuscisse a tenere fermo il telefono. Clary capì che era ubriaco. Simon?
-Eric ci ha trascinati in una discoteca, dopo il concerto, una di quelle che piace a te. C’erano dei tipi strani che continuavano a riderci dietro mentre tre ragazze molto belle ci offrivano da bere. Abbiamo anche ballato con loro, ma ad un certo punto gli altri devono essere andati via… e mi hanno lasciato solo. Non me lo ricordo. Non sono sicuro di cosa ci fosse dentro quei bicchieri, ma se era alcool doveva essere forte. Sono davanti ad un hotel, non è che mi verresti a prendere?-
Simon aveva parlato tutto d’un fiato, ma nel suo discorso strascicato e un po’ stentato, Clary aveva perso il sorriso e serrato le dita sul telefono.
Jace fece in tempo a cogliere il terrore negli occhi di Clary, prima di scattare in piedi insieme a lei e seguirla fuori dal ristorante.
-Sto arrivando. Dimmi il nome dell’hotel, Simon- chiese, sperando che il destino non le giocasse ancora brutti scherzi.
-L’insegna è imbrattata di vernice. Credo sia Dumort- disse, e rise. -E’ della morte in francese, vero? E poi dicono che non sono…-
Dall’altro capo della linea, la voce di Simon sparì all’improvviso.
-Simon? Simon?! Sei ancora lì?- Il cuore di Clary le balzò in gola, mentre veniva raggiunta anche da Isabelle e Alec, la porta che sbatteva dietro di loro.
-Clary, che succede?- ripeté Jace una seconda volta, afferrandola per le spalle e scrollandola forte.
La ragazza continuava ad urlare quel nome al telefono, cercando di decifrare i rumori dall’altro capo. Fischi, gemiti, risate. Poi cadde la linea.
No, no, no, no. Per favore, no continuava a ripetere, tentando di richiamare Simon. Niente.
-Clary!- La voce di Jace la riscosse, il suo viso così vicino, troppo vicino.
-Devo andare- disse soltanto, superandoli. Iniziò a correre. Correva a perdifiato nella direzione in cui ricordava si trovasse il vecchio albergo, che in quel momento era un poco allegro covo di vampiri. Una parte della sua mente registrò i passi dietro di lei, voci che chiamavano il suo nome, una figura ammantata di nero, estranea in quel contesto, che la fissava dall’altro lato della strada prima che lei svoltasse.
Ma il suo unico pensiero era quello correre abbastanza veloce da arrivare in tempo.

Flying thoughts of a mutable mind
TA-RA-TA-DAAAAAAAN. Okay, spero di avervi spaventate a morte. No, in realtà no, ma quanto meno spero abbiate apprezzato. Duuunque, Clary sta perdendo il controllo delle cose e questo darà il via a tanti, tanti, tanti piccoli sviluppi che non vedo l'ora di condividere con voi. Si chiariranno tutte quelle azioni che mi hanno portata a rispettare gli avvenimenti principale degli altri libri per creare la mia storia, dovete solo avere un altro pochetto di pazienza. Eh si, Jace e Clary sono intrigati l'uno dall'altra e la cosa sarà sempre più evidente e pericolosa e sojfojewoirkwoi *me batte le mani contenta*
Ancora una volta, vi ringrazio per il vostro sostegno. Non siamo arrivati ad 8 recensioni ma a 6, (btw, la mia "offerta" è sempre valida)... spero davvero che tutti quelli che stanno seguendo la storia la stiano apprezzando -e che magaaaari (*w*) me lo facciano sapere.
Ringrazio comunque e come sempre i lettori silenziosi, quelli che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/da ricordare, e un grosso abbraccio a chi commenta.
Grazie, alla prossima volta!
Baci,
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