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Autore: michaelgosling    06/04/2014    2 recensioni
Una cinefila imbranata, un poliziotto cinico, un'ambientalista dai capelli azzurri, un insegnante che si altera con poco e un autista di autobus bruttino si incontrano in una città americana. La diversità delle loro vite e del loro carattere creerà non pochi problemi, ma finiranno col diventare amici perché tutti e cinque, in un modo o nell'altro, per le loro diversità e stranezze, si distaccano dalla massa rifiutando la normalità perché sono, come possiamo dire, "Alternative people".
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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<<<<< CAPITOLO 2. I PRIMI GUAI

Non appena uscì dal Terminal, la ragazza posò una mano sulla fronte: aveva un leggero mal di testa, il che non aiutava affatto quella situazione già di per sé strana.
Non essere mai uscita prima d'ora la portava a non essere abituata a viaggi simili: avrebbe dovuto prevedere che si sarebbe stancata più velocemente di un bambino, soprattutto sul piano fisico.
Ma non poteva mollare.
Non l'avrebbe fatto.
Prendere un taxi era allettante, ma questo avrebbe portato immediatamente al parlare americano.
No.
Meglio evitare finchè poteva.
Allora si mise lo zaino sulle spalle mentre con la mano destra teneva la valigia.
E partì.
Camminò per un'oretta scarsa (durante la quale fece innumerevoli pause, forse anche troppe), ma proprio mentre stava per cedere e buttarsi ancora una volta nello sconforto più totale, sentì una gran confusione e vide davanti a sé una folla di persone in piedi che urlava tendendo tra le mani dei cartelli : doveva essere una manifestazione.
Con grande fatica, la ragazza riuscì a farsi strada e a passare in mezzo, tenendo ben stretta la valigia per paura di perderla.
D'altra parte non poteva fare altro: non c'erano altre stradine in cui passare.
Mentre era lì in mezzo, cercando disperatamente di trovare uno spiraglio di libertà, le venne in mente quando, durante le superiori, per andare e tornare da scuola, era costretta a prendere un piccolo e affollatissimo autobus pieno di gente che puzzava (tra cui, probabilmente, c'era lei).
Senza neanche rendersene conto, riuscì ad uscire: continuava ad essere in una piazza piena di gente, ma ad ogni modo riuscì a respirare regolarmente.
Si guardò intorno, cercando un qualcosa, qualsiasi cosa, da una scritta ad un'immagine, che potesse aiutarla a capire di che tipo di manifestazione si trattasse.
E la trovò.
Un uomo alla sua destra teneva in mano un grande cartello con scritto "We support gay rights".
Gay! Omosessuali! Ma certo!
Giovanna recuperò in fretta e furia tutta l'energia persa: era sempre stata a favore degli omosessuali e aveva sempre desiderato partecipare ad una manifestazione sull'argomento e ora aveva l'occasione di farlo.
Aveva molto a cuore la questione, talmente tanto a cuore che molti pensavano fosse lesbica.
Lei se lo era chiesto e si era risposta di no, ma si sa, nella vita tutto è possibile e non bisognava escludere niente a priori.
In effetti, era un po' strano avere tanto a cuore qualcosa che non la riguardava principalmente.
Anche lei lo sapeva.
Comunque, vide vicino a sé un tavolo con dei secchi di colore diverso, ma non doveva essere vernice. Si avvicinò e facendo attenzione perchè nessuno si accorgesse di nulla (l'ultima cosa che voleva era farsi notare), ne prese una piccola parte e si dipinse le guance facendo delle piccole striscie usando i colori internazionali della libertà.
Una volta fatto, si unì al resto della folla sbracciandosi e urlando "DIRITTI AI GAY!" in italiano, pur sapendo che nessuno l'avrebbe capita.
Poco importava.
Lei era lì, a mostrarsi pubblicamente a loro favore.
Solo questo contava veramente.
A volte si zittiva per cercare di capire cosa dicessero gli altri, ma ... diamine!
Riusciva a capire sì e no una parola su dieci, e inoltre il fatto che parlassero velocemente e in modo poco scandito non aiutava.
Quando quella marcia si interruppe improvvisamente, la ragazza si sporse per vedere cosa stesse succedendo.
"Keep calm, guys! Let them pass!" urlò un uomo con una voce calda e tonante.
Cosa cazzo ha detto?
La frase era obiettivamente facile da capire, anche per uno straniero, ma Giovanna non capì una sola parola, un po' per l'emozione e un po' per la confusione, anche se non era così elevata.
Si sporse, e vide in lontananza un'altra folla con altri manifesti tagliare loro la strada. L'italiana prese dallo zaino dei grandi occhiali da vista e se li mise riuscendo a leggerli.
Si trattava di un'altra manifestazione, ma questa volta si trattava di animalisti e ambientalisti, guidati da un'eccentrica ragazza dai capelli e occhi azzurri (già, proprio azzurri) piena di piercing che urlava e urlava altre cose, che ovviamente Giovanna non fu in grado di capire.
Salutò con un gesto l'uomo che aveva detto di fermarsi per ringraziarlo, e poi proseguì con il suo gruppo, ma non prima di aver aggiunto un'altra cosa.
Un avvertimento.
"Do attention! There are the cops!"
Questa volta Giovanna, stranamente, capì.
La polizia? Oh cazzo.
Cosa vogliono?
E' una manifestazione pacifica!
Da una parte era offesa dal fatto che la polizia perdesse così il suo tempo quando chissà quanti assassini e stupratori giravano tranquilli per le strade di Milwaukee senza nessun tipo di problema, mentre dall'altra parte era intimorita da loro: sempre stata paranoica su certe cose, Giovanna sapeva benissimo che bastava un passo falso e loro avrebbero potuto arrestarla.
Pensò di aver già dato il suo contributo in quella manifestazione, ed era giunto il momento di levare le tende: ormai si era fatta sera e lei doveva ancora trovare un posto in cui stare o sarebbe finita a dormire con i barboni per strada, ma era troppo tardi.
Una decina di agenti si avvicinarono alla folla, tenendo saldamente in mano un maganello, pur non intendendo usarlo se non per neccessità.
La ragazza tentò di allontanarsi, ma non appena lo fece sentì qualcosa che avrebbe preferito ignorare.
"Stay away from me, horrible faggot!" urlò con cattiveria un agente, colpendo un ragazzo con il suo maganello.
Giovanna non ci vide più.
Se c'era una cosa che non sopportava era la discriminazione e l'abuso di potere.
E quello era andato decisamente oltre.
Abbandonò ogni razionalità e ogni paranoia, e si diresse verso quell'agente.
Lo guardò con odio e disprezzo.
Era davvero disgustoso vedere un uomo di così strette vedute con l'uniforme da poliziotto, che dalla notte dei tempi vestiva chi aveva il compito di difendere i cittadini onesti fermando i criminali.
E invece eccolo lì.
Ad attaccare senza motivo un povero ragazzo, la cui unica colpa era stata quella di aver avuto il coraggio di manifestare per qualcosa in cui credeva davvero.
Quando se lo ritrovò davanti, la ragazza disse l'unico insulto che conosceva in inglese.
"Asshole."
Com'era da prevedere, l'agente andò su tutte le furie.
La atterrò e le mise le manette.
La ragazza era sbiancata.
Oh cazzo.
Non era un gran inizio.
Era in America solo da qualche ora ed era già stata arrestata.
Magnifico.
Di bene in meglio proprio.

GRAZIE GRAZIE GRAZIE! UN SOLO CAPITOLO E GIA' 2 RECENSIONI E 2 CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE? SONO COMMOSSA :') NON MI ASPETTAVO UN SUCCESSO SIMILE. DAVVERO GRAZIE. SPERO DI NON DELUDERVI CON I PROSSIMI I CAPITOLI, E SPERO CHE ANCHE QUESTO VI PIACCIA E VI PORTI A LASCIARE UNA RECENSIONE! ALLA SETTIMANA PROSSIMA! :D
  
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