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Autore: Someone_    06/04/2014    1 recensioni
Questa valigia non vuole chiudersi!' sbuffò Flavia per la centesima volta.
Si gettò sconsolata sul grande letto dall'albergo a cinque stelle che la produzione le aveva pagato: era ad a LA da solo due giorni, ma già si sentiva presa dall'euforia che tutti sembravano respirare insieme all'aria. Il suo sguardo volò alla poltrona, dove aveva ammucchiato tutti i copioni che Ryan le aveva dato circa qualche ora prima, e che aveva dovuto imparare alla perfezione.
Infondo, essere l'unica new entry straniera nella serie era abbastanza frustrante. Avrebbe dovuto seguire lezioni di pronuncia e grammatica inglese, e soprattutto fare esercizio come se non ci fosse un domani. Eppure, Flavia non era mai stata così felice in vita sua.
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Spero vi piaccia, è un'idea un po' strampalata :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sometimes Potter solves it all

A volte Potter risolve ogni cosa
I giorni passavano più o meno velocemente, e ben presto Flavia si abituò alla sua nuova vita e a tutti quelli che erano entrati a farne parte.
Aveva girato parecchie scene di gruppo (nessun'altra con da sola con Chris e Darren, e ciò la rattristava un po'), e Lea era già stata a cena da lei un paio di volte, portando con lei una torta alle fragole enorme e centinaia di riviste di moda, perchè, come aveva avuto modo di scoprire, Flavia adorava Vanity Fair: ne aveva una vera e propria collezione sin da quando aveva undici anni, e calcolando che ora ne aveva ventuno, si poteva dire che aveva raggiunto quasi un primato. 

Lea però le portò tutti i vecchi numeri americani, beandosi dello sguardo innamorato che assumeva la ragazza mentre girava le pagine con estrema delicatezza, temendo di rovinare i meravigliosi colori della copertina. 
Ovviamente la bruna aveva insisto per regarargliele: 'Mi spieghi io cosa dovrei farci?' sbottò, dopo che Flavia aveva tentato in tutti modi di rifiutare il regalo.

'Passami un'altra porzione di lasagna, piuttosto.'

L'arte culinaria di Flavia ormai era nota a tutta la crew, visto che la ragazza faceva recapitare quantità industriali di pastiera fatta da lei a Melissa e al resto dello staff, che ovviamente apprezzava.

'A forza di mangiare panna e canditi mi verranno i brufoli e diventerò obesa, ma ne vale decisamente la pena!'

esclamava Melissa,ogni qual volta che Flavia si presentava da lei la mattina, in ritardo, sorreggendo fra le mani una teglia fumante.

La maratona del sabato sera però, non era ancora stato possibile farla: il primo sabato, Chris si era beccato un'influenza bestiale, che aveva rovinato i loro piani.
Il ragazzo aveva allertato Ryan, informandolo che il suo era un male contagioso e che nessuno doveva andarlo a trovare.
Ovviamente Flavia, intenerita, gli aveva cucinato uno dei suoi manicaretti e l'aveva infilato nella busta più carina che era riuscita a trovare (aggiungendo anche dei rimasugli di pesce per Brian) e, armata di termometro e mascherina antigermi, si era presentata davanti al van dell'amico che, imbottito di antibiotici fino al midollo, l'aveva lasciata entrare, troppo stanco per litigare con quella piccola insistente.

Chris, grazie alle premure di Flavia (che includettero anche la letture ad alta voce delle recensioni all'ultimo film di Johnny Depp), tornò sul set, più in forma di prima.
Ma durante il corso della settimana, Flavia cominciò a sentirsi fiacca e ad avere dei mancamenti di pressione:

'Dannate mascherine antigermi!' gemette, quando un giovedì si era ritrovata in fila dietro a Darren per prendersi un caffè ben zuccherato, tossendo nella coca cola di quest'ultimo, che non si accorse di niente.

E così si erano beccati entrambi un malanno, Flavia la febbre e Darren una tosse, così grassa che quando tossiva tutti si giravano a guardarlo, impauriti).

E così il secondo sabato Potteriano era saltato. 

Si sarebbero volentieri organizzati per il terzo, ma decisero di aspettare che i germi che avevano in corpo sparissero del tutto prima di vedersi.

Ma quel sabato, Flavia si svegliò con la consapevolezza che ad attenderla ci fosse una lunghissima giornata che, anche se lei ancora non lo sapeva, si sarebbe conclusa diversamente rispetto alle precedenti.

Avevano deciso di innaugurare il camper della ragazza in quell'occasione, quindi aveva passato le poche ore libere che aveva a disposizione quella mattina per sistemare un po' la cucina, pulire a fondo il bagno (più di quanto già non facesse) e sistemare i giornali che giacevano sul divano da giorni.

Terminate tutte le pulizie, decise di tirare fuori il pigiama che gli aveva regalato il fratello prima di partire: era di Victoria Secret (quando Flavia aveva visto la busta era arrossita), ma niente di eccessivo. Era bianco e rosa chiaro, con i risvolti argentati, e il fratello aveva abbinato anche una canottiera rosa con del pizzo panna. 'Invece delle solite felpe che ti infili tu.' le aveva detto.

Ema.

Quanto le mancava.

Desiderava con tutto il cuore che fosse felice quanto lei, che trovasse la persona giusta , coraggiosa almeno quanto lui, sensibile e capace di sostenerlo; che lo facesse anche soffrire, ma non troppo, perchè amore è questo.

Amore.

Proprio lei si metteva a parlare di quelle cose?
Cosa ne sapeva lei, dell'amore?
Forse ne aveva sempre avuto un'idea sbagliata: sinceramente lei non avrebbe mai voluto una relazione tutta rose e fiori, come quelle che vedeva in tv.
Lei voleva amare con tutta se stessa, voleva aprirsi a qualcuno per poi lasciarsi dire che andava bene così, anche un po' pazza e lunatica.
Qualcuno con cui scambiarsi i calzini per poi litigare su chi ne aveva persi di più all'altro, qualcuno con cui infilarsi sotto le coperte e giocare a nascondino, a cui dare la colpa per aver messo troppo aglio nella pasta e riempire di baci fra i capelli.
Ma la cosa che più la preoccupava e che fino ad allora questo qualcuno non aveva mai avuto un viso, mentre adesso cominciava ad assomigliare tremendamente a Darren. 
Aveva i suoi stessi occhi, l'incontro perfetto tra i prati verdi d'Irlanda e l'ambra incastonata nel vecchio anello di sua nonna; aveva le stesse fossette, quelle che gli apparivano sul viso quando cercava di reprimere un sorriso; i suoi stessi ricci, quelli che sembravano essere stati dipinti da un pittore in uno dei suoi attacchi d'arte. Aveva anche le sue stesse discromie, piccoli difetti che lon rendevano straordinariamente reale, e ciò spaventava Flavia non poco.

Fortunatamente i suoi pensieri vennero interrotti dal suo telefono, il cui schermo stava lampeggiando da alcuni secondi: Melissa.

'Ehi, Meli, dimmi.'

'FLAVIAAAAAA! Devi assolutamente venire qui allo studio dodici!'

La ragazza alzò le sopracciglia, stupita: 'Cosa? Non sono neanche le dieci, Meli, Ryan mi ha detto di venire dopo pranzo..'

'NON SO COSA TI ABBIA DETTO RYAN, ma qui ho scritto che devi essere pronta per le undici, ti aspettano per girare una scena.'

'Ok, arrivo!' disse Flavia, prima di chiudere la chiamata, sospirando.

Andava bene 'l'essere sempre reperibile', ma qui si stavano cominciando a sfiorare i limiti della pazzia. Non avevano niente di meglio da fare il sabato?

Non perse neanche tempo a truccarsi, si legò i lunghi capelli in una crocchia disordinata e e uscì, diretta verso gli studi.

Si fermò solo per lasciare una carezza a Brian, che se ne stava sdraiato sulla veranda, godendosi pigramente il tiepido sole di novembre.

Giunta davanti allo studio numero 12, non ebbe neanche tempo di dire 'sono arrivata' che fu rapita da Melissa e dalla sua assistente.

'Perchè sì', le aveva confidato Melissa 'Ryan mi ha affiancato finalmente un'assistente!'

Mentre la rossa si destreggiava abilmente intorno al suo viso, Flavia ebbe tempo di rileggere il copione: fortunatamente aveva imparato bene le parole, e cantare quella canzone non sarebbe stato nulla di complicato, considerando tutte le ore di prove che aveva alle spalle.

Una volta indossati i soliti pantaloni rossi, il maglioncino bianco e sistemato il grosso fiocco nei capelli, Melissa la lasciò andare da Ryan, per le ultime direttive.

Poi cominciarono a girare.
**
'Rachel Berry!' riecheggiò una voce stridula per i corridoi affollati del liceo di Lima.
Rachel si girò lentamente, strizzando gli occhi e mordendosi freneticamente un labbro.
La piccola ma spaventosamente arrabbiata Ambra si stava facendo spazio fra i compagni a gomitate, e puntava dritto verso di lei.

'Tu!' esclamò ancora la ragazza, quando arrivò davanti alla bruna.

'Mi hai mandato in un covo di drogati! Non posso credere che tu sia arrivata a tanto, e tutto perchè hai paura che io possa rubarti il tuo prezioso assolo alle Nazionali!' urlò Ambra, stringendo i pugni lungo i fianchi.
La tentazione di tirare un pugno a Rachel era forte, ma doveva mantenere il contegno.
Pochi metri più in là c'era Kurt, e lei voleva che il ragazzo non la credesse una pazza furiosa.
Vedendo che Rachel non aveva nulla da dire, continuò il suo monologo:

'Si sono fumati i miei spartiti, Berry! Li hanno usati per rollare le loro dannatissime canne americane! Ed è tutta colpa tua!'

'Te li ricompro tutti.' squittì Rachel, risvegliandosi dall'apparente coma in cui era caduta.

'Puoi venire a ritirarli in auditorium oggi alle quattro.'

Ambra tentò di replicare, ma un paio di mani calde e rassicuranti si posarono sulle spalle, donandole la calma che le occorreva:

'E potrà anche fare l'audizione, non è vero, Rachel? Ti occuperai tu di chiamare gli altri membri e Mr Schuester.' disse Kurt, sorridendo ad Ambra.

Rachel annuì, ma non sembrava per nulla pentita. Ci pensò Finn, che aveva assistito a tutta la scena da dietro le spalle della sua ragazza.

'Non mi hai mai deluso tanto, Rachel.'

'Io l'ho fatto per te, Finn!' replicò la ragazza, aggrappandosi al suo braccio.

'L'ho fatto per tutti voi!' continuò, spostando il suo sguardo su Kurt.

'Se lei entra nel Glee, nessuno avrà più tanti assoli!'

'Non so per chi tu mi abbia preso, Berry.' sentenziò Ambra, avvicinandosi alla ragazza e guardandola negli occhi con un'espressione indecifrabile.

'Ma se pensi che io sia venuta qui a rendervi la vita impossibile, ti sbagli di grosso. Sono qui per imparare qualcosa, e sarò ben felice di condividere i miei eventuali assoli con tutti gli altri, a differenza di qualcun'altro.'

Ambra si sistemò il fiocco che portava in testa, con un colpetto deciso: 

'Ma mi lusinga sapere che mi temi. Grazie, Berry.' continuò, sorridendole.

'Ci vediamo alle quattro!' concluse, per poi schioccare un fugace bacio sulla guancia a Kurt e a salutare Finn con la mano, mentre si allontanava.

Rachel si portò le mani alle tempie: 'Diamine.'
**
'Ragazzi!' esclamò il signor Schue, cercando di riportare la calma fra i suoi ragazzi, che erano appena sistemati nell'auditorium, impazienti di sentir cantare la potenziale nuova arrivata.

'Siamo pronti, Mr Schue, sganci la bomba!' scherzò Puck, prendendo posto accanto a Finn.

L'insegnante accennò un sorrisetto, prima di dire:

'Ok, Ambra, siamo pronti.'

Ambra uscì silenziosa dalle quinte e rivolse un sorriso a ogni persona seduta in platea.

Diede uno spartito a Brad, il pianista.

'Ecco la sua copia.' disse, prima di sorridergli e andarsi a posizionare davanti al microfono.

'Ciao, io sono Ambra. Avevo in mente di cantarvi una delle mie canzoni preferite oggi' iniziò la ragazza, spostando un peso da un piede all'altro, leggermente nervosa.

'Ma all'ultimo ho deciso di provare qualcosa di diverso.'

Tutti quanti la stavano ascoltando attentamente, ma lei concentrò il suo sguardo su Rachel, che stringeva la mano di Finn nervosamente.

'Perciò oggi vi canterò Listen, tratto dal film DreamGirls.'

'Originariamente è stato un musical teatrale.' aggiunse Rachel, ma non essendo stata interpellata si beccò gli ammonimenti da parte di tutto il club.

Ambra prese un respiro profondo, prima di cominciare a cantare.

Listen,
To the song here in my heart
A melody I’ve start
But can’t complete

Listen, to the sound from deep within
It’s only beginning
To find release

Oh,
the time has come
for my dreams to be heard
They will not be pushed aside and turned
Into your own
all cause you won’t
Listen….

Listen,
I am alone at a crossroads
I’m not at home, in my own home
And I tried and tried
To say whats on my mind
You should have known
Oh,
Now I’m done believing you
You don’t know what I’m feeling
I’m more than what, you made of me
I followed the voice
you gave to me
But now I gotta find, my own..

You should have listened
There is someone here inside
Someone I’d thought had died
So long ago

Ohh I’m free now and my dreams to be heard
They will not be pushed aside or worse
Into your own
All cause you won’t
Listen…


I don’t know where I belong
But I’ll be moving on
If you don’t….
If you won’t….

Listen…
To the song here in my heart
A melody I’ve start
But I will complete

Oh,
Now I’m done believing you
You don’t know what I’m feeling
I’m more than what, you made of me
I followed the voice, you think you gave to me
But now I gotta find, my own..
my own…


Terminata la canzone, Ambra alzò gli occhi verso il suo modesto pubblico: la stavano applaudendo tutti.

Quinn, sempre così discreta, batteva le mani energicamente, sorridendole.
Anche Santana sorrideva, felice perchè qualcuno oltre a lei era stato abbastanza coraggioso da sfidare Rachel.
Si lasciò sfuggire un fischio di apprezzamento, mentre Brittany, non appena la ragazza ebbe finito di cantare, si alzò in piedi e, portandosi le mani a coppa davanti alla bocca, esclamò: 'Wooow, vai così, sorella!'

Finn applaudiva, incredulo: quella ragazzina si portava dentro tutto quel fiato! Incredibile.
Incredibile anche il fatto che Puck fosse stato il primo ad alzarsi, proprio lui che di solito se ne stava rinchiuso nel suo mondo, e non si stesse risparmiando i complimenti.
Artie sorrideva, come sempre, ma con una nuova luce negli occhi: chi era quella ragazza? cosa l'aveva spinta così lontana da casa? Era più che sicuro di voler sapere di più su di lei.

Mercedes guardò Kurt, che sorrideva:

'Sono contenta che sia dei nostri.' disse, stringendo la mano all'amico.

Kurt osservò la personcina che stava scendendo in quel momento dal palco, imbarazzata, mentre tutti continuavano ad applaudirla.

'Anche io.' disse, semplicemente.

Ambra guardò Kurt, e cercò nei suoi occhi quella scintilla che, pochi giorni prima, quando si erano incontrati nel bagno della scuola, l'aveva lasciata così incantata, piena di curiosità e dubbi su quello che sapeva sarebbe diventato il suo migliore amico.

'Beh, Ambra, che posso dirti.' cominciò Schuester, richiamando l'attenzione della ragazza.

'Benvenuta nelle nuove direzioni.' lo anticipò Rachel, abbracciandola.

Ambra ricambiò, e per la prima volta si rese conto che quel sogno americano, così strampalato e decisamente fuori dall'ordinario, non era poi così tanto irrealizzabile.
**
'Stop! Bravi ragazzi, potete andare.'
Flavia, soddisfatta, salutò tutti, per poi andarsi a cambiare nel suo camerino, quei jeans le davano un fastidio tremendo.

Dopo di che decise di tornare nel van e approfitare del pomeriggio libero per studiare un po', visto che di lì a breve avrebbe dovuto dare un'esame. 

La data si avvicinava sempre di più e la ragazza era parecchio agitata, ma non vedeva l'ora di farla finita, perchè poi ci sarebbe stata la pausa invernale e lei avrebbe potuto passare il Natale con la sua famiglia, in Italia.

Nonostante le prove l'avessero stancata, ci si mise d'impegno e terminò ben cinque capitoli del tomo che le aveva consigliato il suo professore senza lasciarsi prendere dalla pigrizia: sapeva che la sera si sarebbe rilassata e divertita, perciò non le fu difficile concentrarsi.
Studiare era anche l'unico modo per non pensare costantemente a Darren e staccare un po' la spina; i ragionamenti scaturiti dalla sua mente in mattinata l'avevano turbata non poco, e ora era impaziente e nervosa all'idea di rivederlo.
Lui quel giorno non era stato presente sul set, stava registrando delle canzoni con gli altri Warblers in studio, perciò non aveva assistito alla sua esibizione. 

Flavia si concesse un lungo bagno, durante il quale si strofinò bene la pelle con il suo bagnoschiuma preferito e si lavò i capelli, stando attenta a non rovinare le extension, come le aveva raccomandato Melissa.

Dopo di che si infilò il pigiama, asciugò i capelli e si spalmò le centinaia di creme che era solita utilizzare prima di andare a dormire, cosparse il divano con cuscini e coperte e vi si lasciò cadere con un sonoro 'puff'.

Guardò il suo orologio da polso e, notando che aveva ancora qualche minuto, compose il numero del fratello, sperando che fosse sveglio.

'Ema, ciao.'

'Ciao, Fla.' rispose, sbadigliando.

'Ti ho svegliato?' chiese la ragazza, calcolando che in Italia dovessero essere più o meno le dieci e mezza di mattina.

'No, sono sveglio da un po' in realtà. Sono da Rodolfo.'

Queste poche parole furono sufficienti per far ragelare il sangue a Flavia.

'Avete fatto pace?' domandò, cauta. 'Hai dormito lì?'

'Non lo chiamerei dormire, ma..' sghignazzò il ragazzo.

La sorella aggrottò le sopracciglia:

'Sei ubriaco?'

'No...'  le rispose il fratello, per poi scoppiarle a ridere in faccia. 

Flavia sospirò: ok, era decisamente ubriaco.


'Cosa ti salta in mente, cretino!'

'Non parlarmi così.' borbottò Ema, incespicando non poco. Aveva mal di testa, e la voce terribilmente stridula della
sorella lo stava facendo impazzire.

'Ti parlo proprio così invece, brutto pezzo di... Mhhhh, e pensare che era una bella serata!' urlò Flavia, resprimendo l'istinto di imprecare. Una vera signora non l'avrebbe mai fatto, si disse. E lei era una signora.

'Mhhm, il moretto sexy?' le domandò Emanuele maliziosamente.

'Non spenderò una parola in più con te.'

'Oh, andiamo. Ieri era venerdì, abbiamo visto un film insieme e poi.. sei troppo piccola per sapere il resto.' ridacchiò.

Sembrava pazzo.

'Infatti chi è che si sta beccando la ramanzina dalla sorella minore tra noi due, mh? Non posso credere che tu ti sia buttato via così, e che..'

'Tu non sei la più adatta con la quale parlare di queste cose.'

Flavia interruppe il suo sproloquio e si ritrovò a fissare il vuoto.

Emanuele parve accorgersi di ciò che aveva fatto, e tentò di rimediare.

'Flavi, quello che volevo dire è che..'

'Ho inteso benissimo ciò che volevi dire. Buon post sbornia, Ema, ma ci terrei ad informarti che chi terrà veramente a
te nel corso della tua vita si metterà in una situazione scomoda, che potrebbe non piacerti. La forza starà nel mantenere il punto, per il tuo bene. Perchè quel qualcuno saprà cosa è bene per te, e si proccuperà di metterti sulla strada giusta. Proprio come sto tentando di fare io, come ho tentato di fare in questi anni. Ma a quanto pare non sono la persona adatta.'

Flavia attaccò il telefono: non aveva voglia di piangere.

La faccia le si sarebbe gonfiata e sarebbe stato difficile, anche con i mille trucchi che le aveva regalato Melissa,
cancellare tutta la tristezza e la delusione che traspariva sul suo volto.

Una lacrima, vagava solitaria sulla guancia, esplorando la e lasciandosi dietro una scia umida e piena di tristezza e di inadeguatezza.

Un paio di passi sulla ghiaia la strapparono dolcemente dai suoi pensieri.

Una risata. Si può attribuire un colore ad ogni risata?

Flavia faceva quello stesso identico gioco da quando aveva circa cinque anni: la risata di Ema era decisamente rossa, come la sfumatura che i suoi capelli prendevano al sole.

La risata di Chris era color del ghiaccio, come i suoi occhi, come il cielo di Roma dopo una giornata di pioggia, come la lingua blu dei bambini dopo che hanno divorato la granita al puffo per merenda.

La risata di Lea era rossa, così come quella di Naya, quella di Chord gialla, quella di Kevin bianca, le risate di Heather e Tina erano rosa, la risata di Melissa, Cory e Mark era verde.

E quella di Darren?

Flavia era più che sicura che assomigliasse all'arcobaleno. Perchè in quel momento, non riusciva a trovare un colore che esprimesse a pieno tutto ciò che quella risata rappresentava per lei.

Troppo rossa per essere bianca, troppo gialla per diventare verde, troppo blu per poter assomigliare ad una risata rosa.

Forse Flavia doveva interpretarla esattamente per ciò che era: un'esplosione di colori. 

E di vita.

'Toc, toc, è permesso?' 

Flavia si riscosse dal cantuccio dove si era rannicchiata e si diede una veloce occhiata nello specchio vicino alla
porta: sì, insomma, non era il massimo, ma poteva andare.

Prese coraggio e finalmente aprì la porta:

'Ciao, ragazzi.'

'Sera!' la salutarono a loro volta Chris e Darren, sorridendo.

Flavia si scostò per permettere ai due di entrare. Notando che avevano portato con loro delle buste si insospettì non poco.

'E quelle cos...'

'Rifornimenti!' si limitò ad esclamare Darren, mentre Chris schiaffava fra le mani della ragazza tutte quelle buste.

'E' molto bello qui.' si complimentò il riccio, osservando attentamente ogni dettaglio della stanza: la bandiera italiana appesa a mo' di tenda davanti alla finestra, il profumo pungente e allo stesso tempo delicato che gli invedeva gentilmente le narici, i cuscini bordeaux e prugna distribuiti sul divano, il mosaico di fotografie che troneggiava in mezzo alla parete principale.

Darren si avvicinò un po' di più a quel curioso quadro, mentre Flavia era intenta a parlare con Chris della scena che avevano girato oggi.

Sotto ogni foto, la ragazza aveva riportato la data nella quale era stata scattata: una raffigurava la rappresentava con un ragazzo, che aveva i suoi stessi capelli ramati e gli occhi grandi da cerbiatto, ed entrambi sorridevano, mettendo in mostra le loro fossette ai lati della bocca e degli occhi.

In un'altra Flavia sorreggeva un grosso bulldog francese, color burro, mentre sullo sfondo una donna, che Darren ipotizzò essere sua madre, sorrideva divertita.

Nella successiva, il riccio riconobbe un paesaggio familiare: la scritta 'Hollywood' sulla collina più famosa del mondo. 

Ma al centro di quello strambo collage c'era la foto che avevano scattato qualche settimana prima, durante la prima scena insieme. Flavia aveva ritagliato la foto e l'aveva appiccita proprio lì, in mezzo al marasma generale.

Darren, improvvisamente, percepì una strana sensazione salirgli per lo stomaco e inondargli completamente il cuore. 

Lui era lì, insieme all'infanzia e all'adolescenza della ragazza, e non ne aveva assolutamente nessun merito in proposito. Cosa aveva fatto lui, se non rendersi ridicolo davanti a lei?

Eppure, non potè contenersi dal sentirsi diverso, ma in una maniera mai provata prima.

Si voltò, sorridente: avrebbe voluto ringraziarla.

Ma 'Ehi, grazie, sono contento di far parte della tua vita' non sarebbe suonato poi così bene.

'Che hai fatto nel pomeriggio?' chiese Chris all'amica, mentre si sedevano insieme sul divano.

'Ho studiato per l'esame che dovrò sostenere a breve.' rispose Flavia, afferrando un cuscino e stringendolo, come era
solita fare ogni volta che non sapeva come tenere impegnate le mani.

'Che tipo di esame?' le chiese Darren, curioso.

'Letteratura inglese.' 

'Ti vuoi fidanzare con me?' le chiese Chris, sorpreso dalla rivelazione della ragazza: lui amava la letteratura, il suo
sogno più grande era quello di scrivere un libro.

Flavia arricciò la bocca in un ghigno malizioso: 'Anche tu hai studiato quello?'

'No, non sono mai andato all'università.' le spiegò Chris, sistemandosi fra i morbidi cuscini del divano. 'Ho fatto
domanda alla Brown qualche settimana prima di venire a conoscenza del provino per la serie. E dopo che mi hanno
preso abbiamo inziato immediatamente le riprese, quindi non ho avuto tempo di pensarci.'

'E tu, Darren?'

'Lui è un secchione!' lo scherzò Chris, facendo posto all'amico sul divano.

Il riccio sorrise, prima di dargli un piccolo scappellotto sulla spalla: 'Non è vero, è solo che cercavo di tenermi impegnato. E comunque neanche io ho mia fatto l'università, sono andato in giro per il mondo visto che il mio professore del liceo mi disse che ero portato per le lingue.' raccontò, guandando in sottecchi Flavia, che sorrise velatamente.

'E' vero, sa parlare il francese, lo spagnolo, il tedesco..' replicò Chris, contandole sulle dita della mano destra. 

Dopo un altro scappellotto da parte di Darren, il biondo decise che era giunto il momento di far partire il primo film.

'Ma non avete messo il pigiama!' esclamò Flavia, con un'espressione orripilata dipinta sulla faccia, come se le fosse stata rivolta un'offesa. Beh, più che a lei, l'offesa era stata rivolta al suo 'strafighissimo pigiama' come lo aveva definito Melissa, vedendolo.

Chris e Darren la guardarono, curiosi.

Flavia alzò le braccia al cielo, lasciandosi sfuggire un piccolo sbuffo:

'Non - e dico - NON si inizia una matatona di HP senza il pigiama! E' da pazzi. Su, spogliatevi.' sentenziò,
rimettendosi a sedere e afferrando una manciata di patatine.

Tanto i suoi tentativi di risultare più femminile del solito sarebbero comunque stati vani, tanto valeva non morire di fame.

'Speravamo lo dicessi!' le rivelò Darren, sorridente, per poi sfilarsi il maglione nero che stava indossando. Lo stesso fece Chris con la sua camicia.

Flavia si portò le mani davanti agli occhi: 

'AAAH! Ma che fate? Andiamoci piano, quando ho detto 'Spogliatevi' non intendevo QUI. Davanti a me. C'è un bellissimo bagno per quello.' disse con voce tremolante.
I due ridacchiarono, divertiti.

Flavia sgranò gli occhi:

'Siete dei maniaci, per caso? Beh, sappiate che mio padre mi ha dato lo spray al peperoncino che si vede in tutte le vostre commedie americane sottosviluppate per un'eventuale aggressione! Oh, mamma mia, sto delirando.'

Quando finalmente si decise a togliere quelle maledette mani dalla faccia, ( un po' perchè Chris glielo intimò ) si trovò davanti i due ragazzi che sogghignavano: indossavano due pigiami praticamente identici, con lo stemma del Grifondoro all'altezza del cuore e stringevano entrambi una bacchetta magica, che Flavia identificò come quelle di Silente (Chris) e quella di Piton (Darren).

'Sia lodato il cielo.' bisbigliò Flavia, prima di assumere la sfumatura di un pomodoro maturo.

'Allora giocate sporco.'

Senza aggiungere altro si alzò in piedi e raggiunse il ripiano più alto della cucina.
Seguirono suoni non ben distinti di pentole che cadevano.

'AHAH! Ti ho trovata!'

Tornò a sedersi sul divano con un'espressione fiera, mentre nella mano destra stringeva...

'La bacchetta di Hermione!' esclamò Darren, affascinato. Poi passò ad osservare il volto della ragazza con precisione, come per catturarne ogni singolo dettaglio.

Per fortuna Chris, sgranocchiando una patatina, fece un rumore assurdo e Darren non si accorse che la ragazza aveva trattenuto rumorosamente il respiro, mantenendo però gli occhi fissi in quelli del riccio.

'In effetti le somigli. Ad Hermione, intendo.'

'Te lo avevo detto!' esclamò Chris, soddisfatto, prima di afferrare il dvd della 'Pietra Filosofale' ed inserirlo nel lettore sotto la tv.

'Si comincia!'
**
In una maratona si sa, c'è sempre chi, prima o poi, si addormenta.

Perciò Darren non si stupì quando una piccola mano gli si posò poco più sopra del ginocchio e la testa di Flavia crollò nell'incavo del suo collo.

Eppure era sicuro che fosse tutta colpa del jet lag, anche se era passato quasi un mese da quando la ragazza era arrivata.

Guardò la sua mano: era così piccola, rispetto alla sua.
Desiderò afferrarla, e quasi lo fece, prima che Chris, mezzo addormentato, gli tirò un calcio, facendolo sobbalzare.

Si rese conto che tutta quella situazione, rasentava il ridicolo.
Aveva ventiquattro anni, non era più un bambino, anche se si comportava come tale.
Ma lo faceva solo con le persone a cui voleva bene, di cui si fidava. Davanti al resto del mondo gli piaceva indossare la sua maschera, raffiguarante un ragazzo piuttosto ordinario con un lavoro e dei sogni nel cassetto decisamente straordinari.
E ora si stava infatuando di una ventenne che veniva dall'altra parte del mondo, rimugianando se fosse giusto prenderle la mano o no.
Non si era fatto tutti quei problemi quando di anni ne aveva avuti diciassette ed era alle prese con la sua prima cotta: cos'era cambiato?
Darren non lo sapeva, almeno non ancora.
Alzò il polso per controllare l'orologio: le tre e un quarto.
Voltò la testa verso Flavia, e l'odore dei suoi capelli gli infase dolcemente le narici.
Si concesse il lusso di posare per qualche istante la guancia contro la fronte della ragazza e di chiudere gli occhi. Il suo respiro irregolare lo faceva sentire bene, e le loro mani, vicine, per poco non lo fecero scoppiare a piangere.
E lo avrebbe fatto, ma era consapevole di dover riportare Chris nel suo letto, prima di pensare a fare qualsiasi altra cosa.
Così, dopo aver adagiato Flavia su un cuscino e sistematale una coperta sulle spalle, si alzò e prese Chris per la vita.

'Mhhhh, Darren..' mugugnò quello, stringendosi all'amico.

'Ti porto a casa.' gli rispose il riccio, afferrandolo meglio. Forse avrebbe dovuto aprire prima la porta: infatti ora aveva entrambe le mani impegnate nel reggere il suo amico, che non aveva intenzione di reggersi sulle sue gambe.


'Darren.'


Il ragazzo si voltò, mentre Flavia si stropicciava gli occhi.

'Mi dispiace di averti svegliata.' le sussurrò Darren, guardandola. 

Lei scosse la testa, sbadigliando: 'Non stavo dormendo, e non sei stato tu a svegliarmi.' disse, osservando sia lui che Chris.

'Avresti dovuto, però. Ti serve una mano.' 

Così gli aprì la porta, afferrando un braccio di Chris e passandoselo sulle spalle.

'Non devi, ce la faccio.' replicò Darren, sobbalzando quando le loro dita si sfiorarono sulla schiena del loro amico.

'Lo faccio perchè mi va di aiutarti... di aiutarvi.' concluse Flavia, prima di aprire la porta del Van di Chris con la chiave che il riccio le porse.

Misero a letto il 'bimbo' senza dire nient'altro.

Quando richiusero la porta, la situazione per Darren si fece abbastanza imbarazzante.

Flavia invece era decisamente rilassata: non era una che si lasciava prendere dal panico facilemente.

'E' tardissimo.' bisbigliò la ragazza, per non svegliare nessuno.

'Allora, ti è piaciuta la tua prima maratona?' le chiese Darren, mettendosi le mani in tasca e osservandola.
La tenue luce dei lampioni rendeva la sua pelle color caffè latte, e gli occhi marroni sfavillavano nel buio.
L'avrebbe osservata per delle ore, se non fosse risultato troppo strano.

'E' stata fantastica, e..' cominciò la ragazza, ma poi si bloccò, mordendosi dolorosamente la lingua.
Poteva dirlo a Darren? 

Infondo lui l'aveva aiutata a non pensare a quello scemo di suo fratello, che le aveva rovinato l'umore e che, doveva ammetterlo, un po' l'aveva fatta soffrire, con le sue parole sprezzanti.

Sospirò, voltandosi verso il ragazzo, che la confortò:

'Sì? Non devi dirmelo se non vuoi.'

'Voglio farlo.' rispose lei, forse troppo in fretta. 

Darren le sorrise, e questo bastò a rassicurarla.

'Oggi, quando siete arrivati, ecco.. ero un po' arrabbiata. E triste. Molto triste. Ma lo stare con voi mi ha aiutata molto. Sono ancora un po' arrabbiata, ma almeno non mi sono rovinata il sabato sera per una sciocchezza. Perciò, grazie. Ringrazierò anche Chris, non appena lo vedrò.'

'Sono felice che tu sia felice.' rispose semplicemente Darren, accarezzandole la spalla.

Flavia sorrise, e fu un sorriso vero: percepì la verità che si celava in ogni parola di quella frase.

'Penso che le cose inizino ad andare per il verso giusto.' continuò il riccio, non appena arrivarono davanti alla roulotte di lei.

La ragazza annuì, prima di posare un bacio sulla guancia di Darren.

'Lo penso anche io. Buonanotte, Darren.'

E quello rispose:

'A domani.'



Buonasera!
Mi scuso per l'assenza, il mio pc ha fatto un po' di capricci, ma ora sta benone.
Il capitolo era da finire, per questo non l'ho postato prima.
Dunque, dunque: volevo specificare un paio di cosette.
- le scritte in grassetto sono per quando Darren e Flavia parlano in italiano. Nello scorso capitolo ho fatto a pugni con l'editor, quindi forse non si è capito benissimo. Scusate :( !
- un grazie speciale va a 14antonella65, la prima che mi ha seguita ( per ora anche l'unica, sob.) Comunque non potrei essere più onorata, visto che ho adorato 'Being a Half'. Davvero, è una delle mie ff preferite! Appena ho visto che hai messo la MIA storia tra le seguite sono saltata dalla sedie. Spero davvero che tu legga i miei scleri qui sotto, tra l'altro. Grazie mille, ancora.
Sicuramente mi sarò scordata qualcosa, ma prendetemi così come sono, pls!
Vi lascio il mio nick di twitter, nel caso vi interessasse. 
- @xyoumoveme .
Baci a tutti,
Someone_
P.S: spero siate ancora tutte vive dopo la 5x14. Io ero vicina al collasso. E' diventata una delle mie puntate preferite :)
  
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