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Autore: thewhitesword_97    07/04/2014    0 recensioni
questa storia parla di un ragazzo travolto da un compito immane,in una terra lontana e remota, e il destino di tutti peserà sulle sue spalle. Buona lettura!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il timido sole di Ottobre stava sorgendo su Edinor. I pini, gli abeti e i latifogli della foresta di Arul, colmi di neve, sembravano risplendere di luce propria quando incontravano un debole raggio di sole. I pochi volatili che sarebbero rimasti al Nord durante l’inverno si alzarono in volo, ma il rumore prodotto dal loro frenetico sbattere le ali venne attutito dalla neve, che non accennava a smettere di scendere. Sopra i tetti delle case elfiche, costruite sulle più robuste ed elevate fronde della foresta, si aggirava furtivo un cucciolo di leopardo delle nevi, la coda ritta, gli occhi color ghiaccio vigili per cercare una preda, le orecchie pronte a captare il minimo rumore che avrebbe potuto tradire la presenza di quest’ultima. Il leopardo o, per meglio dire un cucciolo, che assomigliava ad un gatto un po’ cresciuto, udì il frullio delle ali delle colombe, si voltò e, con quattro veloci e poderosi balzi, saltò tra altrettanti alberi, fino a raggiungere l’albero più importante della foresta, l’Albero dell’Eroe. Quell’albero non era come gli altri, bensì il suo tronco era bianco come il latte e, le poche foglie che vi erano ancora appese, erano di un dorato splendente. E non è tutto, a quasi trecento piedi da terra i rami dell’albero iniziavano a chiudersi fino a formare una cupola, sede del Gran Consiglio Elfico, di una bellezza stupefacente, che ti lasciava senza fiato ogni volta che vi posavi lo sguardo. Gli Elfi erano maestri nella lavorazione del legno, certo, ma quell’albero era un opera di magia, una magia talmente potente capace di mutare la natura stessa delle cose. Da una delle fessure tra i rami sbucò il busto di una ragazzina elfica dai capelli ramati la quale, non appena vide il leopardo, iniziò a chiamarlo a gran voce, come fanno tutti i bambini quando vedono un animale che li incuriosisce; ma il leopardo non la degnò nemmeno di uno sguardo e proseguì, diretto verso la preda. Avvistò i volatili su un albero vicino, ma era troppo in basso per poterli raggiungere con un salto, così dovette proseguire per un altro tratto di strada sulla cupola, fino a raggiungere una serie di alberi abbastanza alti e vicini da essere raggiungibili con poca fatica, e rifece il percorso a ritroso. Raggiunto il pino dove erano appollaiate le sue prede, il leopardo si fermò. Cercò di studiare una tattica, ad Ovest e a Sud la via era libera, mentre a Nord le fronde di un albero vicino formavano una specie di cupola, sotto la quale riposavano le colombe. Ebbe un’idea, saltò sul ramo che proteggeva le colombe dalla neve, quest’ultime, svolazzando, cercarono di uscire da sotto la cupola di aghi e la neve, smossa dal leopardo, cadde e prese in pieno i volatili, che furono costretti a terra sul tetto della casa circolare dall’enorme peso di tutta quella neve. Per il leopardo fu facile saltare sulle prede, ucciderne un paio e andarsene indisturbato con il meritato bottino fra le fauci. Quella era stata la sua prima caccia, il suo primo sangue, e lui si sentiva vivo come non mai. Doveva fare in fretta, si disse, il sole era ormai sorto e doveva tornare dal suo padrone. La sua casa non era distante, ma doveva fare in fretta. Qualche minuto dopo raggiunse un albero al margine di una piccola radura, dove vi era una cascata alta più di cento piedi, che scendeva dal costone roccioso di una montagna. Poi quest’ultima si raggruppava vicino alle radici dell’albero formando un placido laghetto, il leopardo scese dal ponte che congiungeva quella casa a uno dei quattro ponti principali che portavano all’Albero dell’Eroe, si avvicinò al laghetto e bevve un sorso d’acqua ghiacciata, poi si arrampicò sull’albero e vide il suo padrone, Nalen, seduto sul balcone. Il ragazzo salutò il leopardo con un cenno della mano, e aspettò il suo arrivo sorseggiando del thè caldo da una tazza. Nalen era piuttosto alto per i suoi quattordici anni, superava i sei piedi, i suoi capelli erano marroni come le foglie d’autunno, e li teneva lunghi fino a metà del busto, dalla sua folta chioma spuntavano delle orecchie a punta, tipiche degli Elfi. I suoi occhi erano azzurri come il cielo in una splendida giornata estiva. Il leopardo, scalato l’albero senza difficoltà, scese sul balcone, buttò a terra le prede e iniziò a mangiare. “Mi raccomando, non fare complimenti, eh?” Disse il ragazzo. 'Che ne dici, non male come prima caccia', pensò il leopardo. Nalen lo fissò, 'si, non male,' poi aggiunse sorridendo, 'ma potevi fare di più.' Il leopardo lo folgorò con lo sguardo, ma non rispose e si concentrò sulla colazione. 'Sai, Anaril, 'era questo il nome del leopardo, 'dovremmo tenere nascosto il fatto che riusciamo a comunicare con il pensiero, e poi faccio fatica a crederci anche io, dovremmo farlo solo quando siamo a casa, o comunque quando non c’è nessuno nei paraggi' disse Nalen col pensiero. 'Hai ragione, ma teniamo a mente che potrebbe tornarci utile in futuro.' Nalen sorrise, poi disse 'ora sbrigati a mangiare, io intanto vado a prepararmi. E vedi di non venire alla riunione con il muso tutto sporco di sangue.' 'Ci proverò' disse Anaril, che era a metà della colazione, e aveva tutta l’intenzione di finirla, era ben più importante di una misera riunione col re. Nalen chiuse la porta e si vestì con una tunica blu oceano lunga quasi fino al ginocchio, con delle decorazioni dorate, dei pantaloni lunghi color marrone, i bracciali della sua armatura, degli stivali neri e un pesante mantello bianco su cui era cucito, in celeste, lo stemma della sua famiglia: la testa di leopardo che ruggisce. Fu pronto in cinque minuti, e uscì dalla porta di casa, avviandosi sul ponte. Dato che Edinor, la capitale del regno degli Elfi, era costruita in una foresta, a volte le diverse abitazioni erano piuttosto isolate, quella di Nalen era una di quelle; e l’unico mezzo di comunicazione e di collegamento con le altre case era costituito da una complicata e intricata rete di splendidi ponti in legno, i quattro ponti principali, uno per ogni punto cardinale, erano collegati a centinaia di ponti minori, che servivano a riunire tutti gli abitanti in caso di attacco, anche se non accadeva da molto tempo che qualcuno osasse entrare nella foresta senza permesso. Fece in tempo a fare solo qualche passo che vide una macchia indistinta saltare da un’ albero all’altro,e disse col pensiero ' Ti ho visto.' 'Uffa' fu la risposta, 'voi Elfi avete una vista troppo acuta, è difficile non farsi beccare.' 'Imparerai,' disse Nalen, 'ora vieni qui, siamo in ritardo.' Dopo che il leopardo l’ebbe raggiunto, i due iniziarono a correre fianco a fianco diretti verso l’Albero dell’Eroe, dove si sarebbe tenuta la riunione. Arrivarono qualche minuto dopo, la folla aspettava nella piazza antistante all’entrata della Cupola del Re, la cupola formata dai rami dell’albero dell’eroe, che funge da sede del Gran Consiglio Elfico e da palazzo per la famiglia reale. Il ragazzo vide Ser Realin, il maestro d’armi che aveva fatto del fratello di Nalen un membro della Guardia Reale. Si avvicinò all’anziano Elfo dai capelli color argento, il quale era vestito con un’armatura color rame, un mantello dorato che toccava terra; al fianco aveva la sua famosa spada dalla lama color rame, che non poteva di certo mancare quando si trattava di presidiare ad una cerimonia importante. “Sei in ritardo.” disse il maestro d’armi “E sappi che se sarò io ad allenarti non tollererò ritardi” aggiunse voltandosi con un gran sorriso stampato sul volto. “E chi ti dice che sarai tu il mio maestro?” Rispose Nalen, sorridendo a sua volta e abbracciando l’anziano guerriero. In quell’istante si udirono i battenti della Cupola del Re aprirsi, e l’uomo disse di doversi avviare, doveva parlare dopo il re e non voleva mancargli di rispetto ritardando; era molto severo riguardo all’argomento. Prima di andare prese Nalen per un braccio e sussurrò “Dopo la riunione vieni da me, dobbiamo parlare.” E si avviò verso il palco circolare situato davanti all’entrata della cupola. 'Ehi Nalen, ho sentito l’odore del tuo amico Wyrden' disse Anaril. 'Perché, Wyrden non è anche un tuo amico? Ti fa sempre le coccole' pensò Nalen, accennando un sorriso. Anaril ringhiò, e aggiunse solo un 'Sì, è piacevole ' prima di guidare il ragazzo dal suo amico il quale, a detta di Anaril, era seduto su uno degli alberi vicini. Non misero molto a trovare il ragazzo, il quale era proprio seduto su di un ramo che si allungava un centinaio di piedi sopra le teste della folla sottostante. “ Ciao dormiglione” disse Wyrden appena Nalen si fu seduto al suo fianco. “ Ciao, e grazie dell’appellativo, è uno dei pochi che condivido appieno.” “Perché quanti soprannomi hai?” chiese Wyrden incuriosito. “Oh, molti più di quanti tu immagini.” Detto ciò si abbracciarono, per quanto un ramo desse il permesso a due persone di abbracciarsi. Poi Wyrden guardò al di là delle spalle di Nalen e disse “Ci sei anche tu piccolo!” 'Aspetta un paio d’anni,' disse Anaril, 'e il piccolo qui sarà qualcun’altro. ' Nalen sorrise a quelle parole, e Wyrden lo guardò un po’ stranito, poi si volse verso il palco e disse: “ Ho paura Nalen ……. ho paura di non farcela al torneo.” Prima di rispondere Nalen pensò bene a cosa potesse dire all’amico, in fondo Wyrden aveva un anno in più di lui, era alto e muscoloso, un ottimo combattente con la spada e aveva vinto tutti i combattimenti a cui aveva partecipato sin da quando era piccolo, se aveva paura doveva esserci sotto qualcosa di serio. ”Non so cosa dirti” aggiunse dopo un paio di minuti “perché qualunque cosa io ti dica la tua paura non passerà”. Wyrden lo guardò come se Nalen non fosse l’amico d’infanzia che lui conosceva, poi aggiunse “Sei cresciuto”. ”Da cosa l’hai capito?” rispose Nalen sorridendo, perché avendo un anno in meno dell’amico i due erano alti uguali. Wyrden lo guardò sorridendo a sua volta, poi si volse verso l’entrata della Cupola del Re e disse “Sono arrivati, la riunione è iniziata.” E detto questo non proferì più parola. Il re degli Elfi Igolad, un Elfo intorno ai cinquecento anni che non mostrava nessun segno d’età se non la profondità dello sguardo e il complesso ragionamento che stava dietro ad ogni frase che proferiva, iniziò a parlare con voce calda e suadente che a Nalen ricordava i prati in fiore durante la primavera ”Benvenuti amici degli eremi boscosi, oggi siamo qui riuniti per presentare i candidati al Torneo Annuale degli Elementi.” appena finita la frase Wyrden si volse verso Nalen e disse ”Ci vediamo dopo.”. Poi saltò giù dall’albero e si diresse di corsa verso il palco. Re Igolad continuò “Prego Ser Realin, se volete salire …” Il maestro d’armi salì sul palco ”Vi ringrazio sire.” farfugliò rivolto verso il re, poi continuò rivolto verso il pubblico ”Ebbene, eccoci qui un’altra volta.” disse con una voce che, dopo aver ascoltato quella del re, sembrava come una bagno in un lago di montagna a dicembre inoltrato. “Come ha detto re Igolad, oggi siamo qui per presentare coloro che si sono qualificati per le semifinali del Torneo. Eterna gloria e un posto d’onore tra le guardie del Re vi saranno per il vincitore, per coloro che perderanno invece solo delusione e disonore. Ecco a voi, per i Silenti della Vita, Wyrden!” Il ragazzo salì sul palco, i suoi capelli verdi volteggiavano nella leggera brezza dandogli l’aspetto di un essere ultraterreno, che non faceva parte di questo mondo. La folla si limitò ad un breve applauso perché, come di certo saprete, gli Elfi non sono una razza chiassosa e men che mai incline alle dimostrazioni d’affetto in pubblico.” Per i Serpenti dell’Oceano, Fin!” Nalen vide per la prima volta quell’Elfo, dato che gli appartenenti alla tribù dell’acqua non uscivano quasi mai dalla parte di città riservata a loro, che si trovava sugli alberi vicini al Lago Cristallo. Il giovane era alto quanto Wyrden, anche se un po’ più smilzo dell’altro; aveva dei lunghi capelli blu notte, degli occhi color ghiaccio che conferivano al volto un’espressione un po’ austera, come se nessuno fosse degno di toccarlo, nemmeno il re in persona, il quale si trovava pochi passi dietro di lui. L’armatura di Fin era di tutte le sfumature dell’oceano, che lo facevano assomigliare ad un pesce fuor d’acqua. Il fodero di una spada spuntava dal fianco del guerriero dell’oceano, e Nalen, appena vi posò gli occhi, sentì qualcosa di strano provenire dall’arma, sembrava essere traboccante di energia propria, che non vedeva l’ora di liberare. Ser Realin continuò ”Per la Muraglia di Terra, ecco a voi Telyrion!” La foresta rimbombò di passi pesanti, e un Elfo salì sul palco. Era immenso, alto tra i sette e gli otto piedi, una muraglia di muscoli, aveva i capelli marrone scuro, tagliati corti però, uno sguardo nero che saltava da tutte le parti e che, per un attimo, si posò su Nalen. Telyrion indossava un’armatura del colore della terra appena arata, e dalla spalla destra spuntava il manico di uno spadone a due mani grande quanto il padrone dell’arma. Il perfetto rappresentante per gli Elfi della terra, che coglievano ogni attimo di tempo libero per fuggire dalla foresta e recarsi altrove, dove non c’erano alberi. “E, infine” riprese Ser Realin. “Per i Custodi del Fuoco, ecco a voi Falòl!” Un ragazzo salì sul palco, era più basso rispetto agli altri, ma dotato di una velocità sorprendente. La sua armatura era arancione, con intarsi color rosso fuoco, in testa aveva un elmo a foggia di fenice, che conteneva a fatica la massa di lunghi capelli rossi del giovane Elfo, i suoi occhi gialli parevano lanciare fiamme verso le persone che non lo avevano accolto con un applauso, ma quelle parvero non accorgersene. Dal fianco destro del guerriero spuntava il manico rosso di una spada a una mano e mezza, che sembrava irradiare calore proprio. La riunione durò ancora per qualche tempo dopo che le presentazioni furono terminate, ma quest’ultima si concentrò su altri argomenti che riguardavano il reame e, giacché Nalen poteva vivere anche senza essere a conoscenza di quei terribili segreti, stava pensando di andarsene, ma decise lo stesso di rimanere e di avviarsi verso la casa-albero di Ser Realin a riunione conclusa. Poco dopo, quando questa finì, Nalen si avvicinò al palco, pose i propri omaggi al Re e parlarono del più e del meno, della nuova sistemazione del ragazzo, degli affari di corte e di altri argomenti, perché, dovete saperlo, fino a poco tempo prima Nalen viveva nell’Albero dell’Eroe con la famiglia reale. Nell’andarsene, dopo essersi accommiatato dal re, il ragazzo incrociò lo sguardo della principessa Alyra, un’Elfa dagli occhi verdi e dai capelli color marrone dell’età di Nalen, che lo salutò. Lui rispose al saluto in modo impacciato, poi si diresse di corsa verso la sua direzione, Anaril correva felice sulla neve dietro di lui.
  
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