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Autore: Non ti scordar di me    07/04/2014    2 recensioni
Bonnie,ha16 anni, frequenta il terzo anno delle superiori con le sue amiche, Elena e Meredith.
Come descriverla? Dolce, disponibile e ingenua, così ingenua che a voltala gente se ne approfitta.
Ma con il nuovo anno ci sono anche delle sorprese, tra cui, l'arrivo di un ex-studente: il figo Damon Salvatore. Damon Salvatore, 19 anni, ripetente, bello, fa parte di un brutto giro, un giro che ti risucchia completamente negli abissi più profondi della solitudine. La sua gang è poco raccomandabile, infatti trafficano droga e marijuana.
I due sembrano - apparentemente - agli antipodi, come nascerà la loro 'unica' storia d'amore? Per merito dell'amica Elena. Lei decide di voler conquistare Damon, da lì inizia tutto e coinvolge le sue amiche in tutto ciò.
Damon sembra essere interessato al piccolo Pettirosso. Bonnie, invece, vede del buono in tutti; ma in lui non trova nemmeno un briciolo di sentimento.
Bonnie rimarrà affascinata da lui o rimarrà disgustata da ciò che fa? Con questa storia impareremo che tutti possono riscattarsi dal proprio passato.
Ringrazio Angie94, Pagy94 e Puffetta2001 che mi sopportano sempre. La storia la dedico alle mie amiche Sery, Marzy e Simo.
Recensite in tanti ;)
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Love me, I just love you

Capitolo 11: In viaggio
Bonnie’s Pov

 
Ero in camera mia e cercavo di chiudere la valigia. O meglio, Elena e Meredith cercavano di chiudere la mia valigia. Era enorme e avevano messo di tutto dentro, cose che io non avrei messo neanche sotto torchio.

Elena esaminava e scartava i miei vestiti uno dopo l’altro, lanciandoli all’aria e Meredith cercava di raccoglierli e rimetterli al loro posto.

Io era seduta sullo stipite della finestra e fissavo un punto fisso, ascoltando la musica. Domani saremo partiti ed io non ero di buon umore, anche se in questi tempi era raro trovare un momento in cui ero calma e serena.

« Bon! Bon! BONNIE, alza il culo da là o ti butto giù io! » mi urlò Elena con delicatezza. Era un po’ nervosa, perché io ero l’unica che non aveva la valigia. Lei l’aveva preparata da più di una settimana e ogni giorno la controllava e toglieva quello che non le piaceva più. Meredith, invece, l’aveva preparata un paio di giorni prima della partenza.

Se fosse stato per me, non l’avrei proprio preparata e il giorno della partenza avrei accampato una scusa ma Elena era stata prevedibile e si era piazzata in casa mia da circa due giorni.

« Bonnie…solo per questa vacanza potresti dimenticare quello stronzo? » chiese Elena. Aveva ragione. Questa vacanza dovevo viverla, viverla davvero. E magari mi avrebbe fatto anche bene. Magari l’amico di Alaric era qualcuno di gentile e non come Damon! E da quando in qua, a me interessava avere un ragazzo? E soprattutto…perché mi sentivo così triste? Era quello il mio obiettivo. Liberarmi di Damon, ma una volta riuscitaci, non mi sentivo meglio.

Quel dolore al petto era sempre più forte e mi logorava. Mi faceva diventare pazza.

« Ci sto! » dissi alzandomi e togliendomi le cuffie dalle orecchie. Osservai la mia valigia: era strapiena. Non si riusciva neanche a chiudere.

« Ele non avrai un po’ esagerato? » chiesi scettica, mentre Meredith si tratteneva a stento dal ridere. Elena guardò la valigia e fece spallucce.

Iniziai a riordinare un po’ la mia camera. Mi girai per prendere uno dei tanti indumenti buttati a terra dalla bionda e la vidi sedersi sopra alla mia valigia con Meredith che cercava di chiuderla.

«Togliete qualcosa! » sbraitai io divertita. Elena mi guardò scandalizzata e si fece improvvisamente seria. Meredith smise di ridere e la fissò interrogativa.

« Ma come ti permetti? Piuttosto, Bonnie sali pure tu sulla valigia così mi dai una mano. » mi rimproverò. Perché era ancora sopra la mia valigia a scalciare come un mulo?

Meredith invece cercava di chiudere la valigia, ma era del tutto inutile. Cercai, anch’io, di fare pressioni sulla valigia, ma non si accennava a chiudersi.

« Domani si pensa! » borbottai scocciata. Mi sedetti sulla scrivania e sbuffai notevolmente. Dopo poco anche le mie amiche si erano stufate e si erano accomodate sul letto.

« Qualcuna di voi sa chi è l’amico di Alaric? » chiesi io, rimanendo sul vago. Elena sorrise sorpresa, probabilmente non le importava molto dell’amico. Meredith fece un volto sorpreso.

« Non me l’ha voluto dire. » rispose quest’ultima sospirando. Aveva già gli occhi a cuoricino e il cuore le batteva a mille…Innamorata, pure la saggia Meredith.

« Piuttosto…Bon, tu ci hai detto che Damon ti ha detto che era venuto con un obiettivo? E quale sarebbe quest’obiettivo? » chiese Meredith investigativa. Al suo nome sentii invadermi di una grande tristezza e abbassai lo sguardo.

Elena le lanciò un’occhiata, fulminandola. Ci riflettei e mi resi conto che io non ci avevo fatto caso. Nella rabbia istantanea nei suoi confronti, non ci avevo fatto caso. Cos’era venuto a fare a Fell’s Church?

« Non ne ho la più pallida idea, sapete. » confessai con un pizzico di amarezza. Non sapevo niente di lui, ma lui voleva sapere tutto di me.

Le mie amiche si zittirono, capendo che non volevo affrontare per la cento milionesima volta quel maledetto argomento.
La mia attenzione ricadde dentro l’armadio. Su una gruccia che sorreggeva un giacchetto di pelle. Il suo giacchetto di pelle.
Era quello che lui mi aveva poggiato sulle spalle. Automaticamente mi avvicinai all’armadio e lo presi in mano.

Sapeva di lui.

« Così non ti sentirai meglio. » cercò di consolarmi Elena. Non riuscii più a trattenermi. Non ce la facevo più. Iniziai a versare tutte le lacrime trattenute in questi mesi e forse era vero…Piangere a volte aiutava.
 
***

Mi stiracchiai e sbadigliai. Che ore erano? Sbattei gli occhi e badai la sveglia. Le cinque e mezzo del mattino! E che aveva impostato la sveglia a quest’ora?

Ah, già. Era stata ieri sera Elena. Mi aveva consigliato di fare una bella dormita, per poi svegliarmi piuttosto presto il giorno dopo.
Mi alzai già stufa di questa vacanza che non era ancora incominciata, dal letto. Mi sciacquai il volto e feci una doccia veloce.

I miei genitori, forse, erano già in piedi. Chissà se faceva freddo, dove andavamo…Stefan non mi aveva accennato bene il luogo, dove andavamo. Mi aveva solamente detto che era un posto, dove faceva molto freddo.

Indossai un jeans con sotto la calzamaglia, un pullover celeste a collo alto e dei grossi anfibi. Avvolsi il collo con una sciarpa e le mani con dei guanti. Lasciai i capelli puliti e ricci sulle spalle e mi coprii con il suo giubbotto di pelle.

Non mi faceva bene, stare così attaccata a quel giubbotto... ma mi riportava al nostro primo incontro che ricordavo come se fosse oggi.

Scesi le scale e mi guardai allo specchio in salotto. Ero imbottita di vestiti. Di sicuro non avrei sofferto il freddo là.
I miei genitori erano ancora mezzi addormentati e probabilmente ora stavano ancora fantasticando su quello che stavano sognando fino a pochi minuti fa.

« Se volete, potete andare a dormire…I miei amici mi verranno a prendere a momenti. » ricordai loro.

Papà era seduto in salotto e sfogliava il giornale al contrario, non sapevo se stava davvero leggendo o se era un modo per cercare di distrarsi. Mamma stava mettendo una quantità industriale di zucchero nella sua tisana. E Mary…Dov’era Mary?

« Dov’è Mary? » chiesi agitata. Possibile che non si sia svegliata? Lei era la prima a venirmi a salutare, quando partivo per qualche viaggio.

« BonBon…Mary ritorna oggi. » mi ricordò mamma. Certo che le ore di sonno mancate si facevano sentire! Mi ero persino scordata, quando mia sorella ritornava a casa! Dovevo un po’ riposare.

Ding. Dong. Ding. Dong.

Il campanello suonava a mitraglietta. E c’era solo una persona che suonava così…Ed effettivamente, c’erano poche persone che alle sei del mattino andava a suonare ai campanelli delle persone.

Era con certezza Elena. Stava andando ad aprire, ma mio padre mi chiamò a rapporto con i suoi soliti modi investigativi.
« Dove hai preso questo giubbotto? » chiese, rendendosi conto che teneva il giornale al contrario e che, in pratica, era quasi impossibile leggerlo.

E ora? Cosa gli dicevo? Questa volta non c’era mamma che mi aiutava…Che cosa dovevo rispondere?
Ding. Dong. Ding. Dong. Ding. Dong.

Il campanello suonava ripetutamente. Questo era un buonissimo diversivo. Non feci in tempo a dire qualcosa che papà sbottò infastidito.

« Bonnie apri quella maledetta porta! » La mia amica era un genio del male. Corsi verso la porta e la aprii. Quella non era Elena. Non poteva essere Elena.

Teneva i capelli raccolti in uno chignon malfatto e aveva solamente un filo di lucidalabbra. Indossava dei jeans qualsiasi, con un giubbotto sportivo. E la cosa più scandalosa era una in particolare…Aveva delle grandi occhiaie. Non aveva dormito quella notte.
« Bonnie! Siamo in ritardo! » urlò nervosa, afferrando la valigia.

Non poteva uscire conciata così! E poi…faceva leggermente ridere.
« Ti potresti specchiare? » chiesi io, trattenendomi dal ridere. Lei iniziò a dimenarsi nervosa, ma riuscii a trascinarla – letteralmente – davanti allo specchio.

« Chi è questo morto vivente mal truccato! » mi urlò contro. A quel punto, scoppiai a ridere di gusto. Le feci notare che era lei e la sua reazione non era stata come la immaginavo…era stata molto più tragica!

« Ele, calma! To’ il mio fondotinta! » disse, ancora, ridendo. Lei lo afferrò e iniziò a coprire le sue occhiaie. Io, nel frattempo, le sciolsi i capelli e glieli raccolsi in una treccia di lato. Non era un granché…ma era meglio di quella sottospecie di chignon che aveva provato a farsi di prima mattina.

« Ora andiamo? » chiese più gentile. Annuii afferrai la mia borsa e la misi a tracolla, mentre Elena trascinava via il mio trolley.
« Signorina, non si saluta più? » mi rimproverò mio padre. Gli sorrisi per andare ad abbracciarlo, ma Elena intervenne con la sua solita delicatezza.

« Su dai! Non vi vedrete per poco! Alla prossima, Signori McCollough! » urlò Elena trascinandomi fuori da casa mia.
Le diverse macchine con cui dovevamo partire, si trovavano a pochi isolati dopo casa mia. Stefan caricò anche il mio bagaglio sopra la sua macchina.

Passarono cinque minuti. Poi ne passarono dieci. Ed io stavo morendo di freddo. Perché non partivamo? Io, Elena e Meredith eravamo presenti. Stefan e Alaric c’erano. Mancava solo l’amico di Alaric. Matt, alla fine, aveva disdetto perché avrebbe passato le vacanze a New York.

« Alaric…il tuo amico quando viene? » chiesi tremando. Alaric ci pregò di aspettare altri cinque minuti.
« Senti freddo? » mi chiese Stefan, anche lui, tutto infreddolito. Annuii tremante. Mi strinse a sé e mi abbracciò. Lo abbracciai di slancio.

Meredith era troppo occupata a baciarsi con Alaric ed Elena ci osservava con aria afflitta.
Da lontana vidi un tipo venire verso di noi.

Osservandolo meglio…Aveva gli occhi e i capelli scuri. Non. Poteva. Essere. Era lui. Era una persecuzione! Me lo ritrovavo ovunque.

Era arrivato con espressione scocciato. Alaric lo salutò con una pacca sulla spalla e noi eravamo sconvolti. Era lui…il misterioso amico?

« Non hai detto che volevi andare in vacanza con la tua fidanzata? » chiese Damon, lanciandogli un’occhiataccia. L’amico fece spallucce.

« Meredith è la mia fidanzata. » disse lasciandole un bacio tra i capelli. Dire che Damon era sconvolto era dire poco…aveva un’espressione tra lo scocciato e l’arrabbiato.

Stefan era tutto ad un pezzo e mi teneva stretta a sé. Non aveva reagito male…anzi era piuttosto calmo.
« Salvatore, ci rincontriamo! » lo salutò Stef con amarezza. Cercava guai? Li aveva trovati con Damon. Quest’ultimo si avvicinò a passo svelto verso Stefan con espressione arrabbiata.

« Sono qui, solamente perché me l’ha chiesto il mio amico. » grugnì assottigliando gli occhi. Elena notando l’aria tesa che c’era, decise di mettersi in mezzo ai due litiganti.

« Che ne dite se cerchiamo di diventare…amici? » chiese sbattendo gli occhioni dolci. Damon si allontanò e asserì con un semplice gesto del capo.

Stefan sciolse l’abbraccio e mi prese per mano. Cosa stava facendo? Tutte questa smancerie e dolcezze…In pubblico, per giunta.
« Reggimi il gioco. » disse facendomi l’occhiolino. Come ripetevo sempre: il mio amico era un genio e gli volevo troppo bene.
« Grazie. » gli sussurrai. Lui mi bloccò tra la macchina e il suo corpo.

Si chinò su di me e mi lasciò un bacio sul collo, che mi fece tremare. Mi lasciò un altro bacio poco sotto la giugulare, per poi lasciarmene un altro a fior di labbra.

« Non voglio illuderti…» gli sussurrai, dandogli un bacio sulla guancia. Avvicinò il suo viso al mio.
« Ti sto aiutando. » sussurrò.  « Guarda che faccia che ha. » continuò, appoggiando la sua testa nell’incavo del mio collo. 

« Ti voglio bene. » Mi guardò un momento perplesso e mi fissò negli occhi. Lo avevo sorpreso. Era da tempo che non gli ricordavo quanto gli volessi bene.

« Prendetevi una camera…» borbottò Damon, con aria scocciata. Era geloso? Fatto bene! Così imparava a fare lo stronzo!
« Come ci sistemiamo per il viaggio? » Chiese questa volta Meredith. Stefan mi circondò il bacino con un braccio.

 « Voi tutti nella macchina di Alaric. Io e Bon nella mia macchina. » decretò velocemente Stefan con un grande sorriso. Elena era molto sorpresa, come Meredith d’altronde. Feci loro un occhiolino e capirono che era solo un bluff.

« NO! » intervenne secco Damon. Tutti quanti ci girammo verso di lui. Aveva un’espressione seria e non accennava a spostarsi da davanti alla macchina.

« Voi vi mettereste a fare i comodi vostri e voi avete le chiavi di casa… » sibilò serio. Ci aveva preso in contropiede. Cosa diceva ora?

« Allora…Tu, vieni con noi. Ci stai? » mi si bloccò il cuore. Gli aveva chiesto se veniva in macchina con noi? Era serio? Perché dovevo sorbirmelo, persino, durante un viaggio?

Ma conoscendo Damon non avrebbe mai accettato. Lui non era il tipo che si abbassava a dei compromessi.
« Ci sto! » disse, salendo in macchina. Stefan si accomodò al posto di guidatore, Damon accanto e io avevo a disposizione i sedili posteriori.

Questo viaggio era solo l’inizio di una lunga vacanza. Sperava andasse tutto bene…ma le possibilità erano poche.
Iniziai ad ascoltare la musica. Azionai ‘Let Her Go’ dei Passenger.

Il significato della canzone era molto ovvio. La vita era bella perchè era varia. Se fosse tutto fermo non potresti capire il valore delle cose. Se ci fosse sempre il sole e non esistesse la neve o una perturbazione qualsiasi, non penseresti assolutamente alla bellezza del sole, perchè il fatto che ci sia tutti i giorni e sempre, ti sarebbe indifferente. Quando due amanti vivevano per anni insieme diventa un amore abitudinario costruito giorno dopo giorno lentamente e non pensi che qualcosa vari, ma l’imponderabile succede anche nell’amore e allora crolla tutto improvvisamente e velocemente e lì capisci quanto era importante.

Canzone che rispecchiava la mia essenza. E anche quello che succedeva nella mia vita, in questi pochi mesi.
Prima disprezzavo Damon e lo volevo il più lontano possibile da me…Ora, invece, soffrivo stranamente la sua mancanza.

Riflettendo nei miei pensieri non mi resi conto che quei due già stavano litigando. Solo a mezz’ora circa dalla partenza! Era passata solo mezz’ora e loro per poco non si scannavano!

« Be’…vedo che vi siete fidanzati. » sputò con leggero odio, Damon. Stefan fece un sorrisino divertito e io per poco non mi presi un colpo.

« Dov’è successo? » continuò curioso. Lo stava facendo apposta? No…Lui non era il tipo di ragazzo che faceva questi giochetti.
Se per quello, ti ha anche scaricato quando tu lo hai perdonato…Tutto è possibile, disse la mia coscienza. Ma perché doveva essere così pignola?

Io e Stefan ci scambiammo un’occhiata e prese parola. Mi tolsi gli auricolari e mi sedetti meglio per sentire come io e Stefan c’eravamo fidanzati.

« E’ successo, quando tu le hai detto di dimenticarsi di te. E come vedi, ora stiamo benissimo insieme. » disse ovvio Stefan. Accennai un sorrisino, sbattendo gli occhi. Da dove le prendevo queste doti recitative? Non lo sapevo neanche io.

Stefan frenò di botto con la macchina. Damon rimase composto sul sedile, tenendosi al manico della portiera. Io, invece, sbattei la nuca contro il sedile.
Massaggiai per poco la nuca.

« Fatta male? » chiese Stef girandosi verso di me. Scossi la testa sicura. Non era tanto difficile recitare la parte da fidanzata con Stefan, dopotutto eravamo amici da una vita…Anche se non era giusto.

Ed è giusto che Damon si prendesse gioco di te? Continuò impertinente la vocina. Deglutii e decisi di dare voce ad una domanda che mi stava tormentando dall’inizio del viaggio.

« Perché non te ne sei andato una volta capito che dovevi stare con noi, per queste settimane? » chiesi a bassa voce. Stefan rallentò la guida, poiché incominciavano i tornanti.

Mi misi la cintura. Soffrivo di mal d’auto.
« Perché il mio amico mi ha pregato di venire. » rispose serio, fissando la strada. Dalla sua ultima risposta, era calato il silenzio in auto.

Nessuno dei tre voleva parlare o replicare le ultime parole dette da Damon. Stefan era occupato a guidare, Damon fissava la strada davanti a sé e a volte mi lanciava sguardi fugaci.

Io, invece, iniziavo a sentire il mal di stomaco. Quello che avevo sgranocchiato un’ora fa stava risalendo, dandomi un grande senso di nausea.

Stefan osservandomi dallo specchietto, capì che non mi sentivo bene. Dopo alcuni chilometri si accostò alla prima stazione di servizio che aveva visto.

E con Stefan, si fermarono anche gli altri.
Meredith e Alaric scesero abbracciati e si riscaldavano a vicenda. Elena venne verso di noi, scaldandosi le mani. Stefan scese frettolosamente dalla macchina, seguito da Damon.

Aprii lo sportello e osservai il paesaggio. Era tutto ghiacciato e gli alberi erano pieni di neve. Chissà dove ci trovavamo.
Scesi dalla macchina, ma misi male il piede a terra e scivolai su una striscia di ghiaccio. Venni sorretta da due forti braccia.

Damon era a pochi centimetri da me e aveva i suoi occhi puntati nei miei. Aveva un’espressione così seria che non riuscivo quasi a riconoscerlo.

« Dovresti guardare dove metti i piedi. » sussurrò glaciale. Il tono della sua voce assomigliava a tante lame che mi perforavano ripetutamente il cuore.

Annuii evitando il suo sguardo. Non mi reggevo in piedi. Avevo le gambe molli e tremavano per via del freddo.
« Non credo che il tuo ragazzo sarebbe contento di sapere che il giubbotto di pelle che stai indossando era un tempo mio. » continuò ironico. Ormai lui non poteva più indossarlo…La sera precedente avevo apportato dei leggeri cambiamenti, per renderlo della mia taglia.

Mi liberai della sua presa e afferrai il manico della portiera per sorreggermi. Stupida nausea mattutina.
« Tienitelo pure. » affermai, sfilandomi quello stupido giubbotto di pelle. Glielo lanciai contro e mi affrettai a raggiungere gli altri, all’interno della stazione di servizio.

Stefan, appena mi vide senza giubbotto strabuzzò gli occhi e si avvicinò con occhi di rimprovero. Di sicuro, non potevo dirgli della piccola discussione avuta con Damon, altrimenti non sapevo cosa potesse succedere dopo in macchina.

« Sei pazza? » mi chiese, abbracciando. Si, lo ero. O meglio, lo stavo diventando. Tutti quanti si stavano riscaldando. Meredith e Alaric stavano continuando il loro “discorso”. Elena beveva una tazza di cioccolata fumante e si avvicinò a me porgendomene un’altra.

La presi in mano e ne bevvi un sorso.

« Bonnie è il giubbotto? » sibilò Elena, portandomi lontano da Stefan. Le lanciai un’occhiataccia e già intuì che ci fosse di mezzo Damon.

Passarono dieci minuti e decidemmo di proseguire la magnifica gita.
« Dove hai lasciato il tuo giubbotto? Vado a prenderlo. » mi chiese il mio amico premuroso. Ora cosa gli rispondevo? Dissuaderlo non era possibile. Quindi, dovevo inventare una scusa su due piedi.

« Pettirosso, il tuo giubbotto… » intervenne da lontano Damon. Cosa stava facendo? Mi stava coprendo? Stronzo fino al midollo. L’avevo sempre pensato e sempre l’avrei ripetuto.

Stefan si allontanò da me, facendomi l’occhiolino. Sorrisi a disagio. Damon corse verso di me e posò sulle mie spalle il giubbotto.
« Perché lo hai fatto? » chiesi facendo la finta tonta. Mi guardò pensieroso, per poi grugnire qualcosa di incomprensibile.

« Non volevo che morissi di freddo. Chi lo sentirebbe a quello…» sbuffò infastidito, risalendo in macchina. Sorrisi inconsapevolmente e salii anch’io in macchina.

Il mal di stomaco non mi aveva ancora abbandonato. E dopo un’altra ora di viaggio già non ce la facevo più. Trattenevo a stento i conati di vomito e stavo morendo di freddo, nonostante il riscaldamento della macchina fosse acceso.

« Voglio venire dietro con te, Bon? » chiese Stefan preoccupato. Sbattei gli occhi e mi stiracchiai leggermente.
« NO! » sbottò improvvisamente Damon. Io lo fissai confusa, mentre Stef cercava di mantenere la calma al volante. Perché dovevo venire con loro in auto? Non poteva venire Elena? O Alaric?

« Vado io dietro. Tu continua a guidare lentamente, così da attutire la nausea. » Stefan cercò di replicare, ma Damon neanche stava ad ascoltarlo.

Stefan accostò la macchina per permettere a Damon di venire dietro da me. Il mio amico era piuttosto rigido e teneva le mani serrate sul volante.

Appena Damon si sedette, Stef riaccese il motore e spinse sull’acceleratore. Damon era seduto sul sedile di sinistra, mentre io ero seduta verso destra il più possibile lontano da lui.

Lo osservai, sperando che non se ne accorgeste. Il suo viso era contratto in una smorfia dura e fissava incurante la strada, lanciandomi a volte delle rapide occhiate.

Era uno spettacolo. Altro che attori.

Il suo look total black lo faceva sembrare più misterioso di quel che era. I capelli lisci gli incorniciavano il viso. Il viso era rigido e non accennava un semplice sorriso.

« Stai morendo di freddo. Vieni qui, non mordo mica. » ghignò strafottente. Lo odiavo. Odiavo tutto di lui. Odiavo il suo viso. Odiavo i suoi occhi. Odiavo tutto di lui.

Scossi la testa, continuando a tremare. Stefan era così rigido che sembrava una statua, però sentivo il suo respiro pesante.
Damon vedendo che non accennavo ad avvicinarmi a lui, si avvicinò a me. Perché faceva così? Perché due settimane fa mi aveva rifilato un due di picche, per poi comportarsi così ora? Qual’era il suo obbiettivo?

Mi strinse a sé con delicatezza. Mi sfiorava appena e mi teneva nelle sue braccia come se fossi di cristallo.

Al contatto col suo corpo ero diventata bollente. Mi sentivo accaldata e molto imbarazzata, soprattutto, per la presenza di Stefan in macchina.

« Perché fai così? » chiesi, accoccolandomi meglio nelle sue braccia. Abbassò gli occhi e per un momento pensai di averlo sorpreso.
« Riposa, Pettirosso. » Mi aveva fatto nuovamente fessa. Aveva rigirato la mia domanda e l’aveva liquidata, ancora una volta.
Chiusi gradualmente gli occhi. Sentivo le mani di Damon accarezzarmi i capelli e tenermi con l’altra mano stretta a sé, quasi a non lasciarmi più andare.

« Non farti strane idee, Salvatore. » grugnì Stefan. Ma perché aveva parlato? Perché? Non doveva aprire bocca. Soprattutto se io non potevo difenderlo, poiché stavo – apparentemente – dormendo.

« Meglio che impari a difenderla come si deve, altrimenti te la vedrai con me. » rispose con egual gentilezza Damon. Si stava…preoccupando per me?

No, sta contando le pecorelle. Ovvio che si sta preoccupando per te! Suggerì la mia coscienza. Allora, perché si comportava così con me? Aveva due facce e due comportamenti.

Non sentii Stefan replicare alla sua ultima frase. Non sentivo più niente.
Pochi secondi e caddi nelle braccia di Morfeo.
 
Mi sentivo oppressa. Chiusa. Col cuore in gola. Mi mancava l’aria per respirare. Mi mancava il sole per sentire il calore.
Mi mancava lui. Mi mancava tutto.

Mi mancavano i suoi insulti. Mi mancavano le sue frecciatine. Mi mancavano i suoi sbalzi d’umore. Mi mancava ogni centimetro della sua pelle, che al solo contatto mi riscaldava.

Mi mancavano i suoi occhi tetri e cupi, che nascondevano i suoi segreti più oscuri.
Mi mancava Damon.

I ricordi riaffioravano come un tornado. Il nostro primo incontro e la sua presa forte sul mio polso.
La sua strafottenza nell’invitarmi a quella festa. Elena e il suo piano bizzarro che mi aiutò a conoscerlo.

Più io mi avvicinavo, più lui si allontanava. Più io mi allontanavo, più lui ritornava sui suoi passi. Eravamo due calamite. Due calamite opposte che si attraggono senza motivo. Che si cercano e si allontanano, in continuazione.
Nascondeva qualcosa. Lo sentivo.

Si sentiva nella sua voce. Si vedeva nei suoi occhi. Si percepiva dal suo modo di fare. In qualsiasi cosa facesse risaltava il suo modo schivo e lugubre nei confronti della vita e di certe persone.

Se prima intorno a me, era tutto buio…Ora tutto iniziava a farsi più chiaro. L’oscurità che mi avvolgeva si stava dissolvendo e riuscivo a identificare il luogo in cui mi trovavo.

Era uno spezzone di uno dei tanti ricordi. Era la volta in cui lo incontrai a cimitero. Non avevo fatto caso ad un particolare. Quegli occhi. Gli occhi della donna.

Il cimitero si dissolse in pochi secondi, così com’era apparso. E si presentava un’altra scena. Io che passeggiavo con il mio amico.

Ecco, cosa non avevo mai notato. Cosa mi era sfuggito. Senza dubbio, era un piccolo pezzo di puzzle che avevo trovato e che mi poteva aiutare a ricostruire la vita di Damon.
 
Finalmente la situazione mi era più chiara. Sapevo cosa fare. Dovevo capire se quello che avevo sognato era vero.

Dal sogno spiccava una sensazione che mi fece accapponare la pelle: l’infinita tristezza nel capire che la persona che desideri, ti avrebbe sempre estromesso dalla sua vita.

Una sensazione che non augurerei a nessuno.
 

“Quando mi guarda,
tutto ciò che vede…
è solamente un giocattolo rotto.”
 


Angolo della pazza: Sono ritornata. Sempre in ritardo di un giorno, ma almeno ci sono! Spero che il capitolo vi sia piaciuto come sia piaciuto a me. L’amico di Alaric era Damon! *-*
Non so cosa dire…Forse non vi sarà molto chiara la parte del sogno e se volete qualche chiarimento io sono sempre qui, pronta a schiarirvi le idee visto che quando voglio so essere abbastanza esaustiva XDXD
Ringrazio infinitamente Puffetta2001, Pagy94 e simi_directioner che hanno recensito il mio scorso il capitolo. Veramente un grazie di cuore.
Come sempre, ci vediamo a Sabato o Lunedì. Per qualche complicazione vi farò sapere. Se riusciamo ad arrivare ancora a 3 recensioni, siete mitiche.
Alla prossima.
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa
 
 
 
 
 
 
 

 
 

 
  
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