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Autore: Duchannes    07/04/2014    0 recensioni
Harry sorrise ignorando i miei avvertimenti –Dove ci vediamo?-
Tirai un sospiro riflettendo se accettare o meno, infondo mi andava, quindi non mi sarebbe dispiaciuto –Va bene, al molo, alle nove, ma Harry… non innamorarti di me, per favore.- decretai.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don't fall in love with me.

Il mare.
Quel posto che tutte le persone guardano con ammirazione e io l’ho sempre invidiato.
Custodisce i segreti, è amato da tutti, è così grande e non deve preoccuparsi del giudizio degli altri, lui li ama tutti, permette a tutti di stare con lui, li bagna, li rinfresca, asciuga le loro lacrime… lui è un fratello.
Uno che c’è sempre e non andrà mai lontano.
Perché sì, il mare è sempre lì, è come un amico fidato, non ti volterà mai le spalle, mai si scoccerà di ascoltare i soliti drammi.
Era per questo che amavo il mare, perché quando mi sentivo terribilmente vulnerabile io andavo da lui e potevo raccontargli tutto, lui raccoglieva ogni mia singola lacrima, senza giudicare mai i miei pensieri.
Mi era stato accanto quando ero malata e adesso non riuscivo più a lasciarlo.
Non andavo a mare solo quando ero triste, mi piaceva starci anche in quelle giornate in cui mi sentivo terribilmente felice, tranquilla, appagata dalla quotidianità.
Andavo al piccolo molo e mi ci sedevo sopra, a volte con un libro, altre semplicemente fissavo quella distesa d’acqua che ormai era il mio confidente segreto.
Ogni volta che venivamo in vacanza in questo posto, i miei sapevano che mi avrebbero trovato lì, come quando frequenti sempre un’amica e i tuoi sanno che sarai a casa sua, io ero dalla mia amica, madre e sorella.
Oggi ci ero andata proprio perché ero felice, oggi era passato un anno, un anno da quando la mia malattia mi aveva distrutta e mi aveva portato ad essere ricoverata.
Un anno dopo ero qui ed ero viva, ero felice e ora ero sana.
La bulimia era volata via e ora era solo un terribile ricordo, un ricordo che mi avrebbe segnato per sempre, un ricordo che mi sarei sempre portato sulle spalle, ma che ora era lontano e potevo da esso solo trarre lezioni, solo trarre insegnamenti.
 
Tirai un sospiro socchiudendo gli occhi, il mare oggi era capriccioso, le sue onde continuavano ad infrangersi contro il molo.
Inspirai a fondo quel dolce profumo di salsedine che mi era mancato tanto, ero arrivata da due giorni e i miei mi avevano tenuta occupata con mille cene con tutti gli amici del posto, possibile che venissimo in vacanza per il mare e per due giorni non avevamo potuto starci?
Avevo approfittato del primo momento libero per svignarmela, mio padre mi aveva guardato negli occhi e aveva subito capito che avevo assolutamente bisogno di stare al mare.
Lui sapeva di quanto fosse vitale per me e allora mi aveva trovato una scusa per uscire.
- Dovresti stare attenta, le onde sono troppo forti per stare così vicina.-
Una voce roca alle mie spalle mi riscosse dalla mia tranquillità, mi voltai a vedere da chi proveniva e il respiro mi si bloccò in gola.
Era un ragazzo molto alto, con dei capelli ricci ribelli, un cappello che li conteneva, un bermuda di jeans, una camicia bianca molto larga e i piedi nudi.
Se ne stava in piedi dietro di me e io non mi ero neanche accorta che qualcuno mi si fosse avvicinato.
Era davvero bello, ma non fu quello a bloccarmi il respiro, ma i suoi occhi.
Due pozzi verdi, in cui potevi annegarci, un po’ come il mare, due pozzi in cui ti ci potevi buttare a capofitto.
Lo fissai decisa, la sua affermazione aveva urtato il mio sistema nervoso, il mare non mi avrebbe mai fatto del male.
- Non ho paura del mare, non mi farebbe mai del male.-
Alla mia affermazione le sue sopracciglia si aggrottarono e le sue labbra rosse si aprirono in un sorriso -Ti rivolgi a lui come se fosse un amico.-
Feci spallucce distogliendo lo sguardo da quei due occhi -Lo è.- conclusi semplicemente, tornando a porre l’attenzione alle onde, sempre più irrequiete.
Il ragazzo restò fermo dietro di me, sentivo la sua presenza immobile, poi si chinò porgendomi la mano -Il mare è amico di tutti, ma oggi è parecchio arrabbiato, le persone quando sono arrabbiate non ragionano, perciò potresti gentilmente venir via da lì?-
Mi voltai verso di lui ad osservare prima la sua espressione, poi la sua mano -Perché ti preoccupa il fatto che possa farmi del male? Non mi conosci.-
La mia risposta lo sorprese, puntò gli occhi altrove riflettendoci, poi si tirò indietro.
-Hai ragione, perché non lasciare che il mare ti rapisca? E’ così difficile pensare che le persone siano gentili qualche volta? Sono una persona che tiene agli altri, anche se sono sconosciuti.-
Mi voltai a fissarlo interrogativa, non sapevo come classificare il suo comportamento, mi fidavo poco dei ragazzi.
- Sono due giorni che sono arrivata e per due maledettissimi giorni non mi hanno lasciato venire qui, ho solo quest’oretta per potermi godere questo spettacolo, ti prego, lasciamela vivere in pace.-
Mi fissò confuso, poi tirò un sospiro, si era arreso.
- Mi permetteresti almeno di sedermi di fianco a te? Magari se tenta di portarti via, potrei afferrarti.-
Lo guardai per qualche secondo, prima di fare spallucce.
- Come ti pare, l’importante è che tu stia in silenzio.-
Lui sorrise accomodandosi di fianco a me -Sarò muto come un pesce.- aggiunse sorridendo.
E io sorrisi di rimando, cercando di nasconderlo.
Restammo così, fermi in silenzio a guardare il mare.
Poi la sera calò lentamente, il sole sparì pian piano dietro quella distesa azzurra e io capii che era meglio tornare a casa o i miei si sarebbero preoccupati, come al solito mi ero fatto cullare da quella sensazione meravigliosa, senza badare a quanto tempo trascorressi lì.
Il ragazzo era stato tutto il tempo seduto di fianco a me in silenzio, sembrava essere stato a proprio agio, come se fosse qualcosa che faceva tutti i giorni, aveva passato il tempo ad osservarmi di tanto in tanto, quasi come se volesse leggere nei miei occhi le emozioni che mi suscitava quel paesaggio.
Mi tirai in piedi sistemando il mio vestito, che si era sgualcito visto le ore che avevo trascorso seduta nella stessa posizione.
Il ragazzo si tirò in piedi, fissandomi, era in procinto di chiedermi qualcosa e lo potevo capire dalle sue morbide labbra increspate –Abiti qui?-
Annuii silenziosamente, mentre lui sembrava combattere con se stesso, cercando la domanda giusta –Posso accompagnarti a casa?-
Lo fissai per qualche minuto, prima di scuotere la testa –No, vado da sola, grazie di esserti offerto.-
Lui sembrò deluso di fronte al mio rifiuto gentile, forse ad una parte di me  dispiaceva rifiutarlo, ma dall’altra, sapevo che non volevo nessuno in quel giorno tanto speciale per me, era il mio giorno e non volevo condividerlo con nessun altro.
Il ragazzo fece spallucce sconfitto dal mio rifiuto –Magari potrei sapere il tuo nome?- chiese corrugando le sopracciglia, timoroso di una mia probabile risposta negativa.
Lo fissai per qualche secondo –Tu come ti chiami?- chiesi ignorando la sua richiesta.
-Harry.- esordì semplicemente, sperando in una mia risposta affermativa.
-Oh, be’ vedi Harry, magari ti dirò il mio nome se mai ci incontreremo la prossima volta, se sarà destino allora ti concederò di saperlo.- dissi divertita, non ero mai solita giocare con qualcuno così, né sapevo da dove fosse uscita la mia improvvisa audacia.
Harry si morse il labbro inferiore, prima di dire –E se la prossima volta non volessi più saperlo?- disse provocandomi.
Feci semplicemente spallucce –Non sono io a volerti accompagnare a casa, Harry.- ribattei senza più lasciargli tempo per rispondere.
Mi voltai incamminandomi e lasciandomi alle spalle quel curioso ragazzo, in realtà mi aveva incuriosita, ma ero molto brava a nasconderlo.

***
 
Mi distesi a pancia in giù, lasciando che il sole baciasse la mia schiena nuda, mentre mi immergevo in quel libro che diventava sempre più interessante.
Era la mia saga preferita e man a mano che procedevo rileggendola, mi rendevo conto di quanto amassi davvero quei personaggi, erano ormai come familiari per me.
I miei genitori erano tornati a casa, avevano deciso che il sole era troppo forte per loro e mi avevano lasciato lì da sola, solo dopo avermi raccomandato una decina di  volte di usare la protezione solare.
La mia lettura pacifica fu interrotta da qualcuno che si era seduto di fianco a me e adesso si stava schiarendo la voce.
Alzai gli occhi dal mio libro, puntandoli nelle iridi verdi del ragazzo che avevo incontrato un paio di giorni fa al molo.
Lo fissai aspettando che parlasse e lui in tutta risposta mi salutò con un –Ciao ragazza del mare.-
Gli sorrisi di risposta cambiando posizione e sedendomi in modo da potergli parlare.
-Ciao Harry.- salutai in risposta, prima che lui cogliesse l’occasione al volo –Ora devi dirmi il tuo nome, come promesso.-
Decisi di stuzzicarlo ancora un po’, prima di rivelargli il mio nome –Uhm mi pareva di aver capito che non avevi più voglia di chiedermelo.-
Lui sorrise alzando gli occhi al cielo –Mi pare che ti piaccia essere pregata.-
Feci spallucce con un sorrisetto –Be’ a chi dispiacerebbe che un bel ragazzo, dagli occhi splendidi, pregasse per ottenere informazioni?-
Lui sorrise compiaciuto senza staccare gli occhi dai miei –Mi hai appena fatto due complimenti in una sola frase?-
Feci spallucce spostando i miei capelli rossi da un lato –Potrei… dico sempre quello che penso, non mi faccio problemi.-
Harry mi fissò a lungo prima di dire –Allora devi piacere a tutti, di solito le persone sincere vengono apprezzate da molti.-
Sorrisi ironicamente alla sua affermazione scuotendo la testa –In realtà mi odiano in molti, ho spezzato molti cuori.-
Harry alzò un sopracciglio per la mia risposta poco modesta –Quindi sei una che spezza i cuori?-
Tirai i miei capelli rossi da un lato, cominciando a legarli in una treccia improvvisata –Non perché mi piace farlo, perché non sono fatta per l’amore, non consiglierei a nessuno di innamorarsi di me, è pericoloso.- sussurrai a bassa voce, come se gli stessi sussurrando un segreto di Stato.
Lui scosse la testa sorridendo –Magari non hai mai incontrato qualcuno che ti ha fatto girare la testa- affermò sfilando la camicia con motivi floreali che indossava, lasciando il suo petto completamente nudo, su cui si potevano notare i numerosi tatuaggi.
Scossi la testa guardandolo dritto negli occhi –Sarò onesta, il primo ragazzo che mi ha fatto girare la testa si chiamava Nick, era brillante, un figo, quello desiderato da tutta la scuola. Siamo stati insieme quattro mesi, si è innamorato di me, quando me lo confessò, l’ho lasciato. Fu così anche per gli altri cinque ragazzi che hanno tentato di farmi innamorare di loro.-
Harry mi fissò serio, riflettendo sulle mie parole, poi increspò le labbra pensieroso, prima di dare voce ai suoi pensieri –Qual è invece il ragazzo che ti ha spezzato il cuore e ti porta a chiuderti?-
Stava cercando di capire il motivo, cercava di scavare nel mio passato, per capire cosa mi portava a chiudermi di fronte ai reali sentimenti.
Sorrisi di fronte alla sua domanda –Ti sbagli, non è colpa di nessun ragazzo, con le esperienze della mia vita, ho capito che non provo interesse per l’amore. Gli scrittori ci assillano da anni, ma mai nessuno ha capito il reale messaggio che si celava dietro i loro scritti.-
Lui corrugò le sopracciglia, probabilmente incuriosito dalle mie parole e mi spronò a continuare –E quale sarebbe il reale messaggio?-
Mi avvicinai di più a lui, per potergli sussurrare la mia risposta –Che non ne vale la pena, che l’amore finisce e resta il dolore. Prendi Dante, si è dannato tutta la vita per una donna che non l’ha mai amato; Romeo? L’amore lo porta lontano dalla sua patria, lo porta alla morte; Tristano? Morte anche per lui. Questi sono i messaggi impliciti, l’amore porta alla sofferenza e non ne vale la pena.-
Harry scoppiò a ridere di fronte alla mia affermazione, la sua risata rauca mi invase e gli comparirono delle deliziose fossette al lati delle guance.
Quando smise di ridere, si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi la spiegazione della sua ilarità nei confronti della mia teoria –Loro non volevano dire questo, loro dicevano che nonostante la sofferenza e addirittura la morte, ne valeva la pena, perché valeva la pena anche morire pur di assaporare quel forte sentimento che ci sconvolge e ci fa sentire al settimo cielo.-
Scossi la testa ribattendo –Sono solo attimi di felicità vana, che finiranno e che ti resta? Il ricordo.-
Harry alzò gli occhi al cielo –Se solo tu non fossi cinica, non ti chiudessi e percepiresti quel sentimento forte, sulla tua stessa pelle, poi faresti di tutto per provarne ancora anche solo per un attimo.-
Guardai di fronte a me contrariata dalle sue parole, Harry stava facendo come tutti, cercava di convincermi del contrario.
-Harry non riuscirai a farmi cambiare idea.- conclusi, cercando di fargli capire di non provarci.
Harry fece spallucce –Non era mia intenzione tra l’altro, era solo uno scambio di idee, rispetto le idee altrui.-
-Bravo ragazzo.- approvai, mentre lui mi sorrideva, ma prima che potesse dire nient’altro, vidi Corinne avvicinarsi a noi con un sorrisetto –Effy tra poco è ora di pranzo, tuo padre mi ha mandato a dirti di tornare a casa.-
Le sorrisi annuendo -Corinne vi raggiungo subito, non mangiate tutto senza di me.-
Lei mi sorrise di rimando, lanciando un’altra occhiata ad Harry, prima di ritornare verso la strada di casa.
Harry mi sorrise luminoso –Effy, un bel nome, anche se spero che tu non sia come la Effy di skins.-
Sorrisi scuotendo la testa –Lei è troppo drammatica, io non lo sono, ho imparato a non farmi prendere dal dramma.-
Harry annuì pensieroso, prima di fare la prossima domanda –Lei è la vostra badante?-
Scoppiai a ridere alla sua domanda, pensando alla faccia di Corinne una volta che gli avrei riferito l’impressione di Harry –No Harry, lei è la compagna di mio padre.-
Harry capì all’istante sorridendo –Oh, povera, l’avevo scambiata per la tua badante, porgile le mie scuse. Da quand’è che i tuoi sono separati?-
Mi tirai in piedi piegando il telo su cui ero stesa, lo poggiai nella borsa insieme al libro e infilai il parasole che usavo per coprire il costume –Vuoi sapere troppo Harry, hai già saputo il mio nome.- dissi ironicamente.
Harry sorrise tirandosi in piedi e battendo le sue mani per far scivolare via i granelli di sabbia che si erano incastrati tra le dita, prima di fronteggiarmi –Uhm… vorrei rivederti, possiamo uscire stasera?-
Lo fissai negli occhi verdi, limpidi e speranzosi –Harry mi sei simpatico e sembri una bella persona, non voglio farti male.-
Lui sorrise scuotendo la testa –Non mi innamoro così facilmente, possiamo uscire tra amici? O non credi neanche all’amicizia?-
Alzai gli occhi al cielo alla sua domanda divertita –Sì, ho degli amici, ma credo che potrebbe finire male questa volta.-
Harry sorrise ignorando i miei avvertimenti –Dove ci vediamo?-
Tirai un sospiro riflettendo se accettare o meno, infondo mi andava, quindi non mi sarebbe dispiaciuto –Va bene, al molo, alle nove, ma Harry… non innamorarti di me, per favore.- decretai.
Harry mi fissò per qualche minuto divertito, poi annuì di fronte alla mia espressione sera e lasciandomi un bacio sulla guancia –A stasera.- disse lasciandomi interdetta, sarebbe finita piuttosto male.
 
***
 
Uscii dalla doccia avvolta in un asciugamano, infilai il mio completino intimo di pizzo che mi era stato regalato ieri da Corinne per il mio giorno, mentre papà mi aveva regalato un libro scritto a mano di Shakespeare, un edizione introvabile.
Scrutai l’armadio in cerca di cosa mettere, afferrai il pantaloncino di jeans alta in vita, una canotta di pizzo nero da cui si intravedeva il reggiseno e poi le mie converse turchesi.
Infilai tutti gli oggetti necessari nella borsa, dando uno sguardo all’orologio intagliato a mano, regalatomi invece da mio nonno.
Erano circa le nove meno venti, ero in perfetto orario, giusto il tempo per arrivare al molo.
Afferrai il giubbotto di jeans scendendo di sotto, dove Corinne e mio padre erano accoccolati sul divano a guardare un film.
-Io esco.- esclamai, attirando l’attenzione di papà che mi fissò curioso.
-E con chi esci?- chiese scrutando il mio abbigliamento.
-Con un ragazzo che ho conosciuto in spiaggia stamattina.- dissi tranquillamente, mentre mio padre mi fissava perplesso.
Corinne intervenne dandomi una mano –Lasciala andare, l’ho conosciuto anch’io, è davvero un bel ragazzo.-
Le sorrisi grata del suo intervento, papà si preoccupava sempre eccessivamente per me, per fortuna Corinne riusciva sempre a bilanciare le cose.
Mi avvicinai a baciarli entrambi sulle guance, prima di uscire e incamminarmi verso il molo.
Le strade erano piuttosto affollate, visto che era anche l’inizio di Agosto.
Di solito però c’erano poche persone, sedute sulla piattaforma su cui passava giorni interi.
Scorsi la figura slanciata di Harry seduto sulla parte finale della piattaforma.
Mi avvicinai di soppiatto, prima di chinarmi e sussurrargli all’orecchio –Ciao ragazzo dagli splendidi occhi verdi.-
Harry non sobbalzò come mi aspettavo, semplicemente mi sorrise voltandosi verso di me, i nostri volti si ritrovarono così pericolosamente vicini, lui inchiodò le sue iridi verdi nelle mie, mentre un sorrisetto compiaciuto gli incorniciava le labbra.
Io mi tirai indietro, mentre Harry diceva –Ciao Effy non drammatica.-
Sorrisi fingendo un piccolo inchino, mentre Harry si tirava su e percorreva con lo sguardo tutto il mio corpo, soffermandosi particolarmente sulle mie gambe lunghe.
Scossi la testa divertita e lusingata –Be’ possiamo andare o puoi continuare a fissare le mie gambe, come preferisci.- dissi inviandogli una frecciatina.
Harry sorrise fissandomi, questa volta negli occhi e si avvicinò a me in modo da potermi sussurrare qualcosa che gli altri non potevano sentire –Andiamo, anche se restare a fissare le tue gambe non mi dispiacerebbe affatto.- accarezzò quelle parole con la sua voce rauca, facendo salire un brivido su per la mia schiena.
Ignorai l’effetto di quelle parole, fingendo indifferenza, il brivido era dovuta all’attrazione fisica che purtroppo era quasi palpabile tra noi, ma di solito questi commenti mi irritavano, i ragazzi non sapevano di certo tutto quello che avevo passato, non sapevano cos’ero arrivata ad essere per avere delle gambe così e adesso non le consideravo un premio della mia malattia, perché non erano un premio, non c’erano premi dopo un inferno così.
Harry dovette notare la mia natura particolarmente silenziosa, perciò increspò le labbra come faceva di solito quando era dubbioso –Ho detto qualcosa che non va?-
Alzai gli occhi verso di lui mentre ci incamminavamo –Le mie gambe.- dissi stando in silenzio per un minuto, prima di continuare –Sai che prima non erano così? Due anni di bulimia, due anni di inferno e terapie, per me non sono belle, non dopo quello che ho passato, mi sembra solo stupido essere arrivata a quel limite solo per avere un paio di gambe su cui i ragazzi potessero fare apprezzamenti. Mi fa schifo.- dissi esponendo tutti i miei reali sentimenti nascosti dietro la mia espressione.
Harry spalancò di poco le pupille sentendo le mie parole, era sorpreso, ero brava a colpire le persone con discorsi ad effetto, nessuno si aspettava che avessi mai parlato di cose così personali, ma io andavo fiera di aver sconfitto la mia malattia, non mi dispiaceva parlarne.
Però Harry non chiese scusa e non si mostrò compassionevole nei miei confronti, fece semplicemente spallucce –Be’ sì è un po’ stupido, perché non c’è bisogno di avere delle gambe magre per essere belle, per quanto mi riguarda voi donne siete tutte uno spettacolo, anche con qualche chilo in più.-
Lo fissai per qualche minuto non credendo alle sue parole –Certo, facile a dirsi ora, dopo che ti ho detto che avevo problemi di peso.-
Harry sembrò ferito dalla mia risposta e della mia poca fiducia, lo potetti capire del suo sguardo tagliente, mentre mi dava conferma delle sue parole –La mia prima ragazza si chiamava Lucy era abbastanza magra direi, la mia seconda ragazza si chiamava Roxenne aveva problemi di peso, era bellissima, lei diceva sempre che ero pazzo a fargli tutti quei complimenti, ma lei era davvero bellissima.-
Ascoltai le sue parole facendo spallucce –Okay, te lo concedo, scusa.-
Harry fece spallucce –Da quand’è che sei guarita?- chiese, ritornando alla mia malattia.
-Ieri era un anno, abbiamo fatto una piccola festicciola per celebrare il mio giorno speciale.- dissi felice dei ricordi che il giorno precedente mi aveva lasciato.
Lui mi sorrise entusiasta –Ow auguri per ieri allora, e complimenti, sei una piccola soldatessa vittoriosa.-
Gli sorrisi sincera, Harry mi piaceva, sapeva sempre dire la cosa giusta.
 
***
 
-Voglio il tuo gelato, Harry ti prego il mio è buonissimo e voglio cederlo a te, sono altruista.- dissi fingendo alla perfezione, avevo scelto un paio di gusti dai nomi strani senza ascoltare gli avvisi di Harry, così mi ero ritrovata con un gelato davvero pessimo e ora cercavo di fare di tutto pur di imbrogliare Harry, ma lui non era stupido e non cadeva nelle mie trappole, nemmeno nei miei occhi dolci.
Eravamo seduti in spiaggia, tra la sabbia ormai tiepida, visto che il sole stava lentamente tramontando.
Harry scosse la testa contrariato –No, non ci casco mica, so già che faranno così schifo che non riesci neanche a mandarli giù.-
Sbuffai mimando un piccolo broncio –E va bene, mi arrendo, vado a buttarlo.-
Mi tirai in piedi avviandomi verso il cestino che era poco dietro di noi, quando guardai con la coda dell’occhio nella direzione di Harry, notai che fissava il mio fondoschiena mentre camminavo, mi voltai verso di lui fulminandolo e lui sorrise annuendo in apprezzamento.
Alzai gli occhi al cielo sedendomi di nuovo di fianco a lui –Posso almeno assaggiare il tuo? Giusto per riparare il cattivo gusto del mio.-
Harry si avvicinò ad un passo dalle mie labbra –Se vuoi posso baciarti, dalle mie labbra è sicuramente migliore.-
Non faceva altro che provocarmi, passavamo la maggior parte del tempo insieme parlando di qualsiasi cosa, finché Harry non irrompeva con la solita battutina provocatoria.
Alzai gli occhi al cielo rifiutando la sua proposta –No grazie, mi tengo il sapore disgustoso.-
Harry ghignò divertito in risposta, come faceva sempre, finché non notai che aveva le labbra sporche di cioccolato.
-Harry hai le labbra sporche.- dissi riemergendo dal libro che nel frattempo avevo cominciato a leggere.
Lui si avvicinò di poco a me –Dove?- chiese, senza l’ombra di uno scherzo negli occhi.
Fissai le sue iridi verde e poi le sue labbra, spostai gli occhi da un parte all’altra in silenzio, avevo così tanta voglia di baciarlo…ma mi bloccai, gli indicai la parte superiore e lui sorrise ringraziandomi, ma potevo leggere nei suoi occhi la delusione di quel bacio mancato.
 
***
 
Mossi una pedina in avanti, prima che Harry la mangiasse con un ghigno e io mi arrendessi sconfortata –Senti io non ci riesco, sono troppo una frana a scacchi, e tu sei un fottuto esperto.-
Harry sorrise vittorioso stiracchiandosi, erano ormai tre ore che eravamo seduti in spiaggia mentre lui cercava di insegnarmi come giocare.
Restò per qualche minuto a guardarmi –Effy è solo che non ti concentri, ti distrai troppo facilmente.-
Feci spallucce –La mia mente è sempre in moto, non si ferma un attimo.-
Harry mi fissò curioso –E dove viaggia la tua mente?- chiese serio.
Io lo fissai prima di avvicinarmi e sussurrargli –In posti sconosciuti, oltreoceano, oltre mondo… all’infinito.-
Harry mi sorrise compiaciuto –Posso venire con te oltreoceano?- chiese, mentre io sorridevo facendo spallucce.
***
Harry mi chiamava ogni sera, passavamo le ore intere al telefono prima di addormentarci, mi accompagnava tutte le mattine in spiaggia e passavamo il resto del giorno insieme.
La cosa non andava  bene, sapevo che Harry si stava chiaramente coinvolgendo, sapevo che avrebbe presto cominciato a pretendere di più e a starci male, non volevo illuderlo, non volevo che ci stesse male.
Così decisi di non vederlo, quella mattina non mi alzai e non andai al mare, Harry mi aveva richiamato ripetute volte, senza mai ottenere risposte.
Era sera tardi quando il mio cellulare prese a vibrare di nuovo, mentre io ero immersa nella lettura di un libro, fissai il nome di Harry su display con dispiacere, avrei voluto parlargli, ma non era giusto, così lasciai stare.
 
***
Harry non ebbe mie notizie per il resto della settimana, mi chiamava puntualmente tutte le sere e mi riempiva di sms –Cazzo Effy, fammi sapere se almeno stai bene.- inviò quella sera e io decisi di rispondergli.
-Sto bene Harry, non pensarmi cazzo.- scrissi rudemente, sperando di allontanarlo ulteriormente.
-Domani ci vediamo al solito posto, dobbiamo parlare, sei una fottuta idiota Effy se pensi che io mi stia innamorando di te.- le sue parole suscitarono in me due effetti contrastanti, quello predominante era il sollievo per quelle parole, ma c’era anche una piccola quantità di delusione.
 
La mattina dopo decisi di fronteggiare Harry, infondo meritava che mi presentassi.
Quando arrivai al solito posto, lo ritrovai lì con le cuffie nelle orecchie, mentre fissava le onde che si infrangevano contro il molo.
Mi avvicinai titubante, mi ero già preparata psicologicamente alla sfuriata, mi sedetti cautamente di fianco a lui.
Harry si voltò verso di me guardandomi negli occhi, le sue pozze verdi mi scrutarono a fondo, mentre sfilava una cuffietta e me la porgeva.
Il suo gesto mi sorprese, Harry non aveva parlato, non mi aveva urlato contro, mi stava solo offrendo una cuffia, come se non mi fossi mai comportata da stronza con lui.
Afferrai la cuffia titubante, appoggiando la testa sulla sua spalla, mentre un suo braccio mi cingeva la schiena –Mi dispiace.- sussurrai, guardando il mare di fronte a me.
Harry fece spallucce, senza dire una parola.
Non so per quanto tempo restammo lì, abbracciati, a fissare il mare, mentre le canzoni scorrevano in sottofondo, mentre calava la notte.
Harry si voltò poi verso di me per qualche secondo e lessi tutto nei suoi occhi, Harry non aveva detto niente perché gli ero semplicemente mancata e voleva solo stringermi a se, lessi nei suoi occhi che era troppo tardi e che ci era già parecchio dentro.
Fissò le mie labbra per qualche minuto, prima di guardare i miei occhi e chiedere silenziosamente il permesso.
Accennai a un piccolo sorriso, facendo spallucce e Harry non si lasciò sfuggire l’occasione.
Catturò le mie labbra lentamente, assaporandole piano, come se volesse racchiudere quell’attimo per l’eterno, lasciò che la sua lingua si intrecciasse alla mia, mentre le sue mani erano tra i miei cappelli e tenevano ferma la mia testa.
Le mie labbra scesero a baciare il suo collo, mordendolo sensualmente, sentii Harry sospirare per quel mio gesto.
Lo fissai per qualche secondo, i suoi occhi erano colmi di desiderio, colmi d’amore e sapevo cosa stava leggendo nei miei, vuoto, niente sentimenti e potevo quasi leggere sul suo volto il dolore che questo gli provocava.
Ma si lasciò trasportare dalle sue emozioni, sfilò lentamente il mio vestito leggero, fissando il mio corpo, mentre io sfilavo i suoi di indumenti.
E mi amò, lasciò scivolare i suoi sentimenti sul nostro amplesso, lasciò che il suo amore per me fosse coinvolto nel nostro rapporto, era ansioso, gli sudavano le mani e mi toccava titubante.
Mi amava e me lo confermò, quella stessa sera, guardandomi negli occhi –Ti amo Effy, non posso farci niente.-
 
 
 ***
 
 
‘Caro Harry,
mi dispiace così tanto, mi dispiace da morire. Io te l’avevo detto Harry, nessuno può amarmi, io non voglio essere amata, mi dispiace davvero tanto, forse questa è l’unica volta in cui ho davvero sentito qualcosa, ma io non li voglio questi sentimenti Harry.
So che non capirai, non capirebbe nessuno, so che mi odierai e fai bene Harry, perché è quello che merito.
Io te l’avevo detto di non innamorarti di me, perché l’hai fatto?
Io scappo Harry, corro lontano da tutti, tu non puoi starmi accanto, né innamorarti, perché io non voglio essere amata.
Scusami ancora e dimenticami, per favore.’

 
Questa storia è nata per caso, ce l'avevo scritta da un po' e oggi ho deciso di pubblicarla. 
Nella storia vediamo che la protagonista è un po' crudele, soprattutto con Harry, ma dietro il suo comportamento c'è una motivazione, che lei non specifica e che neanche io specificherò, perché lascio a voi libera interpretazione. Potete scegliere voi stessi qual è il motivo che la spinge a respingere i ragazzi e Harry in questo caso. 
Be' non ho nient'altro da dire, spero che vi sia piaciuta, aspetto i commenti c: 
P.s: Questa è pazza, e chi se lo lasciava sfuggire Harry Styles ahahahahah bah 
 
 
   
 
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