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Autore: Rurue    07/04/2014    1 recensioni
Akemi è un'infermiera giovane, ma sveglia. Resa tale da una famiglia di maghi purosangue che la disprezza per il suo essere Maganò e da una società in piena Seconda Guerra Mondiale che la evita per la sua lontana, ma abbastanza evidente, discendenza giapponese.
La ragazza si incontrerà con un Tom Riddle giovane, ma già prepotente. Instaurerà con lui un rapporto particolare; visto da fuori parrebbe solo astioso ma, per lei, è molto profondo.
Che ruolo potrebbe avere una semplice maganò nel passato del Signore Oscuro?
Akemi, grazie al suo lavoro, incontrerà anche i fratelli Pevensie, che riusciranno a sconvolgerle completamente la vita scaraventandola affettuosamente ma con prepotenza nella loro famiglia particolare e mostrandole un mondo diverso da quello a cui è abituata.
Attenzione: la storia seguirà, in gran parte, il filo della storia presente nei libri di Lewis, per questo potrebbero esserci possibli spoiler per chi ha visto solo i film.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Can't you see that you lie to yourself 
You can't see the world through a mirror 
It wont be too late when the smoke clears 
'Cause I, I am still here 

Everytime I try to make you smile 
You're always feeling sorry for yourself, 
Everytime I try to make you laugh 
You can't 
You're too tough 
You think you're the best 
It was too much that I'm asking for.

              - Too Much To Ask; Avril Lavigne -

 

 

 

 

                                                           

 

                                           

                                                     

                                                     Capitolo Quattordicesimo

 

 

 

 

 

<< Benvenuta. >>

La cordiale e pacata voce del professor Albus Silente mi accolse non appena la porta del suo ufficio si richiuse dietro di me.

Mi guardai intorno, cercandolo. Quando mi accorsi che non era da nessuna parte non riuscii a non aggrottare la fronte.

Diavolerie magiche

Sbuffai tra a me e me, un poco scocciata.

Invece l'insegnante fece semplicemente capolino da dietro un paravento dal colore contestabile.

<< Buongiorno, professore. L'ho disturbata? Non sapevo quando venire, quindi l'ho fatto subito dopo aver ricevuto la sua richiesta di venirla a trovare.. >>

Lui sorrise con tranquillità << No, non mi hai disturbato. Stavo solamente.. rimettendo in ordine un paio di ricordi. >>

Lo guardai un paio di secondi, perplessa. Lui si girò di schiena, cercando qualcosa su uno dei comodini ed io, spinta dalla curiosità, ne approfittai per allungare il collo e vedere cosa ci fosse dietro il paravento. Intravidi una specie di lavandino circolare, di pietra, ornato da piccoli simboli spigolosi; probabilmente rune. All'interno del bacile c'era una sostanza parzialmente liquida, trasparente, che dava molto poco l'idea di essere acqua.

Silente si voltò di nuovo, porgendomi una ciotola d'argento piena di liquirizie. Rifiutai silenziosamente, sorridendo e scuotendo lievemente la testa: dopo la terribile esperienza delle "Gelatine tutti i gusti +1" avevo perso fiducia nelle caramelle magiche.

<< Le.. serviva qualcosa, professore? >> gli chiesi titubante, visto che lui non sembrava intenzionato a iniziare un dialogo.

Su suo invito, mi sedetti sulla sedia di fronte alla sua scrivania.

<< Nulla in particolare, volevo solamente accertarmi che stesse bene. >> il vicepreside appoggiò la ciotola su una pila di libri dalla copertina usurata e le pagine ingiallite, accomodandosi dall'altra parte della scrivania.

<< Certo, sto bene. >> confermai.

Silente tacque per qualche istante, poi sorrise nuovamente << Se è così, ne sono lieto. Invece.. ha per caso ricordato chi l'ha aggredita? >>

Mi trattenni dal fare una smorfia: immaginavo che quella domanda sarebbe arrivata.

<< No. >> strinsi tra le dita le pieghe della gonna, abbassando lo sguardo. Poi mi accorsi di essere stata eccessivamente lapidaria << Purtroppo. >> aggiunsi quindi.

Alzai nuovamente lo sguardo sul professore, che mi stava osservando col suo solito sguardo penetrante e impossibile da decifrare.

<< Il signor Riddle è molto preoccupato per lei. >> impiegai un paio di secondi a capire che non si trattava di una domanda.

<< Anche troppo. >> considerai, a voce alta << è convinto di dovermi stare perennemente appresso perché qualcuno potrebbe magicamente spuntare da un muro e tentare un omicidio! >> mi zittii immediatamente dopo aver fatto quell'affermazione, rendendomi conto che, effettivamente, sembrava un'assurdità solo a me.

Sospirai << Okay, dimenticavo che qui ad Hogwarts potrebbe tranquillamente capitare. >>

Il professor Silente ridacchiò alla mia gaffe.

<< Quel ragazzo è molto difficile da avvicinare. >> disse, facendomi annuire energicamente << Eppure lei ha molto ascendete su di lui. >> aggiunse. Mi lasciai andare ad una risata.

<< Assolutamente no. >> risposi, categorica.

Anche se mi piace farlo credere

<< Sono sicuro di si, invece. Tiene molto conto di ciò che lei dice. >> insistette, con convinzione.

<< Purtroppo devo contraddirla, signore. A lui non interessa ciò che dicono gli altri. >>

Lui restò in silenzio e così feci anch'io.

<< Mi racconti qualcosa di lui >> mi chiese, poi.

Aprii la bocca per rispondere, ma mi bloccai quando un pensiero mi attraversò la mente. Imbronciata, risposi << Se vuole sapere qualcosa su Tom, forse dovrebbe provare a rapportarsi con lui in maniera differente, sicuramente non è andando in giro a chiedere informazioni sul suo conto che conquisterà la sua fiducia. >>

Lui aggrottò le sopracciglia, capendo al volo la mia insinuazione << Credo che lei abbia frainteso.. >>

Mi alzai, leggermente seccata << Professore, sa bene che non ho assolutamente frainteso nulla. Lei è indubbiamente incuriosito da Tom, come è abbastanza normale per chiunque. Ma come le ho già detto prima, è incredibilmente complicato avvicinarlo, tantomeno capirlo, come è comprensibile che lei voglia fare.

<< Bene, posso dirle di essere fermamente convinta che Tom sia, nonostante i suoi atteggiamenti strani ed eccessivamente irritanti, una brava persona. Purtroppo però, causa anche i suoi difficili precedenti, riesce a fidarsi solamente di se stesso. >> conclusi.

Vedendo il sorriso del professore, rimasi confusa. A chiarirmi le idee fu lui stesso.

<< è un sollievo, signorina Aramaki, vedere che nonostante tutto anche il signor Riddle ha qualcuno che tiene a lui veramente. >>

Quell'affermazione mi stupì; sbattei un paio di volte le palpebre, mostrando la mia perplessità e dubitai per qualche secondo che non avessi realmente frainteso le sue intenzioni.

Fu sempre lui a distrarmi da quel gomitolo di pensieri che aveva iniziato ad avvolgermi << Comunque, non vorrei tediarla oltre con i miei noiosi discorsi. >>

Gli sorrisi, grata << Nessun problema e nessun discorso noioso, signore. Ma se non le dispiace.. >> lasciai la frase in sospeso, ma lui capì comunque.

<< Certo, certo. E.. nel caso avesse bisogno di qualcosa, non si faccia problemi a chiedere aiuto. >>

Feci un breve cenno di assenso con la testa e mi affrettai nel lasciare l'ufficio, a metà tra il confuso e l'imbarazzato.

Quando sentii la porta alle mie spalle chiudersi, tirai un sospiro di sollievo, ma il dubbio che lui conoscesse tutta la storia cominciò ad avvolgermi.

Scrollai la testa, iniziando a camminare: non era possibile che ne fosse a conoscenza, gli unici due  a sapere di tutta quella storia erano Tom ed Esther, ed Esther non avrebbe mai potuto dire nulla senza poi dover spiegare di aver tentato di affogarmi.

<< Ohi Lady! >> mi sentii chiamare, una volta arrivata nel freddo covo delle serpi.

<< Che vuoi, Edgar? >> mi resi conto di aver usato un tono eccessivamente brusco solo dopo aver parlato, ma Edgar non disse nulla, probabilmente abituato ai repentini cambi d'umore di Tom.

<< Cerchi Riddle? >>

<< In realtà no. >> non ricevendo risposte, riformulai la domanda, stavolta con un tono meno brutale << Ti serve qualcosa? >> 

 

<< Un po' di compagnia. >> disse. Mi bastò spostare lo sguardo per capire la sua affermazione: Druella era comodamente sistemata sulle gambe di Cygnus Black, la schiena poggiata al bracciolo della poltrona. I due stavano scambiandosi effusioni affettuose, lasciando il povero Edgar Rosier solo è ignorato.

Scoppiai a ridere, richiamando l'attenzione della ragazza che, a sua volta, lanciò un sorriso sornione al fratello.

Mi lasciai cadere sul divano accanto al ragazzo << Se andassi a raccattare Olivia sarebbe contenta. È nella tua stessa situazione. >>

<< Quella svampita della Bulstrode? Per carità. >>

<< Liv non è svampita! >> la difese Druella.

Il fratello scrollò le spalle << E comunque si sarà imboscata da qualche parte nel castello, quindi cercarla equivarrebbe a girarsi mezza scuola a vuoto. >> si giustificò dopo.

<< Un po' di attività fisica non ti farebbe male, tantomeno una passeggiata. >> lo rimbrottò lei, facendolo sbuffare pesantemente e alzare gli occhi al cielo. Ridacchiai alla sua reazione. Edgar poggiò i gomiti sulle ginocchia, poi voltò un po' la faccia per guardarmi.

Lo osservai con aria interrogativa, ma lui aspettò qualche secondo prima di parlare.

<< A proposito della Bulstrode.. Prima l'ho sentita dire che tu sei nell'esercito, quello babbano. È vero? >>

<< Mmh.. Si. >> risposi io, con poca convinzione, tanto da spingerlo a chiedermi se lo stessi prendendo in giro.

<< No, è la verità. >>

<< Non sembravi molto convinta prima, però. >> incalzò, sospettoso.

<< Perché è complicato. Non è che io faccia parte dell'esercito nel senso che vado a combattere. >>

<< Se non combatti.. Cosa fai? >> domandò stavolta Cygnus, confuso.

<< Beh, tutte le crocerossine entrano automaticamente a farne parte. Ad esempio, io sono sottotenente, che sarebbe il grado minimo, ma la mia amica Roxanne è un'Ispettrice di Comitato. >>

<< Ispettrice di che? >> Druella si corrucciò.

<< Ispettrice di Comitato: capitano. >>

Druella, però, continuava ad avere una faccia poco convinta << Ma sono anni che lavori lì! Perché hai il grado minimo? >>

Sospirai << Perchè prima ero sotto i sedici anni, quindi rimanevo un'allieva volontaria. In teoria nel mondo babbano non si potrebbe lavorare sotto i sedici anni, ma con la situazione che abbiamo avuto in questo periodo, ci sono molte che, come me, hanno iniziato prima. >>

<< Che casino. >> commentò Edgar, facendomi ridere e concordare appieno.

Ci fu qualche minuto di silenzio.

<< Edgar.. Che mi dicevi prima di Tom? >>

Rosier mi guardò, confuso << Non lo so, che dicevo di Riddle? >>

<< Dov'è. >> gli ricordai.

<< Non lo so, l'ultima volta che l'ho visto era in corridoi che parlava con Esther. >>

<< Esther? >> domandai ancora, convinta di aver capito male.

<< Si, Esther. >> Edgar alzò un sopracciglio, stranito dal mio comportamento.

<< Ma Esther Dorsey? >> domandai ancora, facendolo sogghignare << Beh, quante Esther conosci? >> mi chiese retorico.

Ma che..

<< La signorina Aramaki è qui? >> Le poche persone presenti nella sala comune si girarono a guardare la goffa e paffuta figura del professor Lumacorno.

..diavolo sta succedendo?

Completai il mio pensiero, alzandomi e avvicinandomi << Cosa posso fare per lei? >>

<< Mi segua nell'ufficio del preside. >>

Non feci domande, ma non ci stavo capendo nulla.

Non era sicuramente la prima volta che il preside Dippett mi chiedeva di raggiungerlo, ma era sempre per puri scopi burocratici riguardo ai documenti del mio libero accesso alla scuola. Però quella volta mia madre mi aveva assicurata di aver già sistemato tutto in precedenza.

Quando entrai nell'ufficio, capii immediatamente quale fosse l'aria e mi richiusi la porta alle spalle. Lumacorno non entrò insieme a me, restando fuori.

Il preside era seduto dietro la sua scrivania, mia madre e il professor Silente erano ognuno ai lati della stanza e, al centro, davanti al preside e di spalle a me, riconobbi Esther Dorsey.

<< Akemi. >> mi chiamò mia madre, indicandomi di andare accanto all'altra ragazza che, intanto, si era girata verso di me.

Guardando mia madre indicarmi con aria autoritaria cosa fare, mi ritornò in mente quando ero piccola e mi diceva di andare a salutare il nonno, persona che mi aveva sempre fatto paura. Erano passati sei anni da quando l'avevo visto l'ultima volta.

Mi avvicinai lentamente, sentendo il rimbombo dei bassi tacchi dei miei mocassini sul duro pavimento di marmo.

<< Signorina Aramaki >> cominciò il preside facendo una pausa per poi alzare il palmo verso l'altra ragazza << la qui presente signorina Dorsey mi ha chiesto di essere espulsa dalla scuola. >>

Corrugai le sopracciglia, lottando per non guardare Esther. Mi mossi sul posto << E.. Perché? >> chiesi dopo qualche secondo di silenzio, avendo capito che nessuno intendeva far altro se non ascoltare la mia risposta.

<< Speravo me lo dicesse lei. >>

A quel punto non potei non lanciare uno sguardo esterrefatto a Esther che, sull'orlo del pianto, sussurrò << Smettila! Diglielo e basta. Non c'è bisogno che tu mi copra. >>

Aprii la bocca per replicare, ma non riuscii a formulare nulla di sensato, così la richiusi, continuando ad alternare lo sguardo su tutti i presenti.

Ero confusa e non riuscivo a comprendere l'improvvisa redenzione della ragazza.

<< É vero che è stata lei ad aggredirla? >>

Feci per ripetere di non ricordarlo, ma a quel punto capii che sarebbe stato del tutto inutile. Abbassai lo sguardo << È la verità, signore. >> risposi infine << Ma è stata una mia scelta quella di non dire nulla. >>

Calò il silenzio sulla stanza per lunghi minuti, poi mia madre lo interruppe.

<< Preside Dippett, quella ragazza é pericolosa. Adesso potrà anche sembrare dispiaciuta delle sue azioni, ma cosa le impedirà, la prossima volta, di farlo ancora? Sono del parere che vada espulsa. >>

<< Mamma, non c'è bisogno di arrivare a tanto.. >>

<< Stai zitta Akemki, non sai quello che dici. >> rispose, sibilando.

<< Signorina Aramaki, non è per contraddirla, ma sua madre ha ragione. Va preso un provvedimento adeguato. In più, anche la signorina Dorsey si è resa conto di quanto ciò che ha fatto sia grave e ha chiesto di essere mandata via. >>

<< Ma.. >>

<< Sono piacevolmente sorpreso dalla sua bontà d'animo e la sua prontezza a perdonare, signorina. Ma la mia decisione è stata ormai presa. >>

Detto questo, il preside si alzò e uscì dalla stanza, seguito da Josephine.

Ester fece per seguirlo, ma io la presi per un braccio. Lei si voltò, guardandomi con rabbia

<< L'accordo era diverso, Aramaki. >> sibilò, anche per non farsi sentire da Silente, che era restato nella stanza.

Mi ci volle poco per mettere insieme i pezzi.          

"L'ho visto in corridoio, che parlava con Esther" aveva detto Rosier.

"L'accordo era diverso"

<< Davvero credevi che avessi il potere di farlo? >> sussurrai alla ragazza, scoppiando poi a ridere << Esther come sei ingenua.. La mente umana non si può manipolare così facilmente, tantomeno quella di Tom. >> le lasciai il polso e lei si allontanò di scatto.

<< Sarai contenta, ora che ti sei presa la tua vendetta, vero? >> mi chiese. Scrollai le spalle e continuai a guardarla. Quando capì che non avrei risposto si girò, uscendo dall'ufficio di Dippett.

Certo che ero contenta, anche se non era esattamente quello, il modo in cui avrei voluto prenderla. Sospirai, senza un motivo, preciso, voltandomi verso il professore rimasto nella stanza. Lo vidi osservarmi, pensieroso.

<< Come mai non ha detto nulla? >> chiese.

 

Dopo un breve silenzio risposi semplicemente << Non ne sarebbe valsa la pena. >>











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