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Autore: foreverwithyou    07/04/2014    5 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Amber Josephine Liu è una giovane vent'enne originaria della Cina che, dopo lavori part-time e commissioni varie, è riuscita a racimolare una discreta somma per iscriversi ad una delle più importanti accademie di musica, la Liberty Academy di Londra.
Entusiasta al sol pensiero, Amber si precipita in Inghilterra, sebbene in ritardo di dieci giorni, e lì il destino sembra essersi finalmente rivelato: non sgobberà più avanti e indietro per le piccole stradine del villaggio di Hua Tian, sotto ordine della sua burbera madre, ma percorrerà serena i corridoi della Liberty Academy fino al diploma. Ma sarà davvero così semplice come pensa?
Arrivata in Inghilterra vedrà che la realtà non è come quella immaginata. Amber verrà scambiata per un maschio e le verrà assegnata la stanza numero 143. Una stanza che cambierà la sua vita per sempre.
Tratto dal capitolo:
[...]
«Tu sei una ragazza?» Domanda balbettando.
«Sì. Vuoi controllare?» Dico aprendomi la felpa.
«No, per carità!» Urla indietreggiando e cadendo col culo per terra.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Chapter two.
Good morning or Ni hao?


 
quanto pare, le femmine e i maschi non hanno stanze in comune. La reazione di Henry è stata evidente! Ma allora perché mi hanno messa in stanza qui.. Si saranno sbagliati!
Sbuffo sonoramente e mi distendo sul letto chiudendo gli occhi.
La porta del bagno alla mia destra si apre e sento Henry tossire.
Spalanco un occhio e lo punto su di lui: calzoncini aderenti, canotta bianca, ricci biondi e ribelli.
«Non credo che tu possa continuare a stare qui! Dovresti dirlo al preside o al caposcuola»
Mi tiro a sedere e mi gratto il capo.
«Tutte queste rogne proprio a me. Perché?» Impreco alzandomi.
Henry fa le spallucce per poi spalancare le ante dell’armadio.
«Jonathan Stevenson? Dove posso trovarlo?» Gli domando.
«Se aspetti che mi cambio, ti ci accompagno io nel suo ufficio. In fondo, sono coinvolto anch’io»
Annuisco e abbasso il capo sui miei stivaloni neri dai lacci fluo mentre Henry si infila una felpa larghissima e un berretto colorato.
«Possiamo andare!» Esordisce mentre si infila le scarpe.
Strizzo un occhio e lo seguo a ruota fuori dalla stanza.
Camminiamo per il lungo corridoio del piano, uno accanto all’altra.
Henry deve essere molto popolare, viene salutato da tutti quanti; e io vengo completamente ignorata.
Feel like a ghost!
In Cina era molto diverso: al villaggio di Hua Tian tutti mi conoscevano e mi salutavano non appena mi incontravano.
Si vede che questa non è la mia patria.
«Cosa sei, la reginetta del ballo?» Domando stizzita ad Henry.
Mi guarda e scoppia in una fragorosa risata.
«Faccio parte di una delle più qualificate crew della scuola. Abbiamo anche vinto un trofeo, l’anno scorso» Spiega.
«Oh, capisco» Emetto guardando i numerosi gruppi di ragazzi intenti a ballare per il corridoio, ridere e chiacchierare.
«Ci siamo» Esclama Henry indicando una porta con una targhetta: Caposcuola Jonathan Stevenson.
Bussa e, ricevuto il permesso di entrare, incontriamo Jonathan seduto alla scrivania intento a sorseggiare un caffè.
«Bella la vita del caposcuola, eh?» Ammette sorridente Henry intrecciando la sua mano con quella di Jonathan in modo bizzarro.
«Vedo che hai già fatto conoscenza con Amber. Tra connazionali vi intendete meglio, vero?» Constata Jonathan.
«È proprio di lei che dobbiamo parlare» Dice Henry mutando il suo sorriso in una fessura rigida.
Raggelo.
«Ti ascolto» Dice il caposcuola incrociando le braccia sul petto.
«È una ragazza, anche se non si direbbe. Non può stare nel dormitorio dei maschi. Sai che è una ragazza, vero?»
«Certo che lo so. A me non sfugge niente, Henry. Comunque io mi fido di te e anche di te, Amber.» Dice poggiandomi una mano sulla spalla in modo amichevole.
«Che vuoi dire?» Domando confusa.
«Ormai non posso più spostarti nel dormitorio femminile. Sei arrivata troppo tardi e le camere già sono state assegnate. A meno che..»
«A meno che..?» Dico con foga sperando di udire una soluzione accettabile.
«Torni l’anno prossimo così avrai sicuramente una stanza nel dormitorio femminile»
«Eh? Mai. Preferisco rimanere e dividere la stanza con la regina.. ehm, volevo dire, Henry.»
Il mio roommate mi regala uno sguardo velenoso mentre sfodero i miei allineati e bianchi dentoni in un energetico sorriso.
«Allora è deciso: Amber rimane e divide la stanza con te, Henry fino alla fine dell’anno. Ah, mi raccomando ragazzi: non date molto nell’occhio, i pettegolezzi alla Liberty sono spietati.» Sussurra Jonathan.
Usciamo dall’ufficio del caposcuola. Il caos che fino a poco fa regnava nei corridoi sembra essersi dissolto.
«Che succede?» Domando provocando un leggero eco.
«Sono tutti a pranzo, e anche noi dovremmo esserlo.» Mi dice.
Un altro eco. Stavolta non è la mia voce, ma il mio stomaco. Che figura!
Henry mi guarda sconcertato.
«Scusa, hai detto pranzo e non ho retto l’emozione» Dico con un sorriso imbarazzato, toccandomi la pancia.
Henry scuote il capo sorridendo sotto ai baffi. Ma come si permette?
«Dai andiamo così ti faccio conoscere un po’ di gente!» Dice afferrandomi per il polso e trascinandomi lungo tutto il corridoio e giù per le scale.
Arriviamo in questo grande, grandissimo refettorio dove tutti gli alunni della scuola si ritrovano per mangiare. Henry mi spiega che anche fuori ci sono dei tavoli, per chi adora stare a contatto con la natura.
Ci avviciniamo al bancone dove dimorano i più strani cibi. Tra gli spintoni degli affamati studenti, mi ritrovo lontana da Henry.
Fortunatamente è un ragazzo sveglio e mi afferra la mano tirandomi a se.
Mi ritrovo ad un palmo da lui e sussurro un grazie divincolandomi dalla sua presa. Peccato che lui non se lo fa passare nemmeno per l’anticamera del cervello di lasciarmi. Anzi, si avvicina al mio orecchio.
«Segui le mie mosse» Mi sussurra.
Sento un brivido che sale lungo la schiena e do’ una leggera spintarella a Henry.
Ghigna per poi afferrare uno dei vassoi disposti uno sull’altro e avvicinarsi al bancone. Seguo le sue precise mosse.
Devo imparare a sopravvivere in questo posto. Nella mia vecchia scuola mi portavo il pranzo al sacco, qui è tutto diverso.
«Della carne stufata e una fetta di cheese-cake, per favore» Dice Henry tendendo il vassoio che, in un attimo, si riempie della sua ordinazione.
Prima di allontanarsi, mi guarda e mi lancia un occhiolino.
Faccio una smorfia e, iniettata una buona dose di coraggio, mi avvicino al bancone e tendendo il vassoio faccio la mia ordinazione.
«Riso con uova, please
Ah, ho già l’acquolina in bocca!
Peccato che la donna aldilà del bancone mi guardi in modo strano. Cos’ha?
È scura di pelle, un tantino in sovrappeso, con indosso una divisa azzurro cielo e i capelli raccolti in uno striminzito chignon. Sembra una lottatrice di sumo!
Sento bruciarmi su un fianco.
«Ahi!» Esclamo dolorante.
Mi volto e vedo quella faccia da schiaffi di Henry. Sbaglio o mi ha appena dato un pizzicotto?
«Hey, reginetta libertina, meno confidenze. Chiaro?» Dico minacciosa, inarcando un sopracciglio.
Henry mi guarda e scuote il capo.
«Prende quello che ho preso io!» Esclama rivolgendosi alla samurai-girl.
«Eh? Perché? Non posso avere riso con uova?» Domando riempiendomi gli occhi di lacrime.
«Qui non sei in Cina. E comunque devi attenerti al menù del giorno. È scritto lì.» Dice indicando dietro di me un foglietto appeso alla bacheca.
«E quando me lo dici?» Sibilo tra i denti.
Il vassoio mi viene passato con forza dalla brutale donna, colmo di roba strana.
Henry mi prende sottobraccio e mi trascina via.
«Regola numero due: mai inchiodarti davanti al bancone per il pranzo. La gente va di fretta, da come hai potuto ben vedere. Scegli sempre prima quello che desideri mangiare e, una volta che l’hai avuto, scappa via e trovati un tavolo al quale sederti.» Mi dice guardandomi dritto negli occhi.
«E la numero uno qual è?» Domando confusa.
«Mai mischiare Good morning con Ni hao
«Allora un po’ di cinese lo conosci, birbantello di una regina!» Dico dandogli una leggera gomitata nello stomaco.
Mi sorride per poi invitarmi al suo solito tavolo, il quale è già occupato da alcuni ragazzi che Henry saluta.
«Ragazzi, lei è Amber Liu, una nuova recluta!» Dice Henry entusiasta.
«Siete identici, per la miseria! È un tuo parente, Henry?» Domanda un ragazzo muscoloso, dai capelli corvini e gli occhi verdi come il mare.
«Ma anche no. Il cognome è identico, ma non ci lega affatto!» Esordisco elettrica.
«Amber, loro sono Aaron e Lewin. Aaron fa parte della mia stessa crew.» Dice indicandoli.
«Hěn gāoxìng rènshi nǐ[1]» Dico con una riverenza.
I due mi guardano un po’ sbigottiti. Ho fatto qualcosa di sbagliato? Inizio a sudare freddo mentre il cuore mi batte all’impazzata.
«Sei una forza, amico!» Si esalta Aaron tirandomi per la felpa «Siediti accanto a me!»
Henry sorride soddisfatto mentre prende posto di fronte a noi, accanto a Lewin.
«Chī de hǎo[2]!» Esclama Henry prima di imboccarsi.
Sgrano gli occhi mentre mi sorride facendomi un occhiolino. Quel ragazzo è un bugiardo! Ha detto che non sapeva parlare il cinese!
«Hey amico, come mai parli giapponese?» Domanda Aaron.
«È cinese, brutto ignorante.» Lo ammonisce Lewin.
Ghigno chinando la testa nel mio piatto.
La voce di Lewin, a differenza di quella roca e mascolina di Aaron, è molto delicata. Fisicamente uguale ad un giocatore di basket, Lewin sembra vivere in un mondo tutto suo. Ha folti e gelatinosi capelli castano scuro, gli occhi grigi, nascosti da grossi occhiali neri, e i lineamenti fini.
Sembra un appassionato di libri: ha una, sebbene piccola, pila di libri alla sua sinistra.
Guardo che ad un lato del vassoio ci sono delle cose di plastica. Le prendo e rivolgo uno sguardo interrogativo ad Henry che mi fa segno di usarle nel modo in cui le sta usando lui.
Dove sono le mie adorate bacchette?
Ne afferro una, appuntita e la ficco nel bel mezzo della fetta di torta, dividendola in due parti. Rificco l’affare plastificato in uno dei due pezzi e me lo porto alla bocca.
Ha un sapore dolciastro e fresco, ma non mi piace molto.. mastico controvoglia. Vorrei sputare tutto e rintanarmi sotto le coperte a sonnecchiare un po’.
C’è un caos assordante in questa mensa che mi impedisce perfino di dare ascolto ai miei pensieri.
«Quindi sei cinese, Amber?»
Aaron interrompe il mio pasto guardandomi curioso aguzzando i suo occhioni verdi.
Sentenzio un e mi riporto l’affare di plastica alla bocca, dopo aver infilzato l’altra metà di dolce..
Mi dichiaro sazia, lasciando la carne nel piatto intatta. Tiro fuori dalla tasca dei pantaloni un foglietto stropicciato: la mia adorata tabella di marcia!
Gli do’ un’occhiata e noto che, per l’intero pomeriggio, non ho lezioni.
«Classe 1AB: storia della musica.» Sentenzia concentrato Aaron al mio fianco con gli occhi fissi sul mio foglio.
Sussulto e gli rivolgo uno sguardo interrogativo.
«Non volevo impicciarmi, novellino. Tranquillo! Anche noi, comunque, seguiamo quel corso. È l’unico corso che non è diviso in base all’età»
«Figurati! Sarò onorata di stare in classe con voi»
Ripiego il foglio e ripongo nella tasca con nonchalance mentre si avvicina a noi una ragazza. Ha i capelli lunghissimi, castani con riflessi biondi, il sorriso sghembo e un fisico da top model.
Si ferma vicino a noi, si china e da’ un bacio sulla guancia ad Aaron lasciando il segno del rossetto su di essa.
«Buondì Step!»
La ragazza annuisce sorridendo per poi concentrare i suoi occhi scuri e tondi su di me.
«Lei chi è?» Domanda indicandomi.
«È il compagno di stanza di Henry. Dalla Cina!» Risponde quell’esaltato di Aaron.
«Perché adesso le femmine possono stare in camera con i maschi? Solo io e te ci incontriamo in segreto?» Dice dando uno schiaffetto dietro la nuca ad Aaron.
Prima che quel pupazzo gonfiabile proferisca parola, lo precedo «C’è stato un errore.. ma, visto che sono arrivata con ben dieci giorni di ritardo, mi hanno concesso di rimanere a patto che avrei condiviso la stanza con un ragazzo»
«Cosa? Tu sei una ragazza?» Domanda Aaron allibito.
«Non l’avevi ancora capito, testa di latta?» Scherza Lewin strappando a tutti una sonora risata.
La campana suona. Henry mi spiega che è giunto il momento per noi studenti di andare a rintanarci in biblioteca per studiare o in sala prove.
Mi congedo e faccio per allontanarmi, ma Henry mi tira per il cappuccio della felpa.
Gli rivolgo uno sguardo assassino mentre mi ride apertamente in faccia.
«I ragazzi sono simpatici, no?»
«Yes» Dico mostrando il pollice rivolto verso l’alto.
«Che sollievo! Anche Step, la ragazza è simpatica.. per quanto possa sembrare.. esagerata?!» Dice intontito sorridendo.
Rimaniamo per qualche secondo in silenzio a guardarci le scarpe dopodiché vedo che il mondo tutt’intorno si sta muovendo un po’ troppo.
Vero, la pausa pranzo è finita!
«Posso andare in camera a dormire?»
«Certo che puoi. Io ho le prove con la crew! Dormi bene, Amb»


Angolo Autrice.
Piccole pannocchie, buonasera! (っ◔◡◔)っ ♥
Grazie per aver letto il secondo capitolo di 143 I LOVE YOU.
Spero che lascerete qualche piccola recensione.
Ringrazio le cento e passa visite che ha avuto il primo capitolo e tutte le sante persone
che hanno battuto una recensione. Grazie anche chi ha aggiunto la storia tra le preferite e seguite *o*
Vi aspetto nel prossimo capitolo che pubblicherò verso la fine del mese.
Wo ai ni, principessine.
-FOREVERWITHYOU

Come sempre, qui sotto trovate alcune espressioni cinesi non tradotte nel testo.

[1] Piacere di conoscervi
[2] Mangiate bene

 
In tutto il suo splendore: Henry Lau.
Salutate, non siate timide *^^*


 
   
 
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