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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    07/04/2014    4 recensioni
(MadaraxTsunade centric / Altre eventuali coppie)
La guerra ninja è terminata, ma ciò che resta in mano ad entrambi gli schieramenti non è nè una vittoria nè una sconfitta: un accordo.
Un accordo che vede Konoha protagonista, un accordo che costringe due componenti dei due clan "originari" a collaborare per il bene del paese, poichè una decisione deve essere presa all'unanimità da entrambi, per impedire che altro sangue venga versato.
Non più un solo Hokage, non più soltanto una figura a governare il territorio, non più soltanto un clan al vertice: ma due.
Madara Uchiha e Tsunade Senju.

"-E’ una minaccia o un consiglio?- Ribatté lui con sottile ironia, e su quel volto spigoloso quanto maturo si accennò un sorrisetto ironico.
-Vedila come ti pare, Uchiha, ma se non mi lasci entro trenta secondi l’unica cosa che rimarrà integra di te sarà un lontano ricordo.-"
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha, Tsunade, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Life of a Queen'
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Capitolo Quarto
.:Problemi di sesso:.
 
Camminava quasi sovrappensiero per le vie di Konoha, le mani nelle tasche del kimono, quell’aria superiore perennemente dipinta in volto.
E no, non gli interessava poi più di tanto che chiunque lo incontrasse, lungo la strada, lo salutasse nervosamente o si dileguasse alla prima vietta laterale.
Lui era un Uchiha, anzi, il più forte degli Uchiha e di certo non avrebbe mai disdegnato un minimo di terrorismo che la sua persona involontariamente esercitava: altro che democrazia, pacifismo e buonismo, un po’ di sana paura non avrebbe fatto male a nessuno!
Si guardava intorno di tanto in tanto, vedeva alcune famiglie che si ritrovavano nelle case, anche tra Clan differenti, le luci accese nelle stanze e qualche buon profumino che aleggiava di tanto in tanto.
E tutto questo, assieme ad una leggerissima brezza, non poteva che rendere l’atmosfera del Villaggio particolarmente tranquilla, piacevole, serena…
Era dunque davvero tutto questo, ciò che lui aveva da sempre desiderato?
No, no di certo. Il suo Clan era pressochè stato sterminato, ad eccezione di lui, Obito e Sasuke.
Due perfetti idioti, a suo dire, naturalmente.
Scrollò il capo, i lunghi capelli neri si mossero appena e si rese conto di essere giunto quasi alla periferia, dove soltanto un localino si presentava tranquillo e apparentemente innocuo.
Inarcò un sopracciglio, avvicinandosi ad esso più per noia che per altro, ma quando gettò distrattamente lo sguardo all’interno una figura catturò immediatamente la sua attenzione: capelli biondi, busto reclinato sul tavolo e segni particolari piuttosto evidenti.
Sbuffò, facendo la sua entrata un po’ scenica, aprendo la porta e mostrandosi in tutta la sua forza, accentuando appena un poco il chakra affinché tutti potessero rendersi conto del suo arrivo.
Tutti, naturalmente, tranne la diretta interessata, che gli voltava le spalle e manco lo considerava.
-Ehi, sto parlando con te!- Tsunade si alterò col cameriere al quale stava chiedendo l’ennesimo boccale di sakè, poiché egli si era gelato alla sola vista di Madara.
-H-Hokage… è arrivato M-Madara…- Bisbigliò, quasi temesse di essere udito.
-Chi?- Chiese lei con un tono di voce abbastanza alto, dovuto all’alcol.
Seguendo l’indicazione del cameriere fece una mezza rotazione su se stessa, le iridi ambrate incontrarono la figura prorompente di Madara ancora fermo sulla porta, pronto ad essere ammirato: braccia incrociate sul petto muscoloso, sguardo di ghiaccio, chakra decisamente palpabile.
La bionda sbuffò, quasi delusa.
-Oh, è solo quell’Uchiha.- Disse calcolandolo meno di zero e tornando alla sua ordinazione, come se fosse entrato l’ultimo scemo di turno.
Inutile dire che l’Uchiha non la prese troppo bene, tanto che la raggiunse a grandi passi, battendo un violento pugno sul tavolo.
Un brivido salì sulla schiena del cameriere, il quale prese a tremare mentre Tsunade beveva in tutta tranquillità la propria bevanda.
Beata superbia.
-Si può sapere cosa diavolo ci fai qui, Senju?!- Tuonò.
Lei alzò lo sguardo con strafottenza.
-Sono in un locale con un paio di boccali di sakè. Secondo te cosa faccio, l’uncinetto?-
Gli rispose provocatoria, accennando ad un sorrisetto beffardo.
Madara si sedette accanto a lei con un gesto brusco, facendo segno al cameriere di allontanarsi, mentre il locale cominciava lentamente a svuotarsi: quando Tsunade e Madara litigavano –e questo accadeva più o meno venticinque ore su ventiquattro - c’era soltanto da aspettarsi il peggio.
-Sentimi bene, Senju. Sei il capo villaggio, non puoi permetterti questi comportamenti!- La rimproverò, convinto di avere effettivamente tutte le ragioni dalla sua.
Lei roteò le ridi al cielo, accennando a rispondergli in malo modo ma una stramba idea le balenò nella mente, tanto che l’espressione scocciata lasciò presto spazio ad un sorrisetto ironico.
-Una volta che hai l’ufficio tutto per te mi vieni a cercare, Uchiha? Quasi quasi mi commuovo… non è che senti la mia mancanza?-
Lo provocò ancora, per poi lasciarsi sfuggire una mezza risata e portare il boccale alle labbra, bevendone un sorso ampio.
-No, Senju. E’ che altrimenti non ho nessuno da uccidere, e questo mi annoia.- Replicò pari pari, beccandosi un’occhiataccia di lei.
Alla fine si concesse anche lui una bevutina, in fondo il Villaggio era tranquillo e l’unica minaccia delle Cinque Terre Ninja –alias lui- non sembrava bramare nulla di pericoloso.
Restarono, alla fine, praticamente soli in quel locale, a bersi qualche boccale: lei per dimenticare, lui probabilmente solo per cercare nuovi espedienti per prenderla in giro, gettarle addosso tutti i possibili difetti e peccati, come se lui fosse il santarello di turno.
 
Poi, ad un tratto la guardò di sbieco, appoggiando con ben poco garbo il boccale sul tavolo.
-Sai qual è il tuo problema, Senju?-
Le disse con espressione convinta, così d’improvviso. Lei lo liquidò con un gesto disinteressato, continuando a bere.
-Da quando sei anche psicologo, oltre che psicopatico?- Lo rimbeccò riportando il sakè alle labbra.
Lui ignorò quell’affermazione e non distolse lo sguardo da lei, da quelle gote arrossate, le iridi perse in chissà quali pensieri, quel ciondolo perennemente al collo ed una scollatura dalla quale difficilmente si distoglieva lo sguardo.
-Che non scopi da troppo tempo.- Un tono tranquillo, pacato, come avesse appena detto di aver fatto la spesa.
Tsunade sputò di getto tutta la bevanda sulla parente davanti a loro, in un misto di sconvolgimento e stupore.
Se non avesse avuto più alcol che sangue in circolo, probabilmente l’Uchiha sarebbe già stato ammazzato nel modo meno piacevole possibile.
-Come, scusa?!- Ripeté quasi a convincersi da sola di aver sentito male.
-Che non fai sesso, Senju. E questo ti rende acida.-
Concluse in tutta tranquillità, portando il boccale alle labbra per l’ennesima volta.
Lei lo osservava stralunata, le gote palesemente arrossate, la risposta pronta che per un attimo le venne a mancare.
Non poteva credere che le stesse facendo davvero un discorso del genere.
-Parla quello con una intensa vita sessuale…- replicò saccente, convinta di averlo spiazzato: per quanto non si potesse negare a Madara di essere un bell’uomo, di certo non aveva la fila dietro dato il caratteraccio.
-E cosa te lo fa credere?- Le domandò meno aggressivo del solito, probabilmente l’alcol stava facendo i suoi effetti e lui non era propriamente abituato a bere…
Non ai livelli di Tsunade, almeno, leggendaria anche per questo.
-Che i morti non hanno poi ‘sto gran sex appeal, a parere comune.- Lo sbeffeggiò platealmente, per poi cadere in una fragorosa risata che la costrinse ad inclinare appena il capo all’indietro.
Digrignò i denti, offeso profondamente nell’orgoglio da quelle parole, tanto che la cattiveria non si trattenne dal palesarsi nell’immediato.
-Zitta, Senju. Che come minimo sei vergine.- L’aizzò mettendo completamente da parte l’educazione, il garbo, il tatto e tutte quelle congetture che rendono un uomo educato.
-Anzi no. Ti sarai fatta solo quel ninja spettro… come si chiamava quell’idiota? Dan?-
Questo non doveva dirlo.
Appoggiò con una lentezza maniacale il boccale al tavolo, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Questo non doveva proprio dirlo.
Un silenzio inquietante calò d’improvviso.
-Non osare mai più parlare di lui, Madara.- E lo chiamò per nome, con un tono freddo e tanto fermo che per un attimo lo destabilizzò.
-Sono stata chiara?- E lo guardò con un fare diverso dal solito, ma talmente intenso che l’Uchiha per un secondo temette di non reggere il confronto.
Non era la solita rabbia dovuta all’orgoglio o al rancore, non era nemmeno una furia cieca ed irrazionale.
No, quella era rabbia dovuta all’amore, ad un amore bramato e perduto per sempre: una rabbia che lui non aveva mai conosciuto, né compreso. E si sa, ciò che non si conosce fa molta, molta più paura.
Impiegò un minuto abbondante per distogliere lo sguardo, per poi tornare all’ironia sadica e decisamente cinica di poco prima.
-Quindi ho ragione.- Concluse, tornando a bersi il sakè: ora che ci pensava, era la prima volta che lo beveva e questo non gli dispiaceva per niente.
-Ah perché tu detieni il record di Konoha, per caso? Avevi la guerra radicata fino al midollo, figurarsi se hai mai pensato all’amore!- Lo sbeffeggiò, volgendosi lateralmente, in modo tale da vederlo bene.
Lui scoppiò in una risata.
-Amore? Andiamo, Senju, per chi mi hai preso! Per l’Haruno di turno?-
 Ogni riferimento agli atteggiamenti di Sakura negli ultimi cinque o sei anni era puramente casuale, ovviamente, ma Tsunade evitò di arrabbiarsi anche per quello, il suo sangue era sufficientemente avvelenato.
-E comunque sì, me ne son fatte parecchie.- Concluse, soddisfatto. La donna sospirò.
-Non mi interessano le tue conquiste d’amore, Uchiha. E parlare con te di quest’argomento è assurdo!- Aggiunse infine, ancora perplessa sul perché stesse effettivamente discutendo col suo peggior nemico –nonché collega Hokage- di un argomento come quello.
-Andiamo, Tsunade! Non siamo mica dei quattordicenni tutto pudore! E poi ti fa bene, altrimenti diventi una vecchia senza aver mai provato un certo piacere…- Concluse, bevendo un altro sorso con estremo gusto, con tanto di sospiro finale.
-Ti fa bene, ti dico. Magari la smetti di fare la sclerotica e ti apri un po’ di più.-
E solo dopo aver parlato realizzò il termine utilizzato nelle ultime parole, tanto che voltò lentamente il capo verso la collega, la quale lo stava letteralmente fulminando.
-Ascoltami bene, Madara Uchiha.- Cominciò, seria e decisa, quasi dovesse fare il discorso del secolo.
-Le tue implicite richieste sessuali tienile per qualche battona di turno, non ti asseconderei nemmeno sotto tortura!- Esclamò con un certo vigore, sbattendo il boccale sul tavolo, il quale fece un balzo notevole e lasciò cascare a terra numerose bottiglie e boccali vuoti.
L’Uchiha la osservò per un lungo attimo, prima di allargare la labbra in un sorrisetto tanto malizioso quanto ironico.
-Hai paura di non essere all’altezza, Senju?- Una provocazione calibrata su misura per la situazione, solo un oratore del suo calibro avrebbe potuto cogliere l’occasione così maledettamente bene.
Il sangue le ribolliva nelle vene, l’orgoglio le imponeva di saltargli addosso mentre il buon senso l’ancorava alla sedia sulla quale era malamente seduta.
Non rispose, semplicemente si morse il labbro inferiore, facendolo sanguinare appena.
Dio quanto lo odiava.
Lui, invece, si godette quella reazione con estremo piacere, tanto che si passò il bordo del boccale sulle labbra con fare trionfante.
-Facciamo una scommessa, Senju.- Sì, decisamente aveva imparato troppo in fretta a metterla con le spalle al muro, stuzzicando con una certa abilità l’interesse e l’orgoglio di quella sua rivale preferita.
-Se riesco a sedurre una kunoichi entro una settimana, dovrai fare una cosa che ti ordinerò.- Propose, serio e maledettamente divertito.
-La kunoichi la scelgo io, naturalmente.- Rispose a tono lei, giusto per quella scommessa fosse un’arma a doppio taglio.
Appoggiò il boccale sul tavolo, tendendole la mano.
-Affare fatto?-
Lo squadrò ancora. L’alcol prese decisamente il sopravvento sul buon senso.
-Affare fatto.-

Gli strinse la mano con un certo vigore, poi anche sulle sue labbra carnose andò a palesarsi un sorrisetto ironico e maledettamente divertito: sì, era decisamente un'arma a doppio taglio, quella scommessa.
-Mei Terumi.-
  
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