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Autore: Feliveli    07/04/2014    0 recensioni
Sono nata in una calda mattinata d'agosto sotto il segno del leone. Non so cosa pensarono le carovane di parenti che andarono a trovare mamma in quei giorni. Non so se rimasero stupiti dalla mia piccolezza o dal fatto che fossi piena di capelli. Io quello che pensarono gli altri non lo so,ma so per certo che io ero lieta di venire al mondo. Questa è la mia storia.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sin da piccola sono sempre stata molto vivace,tanto da guadagnarmi il soprannome di
"zompettina". Trascorrevo le mie giornate in bilico tra l'amore di mia madre e le corse
affannate con i miei amichetti al pomeriggio,convinta quindi che,in questo mondo,ci
fossero solo cose belle e che la parola "dolore" fosse stata inventata da qualche brutto e
cattivo uomo che aveva ricevuto troppo poco amore dalla mamma. Iniziavano i primi sguardi
con quelli che io chiamavo "bambini con un dito in mezzo alle gambe" (ebbene si..all'asilo
avevamo i bagni unisex) e tutto proseguiva come nella pubblicità della mulino bianco. Un
giorno,manco fosse la clessidra dentro il Sacro Graal (chi ha letto "il codice da vinci"
mi capirà),qualcosa si ruppe e un inchiostro nero e denso corse a cancellare,o meglio
coprire,i giorni di felicità puerile,per lasciar spazio a quel "dolore" che reputavo tanto
lontano.
Non ricordo come accadde,ne a causa di chi,ma qualcosa cambiò.
Da un giorno all'altro gli abbracci di mia madre si fecero sempre più rari e lo sguardo di
mio padre sempre più perso. Iniziai a pensare al peggio: forse i miei erano stati vittime
delle insidie di Mojo Jojo o peggio avevano mangiato la carne impazzita (era il periodo
della mucca pazza...). Pensai a tutto,ad ogni soluzione. La sera,quando faceva
freddo,m'immaginavo di poter entrare in scena,vestita da Super Kikka e salvare i miei
genitori da questo terribile male che tutti chiamano "dolore". Ma c'era troppo freddo,ed
io non riuscivo a concentrarmi (fu il periodo in cui imparai a riscaldarmi da sola,cosa
che mi torna ancora adesso utile). Pensai che molto probabilmente avevo mangiato anche io
un pezzo di mucca pazza,perchè il dolore,com'è solito fare,aveva contagiato anche me.
Smisi di correre con i miei amichetti,smisi di "zompettare",smisi di frequentare i corsi
di danza e smisi anche di guardare la pubblicità della mulino bianco. "Una famiglia cosi
non esiste",pensavo.
Ricordo molto bene quando costrinsi i miei a guardarmi negli occhi e giurarmi che non si
sarebbero mai separati (i genitori della mia amichetta del cuore si erano appena
separati). E loro lo fecero. Giurarono.
E siccome ogni bimbo crede ai propri genitori più di chiunque altro,mi convinsi che era
solo un periodo e che,in fin dei conti,avrei sempre potuto portarli a fare il vaccino
contro la mucca pazza.
  
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