Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: M a r t    08/04/2014    1 recensioni
[MinaKura is the way] [raiting giallo -provvisorio(?)] [amateli come li amo io, perché solo grazie a questo grande amore per loro sto scrivendo questa long -o almeno ci provo]
Sicuramente Angela era la cosa migliore che gli fosse capitata e magari avrebbe ‘abusato’ della sua situazione economica e sociale per qualche altro anno, almeno prima di andare al college.
[...] Eppure quando la ragazza si staccò da lui indicando un ragazzino bassino, con la carnagione scura e i capelli azzurri che gli coprivano un occhio, spiegandogli che quello era suo cugino e che sarebbe rimasto a vivere da lei per qualche settimana, Minamisawa dovette trattenersi dal mostrare una smorfia contrariata.

Ci si becca dentro magari ^^
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kurama Norihito, Minamisawa Atsushi, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Silenzio.
Quel silenzio che rende le cose imbarazzanti, che sembra fermare il tempo per un istante. Un interminabile istante.

Kurama ha gli occhi chiusi, stretti tra le palpebre, e si vergogna, perché con tutte le cose che poteva dire se ne era uscito proprio con la più fraintendente.
Aveva la testa china e non osava guardare il ragazzo davanti a sé, che era rimasto alquanto stupito da tale domanda.

Perché, per la prima volta dopo tanto, troppo, tempo, Minamisawa Atsushi non sapeva come rispondere ad una domanda come quella. E di domande così lui ne aveva sentite tante, tantissime, da quando ne aveva memoria.

D'altronde, lui era uno di quei ragazzi che piaceva, che faceva prendere la prima cotta alle bambine delle elementari, che lo immaginavano come il loro principe azzurro.
Di azzurro, però, Minamisawa in quel momento vedeva solo un goffo e maleducato ragazzino, con la carnagione scura, le guance imporporate e l'imbarazzo crescente.

Distolse lo sguardo, cercando di non far caso al calore dovutoad un leggero rossore sulle proprie guance e sorridendo sfacciatamente al vuoto di fronte a lui.
Ci pensò su, roteò un paio di volte gli occhi in modo teatrale, sospirò, batté anche ritmicamente il dito per terra, pur di cercare di eliminare quella tensione che si stava creando.

Si riavviò i capelli, poteva rispondere, finalmente. Voltò il capo verso Kurama e quello che vi trovò non era proprio rassicurante:

Norihito lo fissava spazientito, ancora rosso in faccia, mentre si mordeva il labbro e aveva le guance gonfie. Una cosa adorabile, per chiunque guardasse da fuori.
Purtroppo Minamisawa si trovava dentro, e prima che potesse dire qualcosa il minore lo precedette, praticamente, urlando.

- Ma allora, vuoi anche un caffè?! No, dico, hai idea di quanto possa essere imbarazzante tutto questo?! 

Minamisawa boccheggiò, spalancanti di poco gli occhi ambrati.

- Sei veramente un idiota! Eh che cazzo, uno ti chiede una cosa, oltretutto questa cosa e tu che fai?! Ti metti a guardare il vuoto sorridendo come un ebete, logico! BRUTTO PEZZO DI DEFICIENTE MI VUOI DIRE O NO SE TI PIA--

Fortunatamente la mano di Atsushi impedì a Kurama di terminare la frase. 

- Smettila di gridare, vuoi che ci scoprano? 

La domanda era retorica, ovviamente, ma Kurama fece cenno di 'no' col capo, la fronte ancora corrugata dalla rabbia.
Provò a dire qualcosa, ma a causa della mano sulla sua bocca uscirono solo mugoli ovattati. Intanto il viola si guardava intorno circospetto, sperando che nessuno avesse sentito niente, anche se, trovandosi sul tetto le probabilità erano molto basse.


L'azzurro si dimenò, cercando di staccarsi dalla presa del viola, che oltre a tappargli la bocca lo aveva anche preso per un braccio, stringendolo al petto. Dopo gli scarsi risultati iniziali -che vennero accompagnati dai risolini divertiti di Minamisawa- il nanetto riuscì finalmente a liberarsi, distanziandosi dallo spilungone lì davanti.

- Io urlo quanto mi pare. - Kurama ci tenne a precisare una cosa tanto importante, lui che si stizziva per niente - E comunque, se tu non mi rispondi devo dedurre che la risposta sia affermativa e questo sarebbe imbarazzante per entrambi. 

Le guance che si erano "schiarite" avevano ripreso il precedente color rosso, e lo sguardo scuro del ragazzo aveva cominciato a vagare sulle sue scarpe un po' rovinate e continuamente slacciate.

Mai Minamisawa aveva incontrato ragazzo più imbarazzato da tali argomenti. Ma non argomenti maliziosi, il loro poi, non poteva definirsi tale. Quello era un discorso puro e semplice, di quelli odiosi ai quali non vorresti mai metter bocca, perché sai che le cose sono troppo serie e in realtà vorresti solo divertirti come in qualche vecchio film che hai visto il sabato sera in TV, senza pensare alle responsabilità e sparando frasi filosofiche su quanto sia bello passare l'estate con gli amici e altre cose del genere.

Ecco, quello era il tipo di discorso che Atsushi cercava sempre di evitare come la peste.

A salvarlo fu la campanella, che trillò vivacemente annunciando la ripresa delle lezioni. Oh, santa campana! Bastarda alle prime ore del mattino, quando il giardino si riempiva di studenti, e santa al pomeriggio, mentre vedeva gli stessi studenti urlarle entusiasti per l'agognato ritorno a casa.
E con un ottimo tempismo, chissà.


***





- Yo Kurama! Si può sapere dov'eri?

Hamano glielo chiese sorridendo, come sempre, mentre gli circondava con il braccio, in modo amichevole, le spalle e intrecciava i capelli tra le dita, quasi in un gesto automatico.
L'azzurro non rispose, ne aveva poca voglia e voleva tornarsene a casa.

Sarebbe stato troppo imbarazzante per lui incontrare Minamisawa all'ora dell'uscita. Inoltre, aveva bisogno di riposarsi, di oziare, e di mangiare tanto cibo spazzatura, semplicemente perché gli andava e perché sua zia aveva cominciato il suo periodo di insalatina. Preparava solo insalate, di tutti i tipi, perché diceva che facevano bene e che richiamavano la cucina italiana. 

Norihito non si era mai interessato tanto alla cultura italiana, nonostante gli piacesse da matti la pasta con il peperoncino, preferiva la cucina di casa sua. Comunque, a sua zia era preso il periodo di insalatina e le sue insalate facevano sempre, comunque e dovunque, schifo.

A volte metteva troppo sale, altre troppo olio e altre ancora era immangiabile e basta. Solo lei finiva il cibo nel suo piatto, per far vedere che forse, tanto immangiabile non era. Un po' a Kurama dispiaceva di questa cosa, perché sua zia era casalinga e se una casalinga non sa cucinare magari pensa di essere una casalinga a metà.

E pensò che, per farsi questi discorsi contorti -da solo, oltretutto- durante l'ora di inglese, doveva proprio avere il cervello fuso. Non era un asso in quella materia, ma neanche un somaro e la professoressa lo aveva sempre guardato dolcemente e con un sorriso di riguardo nei suoi confronti. Probabilmente era una cosa positiva, quella, ma l'azzurro, appena vedeva un sorriso spuntare sul volto della donna di mezza età, diretto a lui, non poteva che sentirsi a disagio.

La lezione era iniziata da poco, ma Hamano non si era smentito e chiedeva -anzi, pretendeva- una risposta a dove si fosse cacciato il suo amico per la pelle, dopo Hayami, durante la ricreazione. Aveva cominciato a chiamarlo con vari toni di voce per poi passare a lanciargli veri e propri palloni di carta grandi quanto una casa, fino ad arrivare ai tradizionali aeroplanini di carta.

Kurama aveva dovuto mettere la cartella sopra al banco e crearsi una muraglia con i quaderni e le penne, per evitare che uno di quegli aeroplani dall'indubbia forma gli finisse in un occhio, facendolo diventare cieco.
Insomma, cieco all'altro occhio.

Nonostante ciò, la lezione passò tranquillamente, come le altre ore di studio, fino alla fine delle lezioni. Adesso sorgeva il grande problema, ovvero cercare di evitare in tutti i modi possibili quella testa di melanzana.
Mise tutti i suoi libri e quaderni nella cartella, in modo lento, quasi a rallentatore e Hamano aveva preso ad imitarlo, ridendo, mentre Akane gli faceva qualche foto a tradimento e Hayami puliva la lavagna. I suoi amici non si facevano domande sul suo comportamento, meglio così, aveva intenzione di perdere un bel po' di tempo e se nessuno gli chiedeva spiegazioni tanto meglio.

Quando uscì dalla classe ci fu praticamente il putiferio: Akane lo aveva praticamente travolto alla vista del capitano Takuto, correndo dietro ad un albero del giardino, poco più avanti, e scattando fotografie alla velocità della luce, come una stalker, mentre Hayami e Hamano si erano ricordati che dovevano aiutare la signora del posto dove andavano a pescare a preparare i preparativi per una fiera dello sgombro o una cosa simile. 
In poche parole, far perdere del tempo anche ai suoi amici si era rivoltato contro di lui.

- Certo che ti sei scelto degli amici proprio strani...

Il ragazzino rabbrividì al suono di quella voce melodiosa tremendamente vicina al suo orecchio.

Merda.













Angolo autrice:

Yo~ 
Capitolo corto, forse, ma almeno sono riuscita a pubblicare un po' prima ^>^
Sinceramente non ho idea di come andrà a finire questa storia, è parecchio incasinata O/\O ma io non mollo e mi farebbe piacere sapere che ne pensate.

Sto scrivendo questa long come un esperimento e anche se dovesse andare bene, non aspettatevi una nuova long sfornata e pronta all'uso(?)
Dopo questa esperienza penso che mi dedicherò alle long tutta la vita yo~

Sono contenta di aver aggiornato, sto passando un periodo di depressione perché il cavallo che avevo in prova non ha passato l'esame di compravendita e io mi ero affezionata e non è la prima volta che mi succede e sto di merda-----

Spero che il capitolo vi sia comunque piaciuto ❤️️

Ciau~


DA NOTARE CHE SU ITALIA DUE FANNO I NUOVI EPISODI DI ONE PIECE E QUELLI DI NARUTO ( • H •)
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: M a r t