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Autore: _Yozora_    08/04/2014    2 recensioni
Intanto un ragazzo moro, in piedi dall'altra parte della stanza, con una cartella di documenti tra le mani, la osservava in silenzio e soprappensiero.
- sei preoccupato per Mai? - chiese una voce proveniente alla sua destra.
Naru si voltò verso il suo interlocutore guardandolo serio – continua a lavorare Rin -
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kazuya Shibuya, Mai Taniyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era voluto del tempo perchè Naru riuscisse a calmare Mai abbastanza da portarla fuori da quella casa e salire in macchina.

Aveva detto agli altri di aspettare lì, mentre lui e Lin la riportavano a casa.

L'uomo aveva preso posto alla guida dell'auto, mentre il moro si era seduto sui sedili di dietro accanto alla ragazza.

C'era voluto poco, invece, perchè questa si addormentasse, probabilmente sfinita dalle emozioni di poco prima.

Una volta arrivati davanti casa di Mai, Lin scese di macchina e aprì la portiera di dietro.

- Ci penso io – sussurrò.

Nella sua voce c'era apprensione, la stessa che aveva quando era preoccupato per Naru.

Il ragazzo annuì, ma in quel momento si accorse che, nel sonno, la ragazza si era aggrappata alla sua camicia.

Gli prese le mani fra le sue e, facendo il più delicatamente possibile per non svegliarla, la staccò da sé.

Lin se la caricò sulle spalle e andarono all'appartamento.

Una volta lì entrarono in camera della ragazza e la misero a letto.

Avevano sempre saputo dove viveva la castana, ma non erano mai stati a casa sua.

Quella era la prima volta, ma non era il momento per guardarsi intorno.

La infilarono sotto le coperte coprendola per bene.

Rimasero a guardarla per qualche minuto in silenzio.

- Deve essere stato uno shock enorme – sussurrò alla fine Lin.

Naru non rispose.

L'immagine che gli si era presentata davanti in quella stanza era ancora vividamente impressa nei suoi occhi.

- Andiamo. Ci stanno aspettando – disse, per poi uscire dalla stanza.

- Hai intenzione di lasciarla sola? - chiese Lin stupito.

- Non c'è altro che possiamo fare, anche se restiamo qui. In più abbiamo del lavoro da finire – detto quello uscì dalla casa e salì in macchina.

L'uomo sospirò.

Aveva assunto il tono che teneva quando non ammetteva repliche, il che significa che stava cercando di ignorare i suoi sentimenti.

Di nuovo.

 

 

Il diciassettenne aveva di nuovo preso posto sui sedili posteriori dell'auto, segno che aveva bisogno di riflettere.

Aveva promesso a sé stesso che non si sarebbe avvicinato ulteriormente a quella ragazza.

Non poteva permetterselo.

Quel giorno, invece, dal momento in cui se l'erano trovata davanti in quella casa, tutto aveva fatto tranne starle lontano.

Non c'era riuscito.

Per la verità, se avesse seguito ciò che voleva davvero, non lo avrebbe fatto nemmeno in quel momento.

Sarebbe rimasto in quella stanza accanto a lei per tutto il tempo necessario, forse anche di più.

Avrebbe voluto dire a Lin di girare la macchina e tornare indietro.

Non lo fece.

Doveva assolutamente evitare di permettersi di avvicinarsi a Mai più di quanto non avesse già fatto.

Era arrivato il momento di tirare su la maschera che gli era costata il suo soprannome, non aveva altra scelta.

Sapeva che così facendo l'avrebbe ferita, ma sarebbe stato niente in confronto a ciò che l'avrebbe aspettata se lui avesse mostrato il vero sé, e niente in confronto a quello che avrebbe provato lui da quel momento in avanti.

L'immagine della ragazza rannicchiata su sé stessa tornò ancora una volta a invadergli la mente, come per fargli notare che il dolore di lui sarebbe sempre stato niente in confronto a quello che provava lei in quel momento.

La sofferenza della sedicenne non voleva abbandonarlo, come a volerlo farlo sentire in colpa per la decisione che aveva preso.

Nonostante quella sofferenza fosse diventata la sua, non poteva lasciare che nessuno lo vedesse, men che meno Mai, continuava a ripeterselo.

Quel dolore sarebbe rimasto con lui, ormai sapeva di non potersene liberare, e lui lo avrebbe sopportato da solo.

Così doveva essere.

Strinse un pugno.

Quella decisione faceva più male di quanto si sarebbe aspettato.

 

 

Mai si svegliò di soprassalto, tremante, sudata e con il fiato corto.

Aveva avuto un altro incubo, ma non si trattava dei soliti incubi che l'avevano tormentata alla villa.

Quello era stato differente.

In quell'incubo si trovava in un posto buio e gelido.

Centinaia di persone erano ammassate a terra, legate.

C'era chi bisbigliava, chi, stremato dalle torture fisiche dormiva, chi aveva lo sguardo perso nel vuoto. Poi entrava un gruppo di altre persone. Bastava il rumore dei passi di queste che si avvicinavano per zittire i mormorii, svegliare gli addormentati e attirare l'attenzione degli assenti.

Tutti guardavano un punto fisso con gli occhi pieni di terrore.

Tra quegli che Mai aveva intuito essere i torturatori, scorse due figure che conosceva fin troppo bene.

Per un momento, soltanto un istante, l'istinto era stato quello di correre verso di loro, di gettarsi tra le braccia dei genitori che amava tanto e che aveva perso da tempo.

Non fece neanche due passi che dovette fermarsi quando notò quello che tenevano fra le mani.

Sgranò gli occhi.

Non era possibile.

Suo padre e sua madre non erano persone da fare cose del genere.

Uno degli uomini che facevano parte del gruppo appena entrato si avvicinò a quello delle persone legate e alzò la frusta.

Era stato a quel punto che si era svegliata.

Sapeva benissimo cosa significava quel sogno e perchè lo avesse fatto.

La sua mente aveva ricostruito gli avvenimenti di sei anni prima, così come li aveva letti nel diario di suo padre.

Ancora stentava a crederci.

Non poteva essere vero.

Doveva esserci qualche errore.

Per forza.

Ma Mai non era così ingenua da credere alle scuse che la sua mente ed il suo cuore stavano cercando di trovare per giustificare quella crudele verità.

Guardò la sveglia.

Erano le 4:00.

Sospirò e si mise a sedere sul letto, solo in quel momento si accorse di essere nella camera del suo appartamento.

Come c'era arrivata?

L'ultima cosa che ricordava era di essere stata alla villa e aver letto il diario di suo padre.

Da cima a fondo.

Ricordava l'ondata di sofferenza che l'aveva travolta mozzandole il respiro in gola e le aveva stretto il petto in una morsa dolorosissima.

Aveva sentito un urlo terribile, ma non poteva essere stata lei ad urlare. O Sì?

Tutto il resto era confuso.

Aveva avuto l'impressione che qualcuno l'avesse tenuta tra le braccia e l'avesse cullata dolcemente, ma non ricordava chi.

Pensava di aver sentito sussurrare parole consolatrici, ma non riusciva a ricordare quali né a chi appartenesse quella voce.

All'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, la nebbia nella sua mente sparì.

 

Naru!
 

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Angolo autrice : Buongiorno cari lettori!! ^^ Ecco un'altro capitolo =) Da ora in poi cercherò di tenere il ritmo di un capitolo a settimana così da non perdere l'ispirazione troppo presto =) Almeno lo spero XD
rafxsulfusxsempre: Ancora una volta grazie ^^ Ti faccio una piccola confessione, neanch'io sapevo quale sarebbe stato il passato dei genitori di Mai almeno finchè non l'ho scritto...o meglio avevo un'idea di fondo quando avevo iniziato a scrivere la FF che poi si era un po' persa nell'andare avanti con la storia. Ho riavuto l'illuminazione rileggendola dall'inizio fino a dove ero arrivata...ovviamente un po' modificata dall'idea originale e più dettagliata, ma ne sono orgogliosa =) Per quanto riguarda il naruxmai ti chiedo scusa in anticipo perchè ti farò soffrire un pochino d'ora in avanti. L'ho addolcito un po' troppo ultimamente XD Però più avanti...chissà....XP
Ringrazio tutti voi che mi leggete e se volete lasciare un opinione ( di qualunque natura sia ) sarebbe più che ben accetto.
Alla prossima ^^
_Yozora_
  
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