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Autore: LarryTranslations    08/04/2014    8 recensioni
Come può l’amore parlare, quando uno dei due non riesce nemmeno a spiccicare la parola?
La vita di Louis era uno scherzo attraverso le sue parole argute.
La vita di Harry era uno scherzo attraverso la sua assenza di parole.
Louis era stato classificato come un ragazzo normale, mentalmente e fisicamente.
Harry era stato classificato come un ragazzo anormale, mentalmente e fisicamente.
Louis riusciva a parlare.
Harry non poteva.
Harry era affetto da mutismo progressivo.
Louis non lo era.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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___________ CHIEDO SCUSA PER L'IMMENSO RITARDO!! __________

Capitolo 13

Mercoledì 13

Harry non aveva paura.

No, non aveva assolutamente paura. La paura è qualcosa che prova un bambino quando perde i propri genitori in mezzo a una folla, o quando si sveglia dopo un incubo ed è tutto buio. Quello è avere paura. Avere paura non è qualcosa che prova un ragazzo di sedici anni quando c'è un temporale. No. Era solo.. leggermente preoccupato per la sua incolumità, tutto qui.

Chi sapeva quanto a lungo la pioggia avrebbe picchiato sul suolo, magari avrebbe causato un alluvione. Chi sapeva quanto il fulmine fosse lontano da casa sua, magari avrebbe colpito il tetto e infiammato la casa. Chi sapeva quanto forte avrebbe tuonato, magari lo avrebbe fatto diventare sordo-okay, forse gli scenari che assillavano la mente di Harry erano di paura, ma non è che lui volesse avere paura. Lo odiava infatti. Non era come se avesse un fremito, causato da una scossa di adrenalina o come se dopo scoppiasse sempre a ridere, trovando ilarità in tutto ciò, no, Harry non lo faceva mai.

Harry odiava avere paura, principalmente perché lo faceva sentire stupido. Era un adolescente, negli ultimi anni della sua giovinezza e non avrebbe dovuto sentirsi in quel modo. Nessun altro teenager l'avrebbe fatto e ciò separava Harry da tutti gli altri, ancora di più. Ovviamente nessuno sapeva della sua paura, l'unico temporale durante la scuola fu quando aveva dieci anni ed era normale essere spaventati- nonostante tutti i maschi nella classe non la pensassero così- ma nella sua testa, sapeva che non era normale.

La sua testa: quello era il seme di tutto. La sua mente pensava ad orrendi scenari, alcuni dei quali erano totalmente surreali, che portavano poi alla fuoriuscita delle sue insicurezze. Pensava e pensava e pensava mentre la pioggia schizzava contro la finestra e si sentiva patetico e stupido e altre cose simili. Solitamente c'era qualcuno a casa, qualcuno a confortarlo e a distrarlo da quei pensieri. Questa volta, però, era da solo.

Harry da solo con i suoi pensieri non era mai una bella cosa per nessuno.

Anne era bloccata al lavoro, aveva detto tramite i suoi messaggi, e sarebbe rimasta a casa della sua collega, che era a soli cinque minuti di distanza, finché il temporale non si fosse stabilizzato. Harry non voleva che lei uscisse, aveva provato a convincerla a rimanere nell'edificio e rimanere lì -cercò di autoconvincersi che sarebbe finito presto- per quel poco tempo in cui il temporale sarebbe andato via. Ma Anne era o ignara delle sue preoccupazioni, o cercava di ignorarle e metterle da parte. Aveva in programma di restare nella casa della sua amica, principalmente perché era più comodo. Non ascoltava Harry.

La pioggia sembrò diventare ancora più fitta.

Gemma anche era tornata all'Università, era tornata esattamente due giorni prima. Era per lei che Harry era preoccupato maggiormente. Ma in realtà quando esattamente Harry non era preoccupato per Gem? Lei era giovane, carina, bella e frizzante, era attraente. Harry si era sempre preoccupato che qualcuno si potesse approfittare di lei, ma quello non era mai la sua preoccupazione peggiore. Sentiva che la sua salute era una sua responsabilità. Le mandava un messaggio ogni mattina e appena prima di andare a letto -solitamente ore prima che la sua testa avesse solo toccato il cuscino- solo per assicurarsi che stesse bene nel suo appartamento del secondo piano.

Forse era quello che rendeva la tempesta ancora più preoccupante per lui. Il fatto che lei non vivesse al piano terra cancellava la possibilità di un alluvione, ma ciò significava che se qualcosa dell'impianto elettrico avesse preso fuoco da un fulmine, allora non avrebbe avuto modo per scappare. C'era una leggera possibilità che potesse accadere, ma Harry era Harry e ovviamente quello sarebbe stato un problema.

Era esagitato nei suoi messaggi, per assicurarsi che stesse bene. Voleva che lei fosse con lui, per coccolarlo e accarezzargli la testa, per rilassare i suoi nervi. Ma no, doveva essere lontana chilometri. Non poteva nemmeno sentire la sua voce, non c'era mai senso nel fare chiamate quando non poteva rispondere.

Louis fu l'ultima persona che Harry controllò. Non che fosse in fondo alla lista delle priorità -nonostante sua madre e sua sorella venissero ovviamente prima di chiunque altro- ma c'era qualcosa in Louis che lo faceva sentire un po' più sicuro. Louis sapeva badare a sé stesso, e nonostante Harry fosse un paranoico,- e uno bello grande, cercando di non ricordare una certa situazione di un sabato sera di qualche settimana prima- e nonostante gli importasse davvero tanto del benessere di Louis, c'era qualcosa in lui che trasmetteva e gridava 'sicurezza'.

Ritornando a quel sabato di preoccupazione, nonostante questa fosse una situazione simile, dato che Harry era spaventato a morte, non era esattamente la stessa cosa. Harry ancora non conosceva Louis così bene al tempo, non sapeva che Louis sotto quel velo di sfrenatezza e spontaneità fosse così attento. Louis non si sarebbe mai messo in pericolo, specialmente non ora che aveva anche Harry di cui prendersi cura.

Era come se Louis potesse sentire la preoccupazione di Harry colare nelle parole dei suoi messaggi, così stava facendo di tutto per confortare il ragazzo più piccolo. Quello di per sé era strano per Harry perché nessuno, nemmeno la sua famiglia, era stato in grado di capire le emozioni di Harry. Sì, non le esprimeva quasi per niente, e sapeva che a volte aveva quello sguardo vuoto, senza emozione sulla sua faccia, ma al di sotto lui provava qualcosa e la maggior parte delle persone non riusciva a capirlo. Lui aveva delle emozioni, sentiva tutto, tanto quanto chiunque altro. Ma certa gente sembrava pensare che non fosse come loro, solo per la sua mancanza di voce e quindi pensavano che, quando aveva bisogno, non era nulla di importante perché ovviamente il ragazzo muto non provava niente.

Poteva dire che qualcuno lo conoscesse bene, quando quel qualcuno era in grado di scoprire cosa provava, anche quando aveva quello sguardo sulla difensiva inciso nei suoi lineamenti e quella conoscenza gli dava il giusto coraggio per fidarsi di quella persona. Sebbene in tal modo, la sua preoccupazione venisse nutrita, ma non era quello il punto.

Il punto era che, anche se Harry non era con Louis, lui conosceva le sue emozioni come le sue tasche. Forse era perché comunicavano solo attraverso la scrittura e i messaggi, quindi aveva colto il modo in cui utilizzava il linguaggio o qualcosa di simile. Ma nonostante il modo in cui Louis lo facesse, ciò dimostrava Harry che aveva trovato qualcuno che voleva conoscerlo più di chiunque altro e qualcuno che voleva essere colui che lo confortava e che veniva confortato da lui.

Harry però non voleva esattamente venir confortato, beh, non da Louis almeno. Sapeva che il ragazzo più grande non l'avrebbe giudicato, ma c'era sempre quella preoccupazione che lui potesse vedere come fosse innocente e infantile e che non avrebbe più voluto avere niente a che fare con lui. Non voleva dare a vedere che era spaventato dal tempo, perché è il tipo di cose di cui sarebbe spaventato un bambino di sei anni, non un ragazzo di sedici. Non voleva essere preso in giro – non che Louis l'avrebbe fatto- o deriso, e più erano le persone a sapere della sua paura, più erano le persone che potevano rivoltarsi contro di lui e rendere la sua vita infelice, tutto ciò basato solamente su quel piccolo particolare.

Ovviamente non stava riuscendo molto bene a mantenere segreta quella paura. Louis l'aveva indovinato presto durante la loro conversazione, capendo che la preoccupazione di Harry non si sarebbe fermata, visto che Louis stava tornando a casa dall'università. Gliel'aveva chiesto delicatamente e senza alcun tipo di sufficienza, se Harry era spaventato dal temporale, e con un piccolo colpetto al cuore, Harry stava confessando la sua paura attraverso il piccolo schermo.


Da: Harry (16:41)

Lo so che in realtà non mi succederà niente, ma non posso evitarlo. Ho ancora paura xxx


Da: Louis (16:42)

Voglio aiutarti, piccolo, lo voglio davvero. Non mi piace che tu abbia paura. Cosa posso fare per aiutarti? Xxxx


Da: Harry (16:43)

Fermare il temporale? Xxx


Da: Louis (16:44)

Lo farei se potessi, Harry. Xxxx


Da: Louis (16:45)

Che ne dici se vengo lì? Così posso distrarti e confortarti, okay? Xxxx


Da: Harry (16:46)

Non posso lasciartelo fare, qualcosa ti potrebbe accadere. Non voglio che tu ti faccia male xxx


Da: Louis (16:47)

Non mi succederà niente, assolutamente niente. Salirò in macchina e guiderò fin da te, semplice! xxxx


Da: Louis (16:47)

E comunque ti voglio vedere, mi manchi xxxx


Da: Harry (16:48)

Ti manco? Xxx


Da: Louis (16:49)

Certo che sì, mi manchi sempre quando non sei con me xxxx


Da: Harry (16:50)

Davvero? Xxx


Da: Louis (16:53)

Assolutamente xxxx


Da: Harry (16:55)

Beh..anche tu mi manchi xxx


Da: Harry (17:00)

Lou? Xxx


Da: Harry (17:02)

Louis? Dove sei? Xxx


Da: Harry (17:05)

Louis, seriamente, dove cavolo sei finito? Stai bene? Rispondimi, per favore. Ho paura xxx


Da: Harry (17:06)

Fanculo, Lou. C'è qualcuno alla porta. Non voglio rispondere. Aiutami xxx


“Sono io, Harry! Apri sta cazzo di porta o, giuro su Dio, le mie palle si congeleranno seriamente, mi sto infradiciando qua fuori!” chiamava Louis dalla porta, tirando colpi sul legno con la sua mano chiusa a pugno. Se la sua voce aveva viaggiato attraverso la porta, superando lo spesso rumore causato dai tuoni o se Harry stava davvero ascoltando e non si era impostato in 'modalità panico' Louis non poteva saperlo. Continuò a picchiare sulla porta, giusto in caso.

Era girato, quando la serratura venne sbloccata, guardava nervosamente la pioggia che non sembrò volersi calmare presto. Stava colpendo il pavimento con una forza tale che rimbalzava sul terreno schizzando di nuovo per terra e continuando così ancora per un po'. Le pozzanghere si fondevano insieme diventando più ampie e profonde, tanto che potevano arrivarti alle caviglie se ci avessi fatto un passo dentro, magari anche più in alto.

Il suo pugno cadde in aria quando cercò di bussare ancora, ciò fece girare la sua testa verso l'entrata. L'aria calda arrivò come un'onda e riuscì a vedere l'interno della calda casa. Prima che catturò la vista di Harry però, venne scagliato in casa, quando un forte tuono scosse l'aria attorno a loro. Il suo corpo incespicò attraverso la porta e nell'atrio e mentre si ricomponeva, sentì la porta che veniva sbattuta per essere chiusa e le serrature venir serrate con tremore.

Louis guardò di nuovo Harry che era appoggiato alla porta, le mani e il corpo piatti contro di essa. I suoi occhi erano chiusi e la sua testa era piegata all'indietro, la sua mascella era in piena vista.

Oh, Dio, vorrei solamente leccarla per tutto il suo contorno e-. Il lenzuolo avvolto attorno alle sue spalle stava scivolando via, cadendo dalla sua maglietta e slittando accanto i pantaloni della tuta grigi, ma Harry era concentrato a respirare lentamente per placare i nervi.

Louis si precipitò in avanti, così era esattamente di fronte a Harry, senza preoccuparsi dei suoi vestiti bagnati che gocciolavano per tutto il pavimento. La sua piccola mano, messa a coppetta, afferrò il mento di Harry e la guidò verso il basso, così era al suo stesso livello. Gli occhi di Harry si aprirono lentamente, rivelando quel verde acceso che era sommerso dalla preoccupazione.

“Stai bene?” chiese Louis, con una punta di ruvido nel tono della sua voce. Harry fece uscire un respiro tremolante e annuì sbattendo le palpebre. Sembrò aver superato il suo shock e lasciò che un sorriso pigro graziò le sue labbra per la presenza di Louis.

“Vieni qui”, mormorò Louis attraverso il suo sorriso. Aprì le sue braccia e lasciò che Harry camminò volontariamente verso di esse. Tuttavia, Louis sembrò essersi dimenticato che i suoi vestiti erano fradici: la sua giacca scivolosamente bagnata, i suoi jeans e le sue scarpe inzuppati. Harry immediatamente balzò all'indietro con un mugolio e una faccia inorridita. Louis gelò al tocco, la sua pelle fredda in contrasto con il calore di Harry.

“Oops” si tirò indietro. “Scusa, mi sono dimenticato”

Harry sospirò e scosse la testa in modo materno, esprimendo la propria disapprovazione attraverso i denti. Roteò gli occhi alla trascuratezza di Louis e afferrò la sua mano. Louis stava per fargli domande, quando Harry lo tirò su per le scale, ma le sue parole si distrussero quando venne spinto nel bagno. Harry aveva agguantato un asciugamano dalla pila del bucato sul pianerottolo e l'aveva buttato sul braccio di Louis. Si mosse in fretta fuori dalla stanza e tornò con un paio di pantaloni della tuta grigi, larghi e una maglia bianca semplice, posizionandoli sul piccolo bancone.

Louis guardò Harry mentre rimaneva nel mezzo della stanza, chiaramente pensando a qualcosa. Il ricordo di qualcosa tramontò sul suo viso e afferrò l'asciugamano dalla stretta di Louis, appoggiandolo con cura sul portasciugamano riscaldante. Camminò verso il bagno e si sporse in avanti per aprire la doccia, lasciando che la sua mano si muovesse sotto al getto caldo per un paio di minuti, per testare la sua temperatura. Una volta che fu soddisfatto, Louis lo guardò mentre tornava verso di lui, indicando prima Louis e poi la doccia.

Louis si trattenne dall'esclamare “Aw, Harry!” come uno squittio dalla sua bocca. Trovò che il comportamento di Harry fosse molto materno e assolutamente adorabile, specialmente quando appariva così determinato a occuparsi di Louis. Il vero motivo per cui il ragazzo era passato da Harry era per confortarlo e prendersi cura di lui, non il contrario. Ma Louis non si lamentò, specialmente se Harry si comportava in quel modo.

Fu come se la natura sapesse quello che Louis stesse per dire e volesse provvedere a evitare che lo dicesse. Invece di un tuono rumoroso che non sarebbe stato udibile sotto il rumore della doccia, un lampo illuminò la stanza e Louis vide Harry sussultare esageratamente.

"Harry" disse Louis calmo. "Sono qui per assicurarmi che tu stia bene. Non posso farlo se sono nella doccia e tu sei lì da solo."

Harry scosse la testa con determinazione e sbatté la mano contro l'aria come per dire "va bene così"

"Ma-"

Harry guardò Louis con sguardo pungente e piazzò le sue mani sui bicipiti di Louis, guidandolo più vicino alla doccia per rendere più ovvia la sua opinione.

Lo sguardo testardo negli occhi di Harry fece emettere a Louis un sospiro di sconfitta.
"D'accordo, d'accordo. Ma farò più veloce possibile e se hai bisogno di me, bussa alla porta o entra a chiamarmi, intesi?"

Harry annuì con un sorriso e occhi brillanti, cominciando a camminare fuori.

"Per qualsiasi cosa, okay? Pure se hai la più piccola paura o preoccupazione, entrerai a chiamarmi, vero?"

Harry roteò gli occhi, ma il suo sorriso si espanse, annuendo con fermezza. Si fece strada fuori, chiudendo la porta dietro di lui. Louis non sentì i suoi passi ritirarsi, ma ebbe la sensazione che fosse tornato in sala da pranzo, al piano di sotto. Tirò un sospiro, sorridendo pensando alle stranezze di Harry, e cominciò a spogliarsi degli strati di vestiti bagnati, infilandosi poi sotto il getto caldo d'acqua.

Louis sospirò nella sua tazza, mentre si dimenava sotto il piumone, sistemandosi meglio. La sua schiena era supportata dal bracciolo e fronteggiava Harry, che specchiava la sua posizione dall'altra parte del divano. I loro piedi erano annodati tra di loro e Louis stava trovando difficile non sfregare la caviglia di Harry con il dito del piede. La spessa coperta nascondeva tutto al di sotto e lasciava che il calore li circondasse, quasi rinchiudendoli e mantenendoli al sicuro.
La tempesta si stava ancora verificando, anche dopo la doccia di Louis- che fu sorprendentemente veloce per lui-ma Harry non sembrò troppo scosso, quando lo trovò raggomitolato sul divano.

Aveva portato giù con sé il piumone, pronto per accoccolarvisi sotto con Harry. Sapeva che al ragazzo non sarebbe dispiaciuto. Inoltre, non è che non fosse mai stato nella sua stanza prima e non stava nemmeno ficcando il naso, semplicemente aveva sfilato via dal letto il piumone e l'aveva portato con sé al piano di sotto. Si erano sistemati sotto il calore, ma Louis aveva ancora un po' di pelle d'oca.
I vestiti di Harry addosso a lui erano troppo grandi, aveva dovuto rimboccato le estremità più che poteva, altrimenti le maniche sarebbero cascate all'ingiù e sarebbero state più lunghe di quanto avrebbero dovuto essere.

Harry immediatamente si alzò di scatto, dicendogli di aspettarlo, che sarebbe andato a prendergli -parole testuali- 'la bevanda migliore del mondo'. Tornò con due tazze incastrate tra le sue dita, una marrone con una scritta gialla sfumata, le cui parole Louis non riuscì a distinguere e una azzurra con un tema floreale a ricoprirla. La sua lingua faceva capolino dalle sue labbra mentre camminava diretto verso di lui e quando si piegò per passargli la tazza azzurra, Louis si sporse in avanti per afferrarla. Rimase confuso quando sentì il calore della tazza e vide il liquido chiaro che odorava di limone.

È limonata calda. È buona, davvero.

Harry scrisse sulla sua lavagnetta, facendolo vedere velocemente a Louis, prima di riprendere la sua tazza e mettersi comodo sul cuscino.

Louis guardò le labbra di Harry formare un anello, soffiando aria fredda nella tazza. Continuò a soffiare finché non sembrò soddisfatto e poi con esitazione portò la ceramica marrone alla bocca. La inclinò lentamente, lasciando scorrere il liquido tra le sue labbra separate. Una volta che ne aveva sorseggiato un po', abbassò la tazza, deglutì e lasciò uscire un sospiro, chiudendo gli occhi pigramente, con un piccolo sorriso sul viso.

Louis fu piacevolmente sorpreso quando provò la bevanda calda, aspettandosela troppo dolce, ma con un retrogusto amaro. Era meglio di come pensasse e quando espresse il suo parere a Harry, il ragazzo sembrò totalmente compiaciuto. Louis non lo avrebbe ammesso apertamente, ma nel momento in cui rimasero seduti in silenzio, semplicemente sorseggiando le loro bevande, poteva immaginare lui e Harry fare la stessa cosa, anni dopo, nel futuro, magari anche quando sarebbero stati vecchi, con i capelli bianchi.

Sembrò che il temporale si fosse calmato mentre bevevano, meno pioggia che sbatteva violentemente sulla finestra e i tuoni non più tanto forti. Louis parlava a Harry senza alcuno scopo, ma non era sicuro che Harry stesse ascoltando. Tuttavia aveva un sorriso che spuntava sulle labbra, quindi se stava davvero ascoltando le sue parole o solo la voce di Louis, quello era un enigma, ma a Louis ciò era sufficiente per continuare a chiacchierare ininterrottamente.

"E voglio dire, stavo solo chiedendo a Harley di assicurarsi che la musica fosse pronta, ma lei si è incazzata con me! E io ero tipo-"

Un forte colpo rimbombò nell'aria, il lampo a illuminare la casa e la pioggia a scontrarsi sulla finestra con ancora più forza di prima. Le parole di Louis vennero interrotte prematuramente dal rumore, il lampo seguì prontamente il colpo del tuono, ravvivando l'espressione di Harry.

I suoi occhi verdi si spalancarono in quella che si poteva identificare solamente come paura, guizzavano per la stanza, ma tornando poi sempre verso la finestra.
Le pagliuzze dorate erano avvolte da paura e preoccupazione, forse anche un po' di mortificazione, ma la paura era quella più prominente. Il suo battere le palpebre era veloce e terrorizzato. Le sue sopracciglia erano aggrottate in una linea di preoccupazione, con piegature che marcavano la fronte. Le sue labbra si separarono, il suo petto continuò ad alzarsi ed abbassarsi velocemente.

Quando risuonò un altro tuono, Harry trasalì, il suo corpo saltò da sotto le coperte. Inconsciamente, la sua mano batté sopra la coperta, cercando. Diede un colpo a quella di Louis, posizionandosi sopra e afferrandola con forza, stringendola fino a farla diventare bianca.

"Harry", sussurrò Louis delicatamente. Non voleva spaventare Harry con toni tesi e violenti, così mantenne la sua voce regolare e calma. Gli occhi di Harry balzarono verso di lui quando parlò, il suo respiro era sempre corto e veloce. Louis tirò la mano con le loro dita intrecciate e portò il ragazzo più vicino a sé. Lo sistemò dalla sua parte, lasciando che il piumone li tenesse in un bozzolo di calore e protezione. La testa di Harry si poggiò sul suo petto e le dita di Louis viaggiarono sullo scalpo di Harry per accarezzargli i ricci. L'azione sembrò calmare leggermente il più piccolo, ma Louis realizzò presto che la mano sul petto di Louis vicino alla testa di Harry strava tremando con piccole scosse.

"Oddio. Harry, piccolo, va tutto bene" lo rassicurò Louis. Abbassò la testa, così la sua voce calma era vicina all'orecchio di Harry, sperando che sarebbe stata l'unica cosa che il ragazzo potesse sentire, così avrebbe potuto sovrastare i rumori spaventosi che li circondavano.


"Non succederà niente, tesoro. Siamo al sicuro qui" Louis gli strofinò la schiena per rassicurarlo e premette una bacio sul suo orecchio.

"Ci sono qui io. Ti proteggo io, amore, ti proteggo io." I due rimasero seduti lì, i corpi premuti tra di loro in cerca di conforto e protezione. Il tremore di Harry era diminuito, diventando degli strani brividi e la paura nei suoi occhi si era sciolta; solo le macchiette dorate erano ancora avvolte nella paura. Harry si era alzato appena, così era seduto più dritto e la sua testa era appoggiata sulla spalla di Louis. Le loro mani erano ancora intrecciate in mezzo a loro e Louis continuò a dargli strette confortanti di tanto in tanto. Il vento ancora avvolgeva le finestre, fruscii cercavano di entrare in casa, così Louis si assicurò che Harry non fosse concentrato su quei rumori.

"Pensa, piccolo, tra qualche settimana saremo in Italia. Non dovremo preoccuparci di un tempo così brutto, perché sarà sempre soleggiato" Louis sorrise guardando in basso verso Harry, che sbirciava attraverso i suoi ricci. I suoi occhi si illuminarono al ricordo, e affondò nuovamente nel petto di Louis con un sospiro di soddisfazione. "Immagina noi due che passeggiamo per le strade, con il sole, avanti e indietro, scendendo giù verso la spiaggia, così da poterci sedere lì tutto il giorno, finché il sole non comincerà a scomparire. Magari porteremo la roba da picnic con noi, così potremo stare anche a prenderci un tè lì. Avremo una coperta, ovviamente, così se si alzerà il vento potremo coprirci insieme. Sembra perfetto, non pensi?"

Fu una conversazione davvero cauta e prudente quella di quando i due ragazzi chieser ad Anne il permesso per la loro vacanza programmata. Quando Anne stava accompagnando Louis a casa, lui offrì loro di entrare per un tè, affermando che lui e Harry avevano bisogno di chiederle una cosa. Aveva lanciato a Harry uno sguardo di avvertimento, per controllare che fosse d'accordo e, nonostante gli occhi del figlio possedessero una leggera preoccupazione, sembrò tuttavia compiaciuto della proposta.

Harry ebbe un'espressione meravigliata quando entrò nell'appartamento di Louis. Non era nulla di speciale, per niente. Dopotutto, viveva lì da solo, quindi non era grande ed era ancora piuttosto incasinato. Si scusò per il disordine, ma Anne lo aveva tranquillizzato, farfugliando qualcosa sui suoi giorni da universitaria. Ma comunque gli occhi di Harry esaminarono immediatamente ciò che li circondava, familiarizzando con la vita di Louis.

Louis era stato quello ad aver facilitato l'entrata in argomento, quando si sedettero al piccolo tavolo della cucina con le loro tazze di tè- acqua nel caso di Harry. Quando Louis le aveva detto la loro idea, Anne era rimasta scioccata, occhi e bocca spalancati. Aveva guardato Gemma alla ricerca di una reazione simile alla sua, ma Gemma aveva alzato le spalle, offrendole un sorriso d' incoraggiamento. La madre aveva balbettato parole di confusione e sorpresa, nessuna delle quali avevano realmente un senso.

Mentre Louis spiegò ogni cosa con tono calmo e ordinato, sottolineando fatti e aspetti che presumette essere veri, Harry rimase seduto ad ascoltare, con i suoi occhi verdi pieni di speranza. Voleva così tanto che lei dicesse di sì, che poteva sentire il suo cuore barcollare ad ogni parola che diceva.

Avrebbe potuto semplicemente dire di no, dopotutto. Harry non era nemmeno ancora ritenuto un adulto. Lui sapeva che lei l'avrebbe trovato difficile lasciarlo andare, erano insieme costantemente e con le condizioni di Harry in aggiunta, era più protettiva di chiunque altro.

Un frammento di speranza però, era Gemma. Aveva già acconsentito, Louis lo aveva avvertito, così avevano una persona in più che potesse persuadere sua madre. Harry sentiva che quel pomeriggio sua madre gli avrebbe fatto il terzo grado, per assicurarsi che, anche se avesse detto di no, fosse quello che lui realmente voleva. Lui le avrebbe risposto la verità, le avrebbe detto che sì, lui voleva andare più di qualsiasi altra cosa; voleva andare in Italia, voleva andare con Louis, voleva andare con il suo ragazzo, che non gli importava il fatto di essere da solo perché sapeva che Louis non l'avrebbe mai costretto a fare niente. Le avrebbe detto che voleva un po' di spazio, che voleva provarle di poter essere indipendente e che lui e Louis erano in grado di badare a loro stessi.

Ci volle molta persuasione, molte domande, molte rassicurazioni, molte promesse per convincere Anne a rispondere definitivamente. Dopo aver parlato con Harry in privato, magari aver pure perso qualche lacrima di orgoglio e di preoccupazione, disse a Louis che sì, avevano il permesso di andare in vacanza insieme. Ovviamente aveva stabilito delle regole e raccomandazioni e promise che ce ne sarebbero stati molti altri nelle settimane a venire. I due ragazzi sapevano che avrebbero dovuto lasciarle fare quello che voleva, accettando ciò che diceva, perché alla fine, lei aveva dato loro il permesso, al di sopra di ogni sua preoccupazione e ansia.

Aveva intenzione di organizzare tutto per loro, disse che l'avrebbe fatta sentire meglio sapere esattamente dove sarebbero stati e che avrebbe scelto il posto appropriato. Louis aveva rifiutato la sua offerta di pagare per lui, e le aveva assicurato di poterselo permettere. Non era davvero sicuro di poterlo fare, ma le sue capacità di attore si dimostrarono utili quando le disse che non aveva problemi. Avrebbe trovato un modo, anche se avesse voluto dire procurarseli a suo modo dal portafoglio di Zayn.

Louis non gli importò che Anne si occupasse di tutto, non gli importò di dover chiedere il permesso. In qualche modo, la cosa era rassicurante. I genitori del suo ragazzo gli avevano garantito il permesso solamente di stare con lui, senza contare il fatto che l'avrebbe lasciato portarlo fuori dal paese per qualche giorno. Non gli importò che Harry avesse una madre protettiva. Avevano una relazione indipendentemente da lei, dimenticandosi dei piccoli dettagli di cui qualsiasi madre nella sua situazione avrebbe voluto prendere il controllo. Erano una coppia indipendente, avevano i loro momenti di privacy, che erano solo loro e non andavano all'infuori di loro due.


Louis aveva lasciato che la famiglia uscisse, tirando Harry dentro, prima che varcasse la porta, per premergli un bacio sulle labbra. Harry aveva ridacchiato tra sé e sé mentre camminava via e Louis sentì il suo cuore gorgogliare di felicità. Lui, Louis Tomlinson, avrebbe portato Harry Styles in vacanza, il pensiero era nientemeno che emozionante.


La coppia era ancora accoccolata sul divano, un attimo dopo l'attacco di panico di Harry, questo ancora era rannicchiato dal lato di Louis. La lavagnetta bianca era in grembo a Louis, insieme alla penna, ma nessuna delle due era stata raccolta o usata. Rimasero seduti in silenzio per un po', semplicemente ascoltando la pioggia. In qualche modo, Harry non era così spaventato quando il suo viso era affondato nel petto di Louis. Lui gli aveva parlato un pochino in un tono silenzioso, ma l'atmosfera calma aveva riportato Harry alla normalità e non voleva interrompere ciò. La mano destra di Louis aveva iniziato a tracciare delle linee sulla schiena di Harry, ma con un brivido da parte del ragazzo più piccolo, l'aveva già lasciata cadere non appena ebbe cominciato. Louis non poteva mai essere sicuro di come avrebbe reagito Harry. A volte sembrava a suo agio con il contatto, con gli abbracci e le coccole. Ma i tocchi leggeri erano gli unici che facevano tendere i suoi muscoli. Louis non sapeva il perché, non era uno psicologo, ma lo attribuì semplicemente al modo di lavorare della mente di Harry. Era un campo complicato e, nonostante Louis volesse partecipare, alcune cose erano da lasciar perdere.

La serenità, però, venne ben presto di nuovo interrotta dopo un altro, ferocissimo, insieme di tuoni e un lampo più violento e luminoso, quasi rosa a illuminare il cielo. La luce tremolò, poi saltò con un 'ping' del metallo. Il lettore DVD che aveva mormorato tutto il tempo, senza che nessuno lo notasse, si era spento con un fruscio.
La stanza venne immersa nel buio, persino la luce dalla finestra era stata stroncata, quando il bagliore arancione della luce di strada diventò grigio e nebbioso.

Harry aveva fatto un salto e Louis l'aveva sentito prendere un respiro. Era come se per Harry il tempo si fosse fermato e lui si fosse pietrificato nella sua posizione. Le sue spalle erano ingobbite e le sue braccia erano aggrappate al corpo di Louis.

I suoi polpastrelli avevano automaticamente afferrato il materiale leggero della maglia di Louis, le sue dita dei piedi erano arricciate difensivamente, imitando quelle delle mani.

Un mugolio fuoriuscì dalle labbra di Harry ed entrò nelle orecchie di Louis. Quest'ultimo abbassò la testa come reazione del piccolo lamento di terrore. Sotterrò la faccia proprio nella piega del collo di Louis, in modo da essere completamente nascosto dalla cappa scura. Louis poteva sentire i respiri corti di Harry colpire il suo collo. La pelle dorata stava diventando appiccicaticcia, ma non avrebbe mai mosso Harry da un luogo in cui trovava conforto.

“Merda” Imprecò Louis sottovoce. “Harry, dai, guardami, per favore.”

Harry scosse la teta nel corpo di Louis in segno di rifiuto, un altro mugolio trapassò l'aria silenziosa. Era un rumore così quieto e solitario che sembrò rendere l'aria amara. Louis odiava vedere Harry così pietrificato, gli spezzava il cuore. Non era il fatto che Harry avesse questo aspetto così innocente, nonostante fosse un dato di fatto- ma non tanto nei vestiti che indossava, l'estremità dei suoi pantaloni era così a vita bassa che Louis trovò difficile trattenere le sue dita dallo stimolare l'elastico dei boxer (erano azzurri) in vista-, ma era per via della rassicurazione di cui aveva bisogno. La stava cercando in Louis. Voleva carezze confortanti e rassicuranti. Perciò Louis era felice di procurargliele.

“Sono serio, piccolo, guardami. Andrà tutto bene. Non ci succederà niente, siamo al sicuro qui” Disse Louis delicatamente. Harry alzò finalmente la testa dalla piega del suo collo e guardò Louis, gli occhi guizzarono sul suo viso senza incontrare i suoi, in panico. Scosse la sua testa, mimando un 'no'.

“Siamo al sicuro, piccolo, non ci succederà niente, lo prometto.” Lo assicurò. Gli prese la mascella con la mano, per evitare che il suo viso tornasse nel suo covo di conforto. “Hai- hai paura del buio, Harry?”

Harry spalancò gli occhi e scosse la testa con decisione.

“Haz- non c'è niente di cui vergognarsi, seriamente, tutti noi abbiamo le nostre pau-”

Harry scosse la testa, lasciando la stretta sulla maglia di Louis per gesticolare un 'no' con le mani. Frugò attorno alla ricerca della lavagnetta e la penna, che erano state perse nel cumulo di piumoni e scrisse, tremolante:

Non ho paura del buio. E' solo che.. non mi piace quando c'è il temporale...

“Oh giusto.. Beh, possiamo trovare una soluzione, no?” Disse Louis con ottimismo.

L'elettricità è saltata, Lou.. non possiamo davvero trovare una soluzione finché il temporale non è finito...

Louis roteò gli occhi giocosamente. “Dio, i ragazzi di oggigiorno! Non avete mai sentito parlare di candele? Ai miei tempi, noi-” La realizzazione di ciò che stava facendo Louis tramontò sull'espressione di Harry con un sorriso, e così schiaffeggiò Louis sul braccio, scherzosamente per porre fine alla vocina da nonna che stava imitando.

“Allora forza, mostrami dove sono” disse Louis con un sorriso, alzandosi e porgendo la mano a Harry per fargliela afferrare. Harry la prese e lasciò che Louis lo tirò su dai caldi confini del bozzolo di coperte. Harry non negò lo svolazzare nello stomaco, quando Louis mantenne forte la stretta di mano, mentre cercavano per la casa, le candele. Quell'azione gli riscaldava troppo il cuore perché riuscisse a dimenticarsene.

Una volta posizionate con attenzione le candele attorno al soggiorno, accendendole con altrettanta cautela, si risistemarono sul divano. Le piccole candele avevano creato un bagliore caldo nella stanza, molto più autentico delle solite lampade sul soffitto che illuminavano di un giallo brillante. Vi erano piccoli sfarfallii delle fiamme arancioni, alcune delle quali si univano per creare toni più chiari o più scuri nella camera. Alcune erano piazzate sul tavolino da caffè di fronte a loro, altre sul bancone dove era situata la TV, e altre ancora sul ripiano del caminetto.

Era quasi romantico.

Nessuno dei due si era accorto del tempo che passava, ma i loro stomaci sembrarono consapevoli dell'orario e brontolarono rumorosamente. Il gorgoglio di Louis fu subito seguito da quello di Harry, facendoli entrambi scoppiare a ridere per via delle loro pance sincronizzate. Louis si offrì di andare a preparare qualcosa, nonostante non fosse il miglior cuoco e Harry fosse considerevolmente migliore. Comunque avrebbe potuto preparare qualcosa di semplice, e quello era il suo piano. O almeno lo fu, finché tentò di accendere il forno elettrico e non accadde nulla.

“Oh merda” mormorò. “Harry, non so se te ne sei accorto, ma non c'è corrente elettrica” chiamò l'altro nel soggiorno, continuando ad armeggiare con le manopole, come se si fosse potuto accendere magicamente.

Sentì Harry ridere forte, il suono rimbombò nell'aria e viaggiò dritto verso il cuore e attraverso le vene di Louis, per scavare in essi una piccola fossa di gioia. Harry strisciò in cucina, una candela ferma sulla sua mano e un sorriso sulle labbra. Louis sospirò, abbandonando le manopole e tornando al frigo. Lo aprì ed esaminò il suo contenuto. Sentì un'altra presenza accanto a lui e vide la mano di Harry tenere una candela al suo interno per illuminarlo.

Entrambi arricciarono il naso per la mancanza di cibo già pronto. Harry usò l'altra sua mano per rovistare intorno tirando fuori dei contenitori. Alzarono la candela sopra di loro, restando un po' perplessi ed esitanti dal cibo che si trovava all'interno. Con un ultimo soffio di speranza, Harry tirò fuori il contenitore più grande e lo tenne verso la luce. I due fecero versi di delizia e apprezzamento alla pizza tagliata a fette che era nel recipiente.

Raccogliendo la candela lasciata sul tavolo, Louis seguì Harry di nuovo nel soggiorno. Si gustarono la pizza, nonostante fosse gelata. Era vegetariana, ricoperta di peperoni verdi e funghi, quindi non era proprio la preferita di Louis. Harry lo informò del nuovo ricettario di sua madre, qualcosa a che vedere con il fatto che il cibo verde fosse più salutare; gli disse che tutto quello che mangiavano ultimamente era verde o conteneva un po' di verde e che non ne poteva più.

Erano quasi alla fine della loro cena improvvisata, quando Louis si trovò ad affrontare una situazione inspiegabile. Quell'attorcigliamento nello stomaco non era certo per via della fame, dato che aveva appena consumato metà pizza o di più. Quella stretta dentro, che tirava con delicatezza, sicuramente non era nemmeno il bisogno di andare al bagno, perché, beh, Louis non ne sentiva il bisogno. Il formicolio che salì per il suo petto, combinato al fatto che le sue labbra si erano seccate e la sua lingua dovette balzare su di esse, lasciavano una sola spiegazione.

Era tutto a causa di Harry, naturalmente. Non mangiava maleducatamente, per niente – ma non fate parlare Louis su come Harry mangiò. Fu qualcosa che gli fece stringere il cuore. E no, non aveva una stranezza quando mangiava, era solo che Harry mangiava in un modo davvero particolare, un modo che era sia sexy che adorabile allo stesso momento. Fattosta che, in qualche modo, aveva lasciato una traccia di salsa sul suo labbro inferiore. Se Louis avesse perso tempo a concentrarsi sul fatto che il labbro incriminato era macchiato di rosso per la salsa, gli sarebbe saltato addosso, senza nemmeno essere in grado di fermarsi. Quindi non lo fece, cercò di mantenere quel pensiero dietro a quello che aveva più urgenza di essere tirato fuori.

Poteva immaginarlo. Sentirlo. Assaporarlo.

Riusciva a immaginarsi il modo in cui si sarebbe avvicinato a quella piccola macchia di salsa. Poteva immaginare il modo in cui vi avrebbe passato la sua lingua sopra e come sarebbe svanito dalla pelle chiara, magari lasciando una traccia arancione che avrebbe avuto bisogno di essere bagnata ulteriormente per liberare la superficie bianca. Poteva sentire come la sua lingua sarebbe scivolata rozzamente contro il labbro di Harry, il modo in cui si sarebbe inspessito da un lato, per la pressione che ci avrebbe messo. Poteva-

“Ahia!” esclamò Louis. Focalizzò Harry con un espressione accigliata, sfregandosi l'area dolorante che la lavagnetta aveva creato. “Perché l'hai fatto?!”

Mi fissavi in un modo strano..

“Io.. no non è vero!”

Sì è vero, eri così...cupo

“Che cosa intendi con 'cupo'? Non lo ero!”

I tuoi occhi si erano ristretti e ti stavi mordendo il labbro inferiore. I tuoi occhi erano di un blu più scuro, comunque non so come tu abbia fatto, ma era davvero.. forte.. e...sexy..

Louis deglutì. “Lo ero?” squittì.

Sì, lo eri. Cosa significava? A che stavi pensando?

“A n-niente..” disse Louis, senza smettere di muoversi. Non si era accorto di starlo mangiando con gli occhi così palesemente. Da quello che diceva Harry, era praticamente come se avesse avuto i suoi pensieri scritti su un cartellone, appeso su un cavalcavia dell'autostrada.

Dimmelo!

Harry mise il broncio adorabilmente- oh, la salsa era ancora lì e- Dio, non se n'era accorto, ti prego non te ne accorgere- oh davvero, Harry? Dovevi per forza morderti il labbro in quel modo?

“Non era niente, Era.. niente.”

Per favooooooooore dimmelo! Voglio saperlo! Continuerò a tormentarti finché non me lo dirai, e lo sai quanto fastidioso posso diventare quando voglio qualcosa. Quindi potresti semplicemente risparmiarti la fatica e dirmelo

“Io.. solo- hai un po' di salsa sul tuo labbro, tutto qua” soffocò Louis. Harry aggrottò le sopracciglia. Alzò il dito alla bocca e cominciò a strofinarsi al lato del suo labbro, quello opposto alla macchia di salsa.

“Uh no, è dall'altro lato” disse Louis, l'imbarazzo a inondare il suo tono mentre si grattava dietro la testa.

Magari Harry lo stava facendo apposta, ma quando cambiò lato, cominciò a strofinarsi sopra il labbro superiore piuttosto che il punto direttamente sotto, dove si trovava la salsa.

“No, scemo, è qui” Disse Louis scuotendo la testa. Si alzò sulle ginocchia e si sporse per raggiungere Harry. Sollevò il suo pollice, portandolo sulla macchia e facendolo scorrere sopra, le labbra rosse di Harry erano così morbide e delicate sotto il suo dito. Non era la sua lingua, ma era comunque abbastanza perché il calore salisse per il suo collo. Era come se l'atmosfera precedente fosse mutata in un tipo di tensione più spessa: tensione sessuale.

Louis non poté evitare di fissare intensamente gli occhi di Harry, che per una volta si connettevano con i suoi. Non sapeva davvero cosa stesse provando Harry, quali emozioni si celassero in quelle profondità verdi, ma si stavano scurendo, anche senza che Harry lo realizzasse. Il verde profondo fece martellare forte il cuore nel petto di Louis, non aveva nemmeno realizzato che il suo pollice fosse ancora premuto sulle labbra di Harry, tanto era preso dai suoi occhi.

Si sporse in avanti lentamente, senza nemmeno realizzare pienamente quello che stava facendo, e rimosse il pollice dalle labbra scarlatte e carnose. Lo portò alla sua bocca e lo succhiò, continuando a fissare Harry. Lo riportò alla mascella di Harry, come già l'aveva afferrata quella sera, ma sta volta per ragioni totalmente diverse. Quando le sue labbra si premettero contro quelle di Harry, non ci fu alcuna protesta da parte del più giovane, l'unica cosa che fece fu chiudere le palpebre. Le sue labbra però non erano completamente sopra quelle di Harry, si trovavano leggermente più a destra. Le seguì, così erano allineate, rimanendo lì per qualche secondo, per sentire il calore di Harry e lasciare che la tensione riempisse le sue ossa.

L'altra sua mano scivolò tra i ricci di Harry e per qualche motivo, come se quei fili setosi avessero provocato una scossa di adrenalina nelle sue vene, i suoi sentimenti sembrarono essersi moltiplicati per dieci. Le sue dita si strinsero e le sue labbra premetterò forte quelle di Harry. Le sue labbra erano già separate, non chiuse in un bacio normale come avevano fatto prima. Le labbra di Harry erano ancora serrate tra di loro come solito, ma la mente di Louis aveva bisogno di qualcosa in più.

Grugnì nelle labbra di Harry e le richiuse, affamato. Il modo in cui continuava ad aprire e chiudere le labbra su quelle di Harry e poi allontanandosi, era quasi come mordere. Si dimenticò di registrare che non era normale per loro, che le sue azioni su Harry erano vane, visto che lui non stava reagendo. Era pietrificato o spaventato, semplicemente sembrava non sapere come reagire.

Fu quando la mano di Harry lo afferrò per un fianco che venne risvegliato dalla confusione creata da quegli stimoli sessuali che aveva. Si allontanò e smise di praticamente mangiargli le labbra, con occhi spalancati e mortificati.

"O mio dio. Cazzo. Merda. Harry"

"Merda...Dio" Louis tirò un accozzamento di imprecazioni e sputò una cascata di parole insensate, mentre tornò a sedersi composto, inorridito. "Mi dispiace così tanto, Harry. Oh, merda, ho appena rovinato tutto. Per favore Harry, ti giuro che non mi sono reso conto di cosa stessi facendo, non mi odiare, ti prego. Non lo farò più finché non sarai pronto, io-" un mano bloccò la sua bocca e fermò il suo straparlare.

Rifallo

Scrisse Harry, mostrandolo timidamente a Louis.

"Huh?" Louis fece un verso di confusione.

Ho detto, rifallo

"Ma io-"

Voglio che.. Mi insegni


"Insegnarti?" Louis quasi squittì.

Sì.. Dimmi cosa devo fare..

"Come...si bacia?"


Sì, ma correttamente, come 'pomiciare' e cose varie.


"Tu... Davvero?" Chiese Louis senza respiro. L'aria gli era mancata l'esatto istante in cui Harry aveva detto di 'insegnargli'


Però non... con la lingua.. Non sono pronto per quello, scusa


Non hai bisogno di scusarti! Harry, non ti scusare mai per niente di simile, chiaro?"


Certo. Ma voglio davvero farlo.


"Tu... Non ti senti... Costretto a farlo, vero?" Chiese Louis cautamente.


Cosa? No, ovvio che no. Non farei mai niente che non voglia fare. Io *voglio* farlo. Voglio essere

in grado di baciarti come si deve.

“Sei assolutamente pronto?”

Totalmente. Lo so che è prematuro, voglio dire, ho avuto il mio primo bacio solo la settimana scorsa. Ma mi piaci davvero, e penso di sentirmi a mio agio a farlo. Non è niente di così importante, no?

“Beh per te lo è- aspetta, così suonava male. Io penso che sia una cosa grande, Haz. E' tanto per qualcuno che non è molto accondiscendente al contatto. Voglio solo il meglio per te, tutto qua. Ho bisogno di assicurarmi che ti senti a tuo agio a farlo, all'idea di farlo.

Lo sono, lo giuro. Farò schifo a farlo, lo so, ma questo non sarà perché non voglio, sarà così perché non so come farlo. Sarà un po' strano perché non ho alcun tipo di esperienza nel baciare, tanto meno baciare in quel modo. Non perché non mi piaccia... la sensazione o cose simili.

“Sei sicu-”

Stai zitto e baciami

“Va bene, okay” mormorò Louis sottovoce. Si sporse un'altra volta, alzandosi leggermente per raggiungere Harry. Piegò la testa in modo che le sue labbra potessero facilmente raggiungere quelle del ragazzo più giovane.

“Tu...segui me, ti conduco io, okay? E allontanati se non ti piace” Harry annuì e allungò il collo in avanti per far incontrare le loro labbra.

Come al solito, Louis mantenne le sue labbra ferme su quelle di Harry per un paio di secondi per lasciare che si adattassero. Le lasciò premute contro quelle di Harry, ma lentamente e cautamente le aprì con leggerezza. Il movimento causò l'apertura di quelle di Harry e lo lasciò abituarsi al cambiamento.

Quando sentì che Harry era pronto, tirò via le labbra da quelle di Harry e le riposizionò sopra, così avevano cambiato leggermente di posizione. Harry sembrò vincere coraggio e copiò i movimenti di Louis, mandando un'ondata di orgoglio attraverso il petto di Louis, notando la crescita di sicurezza da parte di Harry. Lo schiocco delicato quando le loro labbra si separarono e si riunirono, il piccolo scoppiettio, fece bruciare l'interno di Louis di calore.

Louis piegò la testa di lato, guidando la testa di Harry nel lato direttamente opposto, così che le loro labbra potessero combaciare. Senza fretta, Louis cominciò a muovere le labbra in una nuova posizione, nonostante Harry non stesse ancora reagendo. Sembrò esitante a fare qualcosa di diverso, non volendo fare nulla di sbagliato. Ma Louis lasciò che il suo pollice strofinasse la sua guancia, incoraggiando il ragazzo a buttarsi e seguire il suo esempio. Le labbra di Harry si mossero inesperte, leggermente disattente, ma caute allo stesso tempo.

Mentre continuarono a baciarsi, la sua apprensione sembrò dissolversi un pochino e trovò la sicurezza di piegare la testa di lato, facendo diventare invece Louis quello che si muoveva seguendo Harry.


Infine, le labbra di Louis alleviarono la pressione su quelle di Harry. Il ragazzo le seguì finché non si staccarono e guardò verso Louis con grandi occhi lucidi. Facevano domande, chiedendo se era andato bene.

“Sei stato perfetto” disse Louis semplicemente, senza alcun bisogno di altre parole per esprimere come l'aveva trovato. Harry sorrise felicemente, soddisfatto di sé. Con un largo sorriso di gioia, raggiunse la sua lavagnetta e scrisse qualcosa. Un sorrisetto sfacciato graziò le sue labbra quando lo mostrò a Louis, senza vergogna.

Pensi che potremmo fare un altro giro?

Louis rise rumorosamente, e buttò di nuovo la testa verso di lui, con un sorriso soddisfatto sul suo viso.

Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg
   
 
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