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Autore: FORZAVIOLA70    08/04/2014    1 recensioni
La storia d'amore tra Isabella, da tutti detta Bella, ed Eduardo rivista e corretta in vernaholo fiorentino. Se vu siehe di fori Firenze e un vu' capihe icchè c'è scritto e unnè colpa mia, i' fiorentino l'è così! Però a me la mi sembra davvero ganza e si ride un monte!
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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CAPITOLO 2
 
‘nsomma, Eduardo gl’andò a Denali dalla Katia, dalla Tania e dall’Irina, che se Bella gl’è una fiha, loro sono fihe ai quadrato.
Belle, ma belle, e pure discretamente porche, tanto che farebbero la felicità d’ogni omo sparso sulla Terra, che appena le vedesse gni si butterebbe addosso a pipi ritto, alla garibaldina!
Ovviamente, lui non le ha mai cahate nemmen’ di striscio perché gl’è chiaro a tutti che Eduardo si sta conservando puro pe’ i’ vero amore della su’ vita.
Che romantiho!
(Oddio, romantiho… io direi più “che testa di cazzo” perché, parliamoci chiaro, la fiha l’è la fiha, però siccome mi leggano tante bambine che se gni tocchi Eduardo e s’incazzan’ come le vipere quand’ e vengan pestate, allora diciamo “che romantiho”…)
Allora, lui va dalle fihe e loro lo pigliano ‘n casa e cercano ‘n tutti i modi di tromballo, ma lui nulla!, gli sta sempre steso su’ i’ prato a guardar le stelle.
Ogni tanto, soprattutto la Tania la va a vedere che cazzo ci fa sempre fori, sdraiato su’ i’ prato, e unn’ è che la ci va in maglione e fusò, ma la ci va con minigonna giropassera, ovviamente senza mutande, magliettina trasparente come la harta velina, che tu vedi le poppe nemmen’ la un c’avesse nulla addosso e tacco sedici, roba che se tu la vedi l’è meglio di una scatola di viagra, tanto te lo fa venì duro.
“Eduardo, oh Eduardo, o icchè tu ci fai sempre qui, solo soletto? E un t’andrebbe un po’ di compagnia?”, disse la Tania strusciandoglis’ addosso.
“Pensavo alla mi’ casa, alla mi’ mamma, ai mi’ babbo, ai mie’ fratelli, ai fiume accanto a casa, alla scola, ai mie’ compagni di classe…”
“Sì, sì, e tu se’ triste, tu se’ solo, gl’ho capiho. Però, dicevo, e un t’andrebbe un po’ di compagnia?”, gni disse la Tania strusciandoglis’ addosso ancora di più.
Certo che tu se’ davvero una maiala!, pensò Edoardo, che però disse: “Tania, tu lo sai che ti voglio bene, ma com’ a una sorella!”
“Ma te un tu c’hai sorelle!”, ribattè lei tutta ‘nfoiata e co’ una voglia addosso che nemmeno una coyote in calore!
“E unn’ importa, l’è lo stesso. I’ concetto l’è quello. Cerca di capimmi!”
Io capisco che, secondo me, te tu se’ buho…, pensò la Tania perplessa, che già la c’ avea un po’ meno voglia.
“Guardami, Eduardo, icchè c’ho che un va?”, disse allora la Tania cambiando tattiha, e via a tirassi su la maglietta e mostraggli le poppe, “Guardale, Eduardo, toccale! Vedi come son morbide e burrose?”
Poi la si tirò su anche la minigonna giropassera, gni mostrò i’ pelo biondo della topa e disse: “Guardala, Eduardo, toccala! Vedi che pelo morbido e caldo?”
“Ma icchè tu dici, o bischera! Noi s’ha la carne dura com’ i’ marmo e i peli che sembran’ fil di ferro, ma icchè tu vo’ burrosare costì! No, Tania. Te tu se’ un amiha e io alle amihe e un lo dò!”
“E tu se’ stronzo di nulla…”, disse Tania sconfitta, “E allora se un tu vo’ trombare, mi spieghi che cazzo ci se’ venuto a fare fin’a qui?”
“Gl’è una lunga storia…”
“Deh, sta’ a vedi, tanto ci manc’ i’ tempo!”
“Vabbè, te lo diho. A Forkse gl’è arrivata una figliola che profuma di tagliatelle alla lepre che se un me la ciuccio, e un son’ io!”
“Tagliatelle alla lepre addirittura! Eh sì, allora l’è un problema di nulla! Quand’ e profumano di tagliatelle alla lepre, l’è periholoso. T’ha fatto bene a venì qui. Ma allora, già che ci sei, perché sprecar’ i’ momento? Carpe diem, dicea Catullo…”
“Orazio.”
“Sì, sì, Catullo, Orazio, Cicerone, come tu vo’ te, basta si trombi, perché io un ce la fo’ più! Ti voglio, Eduardo!”, disse la Tania strappandosi di dosso i vestiti, arrapata più che mai.
Ma lui nulla!, stoico, fermo su’ suo’ principi (ed anche un pohinino stronzolo, pe’ conto mio), disse alla Tania: “Tania, l’è inutile. Io e un provo nulla pe’ te. Non sei la donna giusta pe’ me. Anzi, sai icchè fo? Ora piglio e torno a Forkse, perché l’è meglio i’ profumo di tagliatelle alla lepre di te che rompi i ‘oglioni a tutte l’ore! Ovvìa!”
Così disse Eduardo che si alzò, rimontò ‘n macchina e tornò a casa, lasciando la Tania nuda e infoiata ni’ mezz’ ai campo…
 
‘nsomma, Eduardo tornò a Forkse, con grande gaudio della su’ mamma e de’ su’ fratelli e grande scorno di’ su’ babbo che proprio quella sera avea fissato con l’anestesista mora di cardiologia, un pezzo di fiha da concorso che lui volea trombassi da quand’ e gl’era stata la sua assistente in un intervento di trapianto multi organo con annesso sestuplo by passe cardiaho, roba che lui gni sbriga ‘n cinque minuti, diec’ ai massimo.
I’ giorno dopo, Eduardo tornò a scola, dopo essersi ciucciato 8 cervi, 12 alci, 7 grizzli, 4 puma e 3 galline, che passavan’ di là pe’ cazzi loro.
Ma un c’era nulla da fare, la tagliatella alla lepre gl’è sempre la tagliatella alla lepre, e difatti, appena arriva Isabella, da tutti detta Bella, riecco la fame che più fame e un si pole!
‘nsomma, tanto pe’ distrassi un pohinino e vedere se gni passava la fame, Eduardo pensò che l’era meglio vedere con Isabella, da tutti detta Bella, fettine di cipolla ai microscopio.
“Anafase”, sussurrò lei con una vocina timida timida.
“Icchè t’ha detto?”, rispose lui che, malgrado i’ superudito da vampiro e unn’ avea sentit’ un cazzo.
“Anafase”, disse lei con vocina appena appena più alta.
“Aspetta controllo, un si sa mai t’avessi sbagliato!”, disse lui, fine come una palata di merda ni’ viso.
Orco cane, l’è anafase davvero! Sta a vedi che, oltre che saporita, gl’è anche ‘ntelligente!, pensò Eduardo.
I’ secondo campione lo guardò lui pe’ primo, senza nemmeno bisogno di’ microscopio perché tanto lui c’ha la supervista da vampiro, gl’importa ‘na sega di’ microscopio!
“Profase!”, sentenziò con grantiha certezza.
Però Isabella s’impuntò e gni disse: “Aspetta controllo, un si sa mai t’avessi sbagliato!”
Allora lei guardò ai microscopio e disse: “Profase.”
Madonnina bonina quant’ e l’è ‘ntelligente!, pensò lei ammirata, L’è un pohinino stronzo, ma l’è tanto bello e ‘ntelligente…
‘nsomma, tutta la mattina a giohare a chi ‘ndovinava più fettine di cipolla e lui che sì, i’ profumo di tagliatella alla lepre lo sentia ancora, eccome!, però sentia anche qualcosa sorgere ni’ profondo di’ su’ cuore muto e ciucciassela unn’ era più la sua priorità… 
  
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