Salì a cavallo, fiero di possederne uno. Mi mandò un bacio. Ricambiai.
Addio cavaliere di bronzo, ausiliario del sogno.
Andai nella mia fragile casa d’argilla a rimuginare di non averlo fissato per troppo tempo, la paura di dimenticarlo stava già assalendo le mie membra. Vidi le pareti sbiadite, annacquate; calde lacrime solcarono silenziose e invisibili le mie guance costantemente calde, tiepide dal sole che non mi abbandonava mai. In lacrime corsi sulla pianura. Guardai lo sciame di elmi e lance scintillare e abbandonare la mia terra. Quando lo rividi. Mi parlò con la sua voce melodiosa. Vieni con me, pareva dirmi. Mi porse una mano. Avevo capito. L’avrei seguito.
Lo stavo rincorrendo ancora una volta. Stavo inseguendo il mio sogno proibito.