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Autore: Inathia Len    08/04/2014    1 recensioni
EX "BE MY MIRROR, MY SWORD, MY SHIEDL
Rivisitazione della terza stagione ad opera del mio cervello malato.
E se Sherlock decidesse di tornare non solo perché vuole rivedere John, ma perché è la sua ultima occasione? Che cosa nasconde il consulente detective?
E se John, compagno di Sherlock, non avesse mai incontrato Mary, sarebbe ancora stato innamorato di Sherlock due anni dopo la caduta?
NOTE: 1. Johnlock
2. nessunissima Mary o Magnussen, ma pura e semplice angst
3. può essere che Sherlock risulti un po' OOC, mi sfugge sempre, quel bravo ragazzo
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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FINDING YOU

 

Stava dormendo.

O era sveglio?

Forse era nel dormiveglia.

Oppure sognava.

Sentiva delle voci, venivano dal piano di sotto. Quindi era sveglio, o quanto meno non dormiva proprio del tutto. Si tirò su piano. Aveva dormito sul pavimento, solo adesso se ne rendeva conto, e aveva ancora indosso la camicia di John, l'aveva infilata sulla giaccia.

Si aggrappò alla parere e fece per scendere, quando le voci si fecero più vicine. Non riusciva a sentire bene, ma c'era la signora Hudson -di sicuro, che voce femminile poteva esserci, altrimenti, in quella casa?- e una voce maschile.

John?

John.

Indeciso sul da farsi, rimase immobile. Era a metà strada verso la porta, stava per afferrare la maniglia... quando qualcuno lo fece al posto suo, dall'altro lato, dal corridoio.

-Ma potevi avvertire John, ti avrei fatto trovare qualcosa di pronto... Un the...- stava dicendo la signora Hudson, chiaramente a disagio.

-Devo solo prendere due cose in croce, davvero, non è necessario- rispose John, aprendo la porta e paralizzandosi.

La stanza era in penombra, Sherlock lo sapeva e si era messo apposta nella parte più buia, ma John non si sarebbe fatto ingannare nemmeno dal nero pesto, non quando si trattava di Sherlock.

Rimasero entrambi immobili, mentre alla signora Hudson scappava un singhiozzo.

-Io vado di sotto- mormorò, sparendo giù per le scale.

-John- provò Sherlock, sentendosi ridicolo e togliendosi la camicia. L'altro chiuse la porta e la riaprì una seconda volta.

-Sei ancora lì- disse, a nessuno in particolare.

Chiuse la porta e la riaprì una terza e una quarta volta.

-Sei ancora lì.-

-Non me ne vado- mormorò Sherlock, sentendosi il peggior bugiardo del mondo. Non era vero. Ancora una volta, non era lì per restare.

-Sei ancora lì- disse una terza volta John. -Non sei morto.-

Sherlock allargò le braccia per poi lasciarle cadere di nuovo lungo i fianchi. Aveva immaginato quel momento troppe volte... Ma mai così. Non con quella malattia di mezzo, non con la freddezza di John...

-Non sono morto- confermò, ringraziando di essere stato male il giorno prima. Per un paio di giorni sarebbe stato bene.

Forse.

-Questo lo vedo. Devo convincermi che sia vero- ribatté John. -Sai, non sarebbe la prima volta che ti immagino tornare.-

-Darmi un pizzicotto aiuterebbe?-

John si avvicinò piano e poggiò la sua mano sul volto di Sherlock. Lui chiuse gli occhi a quel contatto.

Poi arrivò lo schiaffo, dritto in volto.

-E questo?- chiese, tenendosi lo zigomo dolorante.

-Ok, sei reale. Non sei morto.-

Secondo schiaffo.

-Non sei morto!- gridò, altro schiaffo. E un altro ancora.

Stava per arrivare il quinto, ma Sherlock lo intercettò e gli chiuse il polso in una morsa.

-Non sei morto!- urlò John, mentre lacrime spuntavano ai suoi occhi. -Non sei morto... Non sei morto...-

Sherlock gli lasciò la mano e John lo afferrò per il colletto della camicia. Poi gli gettò le braccia al collo, a metà tra un abbraccio e il desiderio di strangolarlo.

-Non sono morto- lo strinse Sherlock, per quanto gli permettevano le poche forze.

-Ma perché?- chiese John, sciogliendosi dall’abbraccio.

-“Perché” cosa? Perché non sono morto? Perché sono qui, nella tua stanza, e ho dormito sul pavimento con una tua vecchia camicia addosso? O perché sono tornato?-

-Scegline uno tu, per me vanno tutte bene… anzi, è meglio se rispondi a tutto quanto.-

-È complicato.-

-La signora Hudson stava giusto mettendo su un po’ di the. Abbiamo tempo- replicò John, forse un po’ troppo duramente per i gusti di Sherlock. –Abbiamo tempo.-

Non quanto tu credi, pensò Sherlock.

 

Un quarto d’ora dopo quasi tutte le spiegazioni erano state date, tranne le più importanti. Della non-morte disse poco o niente, ma a John sembrava non importare. Superato lo shock iniziale, ora lo guardava come se fosse un miracolo uscito dai suoi sogni, non gli toglieva gli occhi di dosso.

Di fatto, Sherlock gli aveva detto di aver lavorato con Mycroft durante quei due anni e di essere dovuto sparire dalla circolazione per proteggere lui, Lestrade e la signora Hudson. Quasi la verità, in pratica. Gli aveva detto di aver girato il mondo sotto copertura per smantellare la rete di spionaggio di Moriarty, ma non gli aveva detto esattamente dove era stato. John era un medico, avrebbe subito collegato i sintomi…

No, John non doveva sapere.

Del fatto, poi, che fosse tornato, aveva detto solo che passava per Londra e che aveva voluto dire loro la verità, ora che erano al sicuro. E poi aveva detto che presto sarebbe ripartito, che presto se ne sarebbe dovuto andare di nuovo. Non menzionando che, questa volta, sarebbe stato davvero per sempre.

-E quando tornerai?-

John si sporse verso di lui e gli poggiò una mano sul ginocchio. Sherlock rabbrividì per il contatto e per la bugia che sarebbe seguita alla sua domanda.

-Non lo so. Non presto, di sicuro. Potrei anche non tornare, questo lo devi mettere in conto- disse cercando di mantenere la voce calma.

-E sei tornato solo per dirmi che te ne andrai di nuovo?-

-Volevo solo… volevo solo vederti, John, dirti la verità. Sul passato.-

-Mi hai fatto passare due anni di inferno- mormorò John, passandosi una mano sul viso. –Non puoi pretendere che sia tutto come l’hai lasciato.-

-Hai conosciuto qualcun altro?- chiese Sherlock, la voce strozzata. –Perché Mycroft mi ha detto che sei andato avanti e poi la signora Hudson se ne esce con quella storia che ti sei trasferito…-

-Cosa ti aspettavi che facessi? Eri morto, Sherlock. M-O-R-T-O!- gridò, per poi calmarsi un attimo. –E comunque no, certo che no, idiota.-

-Oh- fu l’unico commento di Sherlock, l’ombra di un sorriso sul volto, -io…- ma si interruppe, una fitta alla testa improvvisa lo fece urlare e cadere sul pavimento.

-SHERLOCK!- gridò John, precipitandosi al suo fianco.

-Sto.Bene- sibilò l’altro, allontanando il compagno con un gesto della mano.

-Oh, lo vedo! Chiamo un’ambulanza…-

-Non serve, sto bene- ansimò Sherlock, mentre una seconda fitta e un contato di vomito lo zittivano. –Non dovrei stare così… non è normale…- mormorò.

-Certo che non è normale!-

-Io…- provò ad alzarsi, ma perse l’equilibrio e ricadde a terra. –Scrivi a Mycroft, digli che sta peggiorando.-

-Che cosa sta peggiorando?- gridò John, afferrandolo mentre cadeva e tenendolo stretto. –Stai su, cerca di rimanere dritto…-

-Sta passando… sta passando- sussurrò Sherlock, accasciandosi tra le braccia di John, scosso da brividi. –Sta passando.-

-Mio Dio, sei bollente- esclamò John, mettendogli una mano sulla fronte. –Mi spieghi cosa sta succedendo?-

-Non è niente, davvero. È tutto ok- cercò di minimizzare Sherlock, sottraendosi dalle cure di John e rimettendosi sulla poltrona.

-Non è tutto ok. Non è ok! Dimmi che cavolo è successo, perché so che tu lo sai.-

Sherlock rimase in silenzio e si prese la testa tra le mani, calmando i brividi e il respiro affannoso.

-RISPONDIMI!-

-John…- mormorò, sollevando gli occhi e incrociando quelli del compagno. –Io sto morendo.-

 

 

 

 

 

 

Inathia's Nook:

 

angst, dolore, lacrime e chi ne ha più ne metta. sono cattiva, lo so, e quando scrivo queste cose, ve lo assicuro, mi faccio paura da sola. ma siamo ancora all'inizio... (immaginatevi una bella risata satanica di sottofondo).

nuntio vobis magno cum gaudio che ho finito definitivamente la storia e che quindi aggiornerò ogni martedì e venerdì. contenti, no?

in realtà non so bene cosa scrivervi in queste benedette note d'autrice, dato che non ho davvero nulla da dirvi, ma una caaaaara personcina (tanti cuori, se stai leggendo. no, tanti cuori comunque, sai chi sei, immagino) mi ha detto che le note forse potrebbero aiutare un po' a tirarvi su di morale... Boh, ci ho provato.

questo modo di scrivere, così cattivo e brutale mi è del tutto nuovo (se vi fate un giro sulla mia pagina ve ne renderete conto) e quindi le vostre opinioni sono sempre ben accette.

ok, ora me ne vado, prima di cominciare a scrivere riguardo al tempo atmosferico.

ci si vede venerdì, signore care


  
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