Passarono
alcuni mesi. Hide passava molto tempo ad allenarsi con suo padre. Sebbene
odiasse usare le spade, si rivelò incredibilmente dotato. I suoi tempi di
risposta erano incredibili, i suoi affondi velocissimi, i suoi fendenti potenti
e le sue parate precise ed efficaci. In breve tempo, riusciva a tenere testa a
suo padre che, per quanto invecchiato, rimaneva pur sempre un gran combattente.
Hide, nonostante la poca esperienza, passò in fretta dalle spade di ferro a
quelle d’acciaio, mentre Eien ci aveva messo qualche anno.
Gli
allenamenti, però, portavano via troppo tempo, e la sua vita subì una violenta
svolta. Era finito il tempo del relax, delle giornate tranquille, delle partite
a scacchi. Hide era sempre più stanco, e non poteva neanche contare sul
supporto di Onizuka, che era partito
ormai da molto tempo. Spesso, mentre si allenava, pensava a lui, a come stava,
a come se la stava cavando. Magari aveva incontrato Eien. Zac, affondo
schivato. Combatteva sovrappensiero, ma nonostante questo non perdeva un colpo.
Bunjiro probabilmente era più stanco di lui, in fondo non era giovanissimo e
affrontare Hide era molto stancante, ma sicuramente non lo dava a vedere.
A
volte Bunjiro chiamava dei soldati apposta per addestrarlo. Neanche a dirlo,
Hide li stendeva con estrema facilità. Era questo il punto. Hide aveva
raggiunto un tale livello di bravura che nessun soldato comune poteva farlo
migliorare, e ormai Hide conosceva troppo bene lo stile di suo padre perché
venisse sorpreso. Quindi per un po’ di tempo si limitarono semplicemente a
mantenersi in forma, senza neanche combattere.
L’alba
di qualcosa di orribile era però alle porte. Nessuno ne era al corrente. O
forse si?
-
Mi raccomando, ragazzi, portate via tutto quello che trovate. Non risparmiate
niente e nessuno!
Hide
si alzò di colpo, si vestì in fretta e fece per andare in camera dei suoi
genitori. Prima di uscire dalla sua stanza, diede una previdente occhiata
fuori, per vedere se ci fosse qualcuno sul piano. Fece bene. C’erano due soldati
imperiali messi di vedetta, poco dopo le scale. Era difficile uscire senza
farsi vedere, doveva creare un diversivo. Prese una bottiglia d’acqua, si
acquattò vicino alla porta e la lanciò dentro la sua stanza. È difficile non
sentire il rumore di vetro frantumato.
- Cos'è stato?
- Andiamo a vedere.
Come
previsto, i due soldati si avvicinarono circospetti, ed entrarono sfondando la
porta. Vista la presenza di abiti da ragazzo, capirono che in quella stanza non
abitava il padrone di casa, perciò si rilassarono e, non vedendolo,
cominciarono a chiamarlo con tono giocoso.
-Dai, piccolo, vieni fuori!
- Come volete.
Hide
si era arrampicato sulle travi del soffitto, e con uno slancio cadde sopra uno
dei due, sferrandogli un violento pugno sulla nuca, dopodiché tirò un pugno in
faccia all’altro. Dopo averli legati, si avviò verso la stanza dei suoi genitori.
Doveva armarsi. Avanzando con estrema cautela, si avvicinò alla porta. Quando
vi fu davanti, provò ad aprirla, scoprendo con orrore che era chiusa a chiave.
Tirò un paio di spallate, ma la porta non si apriva. Intanto sentì la
domestica, che si era alzata, urlare. Adesso non aveva più tempo per ragionare.
Corse immediatamente al piano inferiore. E ciò che vide lo lasciò inorridito.
C’erano almeno una settantina di soldati, smistati nelle varie stanze, che
prendevano tutto quello che avevano sott’occhio. La domestica non urlava più,
per il semplice fatto che era stata brutalmente sgozzata. Hide, che era stato
chiaramente visto, si spostò vicino a un armatura e ne prese la spada. La
situazione era disperata. Combattere contro i singoli nemici era per lui facile,
ma gestirne minimo 15 sarebbe stato problematico. Tuttavia, visto che suo padre
e sua madre parevano assenti, Hide decise di provarci. Non amava le battaglie,
ma con i cavalieri aveva in comune un forte senso dell’onore.
La
battaglia iniziò. Si scagliò contro un nemico, che sorpreso dalla sua velocità
non riuscì a scansarsi e venne disarmato, dopodiché ferito alla gamba. Hide non
aveva intenzione di uccidere nessuno. Un altro soldato gli si avventò contro,
ma non fece in tempo a chiudere gli occhi che Hide gli aveva già rifilato un
violento pugno in faccia, mentre con l’altro braccio rispondeva agli attacchi
di un terzo, che ben presto finì atterrato da una potente spazzata. Due nemici
gli si scagliarono contro simultaneamente, ma Hide si abbassò facendogli
sbattere la testa l’uno con l’altro.
I
soldati, resisi conto del livello di combattimento del ragazzo, intensificarono
gli attacchi. Un gruppetto da cinque gli corse incontro, ma Hide non si fece
prendere alla sprovvista, scattò verso di loro, allungò le mani verso le spalle
di uno di loro e lo scavalcò, saltandogli sopra. Mentre era ancora in aria,
sferrò un violento colpo sul collo a due di loro, e mentre atterrava fece lo
stesso con altri due. L’ultimo provò a sferrare un fendente, ma Hide lo schivò
e lo colpì con decisione in faccia. Gli attacchi cominciavano però a diventare
troppo intensi. Ormai gli si scagliavano in contro anche in sei o sette, e
rispondere agli assalti era sempre più difficile.
-Dannazione,
dov’è mio padre?!
Hide
imprecò. Un nemico riuscì fargli un taglietto sulla guancia, subito prima di
subire un calcio in faccia. Schivò un altro fendente che lo stava per colpire
in piena fronte, scartando sulla destra, ma finì nella traiettoria di un altro
attacco. Con un colpo di reni scartò ancora sulla destra, ma una spada era in
agguato. Questa volta non sarebbe riuscito a schivarlo. Provò disperatamente a
fermarlo con le due mani, con successo, ma il nemico premeva e altri ne stavano
arrivando. Strappò di mano la spada al soldato, e fece qualcosa che non aveva
mai pensato di fare.
Uccise
un uomo.
Un
riflesso incondizionato, una stoccata precisa, nel cuore del suo assalitore.
Hide spalancò gli occhi, terrorizzato e inorridito, ma subito fu costretto a
deviare l’attacco di un altro soldato. E uccise ancora. Con cruda violenza
squartò la faccia di quell’uomo, che poteva anche essere stato costretto ad
uccidere, per quanto Hide ne sapeva. Il senso di colpa lo stava assalendo, ma
non aveva tempo per badarci. Vide una stoccata arrivargli vicino alla testa e
facendo scorrerla sul piatto della lama, fece in modo che colpisse un altro
soldato, per poi replicare con un violentissimo fendente sulla pancia dello
schermidore. Ormai Hide si era lasciato
andare. Due soldati lo stavano per colpire, ma si abbassò velocemente e si
colpirono a vicenda, per poi scattare verso un terzo con un affondo che lo
colpì in un occhio per poi trafiggerli tutta la testa. Mentre due lo assalivano
alle spalle, corse verso su un muro, saltò all’indietro, si ritrovò alle loro
spalle e li colpì entrambi.
Mentre
combatteva, Hide sentì un urlo. Veniva dalla camera dei suoi genitori. Diede un
occhiata ansiosa verso la porta della stanza, e la vide aperta. Qualche soldato
doveva essere salito. Dannazione.
-
Madre! MADRE!
Gli
invasori lo stavano accerchiando. Invasori. Si. Invasori della sua vita. Delle
sue certezze. Della sua psiche. In meno di mezz’ora lo avevano reso un
molteplice assassino. Avevano invaso il luogo dov’era cresciuto. E ora erano
vicini a sua madre. La sua ira esplose. Un soldato armato di ascia stava per
calare un discendente mortale. Ma un nanosecondo dopo si trovava disarmato con
una lama nel petto. Hide l’aveva infilzato.
La
sua lama era illuminata di azzurro.
Un
altro provò a colpirlo alle spalle, ma la lama di Hide lo colpì in piena
faccia. Un istante dopo la lama era conficcata nel cuore di un altro nemico.
Hide si muoveva veloce come un fulmine, i suoi attacchi erano potentissimi. Con
un solo fendente squarciò la pancia di tre nemici, che urlarono di dolore e si
accasciarono a terra, in un lago di sangue. Un altro soldato si ritrovò
decapitato.
Uno
dopo l’altro caddero tutti. Il salone era interamente ricoperto di sangue. Hide
corse nella stanza dei suoi genitori.
Sua
madre era morta. La trovò con un profondo taglio nello stomaco, distesa a
letto, ormai completamente insanguinato. Di suo padre, nessuna traccia. La lama
di Hide risplendeva.