Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: hugmeidols    08/04/2014    1 recensioni
“[...] Senti, – sospirò – non piace nemmeno a me l’idea di andarmene da Londra, anche perché lì avevo tutto-“
“Appunto! – esclamò Mars girandosi di scatto verso di lui – Avevamo tutto ma a causa del tuo ultimo fallimento amoroso ce ne dobbiamo andare, di nuovo!” tornò a guardare fuori dal finestrino.
“Non è colpa mia se con Johanna non ha funzionato”
“Oh certo! – Mars lo guardò furiosa – Come non è stata colpa tua con Cassie, Julie e Yvonne. Per cortesia, ammettilo, sei tu che non riesci a mantenere una relazione stabile e non riesco a capire perché ogni volta dobbiamo andare via. Ho una vita anche io e adesso che finalmente ero riuscita a farmi degli amici e un fidanzato, puff, ecco che partiamo di nuovo verso chissà dove!”
------
Perdonatemi, non trovo una trama più avvincente. Per ora metto questa, successivamente ne studierò una migliore!
Genere: Demenziale, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Changes - capitolo uno.
 
Il paesaggio scorreva veloce all’esterno del finestrino dal lato del passeggero. I campi di varie tonalità di verde, si mischiavano tra loro diventando solo una serie di linee verdi agli occhi di Mars alla quale sembravano tutti uguali e, anche se i campi di girasole avevano cominciato a stancarla, niente l’avrebbe fatta girare verso suo padre, con il quale non parlava da quasi una settimana.
“Mi piacerebbe sapere quanto ancora durerà questo tuo sciopero del silenzio. – asserì l’uomo rivolgendole un’occhiata veloce; Mars non si mosse – Senti, – sospirò – non piace nemmeno a me l’idea di andarmene da Londra, anche perché lì avevo tutto-“
“Appunto! – esclamò Mars girandosi di scatto verso di lui – Avevamo tutto ma a causa del tuo ultimo fallimento amoroso ce ne dobbiamo andare, di nuovo!” tornò a guardare fuori dal finestrino.
“Non è colpa mia se con Johanna non ha funzionato”
“Oh certo! – Mars lo guardò furiosa – Come non è stata colpa tua con Cassie, Julie e Yvonne. Per cortesia, ammettilo, sei tu che non riesci a mantenere una relazione stabile e non riesco a capire perché ogni volta dobbiamo andare via. Ho una vita anche io e adesso che finalmente ero riuscita a farmi degli amici e un fidanzato, puff, ecco che partiamo di nuovo verso chissà dove!”
“Chiamalo fidanzato quello, tutto pieno di tatuaggi e chissà quale idea malata in testa. Non mi è nemmeno mai piaciuto che fosse di un’altra religione” ammise.
“Tu non capisci un cazzo e soprattutto sei l’ultimo che può farmi ramanzine sulle storie d’amore dato che, in cinque anni non sei riuscito a mantenerne nemmeno una. Almeno io e Zayn stiamo insieme da un anno anzi, stavamo dato che sicuramente mi lascerà a causa della distanza” concluse abbattuta.
“Che disgrazia” commentò sarcastico lui.
“E poi cosa vuol dire ‘non mi è nemmeno mai piaciuto che fosse di un’altra religione’?” chiese irritata.
“Dico solo che il fatto che fosse anche pakistano era un punto a suo sfavore” strinse le spalle.
Mars spalancò la bocca sbigottita “Quanto sei bigotto mamma mia. – scuoté la testa incredula – E dire che ti ho sempre difeso quando mi dicevano che eri un razzista prevenuto di merda. Avrei dovuto dire ‘sì avete ragione’ invece di: non lo conoscete. Ero io a non conoscerti invece” concluse tornando a guardare fuori dal finestrino.
“Non vederla in modo cattivo” rallentò per poi parcheggiare nel parcheggio della prima area di servizio.
“Peccato che io non trovi nessun altro modo in cui vederla” rispose scendendo dall’auto sbattendo la portiera.
Mars entrò infuriata dentro il bar per poi andarsi a sedere ad uno dei tavoli lì presenti seguita dal padre che le si sedette difronte.
“Potresti evitare di sbattere la portiera dell’auto? Si rompe”
“No, finché tu non la smetterai di sparare sentenze senza nemmeno conoscere le persone”
“Non mi hai mai dato l’occasione di conoscerlo” rispose lui.
Mars sgranò gli occhi per poi avvicinarsi leggermente verso di lui in modo che potesse sentirla anche se parlava a bassa voce “Lo avrò portato a casa un milione di volte ma hai sempre preferito stare a guardare la partita invece di cercare di conoscerlo! Anche quando si è seduto in salone a guardare la televisione con te non gli hai rivolto la parola”
“Avrebbe potuto farlo lui no?” disse lui con il medesimo tono di voce.
Mars s’inumidì le labbra “Devi sempre avere ragione tu vero? Non c’è mai una volta in cui dici: ho sbagliato. – scuoté la testa con dissenso per poi tornare composta al suo posto – Non ho fame, ti aspetto in macchina” concluse alzandosi per poi uscire dal bar e tornare a sedersi in macchina.
Odiava quando suo padre faceva così. Perché doveva sempre giudicare Zayn? Non lo conosceva, non sapeva nulla di lui eppure stava sempre a trovargli difetti.
Era una cosa che la faceva andare in bestia e forse era per questo che nessuna donna era voluta rimanere con lui per più di un paio di mesi.
Sapeva essere l’uomo più simpatico del mondo ma quando ci si metteva riusciva a far girare le palle anche alle persone più calme del mondo.
Forse non si rendeva nemmeno conto di quanto fosse dannatamente irritante e una cosa che la faceva arrabbiare ancora di più era il fatto di dover andare via ogni volta che una sua storia d’amore andava male.
In cinque anni aveva girato quasi tutto il Regno Unito, passando anche dall’Irlanda e quando finalmente si erano trasferiti a Londra, le cose sembravano andare meglio.
Ma Mars lo sapeva che quella quiete sarebbe durata poco, soprattutto quando un giorno era tornato a casa con Johanna dicendole:
“Ti presento la mia fidanzata.”
All’inizio non ci aveva nemmeno dato tanto peso, anche perché la sua mente era sempre concentrata su Zayn.
Le era sembrata anche una cosa carina, ma quando qualche mese dopo il padre era tornato a casa di mal umore e si era chiuso in camera sua, aveva capito che il suo soggiorno nella capitale dell’Inghilterra, stava per arrivare al suo capolinea.
Succedeva sempre così: suo padre conosceva una donna, la frequentava, ci si fidanzava, la presentava a Mars, stavano un paio di mesi insieme felici come non mai e poi, lui faceva una cazzata, lei lo lasciava e qualche settimana dopo, Mars e suo padre si ritrovavano in macchina diretti in un’altra città.
Magari ad undici anni era anche divertente, la prima volta, trasferirsi e partire con l’idea di fare nuove amicizie ma a sedici anni, si era ritrovata senza un vero amico e con un ragazzo che da lì a poco l’avrebbe lasciata e ciò non riusciva a sopportarlo.
Perché lo avrebbe fatto, lo sapeva. Glielo aveva detto qualche settimana prima, quando suo padre aveva cominciato ad essere in crisi con Johanna. Testuali parole:
“Io odio le relazioni a distanza, per questo spero che a tuo padre duri il più possibile. Odio quel sentimento di gelosia dovuto alla distanza, e mi dispiace dovertelo dire ma, se te ne dovessi andare di nuovo, tra noi non potrebbe più funzionare” e lasciare Zayn era una delle ultime cose che avrebbe voluto.
Si era anche messa d’impegno nel cercare di risolvere le cose tra i due ma, non ci era riuscita e nemmeno dieci giorni dopo, il padre aveva cominciato ad imballare la loro roba.
Era frustrante.
Fare i bagagli, riempire gli scatoloni, abbandonare tutto e ricominciare da zero per l’ennesima volta.
In cinque anni non era riuscita a frequentare un anno intero in una scuola, o perché se n’era andata prima o perché vi era arrivata dopo e ovviamente, non era riuscita ad inserirsi.
L’unica che aveva frequentato per un intero anno era quella a Londra, e per la prima volta aveva creduto che quella fosse la città giusta.
Ma nulla, non era nemmeno Londra la città giusta e Johanna non era la donna giusta.
Dopo anni però, Mars cominciava a chiedersi se per suo padre ci fosse mai stata una città o una donna giusta, anche se, sicuramente, non avrebbe mai avuto una risposta alla sua domanda.
Era da quando sua madre era morta che suo padre scappava dai posti che lo legavano sentimentalmente alle persone e anche se in parte poteva capirlo, d’altro canto, avrebbe voluto che lui si facesse valere e rimanesse nello stesso posto senza farsi sopraffare dai sentimenti e dalle illusioni per poi scappare.
Se non per lui, magari per lei.
Mars sospirò e abbassò il parasole per specchiarsi qualche secondo. Si guardò un attimo e fece una smorfia alla vista delle occhiaie che si erano stabilite abusivamente sotto i suoi occhi castani. Erano due notti che non dormiva.
Si scombinò leggermente i lunghi capelli castani per poi sistemarsi la maglietta color avorio che le lasciava una spalla scoperta e tirar fuori dallo zaino di jeans che teneva tra le gambe, il cellulare e le cuffiette.
L’ultima cosa che voleva era riprendere a parlare con suo padre, soprattutto perché lui avrebbe ripreso a criticare Zayn e a dire quanto fosse fantastico il fatto che da lì a breve si sarebbero lasciati sicuramente.
Si mise gli auricolari nelle orecchie e fece partire la riproduzione casuale. Poco dopo arrivò suo padre che prima di sedersi e accendere l’auto, le passò un panino al prosciutto che sicuramente avrebbe mangiato.
Ormai sapeva che quando Mars diceva:
“Non ho fame” voleva solamente dire:
“Ho fame ma non mangerò in tua compagnia.”
 
Il viaggio riprese e proseguì in silenzio. Mars non si rese conto di quanto tempo fosse passato, si accorse solo di essere quasi arrivata quando, superato un ponte, spuntò un cartello con su scritto:
“Benvenuti a Holmes Chapel”.
Mars alzò un sopracciglio e guardò suo padre quasi disgustata.
“Ma in quale paesino degno di Heidi mi hai portato?” domandò togliendosi un auricolare per poi spegnere la musica.
L’uomo scuoté la testa “Poi sono io il prevenuto”
“Ma guarda! – esclamò allungando le braccia verso il parabrezza – Non c’è nulla qui! Non c’è Starbucks, non ci sono centri commerciali, non c’è l’ombra di civiltà! Voglio tornare a Londra” piagnucolò.
“Quasi quasi mi hai fatto pentire di non averti abbandonata nel bel mezzo della notte”
“Avresti dovuto! Sarei stata meglio”
“Sei sempre la solita, e comunque mi hanno parlato benissimo di questo posto e poi scusa, non lo hai ancora visto tutto. Avrai tutto il tempo dato che mancano due settimane prima dell’inizio della scuola alla quale sei già iscritta.”
Mars sbuffò “Perfetto. Chissà in quale scuola piena di bigotti e credenti mi avrai iscritto”
“Ti ho iscritto all’unico liceo che c’è, e non è niente di religioso. Devi solo indossare la divisa ma lo facevi anche nella vecchia scuola, quindi non è un problema”
“Almeno questo” sospirò.
“Vedrai che ti piacerà, ho trovato una casa in un quartiere tranquillissimo”
“Sarà sicuramente pieno di vecchi, lo so” commentò osservando il posto attraverso il finestrino.
Tutto sommato però, non era male, c’erano anche ragazzi della sua età da quello che aveva visto, ma non lo avrebbe mai ammesso. Non in presenza di suo padre.
Dopo qualche minuto e una serie di villette tutte uguali, il padre mise la freccia destra e girò infilandosi nel posto macchina di quella che probabilmente sarebbe diventata la loro nuova casa e dove li stava aspettando il camion dei traslochi.
“Forza, siamo arrivati” disse sorridendo l’uomo mentre toglieva le chiavi dal quadro e scendeva dall’auto.
“Che gioia” commentò Mars prendendo lo zaino e scendendo dall’auto.
“Non vola una mosca” constatò il padre.
“Yuppi”
“Mars” la guardò serio.
“Scusa. – sospirò – Che gioia potremo dormire in santa pace!!” esclamò con finto entusiasmo.
“Così va meglio” l’uomo rise; Mars roteò gli occhi per poi dare un’occhiata in giro mentre suo padre salutava gli operai e cominciava a farli entrare in casa a sistemare i mobili.
“Mars!” la chiamò.
“Che c’è?” rispose lei annoiata.
“Vieni a darci una mano o no?”
“Preferisco fare un giro” ammise.
“Va bene, non fare tardi e se ti perdi chiamami” Mars sbuffò esasperata per poi rimettersi le cuffiette e cominciare a camminare senza una meta precisa.
 
Camminò per una decina di minuti ma le sembrò di non essersi mai mossa da casa sua: quel quartiere non solo era infinito, aveva anche tutte le villette uguali. Era una specie di labirinto.
Continuò a camminare e finalmente, dopo un ulteriore incrocio, arrivò a quello che sembrava il centro della città.
Più camminava, più il posto non le sembrava così brutto. Era carino alla fine.
Vi erano un sacco di zone verdi e i negozi che c’erano sembravano tutti interessanti. Di certo non era paragonabile alla capitale ma non sembrava tanto terribile.
Proseguì il giro e dopo un’ora e mezza circa, forse l’aveva girata tutta. Era un piccolo centro e la gente sembrava molto simpatica e allegra.
Passò anche davanti a quella che sarebbe stata la sua scuola e suppose che vi ci sarebbe arrivata con un pullman o con qualcos’altro dato che era molto distante da casa sua.
Superò un altro po’ di zone residenziali e tantissimi altri negozi che non aveva mai visto prima.
Notò anche che lì le macchine non venivano utilizzate tanto per la quale poiché sicuramente, tutti si spostavano in bicicletta o in autobus: vi erano tantissime piste ciclabili e molte fermate dei bus. Ma poteva anche sbagliare.
Seguì la strada che stava facendo e dopo un po’ arrivò in una stradina che, se proseguita, portava ad un prato verde immenso, attraversato da un fiumiciattolo.
Apparentemente su quella strada non vi era nulla ma, qualche metro più lontano, vi era un’insegna che diceva:
“Panificio, prodotti artigianali.”
Mars corrugò la fronte “Strano posto per un panificio. – commentò perplessa – Comunque stavo giusto avendo un certo languorino – rise – chissà come sono i panini di questo posto sperduto” concluse avvicinandosi per poi aprire la porta ed entrare seguita dal suono di una campanella appesa sopra la porta.
“C’è nessuno?” chiese notando che il locale fosse vuoto; nessuno rispose.
“Bah” commentò stringendo le spalle per poi dare un’occhiata intorno. Era un posto simpatico tutto sommato.
Era un locale piccolino. Non appena entravi, a nemmeno due metri vi era già il bancone con, dentro la vetrina, tantissimi articoli che all’apparenza sembravano buonissimi. Dietro al bancone vi erano poi vari ripiani con sopra dei taglieri ricoperti di farina e un paio di mattarelli.
Sul muro vi erano appesi un paio di quadri e vicino all’angolo più a destra della stanza, vi era una porta che dava sicuramente al retro e alla cucina.
L’odore che c’era lì dentro comunque, era fantastico. Il profumo di cornetti e pane appena sfornato la stava facendo morire di fame e non appena il suo stomaco cominciò a lamentarsi, suonò ripetutamente sul campanellino che si trovava sul bancone accanto alla cassa.
“Madonna sto morendo” si lagnò.
“Un secondo!!” disse una voce maschile, alquanto irritata, facendola sobbalzare.
“C’è nessuno?” domandò cercando di vedere qualcosa attraverso la tendina che copriva la porta citata precedentemente.
“Arrivo” di nuovo quella voce.
“No ce.. tranquillo” rispose imbarazzata. Non credeva di essere stata così insistente.
Aspettò qualche altro secondo e finalmente, da dietro la tendina, spuntò una testa riccioluta di spalle piena di farina. Mars cercò di soffocare una risata.
“Eccomi. – il ragazzo si girò e Mars si dimenticò il motivo per il quale volesse ridere – Scusa, ma questi non si fanno da soli” le sorrise mostrandole un vassoio pieno di cornetti.
“Oh n-no – balbettò – scusa tu, pensavo non ci fosse nessuno”
Il ragazzo le sorrise di nuovo e Mars rimase incantata a causa dei suoi fantastici occhi verdi e delle fossette che comparvero sulle sue guance “Posso aiutarti?” disse poi lui pulendosi le mani infarinate sul grembiule.
“Come scusa?” domandò intontita.
Lui rise “Posso aiutarti?” ripeté.
“Oh.. – ci pensò un po’ su – Oh! – esclamò – Sì, stavo morendo di fame – rise – ho camminato per tipo due ore”
“Interessante ma, cosa ti serve?” chiese.
“In che senso?”
Il ragazzo rise di nuovo “Cosa vuoi, un cornetto, un panino?” indicò quello che aveva elencato.
“Aah – rise imbarazzata – un cornetto andrà benissimo, scusa”
“Tranquilla, mi succede tipo trenta volte al giorno” sorrise nuovamente mentre incartava il cornetto che Mars gli aveva indicato, per poi posarlo sul bancone e inserire il prezzo nella cassa.
“Viene sessanta penny” disse staccando lo scontrino mentre Mars prendeva i soldi dal portafoglio che teneva nello zaino.
“Ecco a te” disse poi posandoli sul piattino accanto alla cassa e prendendo il cornetto.
“Be’ – si schiarì la gola – è stato un piacere.. em.. come ti chiami?” domandò.
“Harry – rise – piacere”
“Oh, Harry – sorrise – io sono Mars, piacere”
Il ragazzo annuì sorridendo come segno d’intesa “Okay..allora ecco, ti lascio al tuo lavoro eh – si scombinò i capelli imbarazzata – ci.. ci si vede. Ciao!” esclamò uscendo di corsa dal panificio mentre Harry rideva divertito.
 
“Che figura di merda” commentò Mars tornando verso casa ripensando a quello che le era appena successo. Si era anche dimenticata di star andando verso il prato.
“Però, devo dire che se tutti i ragazzi di Holmes Chapel sono così, non mi dispiace restare” rise poi le squillò il telefono.
Tenne il cornetto nella mano sinistra e con la destra prese il telefono per poi rispondere.
“Sì papà? – posò il telefono tra l’orecchio e la spalla mentre con le mani scartava il cornetto per poi morderlo – No no, sto tornando” rispose con la bocca piena.
“Non sto mangiando. – mentì ingoiando – Tranquillo non mi perdo, ciao” concluse rimettendo il telefono in tasca e continuando a camminare rifacendo la strada che aveva fatto prima.
“Mh – disse poi mentre masticava l’ultimo boccone di cornetto – Harry. Credo proprio che ci rivedremo molto presto” asserì per poi mettersi a ridere.


Sup bitches? - Read me, thanks.
Buona sera, so benissimo di avere ancora la Barry e Summer Love in corso ma, volevo tantissimos scrivere questa ff so, here it is.
Spero vi piaccia e, le recensioni sono sempre gradite.
XOXO @sunrisiall ma voi chiamatemi Claire xx
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: hugmeidols