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Autore: blackhina    08/04/2014    2 recensioni
Il liceo è finito, ed è ora di andare al college. La vita autonoma sta per cominciare, con nuove scoperte e nuove amicizie; tutto avrà inizio in una nuova casa, con l'inseparabile compagna delle superiori e due nuovi coinquilini. Ma la calma e la tranquillità previste dalla protagonista saranno solo un sogno lontano, dato che il carattere di uno dei due ragazzi le renderà tutto più difficile, o almeno così lei crederà...
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Il movimento del treno mi faceva muovere la testa come quelle bamboline hawaiane dal collo a molla; era difficile tenerla ferma. Tenevo il libro semi chiuso, con l’indice che faceva da segnalibro, sulle gambe. Era da almeno venti minuti che avevo interrotto la lettura: quello che attirava la mia attenzione era il paesaggio che scorreva veloce fuori dal grande finestrino. Gli occhi seguivano rapidi ogni contorno disegnato dagli alberi e dalle case che si scorgevano qua e là. Eravamo nei pressi della città di New Haven, quella che sarebbe diventata a breve la mia nuova casa. Più il treno si avvicinava al centro abitato e più si vedeva il mare che si estendeva oltre ciò che era possibile vedere. Si formò un sorriso sulla mia bocca. Con un piede diedi un colpetto allo stinco della ragazza di fronte a me.
- Psss… Erin, siamo quasi arrivate. Svegliati che dobbiamo sistemare la roba.- il mio era più un sussurro che altro. Erin mugolò, e dopo una lunga ed interminabile stropicciata agli occhi, cominciò quello che poteva sembrare una sveglia. Piegò la schiena in avanti e aprì le gambe, ci si appoggiò con i gomiti e adagiò la testa sulle mani a pugni chiusi. Per qualche secondo osservò il pavimento, poi alzò lo sguardo e mi fissò.
- Siamo già arrivati?- la sua espressione era alquanto stupita.
-Già… e comunque saranno almeno più di tre ore che siamo in viaggio. Forse anche di più.-
- Mph- aveva liberato una mano e si grattava la nuca. Sospirai. Tornai a guardare fuori dal finestrino. Ora si vedeva perfettamente il mare e le spiagge: era una delle cose che amavo di più, l’oceano, l’acqua. Uno scossone più forte degli altri mi fece tornare alla realtà. Con lo sguardo imbambolato mi guardai intorno: eravamo in uno scompartimento molto carino, i grandi sedili occupavano i due lati opposti ed erano imbottiti con un qualcosa che li rendeva così soffici che sarei rimasta lì molto volentieri. Il colore che predominava era il rosso scuro, il che mi metteva molto a mio agio. C'erano un paio di tendine di un blu talmente scuro, che se non era attraversato dalla luce sembrava nero. Una voce calda e bassa parlò attraverso il piccolo interfono nell'angolo sopra la mia testa: stava annunciando l'imminente arrivo alla stazione di New Haven. Ci fu un attimo di silenzio, poi da entrambe le pareti cominciarono una serie di tonfi e ordini come: 'Tira giù quella dannata valigia!' o 'Muoviti che manca poco all'arrivo!'. La corsa del treno cominciò a rallentare e il rumore del movimento sulle rotaie si attenuò. L'ondeggiare della carrozza si fece più dolce e rilassante, e l'impulso di rimettermi seduta e dormire era molto forte.
- Connie- esitò per un momento- non trovo la borsa azzurra e bianca- deglutì fissando il pavimento.

- La borsa dove ci sono le scartoffie per il contratto della casa?- i miei occhi che si spalancarono lentamente.
- Probabilmente...-
-Probabilmente... PROBABILMENTE?! Di un po' Erin, mi dici cosa diamine ti passa per la testa?- il mio tono era piuttosto alto, ero sicura che mi sentissero negli scompartimenti di fianco al nostro.
- Io l'avevo messo sotto il sedile, così mi sarei ricordata dov'era alla prima.-
- Ok, ok. Scusa se ti ho urlato contro, è che sono agitata, e questo fatto della casa e tutto il resto mi mettono ancora più ansia.- sospirai, chiusi gli occhi e mi massaggiai le tempie con le dita.
-Dobbiamo trovare quella dannata borsa.- Il treno frenò e le rotaie stridettero rumorosamente: eravamo arrivati alla stazione. Ci prese il panico. Cominciammo a tirare fuori ogni valigia o bagaglio, e uno per uno li aprimmo tutti. Dovevamo trovare quella maledettissima borsa, scendere velocemente dal treno e andare verso la nostra nuova casa.
-Non c'è, non c'è! Come facciamo?- la voce di Erin traballava. Nel frattempo io imprecavo contro quella stupida borsa. Dovevamo prepararci per scendere.
- Mi passeresti la felpa, per favore? È sul tuo sedile.- mi faceva male la testa, con tutta quell'ansia. Erin sollevò il mio golf verde scuro con una mano, e un’espressione irritata comparve sul mio volto. Una borsa non troppo grande bianca con le strisce blu orizzontali sbucò da sotto il cappuccio.
- E così era lì… bene- Un fischio acuto rimbombò nella stazione pullula di gente. Il treno stava per partire e noi eravamo ancora a bordo.
- Cavolo! Noi partiamo col treno se non ci muoviamo. Connie prendi le valige sul porta bagagli in alto-
- Di un po’, ti sembro così alta da avere l’onore di compiere questa missione- trattenevo a stento una risata. Erin invece cominciò a ridere. Afferrammo le valige velocemente e a caso e corremmo impacciate verso l’uscita del treno. Saltammo l’ultimo gradino delle scalette, e le porte del treno si chiusero con un colpo secco alle nostre spalle. Eravamo scese, c’eravamo riuscite per un pelo. Ci guardammo intorno, lasciando cadere borsoni e valige. Un sospiro sincronizzato uscì dalle nostre bocche. Ci organizzammo per portare i bagagli, e una volta fatto il punto della situazione, Erin tirò fuori dalla tasca un bigliettino stropicciato, e lesse la lista delle cose da fare.
-Dovremmo prendere un taxi, a ‘sto punto. Dov’è l’uscita?- si guardava intorno con un’aria interrogativa. Mi faceva ridere e non avevo intenzione di contenermi. La mia risata contagiò anche lei, attirando l’attenzione di alcune persone lì intorno.
- Ok, ok. Qui ci vuole contegno –cercava di trattenersi inutilmente- andiamo. Dobbiamo trovare un taxi.- Ci caricammo le valige sulle spalle e ci incamminammo verso l’uscita della stazione. Sulla soglia ci soffermammo, osservammo le strade che avremmo percorso in futuro. Sorrisi. Erin scattò e corse verso il ciglio del marciapiede: c’era un taxi fermo davanti a lei. Si affacciò al finestrino e ci rimase per un po’, poi si girò e mi fece il cenno con la mano di raggiungerla. Feci un passo e mi sembrò di avere un macigno sulle spalle: maledissi la mia brillante idea di portarmi tutta quella roba in una volta sola. Tenendo la mente occupata a ripassare i piani di quel giorno, raggiunsi il taxi; il tassista scese e ci aprì cortesemente il portabagagli, dove scaricammo tutto l'arsenale di valige. Tirai un sospiro di sollievo, e poi presi a braccetto Erin.
-E che ora abbia inizio la nostra avventura!- ridemmo e ci infilammo nel taxi.

Eccovi il primo capitolo della storia! spero vi sia piaciuto, anche perchè ci sto mettendo impegno! il prossimo capitolo arriva entro la fine della settimana e non vedo l'ora di pubblicarlo, quindi se avete commenti da fare recensite, grazie!
  
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