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Autore: Iris214    09/04/2014    2 recensioni
Seguito di "Between Blood and Love".
Dopo una divertente vacanza con Stefan, Liza torna in città intenta a voltare finalmente pagina. Ma le cose a Mystic Falls sembrano aver preso una piega inaspettata. Kol è apparentemente svanito nel nulla, mentre Klaus, seppur presente, sembra intenzionato a costruirsi un futuro con Caroline. Una nuova minaccia, nel frattempo, incombe sui protagonisti...
- Dal primo capitolo -
I capelli le ricadevano liberi sulle spalle, mossi appena dal vento che soffiava su Mystic Falls. Liza respirò quell'aria, immaginando fosse la stessa che, in quel momento e da qualche altra parte, stava accarezzando il viso e il corpo del ragazzo che amava. Ma dov'era Kol? Non riusciva a smettere di chiederselo, nonostante la consapevolezza che fosse sbagliato...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dark Paradise'
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Joel

 

Un uomo che medita la vendetta,
mantiene le sue ferite sempre sanguinanti.
Francis Bacon



Liza riaprì gli occhi e li puntò sul soffitto mettendo a fuoco la pittura grigia e spenta della stanza in cui si trovava, prima di tirarsi lentamente su facendo leva sui gomiti. Era distesa sul copriletto rosa antico di un letto a baldacchino e intorno a lei non c'era niente. Nessun mobile né una sedia, solo un paio di appliques alle pareti da cui proveniva una tenue luce bianca. La stanza in cui si trovava era priva di aperture, tranne che per una porta serrata che si trovava proprio di fronte al letto, e tutto ciò che percepivano le sue orecchie era esclusivamente il suo respiro sempre più agitato. Si rimise in piedi e abbassò lo sguardo sulla felpa che indossava e che era macchiata del sangue che aveva perso a causa degli aneurismi. Di Joel non c'era alcuna traccia e non riusciva a comprendere dove si trovasse. Corse verso la porta e cercò una maniglia inesistente. Iniziò, quindi, a battere i pugni contro l'anta spessa di legno scuro e acciaio, terrorizzata come mai lo era stata in vita sua. Dopo qualche istante, la porta si aprì e Joel comparve sull'uscio.
«Sei di nuovo tra noi, a quanto pare. Ne sono felice.»
L'uomo entrò mestamente nella stanza e richiuse la porta alle sue spalle. Liza notò una strana luce nei suoi occhi chiari, un bagliore sinistro che la indusse a indietreggiare e a cercare qualcosa con cui proteggersi da lui, ma intorno aveva solo il nulla.
«Cosa vuoi da me? Perché mi trovo in questo posto?» Chiese all'uomo, accorgendosi di essere arrivata con le spalle contro il muro.
Lui sorrise dolcemente, muovendosi nella direzione della vampira senza fretta. Poi, quando fu talmente vicino da poterla toccare, si fermò e piegò la testa di lato.
«Credimi Liza, mi dispiace che sia stata tu ad andarci di mezzo. Sei molto bella e di sicuro non meriti tutto questo.» Disse, indicando con un cenno del capo ciò che li circondava. «Purtroppo, però, eri in possesso di qualcosa di molto prezioso e importante. Qualcosa che dovevo assolutamente avere per me.»
A quelle parole, Liza trasalì e si portò entrambe le mani sul petto. Le sue dita, però, toccarono solo un lembo di pelle fredda.
«Sì. Si tratta della tua collana, Liza, o, per meglio dire, della pietra che vi è incastonata. L'ho cercata per secoli e finalmente l'ho trovata.» Ammise candidamente, sfilando dalla tasca il monile e facendolo dondolare davanti agli occhi sgranati della ragazza. Lei sentì le lacrime affiorare, ma le ricacciò subito indietro. Poi scosse la testa.
«Cosa ne vuoi fare? E di me? Mi ucciderai?»
Joel ripose in tasca la collana e inarcò un sopracciglio, infine rise divertito. «Certo che no, mia cara. Sono venuto qui per impossessarmi della pietra, una pietra che mi renderà la creatura più potente del mondo. Tu... non sei mai stata nel mio mirino. Ma qualcuno a te molto vicino... sì.»
Liza strinse i pugni talmente forte da sentire le pelle lacerarsi. In quel momento, le parole di Kol e del resto degli Originali le tornarono alla mente con la forza di un fiume in piena. L'Occhio del Diavolo era pericoloso, ma ancora di più poteva esserlo la furia di colui che tanto lo bramava. E adesso ce l'aveva davanti. Si trattava proprio di Joel.
«Chi stai cercando?» Domandò, pur essendone ben consapevole. Forse, in cuor suo, sperava di non sentire pronunciare quel nome, benché – di chiunque si fosse trattato – la sua pena non sarebbe stata meno intensa.
Joel rise ancora e quella risata arrivò ai sensi di Liza come se provenisse dal Diavolo in persona. Le metteva i brividi.
«Il tuo uomo, Kol Mikaelson.» Asserì lui, prendendosi il mento tra pollice e indice. «Mi chiedo come tu possa amare un simile individuo!» Aggiunse, strofinando le dita sull'accenno di barba che lo contornava e malcelando il fastidio che quel pensiero gli arrecava.
«Cos'ha fatto per meritarsi il tuo odio?»
«Oh, avanti! Sai bene di cosa è capace! Ma... va bene. Ti racconterò ogni cosa.»
Liza seguì il vampiro con lo sguardo, mentre raggiungeva il letto e ci si sedeva sopra. Con una mano accarezzò il copriletto, invitando la ragazza a sedersi accanto a lui. Dopo un attimo di esitazione, Liza lo accontentò e Joel le rivolse un sorriso compiaciuto, prima di riprendere a parlare.
«Quando Esther, la madre di Kol, trasformò suo marito e i suoi figli in vampiri, il villaggio in cui vivevano, e in cui vivevo anch'io, fu raso al suolo dalla loro ferocia. A me toccò un orrendo destino proprio per mano del tuo... ragazzo. Me lo ritrovai davanti in piena notte e non potei fare nulla per evitare che mi attaccasse. Purtroppo, però, non si limitò a dissanguarmi. Mi lasciò in corpo il sangue necessario per sopravvivere e poi mi impose di bere il suo. Infine mi spezzò l'osso del collo e... credo tu possa immaginare cosa sia successo in seguito.»
Liza rivolse un'occhiata all'uomo accanto a sé, soffermandosi sui lineamenti regolari del suo profilo. «Ti sei risvegliato in transizione. E... di tua figlia che ne è stato?»
«E' morta.» Tagliò corto il vampiro. Liza notò l'inquietudine nella sua voce e, al tempo stesso, avvertì una forte stretta allo stomaco.
«E' stato Kol ad ucciderla?»
Joel semplicemente annuì, poi ridacchiò. «Sei innamorata di un mostro, Liza.»
Quella frase le rimbombò nella testa come fosse un martello pneumatico e si ritrovò a chiudere gli occhi e a stringere le ginocchia tra le mani. Kol era un mostro? Inutile negarlo, lo era. Aveva ammazzato migliaia di persone prima che lei lo conoscesse, aveva fatto del male alla sorella di Mark, a Mark, era diventato perfino il serial killer di Baltimora e lei, invece, si era ostinata a credere che potesse riportarlo sulla retta via, una via che probabilmente lui non aveva mai perso perché mai l'aveva percorsa.
Kol era un mostro e lei ne era consapevole, come era consapevole di esserne perdutamente innamorata. E mai, mai avrebbe permesso a Joel o a chiunque altro di fargli del male.
Rivolse al vampiro un'occhiata truce, poi afferrò entrambi i risvolti della giacca dell'uomo e cominciò a strattonarlo energicamente.
«Non ti permetterò di fare del male a Kol!»
Gli urlò e Joel la lasciò fare, limitandosi a sorridere divertito. Poi strinse le dita intorno ai polsi della ragazza, premendo fino a farla gemere di dolore.
«Non ti affannare, è inutile. Ormai non possiedi più i tuoi poteri. Sei davvero bella, ma io non sono un ingenuo. Non mi lascerò incantare dalla tua avvenenza o determinazione.» Disse, senza smettere di sorridere, rimettendosi in piedi e spingendo Liza via da sé. La ragazza si ritrovò ancora una volta stesa sul copriletto, mentre lui si sistemava la giacca.
«Porterò a termine la mia vendetta e, fino a quel momento, tu... resterai qui.» Ammiccò all'indirizzo della ragazza, poi si voltò, raggiunse la porta e uscì lasciandola sola. Liza non si mosse. Sentiva il suo corpo tremare e il terrore crescere. Contro quell'uomo non aveva alcuna chance, soprattutto ora che non indossava più la sua collana. Kol era in pericolo e, forse, non era il solo.
A quel pensiero, il terrore divenne disperazione e le lacrime cominciarono a scendere giù, lungo le sue guance, senza che potesse fare più nulla per impedirlo.

Damon appoggiò le labbra all'orlo del bicchiere intento a bere un po' di whiskey in santa pace, ma alcuni sonori colpi dati alla porta della pensione lo indussero a desistere. Il vampiro ripose il bicchiere sul mobile-bar e raggiunse l'ingresso sbuffando. Quando i suoi occhi chiari incontrarono quelli di Kol Mikaelson, non potè che farli roteare.
«Sei già di ritorno? Fantastico...» disse, spalancando platealmente la porta e lasciando che l'originario la varcasse e lo seguisse in soggiorno. «Non prendertela se non ho sentito la tua mancanza.» Sorrise sghembo il maggiore dei Salvatore, prima di riprendere tra le dita il bicchiere e buttare finalmente giù un paio di sorsi di liquore.
Kol sembrò ignorare le parole del vampiro. I suoi occhi si mossero rapidi per la stanza, soffermandosi su Sammy che, seduto su una poltrona, leggeva un libro di fiabe. Infine si incollarono di nuovo su Damon.
«Dov'è Liza? Devo parlarle, è urgente.»
Damon aggrottò la fronte, poi scrollò deciso le spalle. «Non è qui. Cosa... devi dirle di così importante? Sembri sconvolto.» Il vampiro buttò giù il resto del whiskey e si liberò del bicchiere, mentre i suoi occhi indagavano Kol e l'espressione tesa che aveva in volto. Vederlo in quello stato non poteva che metterlo in allarme, dato che, di solito, il ragazzo si mostrava sempre indifferente a tutto in maniera decisamente insopportabile.
«Credo sia in pericolo.» Rispose lui semplicemente, perdendo d'un tratto anche gli ultimi scampoli di strafottenza. Se Liza non era a casa, probabilmente era già finita nelle mani di Joel.
Damon, alle parole dell'originario, trasalì e in un lampo le sue mani furono salde intorno al collo del vampiro.
«In pericolo? Che vuoi dire? Cosa sta succedendo?»
Kol gli afferrò i polsi e strinse così forte da farli scricchiolare. Damon, a quel punto, mollò la presa e l'originario riprese a respirare.
«E' una lunga storia, ma immagino tu abbia tutto il tempo di ascoltarla.» Disse, massaggiandosi la gola e incontrando, per un frammento di secondo, gli occhi azzurri di Sammy. Il bambino non si era mosso di un millimetro né appariva spaventato.
«Posso unirmi anch'io alla bella chiacchierata?»
Stefan varcò la soglia del soggiorno, raggiungendo Kol e fermandosi al suo fianco. Aveva ascoltato tutta la prima parte del discorso tra i due e sembrava essere lui stesso alquanto preoccupato.
Kol annuì, poi raggiunse il divano e si mise a sedere. Stefan prese posto sulla poltrona, tenendo Sammy accanto a sé, mentre Damon restò in piedi, a braccia conserte, proprio di fronte al ragazzo di sua sorella.
Kol raccontò ai Salvatore della pietra, di ciò che realmente rappresentava, dell'uomo che intendeva appropriarsene e del fatto che, molto probabilmente, nutrisse propositi di vendetta nei suoi confronti. Li mise anche al corrente dell'incantesimo di localizzazione e del pericolo che, inevitabilmente, adesso Liza correva.
I due fratelli ascoltarono tutto senza interrompere, nonostante Damon avesse faticato non poco per riuscire a soffocare l'istinto di saltare addosso all'originario e prenderlo a pugni fino a spezzargli il collo. Dopotutto, lo aveva già fatto in passato e per molto meno. Stefan, invece, tirò fuori il suo cellulare dalla tasca dei jeans e provò a chiamare sua sorella, ma inutilmente. Liza non rispose. Il ragazzo, allora, guardò suo fratello negli occhi e scosse la testa.
«Dobbiamo trovarla, Damon.»
«Ovvio che dobbiamo! Chiama Bonnie e dille di correre immediatamente qui! Serve un nuovo incantesimo di localizzazione!»
Stefan annuì, allontanandosi in fretta dal soggiorno per parlare con Bonnie. Kol si rimise in piedi e cercò Damon con lo sguardo. Il vampiro dagli occhi di ghiaccio, però, sembrava assente. La paura che a sua sorella fosse accaduto qualcosa di orribile gli attanagliava la mente, riportandolo alla sofferenza provata solo un anno prima, un dolore che aveva sperato con tutto se stesso di non dover affrontare mai più. E invece...
Bonnie entrò svelta in soggiorno seguita da Stefan. Tra le mani aveva la mappa della città e un paio di orecchini con pendente appartenenti a Liza. Senza perdere un minuto di più, sistemò tutto sul tavolo - come aveva fatto a casa dei Mikaelson poche ore prima – e in seguito, sempre stringendo gli orecchini tra le mani, iniziò a pronunciare la formula magica. In pochi secondi, la sabbia cominciò a tracciare il suo percorso sulla mappa, fermandosi improvvisamente su di una non meglio specificata zona nei pressi del lago. Liza si trovava lì, da qualche parte.
Bonnie lesse lo sconforto negli occhi dei Salvatore e, sebbene la cosa la sorprendesse non poco, scorse il dispiacere perfino in quelli di Kol.
«Purtroppo è tutto ciò che posso fare per voi. Mi dispiace.»
Stefan appoggiò una mano sulla spalla della strega e le sorrise o, per lo meno, ci provò. «Non preoccuparti, Bonnie, sei stata di grande aiuto, come sempre.» Le disse, accompagnandola alla porta. Quando tornò in soggiorno, Damon aveva già indossato il suo giubbotto di pelle e sfilato da una delle tasche le chiavi della Camaro.
«Resta con Sammy. Al lago ci andiamo noi.» Disse a suo fratello, prima di correre fuori in compagnia di Kol.

«Cos'è questo? Uno scherzo?»
Damon strinse forte la pietra che teneva tra le mani, prima di scaraventarla con rabbia dentro il lago. Non c'era niente intorno a loro, solo alberi, cespugli, acqua e insetti. Aveva perlustrato insieme a Kol tutta la zona indicata sulla mappa, senza individuare nulla che potesse somigliare a una casa, una capanna o un qualsivoglia nascondiglio improvvisato. Secondo l'incantesimo di localizzazione, sua sorella doveva trovarsi proprio lì, dove lui e l'originario tenevano i piedi. Eppure di Liza e del suo fantomatico sequestratore non c'era alcuna traccia.
Kol non disse niente, ma la rabbia che provava in quel momento non aveva nulla da invidiare a quella del vampiro che era con lui. Damon gli rivolse un'occhiata, incrociando uno sguardo accigliato ma, al contempo, impenetrabile. Restò a fissare l'originario per un po', prima di scuotere la testa e ridacchiare.
«Tu. Sei sempre tu il responsabile di ciò che le accade.» Disse, smettendo subito dopo di ridere e mostrando a Kol un'espressione severa e glaciale. «Se credi in qualcosa, ti conviene cominciare a pregare, perché se non dovessi ritrovare mia sorella sana e salva... giuro che ti strapperò il cuore e poi lo mangerò... fosse l'ultima cosa che faccio!»
Kol non si mosse, limitandosi ad osservare Damon e il suo dolore tenendo i pugni stretti. Un tempo non avrebbe permesso a nessuno di parlargli in quel modo, ma ora... ora riusciva a comprendere lo stato d'animo che aveva generato quelle parole. Terrore, disperazione, smarrimento ma, soprattutto, amore. Era questo ciò che provava Damon. E che provava anche lui.
L'originario indirizzò lo sguardo sul lago, sull'acqua che, a causa della sera che stava calando, si era tinta di scuro. Poi le sue labbra si piegarono appena in un sorriso accennato.
«Io amo Liza. So che non ti piace sentirmelo dire, ma è così.»
A quella parole, Damon si portò entrambe le mani sulla testa, infilando le dita tra i capelli, esasperato.
«Se la ami come dici, perché non l'hai protetta? Perché è sempre lei a pagare per i tuoi errori? Joel è di te che vuole vendicarsi, eppure tu sei qui mentre Liza non c'è... lei... lei è chissà dove, adesso e, forse, ha paura... forse...» esitò. Forse Liza era già morta, ma gli bastava solo pensarlo per impazzire di dolore.
Distolse lo sguardo da Kol che, ancora una volta, non aveva accennato reazioni e lo puntò a sua volta sull'acqua scura.
«Restare qui è inutile. Torniamo a casa.» Disse infine, voltandosi e cominciando a camminare mestamente verso il luogo in cui aveva lasciato la sua auto. Kol era dietro di lui, percepiva i suoi passi sulle foglie secche ma, in quel momento, avrebbe preferito essere solo. Solo con quel dolore che proprio non riusciva a sopportare.

Rientrati alla pensione, i due ragazzi trovarono Stefan proprio dove lo avevano lasciato. Sammy, invece, non era più in soggiorno.
«Non c'è niente. Niente di niente al lago. E' assurdo, ma è così!»
Damon si liberò del giubbotto lanciandolo su uno dei divani, Kol, invece, si fermò a pochi passi dal camino, con le braccia incrociate al petto.
«E se chiedessimo a Bonnie di ripetere l'incantesimo di localizzazione? E' evidente che il posto indicato sulla mappa non sia esatto.» Disse l'originario, cercando lo sguardo di Stefan che sostava in piedi di fronte a lui.
«In realtà... il posto è esattamente quello.» Replicò il vampiro, ricambiando lo sguardo di Kol per poi indirizzarlo su suo fratello.
Damon aggrottò la fronte, avvicinandosi a Stefan lentamente. «Che intendi dire?»
«Che Liza si trova proprio lì, nel punto indicato dalla mappa.» Affermò il ragazzo, prima di avvicinarsi al tavolo e recuperare un cartoncino avorio e un foglio dello stesso colore piegato a metà.
«Ecco.»
Stefan porse il cartoncino e il foglio a Damon che li prese tra le mani. Kol, allora, affiancò il vampiro e puntò lo sguardo sulle parole scritte sulla carta per mezzo di una stilografica nera.
«Un invito... a cena?» Chiese Damon, sollevando perplesso gli occhi dal foglio per trovare quelli di Stefan.
«Insieme a una serie di avvertimenti che sembrano minacce ma... sì. E c'è anche la mappa in cui è indicato il posto in cui si svolgerà.»
Kol strappò il foglio ripiegato dalle mani di Damon e lo aprì. Alla vista del luogo, tracciato anch'esso a mano, trasalì. Era esattamente quello in cui lui e Damon erano appena stati. Il maggiore dei Salvatore si riappropriò della mappa lanciando a Kol un'occhiata truce, poi restò a fissarla in silenzio. Quel che stava accadendo aveva dell'impossibile, senza ombra di dubbio.

   
 
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