Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Eliot Nightray    09/04/2014    1 recensioni
Arthur Kirkland è un tritone adulto , scorbutico, irascibile, incapace di relazionarsi con il mondo. Durante una ricognizione di routine incontra una donna umana la cui bellezza lo colpisce immediatamente. Si tratta di un'italiana di nome Caterina di cui scopre immediatamente di essere innamorato. Così accompagnato dal dinamico duo composto da suo fratello Nathan e dall'insopportabile Francis parte alla conquista della donna amata sul mondo emerso. UkIt
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Scozia
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quale parte di “sei diventata la mia sposa” non riusciva a capire? Il concetto a detta sua era abbastanza semplice, c’era solo da scegliere la data delle nozze. Fine del discorso. Si lasciò andare sul fondale marino respirando piano accanto a Caterina, doveva farle entrare nella zucca che lui era un tritone per bene e che non voleva assolutamente farle del male o roba simile. Le sgusciò al fianco preoccupandosi che la sua coda sfiorasse quella della donna in una carezza soave e dolce. Ancora sordo non era quindi il discorso fra Caterina ed il fratello non gli era passato inosservato. Lei aveva detto che le piaceva parecchio! Le pinne si scontrarono appena ripiegandosi l’una sull’altra. I colori delle due scintillarono appena colpiti dal sole. L’antro che aveva scelto era semplice, ma era riuscito ad agghindarlo con anemoni di mare ed altre specie colorate per rendere il tutto più armonioso. Inoltre era spazioso, degno di un principe quale lui era. Si soffermò un poco sulla coda lunga e morbida di Caterina, con quel colore acceso e violaceo che aveva visto in alcune razze nordiche. Non riuscì però ad evitare di pensare a quella frase : “ mi piace parecchio”. Era un buon segno, oppure no? Non conosceva quel verbo o almeno non sapeva quale fosse il suo significato fra gli umani. Nathan lo avrebbe di certo aiutato, forse alla modica cifra di cento anni come suo schiavo, ma gli avrebbe dato tutto.  La grotta aveva un colore violaceo e verde, un miscuglio di tinte causate dall’invecchiamento della pietra. Al centro di tutto quello spazio si era fatto portare un Nautilus, quello sarebbe stato il loro “letto”. Era così che dicevano gli umani, giusto? Le sfiorò nuovamente la coda, più che imbarazzo che altro perché al solo pensiero di poter passare anche una sola notte assieme alla compagna si era fatto tutto rosso ed aveva voltato il capo per non farsi vedere.
 
Caterina lo fissò incuriosita di rimando seguendo il movimento sinuoso della coda del tritone. Di certo Arthur appariva pensieroso, che avesse fatto qualcosa di sbagliato? Probabilmente stava iniziando a pensare alla sue “abilità”, insomma non poteva pretendere un trattamento diverso rispetto a quello che era costretta a subire ogni giorno. Persino il capo della guardia si guardava dal rivolgerle parola, se non per addossarle qualche crimine immaginario. Si mordicchiò un labbro intrufolando silenziosamente una mano fra i capelli di Arthur, erano setosi diversamente dalle sue aspettative e parevano leggeri, come fossero stati crini di cavallo. Beh poteva essere considerato un cavalluccio marino formato famiglia, no? Continuò a sfiorargli la chioma per poi fermarsi al contatto con un corpo appuntito e viscido. Dovevano essere le branchie, a forza di annaspare in quella massa incolta di capelli era finita sul collo di Arthur, però il tritone non si era voltato. Era interessante sentire sulle punte delle dita il soffio leggero che fuoriusciva dal corpo dell’uomo, che poi poteva respirare anche con la bocca o gli serviva soltanto per parlare? Ma soprattutto, come mai riusciva a capire le persone? No perché Romano e Veneziano le avevano spiegato la sera precedente, una volta ripresasi dallo svenimento che a salvarla era stata un buffo e strano soggetto dai capelli color paglia. Smise di mordersi il labbro solo per dare un occhio allo scenario attorno a lei. Erano coricati all’interno di una grossa conchiglia, dove era stata ficcata a forza da Nathan con tanto di ghigno malizioso di quest’ultimo. Tutt’attorno una distesa di colori li sovrastava e circondava, era decisamente uno scenario fantastico. Ritirò la mano per afferrare la propria , ma Arthur si voltò improvvisamente facendola trasalire per bloccarle l’arto. Rimasero così gli occhi fissi l’uno nell’altra , le mani strette. Arthur sembrava decisamente incazzato , ma allo stesso tempo aveva una candido rossore sul viso. Una cosa a cui Caterina non poté fare a meno di sorridere finemente.
 
Era ancora furente, non sopportava l’idea che LEI avesse steso un paio di squali senza farsi minimamente aiutare. Che poi a parte il fattore cavalleria il problema principale stava nel fatto che non si era neppure posta la possibilità di potersi fare del male. Ok era stata stupida, no era stata demente e stupida ed incosciente, però Arthur non riusciva a staccarsi da quegli occhi. Aveva visto così tanti abissi, ma non si era mai perso in tali profondità. Le teneva ancora la mano perché quel contatto soave della donna fra i capelli, che aveva finto di non notare lo aveva quasi ipnotizzato. Avrebbe voluto dirle di continuare, che sentire la sua mano fluttuare fra i suoi capelli era stato semplicemente fantastico. Ma lui era troppo orgoglioso per chiedere una cosa del genere, in più lei stava .. sorridendo? COSA DIAVOLO , PERCHE’, EH? Si strinse i polsi assumendo una posizione autoritaria. Si rissò lasciandola senza parole e se ne uscì per chiedere a Nathan un po’ di spiegazioni. Si stava già preparando ad ingoiare il proprio orgoglio per affrontare il fratello quando gli apparve nitida l’immagine dei fratelli di Caterina. Improvvisamente la verità gli fu chiara, le mancava la sua famiglia! A lui però Nathan non sarebbe mancato, ok stava dicendo una stronzata. Si che gli era mancato quel sacco di squame quando era partito per il suo primo viaggio. Lui era così piccolo, però lo aveva seguito nuotando fino a quando i polmoni non gli avevano retto. Quindi anche a lei mancavano quei due insulsi e rumorosi umani? Certo anche lei era umana, per meglio dire lo era stata, ma di certo non poteva essere paragonata ad uno di quei due cosi, ne tanto meno alla cittadina. La grossa coda bluastra di Nathan gli si piazzò dritta nello stomaco, facendolo boccheggiare in cerca d’aria. Stava per riempirlo di insulti , ma si bloccò e l’altro sembrò capire che aveva bisogno di lui perché sghignazzò continuando a colpirlo, questa volta sulla schiena. Era un modo di giocare per loro picchiarsi e mordersi. Ok forse era esagerato, ma Arthur pretendeva di fare del male a quell’incosciente di suo fratello, perché non poteva che meritarsi questo un pazzo che era finito nella bocca di uno squalo. La coda di Nathan, infatti, appariva in parte lesa anche se di poco. Un taglio che le spaccava la pinna ed a cui Nathan si era abituato fingendo di stare bene. E lo sapeva che stava fingendo perché spesso lo aveva seguito solo per sentirlo lamentare del suo triste destino. Era stato uno stupido incosciente! Anni prima , forse secoli prima si era lanciato in combattimento per proteggere col proprio corpo Arthur da uno squalo bianco. Il principe lo sapeva che se la sarebbe cavata, insomma aveva già il tridente puntato sul corpo della bestia, ma Nathan si era comunque lanciato. Per un po’ di giorni, per l’esattezza nel periodo di convalescenza di suo fratello Arthur non gli aveva rivolto parola e aveva preteso da sua madre che dicesse a Nathan, non appena si fosse svegliato, che lui lo odiava. In realtà era stato con lui ogni giorno, ma era comunque riuscito a scappare giusto il tempo per non farsi beccare da Nathan. Alla fine il maggiore aveva preteso delle spiegazioni, incapace di capire perché il suo “fratellino prediletto” non gli rivolgesse più la parola. Arthur all’epoca lo aveva picchiato, poi aveva pianto picchiandolo e Nathan era rimasto fermo come un imbecille per poi sorridere sereno. Era cominciato tutto da quel giorno.
 
  • Come va la vita QUASI matrimoniale?
  • Non lo so…
  • Che significa che non lo sai? – Nathan sollevò un sopracciglio incapace di capire
  • Senti … quando un’ umana dice che gli piace un tritone cosa significa?
  • Riformula…
  • Caterina era con suo fratello, l’umano basso, e gli ha detto che le piaccio, parecchio per giunta! È una cosa brutta
  • … - Nathan lo fissò intensamente, increspò le labbra , sollevò l’indice e poi… scoppiò a ridere. In tale modo che dovette tenersi lo stomaco per non vomitare – ODDIO! CHE CAZZO DI DOMANDA ODDIO, MUOIO ORA! Preparate i miei resti – Arthur davantì a lui si irrigidì con le braccia tese sui fianchi
  • Non importa… - gli voltò le spalle e Nathan lo tirò per i capelli facendogli male
  • Ma vieni qui rammollito! Davvero non lo sai?
  • No.. non so cosa significhi per un’umana…
  • Che le piaci..
  • …. Mi prendi in giro vero? Mi hai preso per un’orca?
  • Loro sono molto più ironiche di te!
  • Questo è tutto da dimostrare, tsk!
  • Comunque significa che ti trova attraente sia come carattere che nell’aspetto fisico. Sai forse è per via di quei suoi strani poteri super fighi
  • Perché scusa?
  • Beh gli umani di solito non fanno scoppiare gli squali, non hai notato il suo sguardo quando ci siamo avvicinati?
  • No..
  • Per Tritone.. – Nathan si stampò il palmo della mano in fronte – sembrava scossa , molto turbata. Probabilmente dagli umani non è ben vista la cosa. Insomma se ammazza uno squalo, ti immagini cosa possa fare ad un essere umano – Arthur si voltò verso  l’apertura della cavità per vedere una Caterina confusa, ma ancora luminosa. – capisci?
  • Com’è possibile?
  • Come?
  • Come fanno ad averla odiata o roba simile? È così.. carina e non parlo dell’aspetto fisico.
  • Gli esseri umani non sono come noi Arthur, sono cattivi lo sai… chi ammazzerebbe mai l’unica compagna di un pesce spada solo per vedere l’altro lanciarsi contro la barca?
  • …. – Arthur evitò di restare a fissarla per troppo tempo, perché forse lei avrebbe capito che si stava preoccupando per lei. – pensi che l’abbiano maltrattata?
  • Non lo so, penso soltanto che non abbia vissuto tanto bene , altrimenti non avrebbe detto a suo fratello che noi riusciamo a capirla
  • Stavi spiando?
  • L’ho fatto per il tuo bene.. ora torna da lei, ma non parlarle dei suoi poteri o roba simile, non credo che la conversazione la metterebbe a suo agio.
 
Arthur annuì deciso e tornò da lei. Caterina si scostò al suo passaggio, ma il tritone le sorrise cercando di nascondere la corrente vorticosa di pensieri che si ritrovava in testa. Le porse la mano per invitarla a seguirlo e lei rimase un secondo immobile. Doveva andare? poteva scegliere lui come sui compagno? Caterina sospirò appena, piccole bollicine si sollevarono e lei le seguì con lo sguardo. Una vita triste e solitaria, ma in compagnia dei suoi fratelli oppure qualcosa di nuovo ? Forse però si sarebbe potuta divertire, anche se per poco. Di certo quei due cretini dei suoi fratelli non sarebbero sopravvissuti senza di lei! Gli sfiorò appena il palmo della mano e l’altro arrossì scuotendosi. Caterina lo fissò incuriosita di rimando e gli scompigliò i capelli. Dove l’avrebbe condotta quel comportamento così insensibile ed egoista, perché volere essere felici significava questo no? Lei era un mostro tutti lo dicevano, quindi doveva essere così! Era lei la diversa, lei quella che parlava con una voce, lei quella che poteva uccidere. Il tritone davanti a lei tossì appena e Caterina notò lo sguardo bonario che Nathan stava rivolgendo al fratello. Sembrava in procinto di dire qualcosa, ma il troppo imbarazzo lo stava bloccando o così almeno sembrava. Alla fine bofonchiò qualcosa di incomprensibile e Caterina si sentì in dovere di chiedergli cosa diavolo avesse blaterato.
 
  • Dicevo.. – il tritone ricominciò- vuoi venire.. ad un appuntamento.. con me?
  • Appuntamento? Fammi capire prima mi fai una danza tribale per sposarmi ed ora mi chiedi di uscire?
  • Bastava dire di no – Arthur le diede le spalle ferito dalla risposta della donna
  • Non ho detto di no
  • È un si?
  • Si
 
Arthur si voltò di nuovo fingendo di non essere felice, cercò di mantenere tutta la sua freddezza, ma non riuscì comunque a tenerle la mano. Perché doveva sempre essere così scorbutico ed irascibile, suo fratello aveva ragione da vedere quando diceva che era l’unico della sua specie ad essere così. Fortunatamente era l’unico, perché altrimenti si sarebbero estinti. Così ritirò la mano in un gesto di stizza e si avviò per condurla in luogo magico per molti, come lui e per suo fratello. Si trattava di un vecchio relitto abbandonato, il primo su cui aveva giocato da piccolo. Si era preso pure un bello spavento alla vista di un teschio umano. Anche Caterina si sarebbe spaventata? Beh forse una Caterina fragile e terrorizzata, sarebbe stata molto più docile. Si trattava di una nave pirata, esseri strani i pirati o di certo non umani. Si divertivano ad attirare le femmine della loro specie con motivetti ipnotici e nove volte su dieci si lasciavano trascinare in acqua alla ricerca del “ bacio della sirena”. Una volta si era affacciato pure lui, solo che quando uno di quei tizi aveva tentato di voltarlo scambiandola per una sirena lui aveva trovato cosa buona e giusta affogarlo. Ovviamente Nathan e Francis lo avevano sfottuto per circa due anni, essere scambiati per una sirena non era decisamente un segno di virilità. Lo scavo della nave aveva ormai cambiato colore, coperto com’era da muschi e coralli rossicci, l’albero maestro era ancora alto, rimasto illeso come a voler mostrare ancora tutto lo splendore di quella vecchia imbarcazione. Caterina si era intrufolata assieme a lui nello scavo lacerato dell’imbarcazione, un piccolo branco di merluzzi li circondò forse attratti dalla sua compagna. Grandi chiacchieroni i merluzzi, non c’era sirena, pesce o crostaceo che sfuggisse alla loro vista.
 
UNA nave pirata! Non ne aveva mai vista una! Si lasciò circondare con suo grande disgusto da un branco di pesci puzzolenti che sembravano interessanti a lei. Le vecchiette impiccione marine erano dei pesci? Davvero? Non attese Arthur e si lasciò guidare dalla corrente verso il basso fermandosi nella stiva della nave. Le provviste ormai marce erano servite per sfamare famiglie intere di pesci e forse anche di sireni. Lasciò scorrere l’immaginazione per vedere la nave tornare a solcare i mari, canti pirateschi e il Capitano. Chissà com’era quel fantomatico capitano? Arthur dietro di lei sembrava ancora scocciato, avrebbe dovuto aspettarlo o roba simile. Si voltò verso di lui, ma l’uomo o per meglio dire il pesce spalancò gli occhi come improvvisamente terrorizzato. A quel punto seguì il suo sguardo, ma la vista di un grosso squalo non la spaventò troppo. Andava bene, tanto per Arthur non c’era alcun problema. Invece Arthur la spinse per il braccio, il pescecane li inseguì rapido rompendo di netto lo scavo della nave. Non riusciva a capire tutta quell’agitazione, di nuovo! in più non sarebbe mai riuscita a colpirlo alla velocità a cui stava nuotando Arthur. Riuscì comunque a liberarsi, ma Arthur la spintonò dentro un buco, una fessura abbastanza piccola per contenere entrambi, ma da non lasciare entrare quel coso puzzolente. Si stava per infuriare, veramente tanto. Evitò di badare al pesciolino sopra di loro che tentava di aprirsi un’entrata a forza di morsi e tornò al tritone. Anche lui sembrava visibilmente arrabbiato.
 
  • Che diavolo Arthur, te l’ho già spiegato! Cioè hai già visto
  • Non voglio che tu lo faccia più..
  • Perché? SENTIAMO
  • Perché..
  • Perché ti faccio paura? Beh non saresti il primo
  • Io…
  • Perché sono un mostro, beh me lo dicono in tanti! – Arthur le strinse la mano e Caterina arrossì violentemente. Perché.. stava… arrossendo, proprio lei per giunta? Rimase immobile incapace di sentire altro se non le sue pulsazioni.
  • Perché io ti amo Caterina, te l’ho già detto e ribadito e non voglio che ti succeda niente. Lascia che ti difenda io, non fare la dura e non usare i tuoi poteri … se ti deve far sentire male..
  • Come fai..
  • Ho notato il tuo sguardo…
  • A…
  • Comunque – Arthur le indicò l’entrata che adesso appariva libera – sembra essersene andato… - Le scostò un ciuffo di capelli seguendola con lo sguardo.  Caterina rimase così immobile che parve essersi tramutata in pietra. Il rossore delle guance si fece più intenso ed Arthur lo notò perché abbassò il capo e sorrise. – va tutto bene?
  • Si… certo…io..
  • Forse dovremmo andare in un posto più tranquillo per così dire – Arthur non aveva smesso di sorridere, il suo imbarazzo era orma scomparso sostituito da quello della donna.
 
Le fece cenno di seguirla e così fece. Il posto in cui l’avrebbe condotta era un luogo a molti sacro e ai più giovani ignoti. La biblioteca di Atlantide, l’antico ed inabissabile lascito dei suoi più antichi avi. Sospirò pensieroso, le sarebbe piaciuto davvero? Nessun tritone aveva mai portato la compagna in quel luogo durante il corteggiamento, ma lei non era una sirena quindi. Non riusciva comunque a stringerle la mano, troppo preso da quello strano pensiero. Nei pochi minuti in cui si fecero largo fra verdi e lunghe alghe , Arthur aveva notato come Caterina adesso gli stesse più vicino forse incuriosita da quel cambio inaspettato di tragitto. Le alghe si fecero di colore cangiante fra il rosso ed il blu fino a quando non si aprì fra di loro un buco, una fossa ampia ed accogliente in cui Arthur si ficcò senza aspettare. La forte corrente all’interno dell’insenatura li tirò giù per farli sbucare in una grotta dove una grossa sacca d’aria aveva reso l’ambiente perfetto. Arthur portò lo sguardo verso il cristallo azzurro e luminoso collocato sopra le loro teste. Al centro della grotta circondata da una grossa massa d’acqua , una massa ben ordinata di libri se ne stava adagiata e catalogata fra rocce disposte in modo del tutto casuale. Il tritone si voltò per vedere lo sguardo esterrefatto della compagna, la luce così intensa e vitale le donava un pallore quasi mortale sul corpo che per Arthur pareva sottolineasse la sua bellezza, così semplice , ma dolce allo stesso tempo. Caterina sollevò il capo, il corpo di Arthur si riempì di disegni e ghirigogoli che prima non c’erano, quasi fosse stata quella luce a farli apparire ed in effetti ora che ci faceva caso il colore di quel cristallo e dei “tatuaggi” era lo stesso. Le venne quasi spontaneo allungare la mano per percorrere con la punta dell’indice il petto di Arthur dove il colore ne aveva lambito la pelle. Il corpo di Arthur non si ritrasse, ma il fiato gli si mozzò quasi seguendo con lo sguardo lo scorrere fluido della mano di Caterina.  Forse non era detta l’ultima parola, forse poteva ancora sperare che diventasse sua moglie. Nel silenzio di quel luogo turbato dai sospiri del cristallo e dall’infrangersi delle onde sulla nuda pietra, Arthur fissò intensamente gli occhi di Caterina che alzò gli occhi per incontrare i suoi. Si bloccarono quando la mano di Arthur fermò le dita di Caterina per baciarle delicatamente. Arthur socchiuse gli occhi al contatto con la pelle morbida di Caterina che sollevò il capo sospirando appena. Il tritone spalancò gli occhi , ma li richiuse subito per fare di se stesso lo specchio della donna. Rimasero immobili con i nasi l’uno sopra l’altro e le bocche troppo vicine per Caterina che si scostò di colpo rossa in viso. Cosa stava facendo? Si avvicinò frettolosamente ad un libro per aprirlo e sfogliarlo frettolosamente. Le immagini di quel testo le giravano in testa ad una tale velocità che non riusciva proprio capire se stesse per svenire. Arthur , rimasto immobile per la strana reazione dell’altra, non aveva intenzione di lasciarla andare non le avrebbe impedito di avere ciò che desiderava davvero. Perché lui amava quella donna più di quanto uno squali ami il sangue. Le fluttuò accanto poggiando le mani sulle spalle della donna per poi avvolgere la coda attorno a quella dell’altra. La donna respirò rumorosamente ed Arthur colse l’occasione per appoggiare il mento sul collo nudo di Caterina. Profumava di spezie e di sole, di cose che solo la terra poteva conoscere. Inspirò piano l’odore della donna prima di allungare le braccia per sfogliare assieme a lei quel libro. Si soffermò un poco su una pagina , il disegno del cristallo in alto e sotto un essere con uno strano simbolo. Il simbolo dell’eroe, come sua madre gli aveva spiegato da giovane. Caterina aveva il cuore in gola, il petto di Arthur contro la sua schiena gli stava causando non pochi problemi. Cercò di evitare di pensare a lui, alla coda morbida e calda avvolta attorno alla sua e puntò lo sguardo verso il cristallo. Cos’era quella… luce?
 
  • Cos’è? Quel… cristallo?
  • È la nostra fonte di energia, si chiama Ohatar nella nostra lingua significa cuore
  • Lingua?
  • Si ne abbiamo una nostra, antica. Riusciamo a comunicare con ogni specie anche quella umana in ogni vostra lingua. Ognuno dei nostri dottori porta un frammento di questo cristallo al collo, lo usano per guarire anzi salvare le nostre vite. Vedi questi… - Arthur arrossì un poco voltando di netto Caterina per indicarle i suoi tatuaggi. – questi mi sono stati fatti quando ero piccolo sono il simbolo della mia appartenenza alla dinastia reale. – cercando di soffocare ogni traccia di imbarazzo Arthur le accarezzò lievemente una spalla. – li disegnarono anche su di te , ma solo l’Ohatar potrà rivelarli, perché qui tutti noi siamo uguali eccetto che in guerra. In conflitto le armi che noi reali brandiamo sono fatte di cristallo possono lanciare onde di energia e mettono in mostra il nostro cuore. Noi dobbiamo essere i primi a mettere il cuore in mostra, i primi a dover essere colpiti fatalmente nel petto se mai il nostro popolo soffrisse.
  • … - Caterina arrossì con forza discostando lo sguardo – sono bellissimi…
  • La storia che stai leggendo parla del nostro eroe, verrà un giorno con quel simbolo sul corpo. – Caterina si voltò per osservare quel simbolo
  • LO CONOSCO!- esclamò infine entusiasta
  • Cosa?
  • Io.. so dove trovarlo, nella mia città natale c’è questo simbolo… dobbiamo salire in superficie, dobbiamo scoprire questa storia Arthur! – gli prese il viso fra le mani presa dall’entusiasmo e si piegò su di lui per poi bloccarsi davanti al colore quasi violaceo del tritone – io….
  • ….. Caterina..
  • Si Arthur?
  • Ti amo….
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Eliot Nightray