Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: gunpowder_tea    10/04/2014    1 recensioni
"Levi si svegliò con un terribile mal di testa. Girandosi nel letto, vide Hanji nuda stesa al suo fianco e si maledì per averle offerto il suo vino la sera prima per farla ubriacare insieme a lui.
Non sarebbe mai dovuto accadere, non con l'unica amica che le restava, non quando il cadavere di Petra era ancora caldo.
Non avrebbero mai dovuto passare la notte insieme, non avrebbero mai dovuto legarsi fino a quel punto. Ma la vita non aveva l'abitudine di seguire dei piani. Oh, no. La vita vita operava in modo del tutto casuale senza mai lasciare una maledetta risposta"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji, Zoe, Irvin, Smith, Petra, Ral
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Hanji era ormai al nono mese, la nidificazione nella sua casa prese il via.
La chiamavano così, "sindrome del nido", un istinto che accomunava le donne e tutti gli esseri viventi che stavano per dare alla luce un piccolo.
Era un istinto primordiale, che potteva attivarsi tra il quinto e il nono mese della gravidanza, un' ossessione che si manifestava organizzando e allestendo la casa e la camera del nascituro. Tutto affinché il bambino possa trovare un ambiente protetto, il più sicuro e accogliente possibile. 
Alcune donne sembravano un po' pazze quando questa sindrome prendeva il sopravvento; potevano essere trovate in qualsiasi momento a buttare via tutte le cose vecchie, oppure a pulire vigorosamente a fondo qualsiasi oggetto presente nella loro casa.

E, a dire la verità, questo stava effettivamente accadendo: la casa era sempre pulita e disinfettata, la culla non era più nella sua posizione originale e i vesti del neonato erano stati lavati più e più volte.

Un giorno, quando Hanji aveva passato da poco il nono mese di gestazione, Erwin Smith era passato a trovarla, cosa che faceva non appena ne aveva l'occasione. Quel giorno, il comandante aveva avuto la sfortuna di arrivare proprio in una giornata di nidificazione.
I cuscini del divano erano posati sul davanzale della finestra per prendere aria e il tappeto era arrotolato davanti alla porta.

Erwin vide il caporale Levi muoversi come un'ombra in mezzo alla casa, pulendo ogni minima cosa come se nel soggiorno di Hanji dovesse essere eseguito un intervento chirurgico.

- Nidifica- Bofonchiò Hanji, sorridendo mentre era intenta a masticare una grossa fetta di pane con della marmellata.

- Non succede alle donne di solito? Disse Erwin aggrottando un sopracciglio, leggermente divertito.

- Beh, io non sono esattamente un tipo casalingo, quindi... Ha deciso di pensarci lui - Rispose lei, prendendo un altro morso dal piatto appoggiato sulla sua pancia in perfetto equilibrio.

- Qualcuno doveva pensare a questo porcile - Ringhiò Levi - Tra poco quel marmocchio arriverà, lo sai? -

- Ah, cavoli - Rispose Hanji con calma - Ecco cosa stavo cercando di spingere via dal mio corpo -

Levi ringhiò ancora e non si preoccupò di rispondere, lo infastidiva vedere Hanji fare comunella con Erwin contro di lui.




                                          *  *  *



Hanji aveva preso in giro Levi per molti giorni in vista del suo comportamento ossessivo, ma era contenta di averlo intorno e di poter contare su di lui. 
Tuttavia il giorno del parto si avvicinava, ed anche il giorno della prossima spedizione di Levi.

- Spero che il bambino non arrivi proprio mentre sarò via - Mormorò il caporale, stringendo Hanji più vicino a lui nel letto - Era quello che temevo fin dall'inizio -

- Anche restando qui, non potresti fare molto... E poi - Si interruppe lei, accarezzandosi la pancia - Ero pronta fin dall'inizio a farlo anche da sola -

Levi chinò la testa, fermandosi a guardarla. Hanji, imbarazzata dalla cattiveria che aveva appena detto, cercò di evitare il suo sguardo.

- Scusami - Disse lei, piegandosi in avanti e appoggiando le sue labbra sulla fronte del caporale - E grazie, Levi -

- Per così poco - Levi accorciò ulteriormente la distanza fra loro fino a toccarle il viso, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli per avvicinare le sue labbra alle sue. 

Hanji ricambiò il suo bacio, e Levi insinuò la lingua nella sua bocca per approfondire quel contatto che si erano negati da mesi, ma dovette fermarsi a metà strada. La donna si ritrasse repentinamente, emettendo un gemito di dolore.

- AAARGH - Urlò lei, mentre Levi la guardava preoccupato - Oh, cazzo... Credo di aver bisogno di un medico -

A Levi servì qualche secondo per realizzare ciò che aveva appena detto Hanji. Solo quando sentì il letto bagnato riuscì a tornare operativo.

- Va bene - Disse sbrigativo, alzandosi rapidamente dal letto e raggiungendo Hanji per aiutarla ad alzarsi - Puoi camminare? -

- Sì... Il dolore ora è sparito. Dovrei avere un paio di minuti - Rispose lei, gettandosi addosso il primo vestito che trovò.

Levi si inginocchiò e la aiutò a mettersi le scarpe. Prese la borsa che aveva preparato e le cinse un fianco con il braccio in modo da aiutarla a camminare.

- Quando senti che sta arrivando il dolore dimmelo, così possiamo fermarci -



-



Ci volle mezz'ora affinchè Hanji raggiungesse l'ospdale a piedi, fermandosi di tanto in tanto per poter respirare durante le contrazioni. Levi le aveva più volte consigliato di prendere una carrozza, ma Zoe aveva insistito per andare a piedi, sostenendo che quello avrebbe facilitato le cose.

Arrivati all'ospedale, Hanji fu ricoverata in fretta in una stanza, ma il medico che era venuto a controllarla le aveva detto che era ancora troppo presto. Ci sarebbe voluta ancora qualche ora perché fosse pronta a farlo uscire.
Hanji era improvvisamente felice, forse non sarebbe stata un'impresa così dura.
Anche Levi lo era, ma probabilmente non per lo stesso motivo di Hanji.

- Passabile - Osservò, passando un dito su un mobile accanto a lui - Mi piacciono gli ospedali, sono così puliti -

Hanji sorrise leggermente e si accarezzò la pancia mentre Levi attraversava la stanza. Si tolse il cappotto e lo appoggiò ordinatamente sulla sedia accanto al letto di Hanji. Si sedette e fece leva col suo piede per avvicinarsi alla donna.
Lei non potè fare a meno di farsi scappare un'altra risata. Era convinta che in quel momento, da qualche parte nella testa di Levi, un gentiluomo e un bruto si stessero sfidando.

Il tempo però sembrava non passare più. Ogni minuto che trascorreva, Hanji agonizzava sempre di più, e Levi si sentiva terribilmente impotente. 

Dopo un po', Levi notò che Hanji lo fissava. Il suo viso era contratto dal dolore, tuttavia sembrava molto... Pensierosa.

- Qualcosa non va? - Chiese lui.

- No, niente - Rispose lei con un gesto della mano - Pensavo solo... Che mi sei stato vicino anche troppo. Puoi andare finché sei in tempo -

Levi sbuffò, incrociando le braccia al pettto.

- Non può essere peggio che avere a che fare con i titani -

- Questo sangue non evaporerà - Rispose Hanji con un sorriso sarcastico.

Lei digrignò i denti, colpita all'improvviso da una nuova e dolorosa contrazione. Ingoiò un gemito, tentando di tornare a ridere, ma ciò che ottenne fu solo un rumore disagiato.

Levi alzò un sopracciglio.

- Ugh, solo un momento - Gemette Hanji, appoggiandosi con una mano sul letto mentre cercava di inarcare la schiena sul materasso per mettersi comoda - Giuro che preferirei essere masticata da un gigante piuttosto che sentire un'altra volta questa sensazione... E' insopportabile -

Per un minuto, chiuse gli occhi e respirò lentamente. Levi si appoggiò sui gomiti e la guardò da vicino.
Una volta passata la contrazione, Hanji rilassò delicatamente il suo corpo sullo schienale del letto rialzato dai cuscini.

- Uno spasmo? - Chiese il caporale.

Hanji aprì un occhio e sorrise curiosa.

- Ma tu lo sai come funziona un parto? -

Lui alzò le spalle indifferente.

- Non siamo mai stati molto istruiti giù nella città sotterranea -

- Incredibile ciò che le madri non insegnano ai loro figli al giorno d'oggi -

- Ti sembro uno cresciuto con la propria madre? - Rispose lui con una faccia infastidita - Spiegamelo e basta -

Anche se prossima al parto, con le contrazioni e il fiato corto, Hanji fu entusiasta davanti alla prospettiva di insegnare qualcosa di nuovo.

- Bè, tutto inizia quando... - -

- Solo le parti più importanti - La interruppe lui.

Hanji gli lanciò uno sguardo velenoso. Se avesse avuto qualcosa a portata di mano in quel momento, lo avrebbe colpito senza pietà per averla interrotta.

- Sono tutte importanti! -

- Quello che sta accadendo adesso, allora - Disse lui sospirando e agitando la mano in un gesto vago.

Lei borbottò e cercò di abbreviare la sua spiegazione.

- Ci sono dei muscoli, nel mio bacino, che sono una specie di... - -

La spiegazione non fu affatto breve.

-... Si contraggono per formare una lacuna, creando lo spazio per far passare il bambino. Il movimento è simile a un moto ondoso, e viene chiamato contrazione. Non pensavo fossero così dolorose.... Ora ho un po' di tempo per prendere fiato tra l'una e l'altra, ma poi saranno sempre più vicine tra loro quando il bambino sarà pronto ad uscire -

- Sai quanto tempo ci vorrà? - Chiese lui.

- Oh, qualche ora. Forse di più -

- Merda - Borbottò Levi, appoggiandosi con le braccia sul letto - Avrei dovuto portarti della carta -

Hanji ridacchiò e tirò un pugno sulla spalla di Levi.



-



Levi rimase al suo fianco per tutto il tempo. Non trovava l'esperienza così terribile come Hanji gli aveva anticipato. Era stato più volte vicino ai feriti, insieme ai morenti, e questo processo non sembrava neanche lontanamente paragonabile a quello che si verificava sul campo di battaglia.

L'unica cosa che non riusciva a tollerare era vedere Hanji soffrire così tanto. Lei era un soldato, conosceva il dolore e lo sopportava sempre fin troppo bene. Ora invece era in preda alle contrazioni. Mugulava cercando di trattenere le urla e, quando il dolore diventava troppo forte da contenere, cercò di concentrarsi nella maniera più determinata possibile.

Levi non l'aveva mai vista comportarsi così, perciò si sedette accanto a lei sul letto, accarezzandole le spalle e la schiena. Le sussurrava in maniera tranquilla, incoraggiandola di tanto in tanto con qualche battuta per risollevarle il morale.

La notte presto diventò giorno. I raggi del sole presto illuminarono la stanza, facendo brillare il sudore sul volto di Hanji. Enormi gocce le scivolavano dalla fronte fino al collo, cadendo poi sullo sterno.

La donna si girò su un fianco e abbracciò un cuscino. Le contrazioni ora erano così profonde e veloci da accavallarsi una sull'altra, e l'unica cosa che Hanji poteva fare era respirare a malapena tra un gemito e l'altro.
Levi bagnò un panno e asciugò la sua fronte con una delicatezza sorprendente. Zoe fece del suo meglio per sorridere per ringraziarlo.

- Penso - Ansimò, afferrandogli un braccio e usandolo per spingersi fino a mettersi seduta - Penso che sia ora -



-



A tredici ore dall'inizio del travaglio, il bambino era pronto per uscire.
Quando finalmente arrivò il momento di spingere, l'espressione stoica di Levi cambiò e si rivolse ad hanji.

- Puoi farcela, Hanji -

La donna bruna annuì, concentrando le ultime energie che le erano rimaste e iniziando a spingere. Di tanto in tanto, Hanji cercava la mano di Levi per stringerla all'inverosimile, e il caporale fece del suo meglio per non lamentarsi, limitandosi a continuare ad incoraggiarla.
Dopo un paio di spinte, la donna si sollevò leggermente col bacino dal materasso non appena sentì qualcosa muoversi verso il basso mentre Levi la teneva ferma per le spalle.

- Vedo la testa! - Disse il dottore - Ancora poche spinte e potrai vedere il tuo bambino -

Hanji fece un respiro profondo ed eseguì gli ordini del medico, poi lo fece ancora e ancora, fino a quando non riuscì ad abituarsi a quel gesto quasi in maniera meccanica.
Una chiazza di muco e sangue scivolò verso il basso, venendo poi catturata dal dottore.
Un grido echeggiò nella stanza, il pianto di un neonato.
Hanji ricadde sul materasso, debole e sfinita dallo sforzo. Ansimando, girò la testa verso Levi, il quale allungò una mano verso la sua, intrecciando le dita con le sue e facendo toccare le loro fronti insieme.

- Sei stata bravissima -

Hanji riuscì a malapena a sorridere, cercando poi con lo sguardo il suo bambino che al momento era ancora rosso e imbrattato di sangue.

- E' un maschio o una femmina? Non riesco a vedere - Sussurrò lei. Aveva gli occhiali completamente appannati, e il bambino era nascosto tra le mani del medico e dell'infermiera.

Anche gli occhi di Levi corsero verso il fagotto grinzoso e ancora sporco. Si avvicinò al medico e poi sorrise lievemente. 

- Abbiamo un Michael - Disse guardando Hanji - Ed è perfetto -

Il medico tagliò rapidamente il cordone ombelicale e affidò Michael all'infermiera, la quale si diresse immediatamente fuori dalla stanza.

- L'infermiera lo laverà e ve lo restituirà tra poco -

Entrambi i  genitori annuirono al medico e Levi tornò sulla sedia di fianco al letto di Hanji per poterle stringere di nuovo la mano.


Venti minuti dopo, l'infermiera tornò con il piccolo Michael lavato e visitato: era perfettamente sano.
La donna consegnò il bambino tra le braccia della madre, e Hanji non ricordò di essere mai stata così felice.

Come Hanji aveva previsto nove mesi prima, non era eccezionalmente portata per la maternità. Era piuttosto maldestra, e l'infermiera dovette mostrarle tre volte come allattare il piccolo; un'operazione che alle donne dovrebbe venire istintivamente.

- E' davvero perfetto... - Sussurrò Hanji guardando il suo bambino mangiare piuttosto avidamente.

Il caporale fissò suo figlio, facendo del suo meglio per evitare di concentrare troppo lo sguardo sul seno di Hanji.

- Non ho mai visto molti bambini ma... Lui è il più bello che abbia mai visto - Concordò con lei.

- Ha lo stesso colore dei tuoi capelli - Mormorò lei, baciando delicatamente una testolina incredibilmente pelosa - E il tuo naso, per fortuna -

Levi annuì in accordo con lei, desiderando nel profondo del suo cuore che il piccolo avesse gli occhi di Hanji anzichè i suoi. Non gli erano mai piaciuti i suoi occhi color acciaio, mentre quelli di Zoe erano luminosi e di un bel color cioccolato. Era una delle cose che più gli piacevano di lei.

Nonstante Levi si fosse aspettato un bambino eccezionalmente chiassoso, Michael si addormentò quasi subito dopo aver finito di mangiare, dimostrandosi invece eccezionalmente tranquillo.

Hanji era stata medicata e ora era avvolta in una coperta piuttosto calda per poter prevenire il sanguinamento. Lei e Michael ora sembravano avvolti in un soffice bozzolo di beatitudine e, ogni volta che il bimbo sbadigliava, Hanji sbadigliava due volte di più.

- Come stai? Sei molto stanca? - Chiese Levi, osservando la sua espressione sfinita.

Tuttavia, anche le occhiaie di Levi erano più profonde del solito.

- Mmh - Bofonchiò lei con un leggero sorriso - Non credo di essere mai stata così stanca in vita mia. Ma sono troppo eccitata per dormire -

- Eccitata?! -

- Sì, nervosa insomma. Questa è stata un'esperienza piuttosto forte... E devo avere ancora degli ormoni pompati a manetta nelle vene. Proprio non ci riesco a dormire -

Levi alzò le sopracciglia per assecondare le sue parole. Lui invece era piuttosto stanco, ma il momento di coricarsi per lui era ancora lontano.

- Puoi andare se vuoi. Dopotutto hai una spedizione tra pochi giorni. Dovresti riposare... -

- No - Levi scosse la testa, sfiorando con un dito la guancia di Michael - Sono sicuro che non lo vedrò per molto tempo dopo che sarò partito - Rispose infine.

- Almeno vieni qui, allora - Insistè Hanji, spostandosi sul letto per fargli spazio - Hanno cambiato le lenzuola, tranquillo - Disse con un ghigno mentre osservava la sua espressione riluttante.

Lui sospirò, si alzò dalla sedia che lo aveva ospitato tutta la notte e si coricò accanto ad Hanji. La donna divise con lui parte della coperta riscaldata e si appoggiò contro la sua spalla, in modo da fargli vedere meglio il loro bambino.

- Carino, vero? - Cinguettò Hanji, piuttosto orgogliosa di ciò che era uscito dal suo corpo - Usiamo il mio cognome o il tuo, dato che non siamo sposati? -

- Direi che può avere il tuo - Rispose Levi con decisione.

Hanji esitò un attimo.

- Sei sicuro? -

- Se fosse stato per me ora lui non sarebbe qui, ricordi? - Sottolineò - Credo appartenga più a te che a me -

- D'accordo... Allora vada per il mio -

Levi guardò di nuovo il suo bambino, esaminando ogni suo minimo particolare mentre sfiorava attentamente la peluria sulla sua testa. Le mani di Michael seguirono le sue dita, tastandole fino ad afferrarle.

- A proposito di questo... - Iniziò Levi.

- Hm? -

- Io volevo... - levi indugiò a sua volta, non sapeva bene come continuare - ... Volevo ringraziarti -

Hanji continuava a guardarlo senza capire.

- Per cosa? -

- Per Michael... Per averlo tenuto - Disse distogliendo lo sguardo da lei - Sono davvero felice di averlo, e se tu mi avessi assecondato probabilmente lo avrei rimpianto -

Hanji sorrise ancora, iniziando a socchiudere gli occhi preda del sonno.

Levi le baciò la guancia. Era stato distrutto e ora quel fantolino inerme lo aveva fatto rinascere. Il suo cuore sembrava finalmente essere tornato a battere.

-... Per così poco - Rispose lei con la voce roca, ormai impastata dal sonno.






Nota ^^
Ok credo di essermi dilungata in maniera esagerata su un unico argomento in questo capitolo... Ma non credo comunque che lo cambierò, al massimo scriverò altri capitoletti extra per compensare XD
(i titoli restano sempre un tasto dolente)
Spero vi piaccia anche questo ;)
Un abbracciooooo!!!
  
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