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Autore: Rhona    10/04/2014    1 recensioni
Parigi, 1772.
I poveri sono stremati. Tutti ripongono le loro speranze nel Delfino, il futuro re, e nella sua nuova sposa, tanto amata dal popolo quanto odiata nella corte.
Poi ci sono loro...Pierre: uno scassinatore belloccio ma piuttosto stupido. Henri e Philippe: ladri di strada, gente dalle mani leggere e vellutate. Mathieu: l' orfano del mugnaio della Cité. Gilbert: un bracciante fuggito dal sud e approdato nella capitale. Jean: un vecchio mendicante che suona il violino sul sagrato di Notre Dame per quattro spiccioli di elemosina. Edouard e André: amici dal momento in cui sono nati in due case attigue, ma fin troppo diversi. Ognuno di loro fa parte di un gruppo, una banda, una strana combriccola di saltimbanchi che rubano e donano: la banda di Monsieur Dubois.
Scelte disumane, tragedie familiari, pregiudizi. Onore ai nobili, fasti di corte, lussuria. Amori impossibili o non corrisposti, un segreto tenuto nascosto per più di vent'anni... E la rivoluzione che, inesorabile, si avvicina.
«Ma chi credete di essere?!» chiese ridendo «Robin Hood, forse?!» Lui sorrise, le scostò i riccioli castani dall’orecchio e le sussurrò «Io sono Dubois.»
NOTE: ispirata in parte al classico ideale del “ladro-gentiluomo”.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
Capitoli:
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5. Pettegolezzi e dicerie 
 

 
 Sotto lo sguardo vigile di nobili e servitori,  Marie Antoinette mise in bocca una minuscola quantità di pesce persico, infilzato su una forchetta dorata e servito con diversi tipi di insalata, pane bianco e delle strane salse dal sapore che non le piaceva.  Sentiva il buon odore dell’insalata fresca, servita con i frutti di mare. Il cibo però non l’aiutava a dimenticare. Al suo fianco c’era Louis, Louis il Delfino di Francia, Louis suo marito. Louis che passava le giornate fra la caccia e la bottega del fabbro... Ma perché a lei! Aveva sorelle sposate per ragioni politiche eppure –tutto considerato- abbastanza felici, ma non lei. No; perché anche quando andavano a dormine insieme e lei si stendeva rivolta verso di lui, Louis si voltava dall’altro lato, quasi per riflesso, cadendo in un sonno profondo. Il banditore batté forte il bastone a terra, annunciando l’entrata di chissà quale nobile. Non gli prestò ascolto, tanto non le interessava. Si sentiva come in un acquario, osservata da tutti, convinta che anche i muri avessero occhi per spiarla, quando si sedeva scomposta e poco elegante su una di quelle poltroncine nelle sue stanze. Non aveva molti amici; molti le si avvicinavano per un impiego importante o per una nomina, mai per sincera amicizia Le figlie del re erano delle arpie, la Du Barry era una donna di malaffare. Era molto più amica di Madeleine, figlia di un generale, che di sua cognata la Contessa di Provenza, qualunque fosse stato il suo nome di battesimo. Madeleine era una delle poche persone in cui aveva una ceca fiducia; avevano quasi la stessa età, ma Madeleine era un anno più grande di lei. Aveva conosciuto anche la principessa di Lamballe, già ai tempi del suo arrivo in Francia; aveva un buon carattere, ed erano amiche, ma Madeleine era passata nella situazione in cui Antoinette si trovava, sebbene in dimensioni forse ridotte. Mademoiselle Genet non era nobile, ma era molto più educata e saggia di molte nobili che conosceva; era la sua première femme de chambre. Passava le sue intere giornate con le dame di compagnia, ma ogni tanto andava a passeggiare nel profondo dei giardini, con Maria Luisa (questo era il nome della principessa di Lamballe), Mademoiselle Genet, Madeleine e poche altre elette: le sole di cui si fidava un po’.  Spesso leggeva, Madeleine le portava i libri che aveva in casa. Aveva finito da un paio di settimane Rousseau, letto di nascosto, nel giardino, per paura di venir additata come topo di biblioteca, oltre che come austriaca. Maria Luisa le aveva riferito che la principessa Adelaide aveva cominciato a chiamarla “L’Autrichienne”, giustificando il “povero nipotino”, visto che “gli austriaci non sono affatto passionali: non posso biasimare il povero Louis, se è vero quel che dicono di lui, la ragazza non lo invoglierà di certo!” così aveva detto. Aveva pianto, ma poi si era ripresa velocemente e aveva giurato che, se l’avesse sentita con le sue orecchie, le avrebbe risposto per le rime: “ E voi come fate a saperlo, Adelaide. Non avrete mica fornicato con un austriaco?” era la prima cosa che le avrebbe voluto dire. sia a lei che alle sorelle, invidiose perché senza un minimo di gioia nella vita! E la sua di gioia? Dov’era?... era in Austria: a casa sua. Seguì tutto in lungo cerimoniale, l’etichetta di corte era straziante, e si ritirò nelle sue stanze. Attraversò i corridoi e quelle stanze piene solo d’oro con fretta, salutando educatamente quanti conosceva.
 
 

 
Entrata nella stanza si diresse verso gli sgabelli, messi in rigorosa fila di fronte a quella che aveva cominciato a chiamare “ringhiera dorata”. Stranamente non c’era nessuno: di solito c’erano sempre un paio di cameriere o Mademoiselle Genet, ma quel giorno non c’era nessuno. Si sedette, appoggiando la schiena sulla ringhiera dorata. L’abito ricco le piaceva, ma era terribilmente scomodo per sedersi. Per tutto il pranzo era stata con le stecche del bustino conficcate nelle ascelle! Quell’odioso, maledettissimo bustino: una volta era quasi svenuta perché le era stato allacciato troppo stretto. Il vestito era di un rosa chiarissimo, con un motivo floreale e le ruches sulle maniche. La gonna era larga e arricchita da pizzi, merletti e ulteriori strati di stoffa. La pettinatura di quel giorno le piaceva particolarmente: Era piuttosto alta, molto simile a quella che portava in Austria, con delle piccole roselline infilate nel...
«Perdonate se le cameriere non c’erano, Altezza.» disse una donna, entrando e facendo un profondo inchino. Non si rialzò fino a quando lei non le fece cenno che poteva farlo. Era Madeleine. Era alta quanto lei, con il viso affusolato e dai tratti proporzionati e marcati. La bocca era carnosa per quel viso, ma sarebbe risultata piuttosto sottile su chiunque altro. Il naso era dritto, e un po’ all’insù, ma dalla punta tondeggiante. Aveva un paio di grandi occhioni blu, con la pupilla nerissima e scattante ad ogni minimo movimento dell’ambiente  che la circondava. Aveva i denti storti, ma tutto sommato simmetrici e con i canini che sembravano piuttosto affilati, che le davano un’aria furba che non si vedeva spesso in una donna. Indossava un vestito sui toni del verde, semplice ma raffinato e con la gonna larga. Nei capelli, lunghi, ricci e castani, aveva una treccia che le faceva il giro della testa e Marie Antoinette non riuscita a capire da dove cominciasse e dove finisse. I riccioli ribelli, sfuggiti all’acconciatura,  le incorniciavano il viso dalla pelle chiara.
«Non importa.» la rassicurò, riferendosi alle cameriere.
Le sorrise e si chiese il permesso di sedersi con un’occhiata, Antoinette glielo concedette con un semplice gesto. Si alzò e risedette accanto a Madeleine.  «Siete aggiornata sugli ultimi fatti, Madeleine?»
«Per la verità sono venuta per cercarvi, Altezza.» continuò sorridendo irriverente.
«Per cosa?» chiese Marie Antoinette sorpresa.
«Pensavo che avreste gradito lo spettacolo dell’udienza del re.»
Marie Antoinette sorrise di riflesso. «Cosa succede, perché?» disse, alzandosi e facendo cenno di andare.
«Il colonnello Emile De Bayonne strilla come una cantante d’opera al suo debutto!» si mise a ridere, continuando fra le risate «E nessuno capisce cosa voglia dire!» Anche Madeleine si alzò, e insieme si incamminarono per il corridoio, dalla parte opposta a dove era entrata dopo il pranzo.
«Madeleine! Non si parla male dei propri parenti!» la riprese ironica.
«Non posso parlare male dei miei amici, li ho scelti io, ma i parenti mi sono toccati in sorte: posso parlarne male quanto voglio!» risero insieme. Madeleine era così irriverente e spiritosa che le faceva tornare il buon umore, anche se per poco. Il re era lì per l’udienza con i nobili, ma era raro che le udienze di facessero nella galleria.
Sulla soglia della Galleria degli Specchi trovò la Lamballe, che si guardava intorno cercandole. «Dov’eravate finite?» chiese ridendo «vi state perdendo lo spettacolo...» Entrarono di soppiatto, cercando di non farsi notare troppo.
 

 
Maria Luisa e Madeleine le aprirono un piccolo passaggio, facendola passare fra la folla di nobili che si era radunata attorno ai due. Sentì la voce burbera e secca del colonnello che riecheggiava per la grande galleria. Per un attimo temette che potesse spaccare gli specchi, o i lampadari di cristallo. Senza volerlo pestò un piede alla Du Barry e la sentì gemere dal dolore; accortasene meditò sul tornare indietro a farlo di nuovo... Madeleine e Maria Luisa si mise dietro di lei, lasciandole modo di vedere meglio. I due erano in piedi. Louis XV era vestito riccamente, con dettagli dorati nei vestiti, spille e coccarde. Il colonnello indossava un abito piuttosto semplice e dismesso. C’era anche il giovane Alain De Bayonne, il venticinquenne capitano della guardia reale, schierato in tutto il suo affascinante portamento militare dietro lo zio.
La voce del re di distinse fra le altre. «Calmatevi, colonnello!»
De Bayonne sbraitò.
«Colonnello, calmatevi o vi farò portare via!»
De Bayonne cercò di parlare di nuovo. Antoinette riuscì a distinguere alcune parti del discorso. «...ladri...fuoco... casa...rogo... Dub...»
«Siete forse un buffone De Bayonne? Parlate chiaro!»
L’uomo ricominciò a sbraitare.
«Calmatevi!»
E sbraitò nuovamente.
«Colonnello De Bayonne, spiegatevi meglio.» intervenne il Duca d’Orleans, con la sua voce calma e profonda.
L’uomo fece un profondo respiro. «Questa notte, la mia casa è stata data in pasto alle fiamme da una banda di ladri, che prima l'hanno saccheggiata e poi l’hanno bruciata sotto i miei occhi.»
«Ci sono morti?» chiese il re con aria pensierosa.
«No, Sire. Nessuno, neppure i servi. Ma è stato un atto vandalico, dedito a minare l’autorità di ogni famiglia con una posizione importante! Ed io dico che...»
«Sono io che do le sentenze qui, colonnello!» sbottò il re. Era un uomo piuttosto vecchio e corpulento. La parrucca grigia metteva in mostra i ciuffi bianchi che crescevano radi sulla sua testa. Sul collo taurino le vene pulsavano violente e visibili, tanto da far pensare a Marie Antoinette che sarebbero scoppiate.
«Chiedo perdono, Maestà.» mormorò impettito e imbarazzato col viso paonazzo. «È  stata opera di un ladro ben preciso che ha preso di mira tutti noi. È  stato Dubois, me l’ha detto lui stesso. Ha detto che è solo un assaggio di quello che potrebbe fare.» fece una pausa e riprese fiato «Ha anche tentato di spararmi, ma io l’ho schivato la pallottola!» Antoinette aveva la netta sensazione che non fosse vero: Emile De Bayonne non aveva più un certo fisico, non avrebbe schivato neppure un masso di tre libbre...
«È  la seconda volta che un nobile, nelle ultime due settimane, viene da me a lamentarsi di questo “Dubois”. Chi è?» chiese freddo, serrando i denti tanto da far sentire un piccolissimo suono stridulo che la fece tremare.
Il giovane De Bayonne si fece avanti, si inchinò e disse «Monsieur Dubois è un ladro dei bassi fondi. Dicono che difenda la povera gente, ma è solo un meschino che pensa al suo tornaconto. Incendia, ruba e uccide senza la minima pietà.»
Antoinette ebbe paura, vedendo che il re cominciava ad agitarsi. Dopo qualche attimo di respiri profondi, il re gridò:  «Trovate Dubois e giustiziatelo! Informate i soldati della guardia a Parigi! Mettete una taglia sulla sua testa, tendetegli una trappola, non m’interessa!Per oggi ho finito con le udienze!» sentenziò infine, girando i tacchi e  uscendo dalla galleria a passo svelto, seguito da alcuni soldati, il Duca d’Orleans, il Conte d’Artois, Louis e la Du Barry. Sospirò. Vedere Louis correre pingue e impacciato dietro a suo nonno le fece tornare in mente i suoi problemi... Cosa avrebbe dato per tornare a casa...
 
FINE PRIMA PARTE
 
 
 
NOTE:
E con questo finisce la prima parte del racconto! No, no: non è finita! Diciamo che era una specie d’introduzione al vero e proprio succo. Spero di poter pubblicare presto il prossimo capitolo, ma visto che sarà un po’ più lungo del solito chiedo pietà se non  riuscirò a inviarlo in tempo!

L’immagine in alto è dal film “Marie Antoinette” (2006) di Sofia Coppola, con Kirsten Dunst nel ruolo di Maria Antonietta e Jason Schwartzman in quello di Luigi XVI (entrambi nella foto). Le altre sono rispettivamente la stanza della regina e la Galleria degli Specchi della reggia di Versailles.
  
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